Una proposta di legge per la sharing economy

di Giovanna Carnevale

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share-key-1524927Il 2 marzo è stata presentata alla Camera una proposta di legge per regolamentare la sharing economy. L’iniziativa è di alcuni parlamentari dell’Intergruppo Innovazione (la maggior parte dei quali appartenenti al Pd), e si pone l’obiettivo di “disciplinare le piattaforme digitali per la condivisione di beni e servizi”, oltre che di “promuovere l’economia della condivisione”.
Creando un quadro normativo attorno a un fenomeno che è già abbastanza diffuso sia in Italia che in Europa, la proposta di legge intende riconoscere il valore della sharing economy, in modo da riuscire a ottenere vantaggi anche nella riduzione degli sprechi e dei costi e nella creazione di nuovi posti di lavoro. Secondo l’ultimo rapporto Censis risalente a dicembre 2015, questo nuovo modello di consumo sarebbe in pieno boom in Italia, con due milioni di italiani che utilizzano il car sharing e con un milione e mezzo di occupati che nello scorso anno è stato coinvolto nel co-working.
Disciplinare il fenomeno, inoltre, vuol dire evitare che all’ombra dell’ideale della condivisione trovino posto modelli di economia che non hanno niente a che vedere con i principi dell’economia collaborativa.
La definizione che viene fatta della sharing economy è quella di un’economia “generata dall’allocazione ottimizzata e condivisa delle risorse di spazio, tempo, beni e servizi tramite piattaforme digitali”. Mentre rientrano in questa definizione le piattaforme Blablacar e Airbnb, Uber rimane esclusa, perché rivolta a “operatori professionisti” e non a semplici utenti.
“L’impasse dei modelli economici tradizionali e la crisi occupazionale”, si legge nel testo della proposta, “hanno creato condizioni ancora più favorevoli per la diffusione di questo nuovo modello di consumo, che apre nuove opportunità di crescita, occupazione e imprenditorialità fondate su uno sviluppo sostenibile economicamente, socialmente e ambientalmente”.
Per quanto riguarda il lato fiscale, si prevede un’aliquota del 10% per chi guadagna meno di diecimila euro. Nel caso in cui si superasse tale cifra, invece, l’aliquota verrà calcolata prendendo in considerazione anche i redditi aggiuntivi.
I controlli saranno affidati all’Autorità per la concorrenza e il mercato. Qualsiasi piattaforma, prima di iscriversi al registro elettronico, avrà bisogno dell’ok dell’Agcm, che si occuperà anche di sanzionare eventuali violazioni.
Fino al 31 maggio la proposta di legge sarà aperta online ai commenti e alle segnalazioni sulla piattaforma dell’associazione Stati generali dell’Innovazione. Nel frattempo verrà portata nella Commissione attività produttive della Camera per iniziare ufficialmente l’iter.