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Disuguaglianza climatica


Negli ultimi 25 anni, l’1% della popolazione mondiale ha emesso nell’atmosfera il doppio di CO2 rispetto alla metà più povera del pianeta. Sono i dati del Rapporto di Oxfam Italia presentato alla vigilia dell’Assemblea generale della Nazioni Unite che vede i leader mondiali impegnati a discutere di sfide globali, tra cui l’ambiente.

Ai nostri microfoni Elisa Bacciotti, responsabile campagne dell’organizzazione.

Diritti primari


Con oltre tre  milioni di persone bisognose di assistenza alimentare, il Burkina Faso è ufficialmente una emergenza umanitaria. Gli effetti del lockdown sull’economia locale hanno influito pesantemente su un Paese già segnato dall’insicurezza e dagli scontri tra gruppi armati e forze governative.  Secondo Intersos, occorre intervenire tempestivamente per garantire alla popolazione l’accesso all’acqua e al cibo.

Voltare pagina


Mentre l’Unione europea si prepara a varare le nuove norme sull’immigrazione che superano l’accordo di Dublino, arriva un nuovo appello per i profughi di Moria. Il servizio di Fabio Piccolino

“È arrivato il momento di porre fine alle politiche europee di migrazione che intrappolano migliaia di persone in condizioni disumane sulle isole greche”. E’ l’appello lanciato da Medici Senza Frontiere dopo l’incendio che ha colpito il campo profughi di Moria lo scorso 9 settembre.
Secondo l’organizzazione infatti, si tratta del simbolo di come l’Europa tratta le persone in fuga da guerra e persecuzione. Un cambio di rotta necessario che vede l’Unione Europea di fronte a decisioni che possono modificare la vita di migliaia di persone.

Il nuovo Patto sull’immigrazione e l’asilo verrà presentato il prossimo 23 settembre e dovrebbe segnare la fine del regolamento di Dublino, con l’introduzione di meccanismi di redistribuzione obbligatoria dei richiedenti asilo, l’aumento degli accordi di rimpatrio, una stretta collaborazione con i Paesi di origine e transito.

La famiglia come paravento


In Polonia sono quasi un centinaio i comuni che nell’ultimo anno si sono auto-proclamati “zone libere dall’ideologia LGTBI”. Pur non avendo validità legale, l’iniziativa discrimina l’orientamento sessuale delle persone in nome dei nuclei tradizionali. Il Parlamento europeo ha chiesto alle autorità polacche di condannare ogni violazione dello stato di diritto.

Violenza continua


Il governo del Venezuela ha commesso crimini contro l’umanità: lo dichiarano le Nazioni Unite che, attraverso l’Alto commissariato per i diritti umani, hanno accertato casi di omicidi, torture, detenzioni arbitrarie e sparizioni. Le  forze dell’ordine sarebbero coinvolte in violenze sistematiche con lo scopo di reprimere l’opposizione politica e più in generale di creare terrore nella popolazione.

 

Ai primi posti


Nella classifica mondiale sulle risposte statali al coronavirus primeggia un paese africano. Il servizio di Fabio Piccolino.

Secondo uno studio della rivista statunitense Foreign Policy, il Senegal è tra i migliori Paesi al mondo ad aver combattuto l’epidemia di coronavirus. Il rapporto si basa sulla  prevenzione dei contagi, la reazione da parte delle autorità, le condizioni del sistema sanitario, la rilevazione dei dati, e i rischi della propagazione del virus.

A determinare positivamente questo risultato sono state la rapidità con cui si fanno i tamponi e le misure di prevenzione e la sensibilizzazione nei confronti della popolazione. L’epidemia di Ebola che ha colpito l’Africa occidentale tra il 2013 e 2016 ha fatto in modo che il Senegal reagisse con prontezza a questa nuova emergenza.

Inchiesta sulla polizia


Un’indagine sulle accuse di tortura e maltrattamento da parte delle forze dell’ordine in Bielorussia: a chiederla l’Alto commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, al Consiglio delle Nazioni Unite riunito a Ginevra. “Per il ripristino della pace sociale nel Paese – ha sottolineato – è necessario intervenire contro la violenta repressione delle manifestazioni pacifiche”.

Salvate i bambini


Grido d’allarme delle associazioni umanitarie dopo gli incendi nel campo profughi di Lesbo. Il servizio di Fabio Piccolino.

Un appello per raccogliere 1,17 milioni di dollari per rispondere ai bisogni immediati e a lungo termine dei 4.200 bambini e delle loro famiglie nel campo di Moria. Lo ha lanciato l’Unicef dopo il doppio incendio che ha colpito la struttura sull’isola di Lesbo, in Grecia. La situazione, di per sé drammatica, è resa più complicata dall’emergenza sanitaria da Coronavirus perché per i migranti è ancora più difficile mantenere il distanziamento, procurarsi prodotti disinfettanti e avere accesso all’acqua. Inoltre la tensione è alta perché gli abitanti dell’isola temono che i profughi del campo possano diffondere l’epidemia.

Dopo la guerra il virus


Duemila casi confermati di covid e 573 decessi: è la situazione dell’epidemia in Yemen, che dopo cinque anni di conflitto si trova a fronteggiare nuove difficoltà con un sistema sanitario al collasso. Già prima di questa emergenza, infatti, circa 20 milioni di persone non avevano accesso a un’adeguata assistenza sanitaria e oltre la metà della popolazione viveva una situazione di grave incertezza alimentare.

Diamogli rifugio


“L’Unione Europea accolga con urgenza i profughi del campo di Moria che hanno perso tutto”: è l’appello della Comunità di Sant’Egidio dopo l’incendio che ha colpito la struttura sull’Isola di Lesbo che ospitava oltre diecimila persone provenienti in gran parte dall’Afghanistan. “Necessario evitare ulteriori drammi della disperazione”, afferma la Onlus umanitaria dopo che circa tredicimila persone impaurite si sono riversate in strada verso la città di Mitilene, ma sono state bloccate dalle forze dell’ordine. Il culmine di un sistema fallimentare, una tragedia annunciata tragedia annunciata secondo molti osservatori a causa delle condizioni disumane e del Covid: teoricamente il campo poteva accogliere al massimo tremila rifugiati. Un sovraffollamento reso così ancora più drammatico dalla pandemia con le necessarie misure anticontagio sin da subito inapplicabili. La scorsa settimana è stato registrato il primo caso di coronavirus e ad oggi, i casi confermati, sono saliti a 35. Il campo è stato messo in quarantena.

Ora l’incendio, in quella che è la più grande struttura di accoglienza d’Europa, ha lasciato senza un tetto famiglie, donne, minori e migranti provenienti in prevalenza dal Medio Oriente. Non appena la notte scorsa le fiamme hanno cominciato a divorare varie zone del campo di Moria, centinaia di rifugiati hanno chiesto aiuto telefonando ai volontari della Comunità di Sant’Egidio, che hanno seguito ed alleviato giorno dopo giorno le crescenti difficoltà dei rifugiati del campo. Sin dalla creazione di questo hotspot l’organizzazione internazionale è stata attiva nel soccorso e nel sostegno delle persone arrivate e a seguito del rogo la sua presenza si è resa ancora più preziosa per la sicurezza delle persone coinvolte.

Sant’Egidio ha anche lanciato un appello all’Unione Europea, perché accolga i profughi che con l’incendio hanno perso tutto. A Moria infatti la priorità è diventata fornire alloggio e buone condizioni igieniche a chi ne ha bisogno. In questo senso la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è detta “pronta ad assistere la Grecia” e intanto invia sul posto il vicepresidente Margaritis Schinas, responsabile sull’immigrazione.

Eppure, oltre gli annunci di solidarietà, nemmeno quest’ultima tragedia greca sembra aver cambiato l’agenda dei governi nazionali dell’Ue. La Commissione europea dovrebbe presentare un pacchetto immigrazione, compresa la riforma di Dublino rimandata dalla primavera scorsa. Ma, se anche la presentazione fosse confermata, il dossier non sembra avere possibilità concrete di finire al primo posto in agenda delle riunioni dei leader in Consiglio europeo per la fine dell’anno. A meno che la crisi di Lesbo non riesca a cambiare le carte in tavola nei prossimi giorni: per ora, nessun segnale in questa direzione.

di Pierluigi Lantieri