Il Sud Sudan sta soffrendo la peggiore crisi alimentare della sua storia. Il servizio di Fabio Piccolino. (sonoro)
Sono oltre sette milioni le persone che in Sud Sudan soffrono la fame: si tratta di un numero mai raggiunto prima d’ora e destinato a peggiorare nelle prossime settimane. L’allarme arriva dalle tre agenzie delle Nazioni Unite Fao, Unicef e World Food Program che prevedono che nei prossimi mesi a fare i conti con l’insicurezza alimentare sarà il 61% della popolazione. A determinare la situazione attuale hanno contribuito l’assenza di precipitazioni, la scarsità delle scorte alimentari e il prezzo troppo alto del cibo che ne limita l’accesso a una grande parte di popolazione.
Lula libero
È la richiesta di associazioni e ong dopo che la Corte suprema del Brasile ha deciso di riaprire la discussione sulla richiesta di scarcerazione dell’ex presidente, all’indomani delle rivelazioni che gettano ombre sull’inchiesta anticorruzione. È in carcere da aprile del 2018 per scontare otto anni e 10 mesi di detenzione.
Millecentocinquantuno
Sono le persone, uomini, donne e bambini, morte in mare in un anno: lo scrivono Medici senza frontiere e Sos Mediterranee. E un anno è proprio il periodo passato dall’annuncio del governo italiano di chiudere i porti alle navi umanitarie. Per le due organizzazioni bisogna garantire con urgenza un sistema di ricerca e soccorso in mare adeguato.
Spunta l’arcobaleno
La Corte Suprema del Botswana ha depenalizzato l’omosessualità, dichiarando illegittime le leggi che puniscono con il carcere le relazioni tra persone dello stesso sesso. Si tratta di una sentenza storica: in 29 stati su 48 dell’Africa sub-sahariana infatti i gay sono criminalizzati. Su questi temi il Kenya ha deciso poche settimane fa di tenere in vigore una normativa dell’epoca coloniale.
Non è un gioco
Oggi è la giornata mondiale contro il lavoro minorile. Nel mondo sono 152 milioni i minori sfruttati. Costituirebbero il nono Paese più popoloso del pianeta. Ai nostri microfono Filippo Ungaro di Save the children.
Non c’è un Pianeta B
L’attivista svedese Greta Thunberg e il movimento studentesco FridaysForFuture sono stati nominati Ambasciatori della coscienza per il 2019 da Amnesty International. Il servizio di Fabio Piccolino. (sonoro)
Greta Thunberg e il movimento studentesco Fridays for future sono stati nominati Ambasciatori della coscienza 2019 di Amnesty International. Il premio, istituito nel 2002, riconosce l’impegno di chi ha promosso la causa dei diritti umani usando il proprio talento per ispirare altre persone: l’iniziativa di Greta ha coinvolto oltre un milione di studenti in tutto il mondo, sensibilizzando l’opinione pubblica sulle questioni climatiche. Secondo Kumi Naidoo, segretario generale di Amnesty International “Ogni giovane che prende parte ai Fridays for future rappresenta ciò che significa agire con la propria coscienza. Sono loro a ricordarci che abbiamo più potere di quello che immaginiamo e che possiamo avere un ruolo nella protezione dei diritti umani di fronte alla catastrofe climatica”.
Senza fine
In Congo superati i 2 mila casi, oltre 1.300 le vittime. Corsa contro il tempo per fronteggiare la seconda più grave epidemia di ebola che il mondo abbia mai visto. Sul posto Oxfam è al lavoro per fornire acqua pulita e informare una popolazione stremata da guerra e fame sulle misure di prevenzione e su come riconoscere i sintomi.
Emergenza nutrizionale
È quella denunciata da Medici senza Frontiere in Belucistan, nella parte sud occidentale del Pakistan, dove migliaia di donne e bambini muoiono ogni anno a causa di patologie facilmente prevenibili e dove quasi la metà dei minori soffre di squilibri della crescita. A peggiorare la situazione la scarsa informazione sanitaria, la mancanza di protezione sociale e l’estrema povertà.
C’è chi dice no
Il New Hampshire è il ventunesimo Stato Usa ad abolire la pena di morte. La notizia ha ricevuto il plauso dell’Unione europea, che ha ribadito come la condanna capitale costituisca un “affronto alla dignità umana”. Secondo la Comunità di Sant’Egidio “è una svolta che mostra un movimento reale nelle opinioni pubbliche e nelle classi dirigenti americane”.
Crimini contro l’umanità
È il capo d’accusa rivolto all’Unione Europea e gli Stati membri sul loro ruolo di primo piano nella crisi dei rifugiati. La denuncia è stata presentata da un pool di avvocati indipendenti alla Corte penale internazionale dell’Aia. In un documento di 245 pagine si accusa funzionari e politici per aver “consapevolmente creato la via di migrazione più letale del mondo”.