Il nuovo Bando prevede la cessione gratuita di accessori e oggetti di marca, prodotti in occasione e per Expo Milano 2015. Sono disponibili e saranno assegnati n. 68 lotti composti da differenti capi di abbigliamento/accessori per i quali potranno fare richiesta enti pubblici e organizzazioni del terzo settore.
Fondazione Triulza si è resa disponibile al termine dell’Esposizione Universale a gestire operativamente l’assegnazione dei beni che Expo 2015 SpA in liquidazione che intende mettere a disposizione di amministrazioni pubbliche ed enti del terzo settore per evitare sprechi e rifiuti.
L’assegnazione avverrà entro 15 giorni dalla scadenza del termine di presentazione delle domande (20 settembre 2015) mediante procedura verbalizzata di estrazione a sorte.
I costi del trasporto saranno a carico dell’ente beneficiario. Non sarà inoltre possibile, dopo l’avvenuta assegnazione, ritirare solo parti di lotti.
Il commento dell’Associazione Arcigay: “Finalmente un punto fermo”
“La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto ponte che permette di rendere senza alcun dubbio accessibili le unioni civili per tutti i cittadini e le cittadine stabilisce finalmente un punto fermo”: così Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay. “Il Consiglio dei Ministri – prosegue – ha recepito i suggerimenti del Consiglio di Stato e stabilito di rinunciare al normale tempo di 15 giorni fra la pubblicazione e l’entrata in vigore del dispositivo, ma ne ha deciso l’immediata esecuzione, pertanto da domani sarà in vigore e sarà possibile per tutte le coppie che lo vorranno rivolgersi in qualunque comune italiano per cominciare a programmare la celebrazione della propria unione civile. Ora è compito del Ministero degli Interni far pervenute entro pochi giorni i formulari a tutti i Comuni. Finalmente le persone che da tanti anni aspettavano questo momento potranno veder riconosciuto è tutelati i propri affetti”, conclude Piazzoni.
Il 19, 20 e 21 luglio 2001 si svolse a Genova il G8, sotto la guida italiana. A protezione dei potenti che lì si riunivano, fu creata una ‘zona rossa’, chiudendo vie e quartieri tra grate di ferro e stravolgendo l’assetto urbanistico della città.
Centinaia di migliaia di persone, provenienti da tutto il mondo, decisero di organizzare un contro vertice, con manifestazioni e decine di seminari tematici.
Furono giorni entusiasmanti e tragici. Perché da un lato segnarono l’entrata in scena di un vasto movimento altermondialista, che avrebbe segnato di sé gli anni successivi a livello internazionale, dall’altro perché le forze dell’ordine esercitarono contro quel movimento una repressione violentissima e ingiustificata, tanto da far dire ad Amnesty che in quei giorni a Genova ci fu la più grave sospensione della democrazia in un paese occidentale dal dopoguerra.
Il 20 luglio un ragazzo, Carlo Giuliani, fu ucciso da un colpo d’arma da fuoco partito da una camionetta dei carabinieri durante gli scontri provocati dalla carica della polizia contro la manifestazione dei centri sociali.
Sulla morte di Carlo verità e giustizia non sono mai stati fatti. Ai genitori, alla sorella che per anni si sono battuti perchè i responsabili della morte di Carlo fossero giudicati e condannati, manifestiamo ancora una volta tutto il nostro affetto e la nostra solidarietà.
Purtroppo non solo le responsabilità di quella morte, ma di tutti gli episodi più cruenti – dalla mattanza alla scuola Diaz alle torture di Bolzaneto – sono ben lungi dall’essere chiarite e i colpevoli puniti.
Anzi, a dimostrazione del clima di omertà, ieri al Senato è andato in scena uno spettacolo vergognoso, con il rinvio sine die della discussione sul disegno di legge che introduce anche in Italia il reato di tortura, che tante vittime ha fatto e continua a fare- da Cucchi ad Aldrovandi a Uva a Magherini, solo per citare alcuni dei casi recenti. L’unico reato previsto dalla Costituzione che dopo settant’anni non è stato ancora vietato dal nostro ordinamento! E questo nonostante i tanti pronunciamenti internazionali che accusano l’Italia di torture e violazione dei diritti umani.
Genova è ancora tra di noi, in tutti i sensi. La nostra battaglia per la verità, per garantire il libero diritto a manifestare e impedire soprusi e violenze, ancora più gravi se commessi da chi dovrebbe tutelare l’ordine pubblico, è più che mai attuale e urgente.
In Italia ci sono oltre 23.500 beni immobili confiscati alle mafie, ma di questi non è dato sapere quanti sono quelli utilizzati. Senza contare le oltre 3.500 aziende confiscate di cui solo pochissime hanno ripreso l’attività. Ad oggi i dati sono molto parziali e nonostante i 21 mln di euro destinati per sistemi informatici per garantire un continuo scambio di dati su sequestri e confische, la realtà è che – sui numeri e sulla gestione dei beni – rimane una enorme incertezza.
Modificare profondamente e superare i limiti propri della normativa attuale è la proposta presentata a Roma da un gruppo di lavoro coordinato dalla Fondazione Con il Sud e costituito dal Forum del Terzo Settore e dalle Fondazioni Cariplo, Cariparo, Sicilia e del Monte di Bologna e Ravenna. Ascoltiamo il Presidente della Fondazione CON IL SUD, Carlo Borgomeo:
[sonoro]
L’attuale normativa prevede che le somme di denaro – comprese le attività finanziarie a contenuto monetario o patrimoniale – affluiscano nel Fondo unico di giustizia (Fug). Ma il sistema non regge più. La proposta prevede la costituzione di un unico Ente che subentri all’Agenzia nazionale, per gestire le risorse che fanno parte del Fug. Come ci racconta la scheda di Giuseppe Manzo:
A fronte della preoccupazione per lo stato in cui versano beni, terreni e aziende confiscate arriva la proposta dettagliata di Fondazione Con Il Sud, Forum Terzo Settore, altre fondazioni bancarie in collaborazione con Nomisma. Il cuore di questa proposta riguarda la costituzione di un Ente unico con sede a Roma, che subentri nei diritti e nelle obbligazioni dell’ANBSC, ma con ulteriori e più vaste competenze e responsabilità, gestito da un Consiglio di Amministrazione di nomina pubblica (Presidenza del CdM, sentiti Interno, Giustizia, Economia). I componenti dovranno rispondere ai criteri di professionalità ed onorabilità e saranno scelti tra manager con esperienze industriali, immobiliari, finanziarie. Sarà prevista la presenza di un rappresentante dell’ANCI e delle Associazioni più impegnate nella lotta alle mafie. E con quali risorse? All’Ente confluirebbe lo stock di risorse attualmente in capo al FUG derivanti dalle confische e dai sequestri. Di tali risorse 10 milioni di euro sarebbero destinate alla costituzione del patrimonio dell’Ente stesso. L’Ente dovrà raggiungere un pieno equilibrio economico finanziario. Il documento con tutti i punti della proposta è visibile sul sito www.conilsud.it
Un Bene confiscato è un bene che i cittadini attivi non vogliono vedere deperire ma soprattutto è un simbolo del sopruso e della violenza. Il mancato utilizzo del bene è un arretramento sul tema del contrasto sociale alle mafie. Ascoltiamo Pietro Barbieri, portavoce del Forum Terzo Settore
Società
In Italia ci sono oltre 23.500 beni immobili confiscati alle mafie, ma di questi non è dato sapere quanti sono quelli utilizzati. Senza contare le oltre 3.500 aziende confiscate di cui solo pochissime hanno ripreso l’attività. Ad oggi i dati sono molto parziali e nonostante i 21 mln di euro destinati per sistemi informatici per garantire un continuo scambio di dati su sequestri e confische, la realtà è che – sui numeri e sulla gestione dei beni – rimane una enorme incertezza.Modificare profondamente e superare i limiti propri della normativa attuale è la proposta presentata a Roma da un gruppo di lavoro coordinato dalla Fondazione Con il Sud e costituito dal Forum del Terzo Settore e dalle Fondazioni Cariplo, Cariparo, Sicilia e del Monte di Bologna e Ravenna. Ascoltiamo il Presidente della Fondazione CON IL SUD, Carlo Borgomeo:
L’attuale normativa prevede che le somme di denaro – comprese le attività finanziarie a contenuto monetario o patrimoniale – affluiscano nel Fondo unico di giustizia (Fug). Ma il sistema non regge più. La proposta prevede la costituzione di un unico Ente che subentri all’Agenzia nazionale, per gestire le risorse che fanno parte del Fug. Come ci racconta la scheda di Giuseppe Manzo: A fronte della preoccupazione per lo stato in cui versano beni, terreni e aziende confiscate arriva la proposta dettagliata di Fondazione Con Il Sud, Forum Terzo Settore, altre fondazioni bancarie in collaborazione con Nomisma. Il cuore di questa proposta riguarda la costituzione di un Ente unico con sede a Roma, che subentri nei diritti e nelle obbligazioni dell’ANBSC, ma con ulteriori e più vaste competenze e responsabilità, gestito da un Consiglio di Amministrazione di nomina pubblica (Presidenza del CdM, sentiti Interno, Giustizia, Economia). I componenti dovranno rispondere ai criteri di professionalità ed onorabilità e saranno scelti tra manager con esperienze industriali, immobiliari, finanziarie. Sarà prevista la presenza di un rappresentante dell’ANCI e delle Associazioni più impegnate nella lotta alle mafie. E con quali risorse? All’Ente confluirebbe lo stock di risorse attualmente in capo al FUG derivanti dalle confische e dai sequestri. Di tali risorse 10 milioni di euro sarebbero destinate alla costituzione del patrimonio dell’Ente stesso. L’Ente dovrà raggiungere un pieno equilibrio economico finanziario. Il documento con tutti i punti della proposta è visibile sul sito www.conilsud.it
Un Bene confiscato è un bene che i cittadini attivi non vogliono vedere deperire ma soprattutto è un simbolo del sopruso e della violenza. Il mancato utilizzo del bene è un arretramento sul tema del contrasto sociale alle mafie. Ascoltiamo Pietro Barbieri, portavoce del Forum Terzo Settore.
Seminario per la Formazione Continua Giornalisti 16 giugno, Lamezia Terme Ore 9.30 – 13.30
Centro Agroalimentare della Calabria – Zona Industriale –
Torna “Che lingua scrivi?”, il ciclo di seminari giornalistici per la formazione continua giornalisti dedicati al linguaggio e alla comunicazione sociale realizzati dal Giornale Radio Sociale, in collaborazione con Fondazione con il Sud, Forum Terzo Settore e Ordine dei Giornalisti.
L’appuntamento è per giovedì 16 giugno a Lamezia Terme.
Il tema dell’incontro sarà “La comunicazione sociale tra cittadinanza, legalità e libertà di informazione”. Come raccontare esperienze di sostenibilità ambientale, legalità e buone pratiche di cittadinanza e come conciliarle con esempi di buona informazione. Come i nuovi strumenti di comunicazione hanno inciso sul lavoro giornalistico del cronista e come hanno cambiato le modalità del racconto? Il ruolo del web, dei social network e della radio e le regole da rispettare.
PROGRAMMA DELLA GIORNATA
Welcome coffee
Saluti:
Fabrizio Minnella, Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne Fondazione CON IL SUD
Gianni Pensabene, Portavoce Forum Terzo Settore della Calabria
Giuseppe Soluri, presidente Ordine dei Giornalisti della Calabria
Introduce: Anna Monterubbianesi, caporedattore società Giornale Radio Sociale
Relatori:
Giuseppe Frangi, direttore responsabile Vita
Elisa Marincola , portavoce Articolo21
Flavio Natalìa, caporedattore cultura e società Sky
Don Giacomo Panizza, progetto Sud Lamezia Terme
Coordina: Guido D’Ubaldo, Odg nazionale
La mattinata sarà seguita su twitter con hashtag #chelinguascrivi o su @GRsociale
Il progetto è promosso dal Giornale Radio Sociale con il Forum Nazionale del Terzo Settore e la Fondazione CON il SUD.
Il convegno è realizzato in collaborazione con l‘Ordine dei Giornalisti della Calabria e rientra nei seminari di formazione continuaper i giornalisti.
COSTO: Gratuito| E’ necessario iscriversi sulla piattaforma S.I.Ge.F.
Sarà Martina Caironi la portabandiera azzurra alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro 2016. La sprinter bergamasca sfilerà alla testa della delegazione italiana durante la cerimonia di apertura dei XV Giochi Paralimpici, in programma dal 7 al 18 settembre.
L’ufficializzazione è arrivata oggi durante la riunione della Giunta nazionale del Cip, il Comitato italiano paralimpico. Caironi sarà portabandiera dopo un’escalation formidabile di risultati, iniziati fin dal debutto a Londra 2012 quando si regalò la medaglia d’oro e il record mondiale, e proseguita poi negli anni successivi in un continuo gioco contro se stessa, a suon di medaglie e di primati mondiali abbassati. Caironi è oggi l’unica donna amputata ad una gamba ad essere riuscita ad abbattere il muro dei 15 secondi sulla distanza dei cento metri: 14’ 61 il suo tempo, conquistato in occasione dei mondiali di Doha dello scorso ottobre. Caironi ha frantumato in successione sei primati iridati, tre nei 100 metri T42, e tre sulla distanza doppia dei 200 (31’ 73 il tempo agli Open di Berlino 2015). Ha inoltre eguagliato temporaneamente la migliore prestazione mondiale del salto in lungo T42 a 4,60 metri. Merito anche della sua protesi, prodigio della sperimentazione tecnologica dei laboratori del Centro Protesi INAIL di Vigorso di Budrio: un binomio che dura fin da quando Martina iniziò ad affacciarsi allo sport dopo l’incidente in motorino che nel novembre 2007 l’ha privata della sua gamba sinistra, amputata all’altezza del femore praticando una disarticolazione del ginocchio che le consente di indossare una protesi sportiva. Caironi, 27 anni, nata ad Alzano Lombardo (Bergamo), punta ora agli Europei di Grosseto e poi ai Giochi di Rio.
Italia Nostra contro la proposta di legge di allungare da 50 a 70 anni del periodo della data di esecuzione di un’opera d’arte ritenuto necessario per concedere l’autorizzazione all’esportazione da parte delle Soprintendenze. Il servizio di Pietro Briganò. Italia Nostra leva la propria voce contro la proposta di Emendamento che aprirebbe le porte all’esportazione delle opere d’arte e alla svendita del patrimonio culturale italiano del Novecento. Il danno alla trama storico-culturale dell’identità italiana e al patrimonio d’arte diffuso sarebbe irreversibile sostiene l’associazione. L’emendamento prevede l’allungamento da 50 a 70 anni del periodo della data di esecuzione dell’opera ritenuto necessario per il suo assoggettamento all’autorizzazione all’esportazione da parte delle Soprintendenze e l’introduzione di una soglia di valore autocertificata. Le modifiche, se approvate, consentirebbero senza alcun controllo dell‘Ufficio Esportazione delle Soprintendenze, la fuoriuscita dall’Italia di un numero incalcolabile di beni culturali di grande pregio.
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