La pandemia globale mette a rischio la salute di milioni di persone, ma anche un altro diritto umano fondamentale. Ci spiega quale, Fabio Piccolino.
“L’epidemia di Covid-19 sottolinea e amplifica le molte crisi che minacciano il diritto a un’informazione libera, indipendente, varia e affidabile”: è il monito di Reporter Senza Frontiere in occasione della Giornata per la libertà di stampa che si è celebrata ieri in tutto il mondo.
Nel corso della ricorrenza, il Consiglio d’Europa ha evidenziato il pericolo di “indebite restrizioni” da parte di alcuni governi che, approfittando dell’emergenza sanitaria, hanno limitato la libertà dei cronisti. Nelle scorse settimane alcune organizzazioni europee avevano lanciato la petizione “No quarantine for democracy” affinché tutte le misure di emergenza adottate dai governi fossero rispettose della democrazia, della trasparenza e dello stato di diritto.
Piatto unico
“Il solo pasto che milioni di bambini nel mondo ricevono durante il giorno è quello della scuola. Bisogna agire immediatamente per evitare che la pandemia sanitaria diventi una catastrofe alimentare e per garantire che nessuno rimanga indietro”. È l’appello di Unicef e di Programma alimentare mondiale riguardo a una delle conseguenze della chiusura delle scuole a causa dell’epidemia da Covid-19.
Mai così brutta
Secondo l’Organizzazione Mondiale del Lavoro, a causa della crisi economica legata al Coronavirus, un miliardo e mezzo di persone nel mondo potrebbe perdere i propri mezzi di sussistenza. “Senza fonti alternative di reddito – si legge nel report – questi addetti e le loro famiglie non avranno mezzi per sopravvivere”. Le aree più colpite sono quelle delle Americhe, dell’Europa e dell’Asia centrale.
Annunci tricolori
Le scuole francesi ripartiranno dal prossimo 11 maggio: è quanto affermato dal premier transalpino Edouard Philippe davanti al Parlamento riunito ieri pomeriggio. Il servizio di Fabio Piccolino.
Come previsto già dalle scorse settimane, la Francia si rimette in moto dopo le chiusure straordinarie per contenere il contagio da Coronavirus. Dall’11 maggio infatti potranno riaprire i negozi, ad eccezione di bar e ristoranti, e si tornerà a scuola. Il ritorno in classe sarà graduale, sulla base dell’età, e non sarà obbligatorio; i primi a rientrare saranno i bambini degli asili nido, delle scuole materne e delle elementari. Tra le misure di sicurezza previste l’obbligo della mascherina per gli insegnanti e gli educatori e massimo 15 bambini per classe.
Una scelta contraria al parere del Consiglio Scientifico e criticata dai sindacati ma che il governo ritiene essenziale per la ripartenza dell’economia.
Chi sì e chi no
Il Parlamento turco ha approvato un nuovo regolamento penale che consentirà a circa 90 mila detenuti di uscire dal carcere prima dei tempi previsti dalle condanne, per limitare il pericolo di contagio da Covid-19. L’iniziativa però non riguarderà gli oppositori politici, i giornalisti e gli attivisti incarcerati negli ultimi quattro anni per aver criticato l’operato del governo.
Lo svuota-carceri in salsa turca ha il sapore di una violazione di diritti umani e libertà civili. Infatti, se il provvedimento dà respiro alle carceri della Turchia – dove prima delle legge erano recluse quasi 300mila persone in strutture con una capienza nettamente inferiore – la riforma ha ricevuto numerose critiche ed è stata varata il 14 aprile, dopo una dura battaglia parlamentare.
Il nuovo regolamento penale ha avuto il via libera dal parlamento di Ankara poco dopo la morte per Covid di 3 detenuti su un totale di 17 contagiati, registrata il giorno prima. Una controversa riforma, votata d’emergenza con l’approvazione di 279 parlamentari e il voto contrario di 51 onorevoli, proposto dal partito di governo AKP del presidente Erdoğan.
Ne beneficeranno i detenuti che hanno già scontato almeno metà della pena, mentre chi verrà condannato per reati commessi entro il 30 marzo non finirà in carcere, ma sarà costretto alla libertà vigilata. Non tutti i carcerati possono però avvalersi degli sconti di pena: la riforma esclude infatti i prigionieri in attesa di giudizio e quelli condannati per reati relativi a traffico di droga, omicidi premeditati, abusi sessuali e violenza su donne e bambini.
Ma soprattutto, restano esclusi dal provvedimento i detenuti considerati terroristi. Accusa dal carattere ambiguo in Turchia, volta a reprimere le voci di opposizione al regime di Erdoğan. Così nello spettro del reato di pericolo pubblico rientrano tutti quei giornalisti, intellettuali e politici che negli ultimi anni hanno manifestato pubblicamente il proprio dissenso. Si tratta di diverse centinaia di persone incarcerate con l’accusa di vicinanza ad organizzazioni terroristiche.
Secondo le formazioni politiche contrarie, come anche molte associazioni di avvocati, queste persone sono in realtà in prigione a causa di opinioni politiche critiche nei confronti di Erdoğan e non per i reati di terrorismo per cui sono stati condannati. Sarà questa una delle motivazioni che il socialdemocratico Partito Repubblicano del Popolo (CHP), principale partito di opposizione, porterà nei prossimi giorni davanti alla Corte Costituzionale nel presentare ricorso contro la riforma.
di Pierluigi Lantieri
La prima volta
L’epidemia cambia l’organizzazione delle cerimonie religiose. Vale anche per l’Islam, mentre dai Paesi arabi arrivano novità. Il servizio è di Fabio Piccolino.
E’ un Ramadan particolare quello iniziato tra venerdì e sabato e che la comunità islamica celebrerà fino al prossimo 23 maggio: a causa del Coronavirus, l’accesso alle moschee è vietato in molti paesi e le preghiere pubbliche sono state abolite, così come saranno molto diversi i momenti di socialità che caratterizzano questo periodo. E proprio in questi giorni, la Tunisia ha riconosciuto per la prima volta un matrimonio tra due persone dello stesso sesso: un fatto inedito per il mondo arabo, che sta facendo molto discutere. Secondo L’associazione Shams – per la depenalizzazione dell’omosessualità in Tunisia – , “si tratta di un evento che “stabilisce il principio del libero arbitrio dell’individuo, dell’uguaglianza e della non discriminazione”.
Bombe a orologeria
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, quasi la metà delle persone decedute nel Vecchio Continente a causa del Covid-19 era residente nelle case di cura. Secondo il direttore dell’Oms Europa, Hans Kluge, si tratta di “una tragedia umana inimmaginabile”, aggiungendo la necessità urgente di ripensare il modo in cui le strutture operano.
Il virus che affama
L’epidemia di Coronavirus potrebbe far raddoppiare il numero di quanti soffrono la fame acuta: è l’allarme lanciato dal Programma alimentare mondiale dell’Onu secondo cui ad essere a rischio sarebbero circa 250 milioni di persone, colpite dall’impatto economico della crisi.
Basta embargo
È l’appello di alcune ong a Nazioni Unite, Unione Europea e Stati Uniti per adottare misure tempestive e concrete a contrastare l’epidemia di Covid-19 in Siria. Ai nostri microfoni Stefano Comazzi, presidente di Amu – Azione per un mondo unito. (sonoro)
Modello svedese
Un terzo delle vittime del Coronavirus in Svezia era residente nelle case di riposo. La gestione dell’emergenza sanitaria adottata dal governo di Stoccolma, che non ha finora previsto restrizioni e lockdown, è ora sotto accusa per le gravi conseguenze di questa scelta, specie tra la popolazione anziana.