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Primo Maggio, il 15% dei lavoratori è povero, 1 su 3 è vulnerabile: serve il salario minimo

di Redazione GRS


 

Queste sono le parole del capo missione della Geo Barents attraccata nel porto di Napoli ieri: la Ong ha tratto in salvo 75 persone. Questa è Ad Alta Velocità, oggi 28 aprile 2023, anno II della guerra, anno 4° della pandemia. Ben trovati da Giuseppe Manzo. 

Oggi parliamo di lavoro in vista del Primo Maggio. E lo facciamo partendo da 2 questioni fondamentali: la sicurezza e l’impoverimento di chi vive di lavora. I dati Inail continuano ad essere allarmanti: nel 2022 nel nostro Paese si è registrato il 25,67% in più di denunce per infortunio rispetto al 2021, mentre in riferimento alle malattie professionali ne sono state protocollate il 9,92% in più rispetto al 2021. Poi ci sono le morti sul lavoro che continuano ad avere una media di 3 al giorno, numeri di una guerra silente che non conosce fine.

Accanto alla questione sicurezza c’è poi l’impoverimento di chi lavoro. Ieri a Roma le Acli hanno presentato la ricerca “Lavorare pari: dati e proposte sul lavoro tra impoverimento e dignità”. Un lavoratore su 7 è sulla soglia di povertà (entro i 9mila euro di reddito), aumenta se sono donne con il 21,7% ma 1 su 5 è lavoratore povero (entro gli 11mila) mentre un terzo è a rischio vulnerabilità e quindi può diventare povero (entro i 15mila). I lavoratori poveri o a rischio abitano soprattutto al Sud e sono trentenni e maggiormente donne. In tal senso le Acli hanno chiesto l’introduzione del salario minimo. Ascoltiamo ora Luisa Corazza, ordinaria di Diritto del lavoro presso l’Università degli Studi del Molise.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale

Caso Jj4, rapporto uomo-natura: 3 italiani su 4 per la convivenza con gli animali

di Redazione GRS


 

Questo è il suono del nuovo sbarco a Lampedusa dove continuano ad arrivare migranti e rifugiati sull’isola dove si tenta di alleggerire l’hotspot. Questa è Ad Alta Velocità, oggi 27 aprile 2023, anno II della guerra, anno 4° della pandemia. Ben trovati da Giuseppe Manzo.

Oggi parliamo del caso dell’orsa Jj4 in Trentino per capire cosa pensano gli italiani. Le proteste degli animalisti e la linea dura del presidente della provincia autonoma ha scatenato un forte movimento di opinione pubblica. In un sondaggio di Swg emerge che in una Italia in cui la tutela dell’ambiente viene vista sempre meno come una necessità (-12% in 2 anni), quanto piuttosto come un valore o una utopia incompatibile con lo sviluppo economico, si afferma sempre più il tema della convivenza tra uomo e natura, e in particolare tra uomo e animali selvatici.

Per quasi 3 italiani su 4 l’uomo non può continuare a distruggere l’habitat degli animali selvatici, ma deve imparare a rispettarlo. Una convivenza con gli animali selvatici è possibile per il 68%, ma solo a patto che l’uomo metta in atto iniziative volte a limitare il rischio di incidenti, come il monitoraggio degli animali in tempo reale, o la formazione della popolazione su come comportarsi in caso di incontri con animali pericolosi.

Per quasi 4 italiani su 10, però, bisognerebbe evitare del tutto che gli animali possano entrare nei centri abitati, a costo di recluderli nei parchi o negli zoo. Ascoltiamo Riccardo Benetti, ricercatore Swg.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale