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Dopo 40 anni il momento di pretendere la verità su Emanuela Orlandi

di Redazione GRS


 

 

 

Il momento in cui la polizia tedesca preleva Greta Thunberg che era tornata a partecipare a una protesta insieme ad altri attivisti vicino a Lützerath, il villaggio che sarà abbattuto per far spazio a una miniera di carbone.

Oggi parliamo di un altro caso su cui si cerca la verità da 40 anni e che dopo la morte di Papa Ratzinger trova una nuova speranza di sapere cosa sia accaduto il 22 giugno 1983: 40 anni fa Emanuela Orlandi spariva nel nulla.

Finalmente la Santa Sede ha deciso di aprire un’inchiesta e in questi giorni si stanno rispolverando tutte le ipotesi investigative già battute in questo infinito lasso di tempo. Numerose sono le piste ma tanti sono i depistaggi e altrettanti gli attori presumibilmente coinvolti nella vicenda. La vicenda è tornata prepotentemente all’attenzione dell’opinion pubblica anche grazie alla serie Vatican Girl su Netflix: un docufilm che ha lasciato troppe domande e troppi sospetti senza risposta.

L’unica certezza è che se ancora se ne parla è soprattutto per l’ostinata e combattiva ricerca della verità della famiglia, soprattutto del fratello Pietro Orlandi che ascoltiamo ai microfoni dei giornalisti durante il sit-in del 14 gennaio.

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Ora l’unica vittoria è conoscere le verità nascoste di Matteo Messina Denaro

di Redazione GRS


 

 

La voce del prestanome dei fratelli Graviano che a Massimo Giletti il 13 novembre prevedeva, in modo sinistro, l’arresto del capo della mafia Matteo Messina Denaro avvenuto ieri.

Oggi parliamo del fatto che ieri è rimbalzato in tutto il mondo: l’arresto del capo dei capi di Cosa Nostra, latitante da 30 anni, Matteo Messina Denaro. Dopo questi 3 decenni il capomafia è stato trovato a Palermo, in fila in una clinica per le terapie dovute a una patologia in corso come un qualsiasi persona anziana. Cappello di lana e occhiali, giubbotto di pelle imbottito, i video hanno immortalato l’uomo che custodisce informazioni e segreti della stagione stragista.

Sono arrivate tante reazioni come per un giorno di festa non solo dalle alte cariche dello Stato ma anche dalle associazioni antimafia e giornalisti impegnati in prima linea. E sarà davvero festa se questo boss capace di essere invisibile per 30 anni a casa sua tra coperture, appoggi e oscure alleanze possa raccontare ciò che sa. Ascoltiamo in merito il giornalista Aaron Pettinari, caporedattore di Antimafiaduemila.

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Un appello per i servizi di Salute mentale: mancano risorse e personale

di Redazione GRS


 

Le parole dell’edizione straordinaria del Tg1 del 15 gennaio 1993: nel bel mezzo delle stragi di mafia i carabinieri del Ros arrestano il boss Totò Riina.

Oggi parliamo di salute mentale. È stata inviata una lettera appello da 91 direttori dei Dipartimenti di salute mentale alle più alte cariche dello Stato, tra cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il ministro della Salute, Orazio Schillaci.

Da una parte l’aumento del disagio mentale soprattutto tra gli adolescenti, dall’altra la carenza di personale e di risorse per fornire risposte adeguate e quelle prestazioni che dovrebbero essere garantite dai Livelli essenziali di assistenza. È, insomma, un “grido di allarme” quello dei firmatari dell’appello per denunciare una situazione drammatica, che si è aggravata con la pandemia e con le sempre più complesse problematiche sociali ed economiche.

“Siamo di fronte a una situazione di impoverimento delle risorse dei servizi pubblici per la salute mentale, che rientra nell’ambito di un impoverimento più generale della sanità – commenta Massimo Cozza, direttore del Dsm Asl Roma 2”. Ascoltiamo sulla questione il segretario di Psichiatria Democratica Salvatore Di Fede.

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