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Pericolo Trump


Ong preoccupate dopo la decisione del presidente americano di riconoscere Gerusalemme capitale dello Stato d’Israele. Per Amnesty c’è un disprezzo del diritto internazionale. Il servizio di Giovanna Carnevale.

“Sconsiderata e provocatoria”: così Amnesty International ha definito la decisione degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme come capitale israeliana. Lo status della città è infatti da decenni uno dei punti nodali del processo di pace tra Israele e Palestina e, secondo l’organizzazione umanitaria, il riconoscimento oltre a dimostrare il disprezzo di Trump per il diritto internazionale, comprometterà ulteriormente i diritti umani dei palestinesi, che subiscono massicce violazioni a causa delle politiche israeliane. L’illegalità dell’annessione di Gerusalemme Est da parte di Israele è stata ripetutamente condannata dalla comunità internazionale attraverso varie risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu e i territori della Cisgiordania sono considerati occupati, in cui si applica il diritto internazionale umanitario.

A casa loro


E sono sette le ong italiane che opereranno in Libia per migliorare le condizioni delle persone migranti “intrappolate” nei centri di detenzione. Tra queste, Cesvi, Gvc e Terres des hommes. L’iniziativa risponde a un bando dell’Agenzia per la cooperazione e lo sviluppo.

Un sì arcobaleno


Via libera dell’Austria ai matrimoni omosessuali. Grazie a una sentenza della corte costituzionale, la norma che impediva la possibilità di sposarsi alle coppie dello stesso sesso sarà annullata a partire dal 31 dicembre 2018.

Brave e solidali


Nella Giornata Internazionale del Volontariato sono tre donne le vincitrici del Premio Volontariato Internazionale Focsiv: Anna, Khadija e Alganesc si sono distinte per il loro impegno negli ambiti dell’accoglienza per i bambini orfani in Tanzania, del soccorso ai migranti del Corno d’Africa e nella realizzazione di corridoi umanitari per i rifugiati siriani.

Goodbye


Gli Stati Uniti di Donald Trump decidono di abbandonare il Global compact sulla migrazione. Il servizio di Giovanna Carnevale.

 

Dopo la decisione di lasciare l’Unesco e di ritirarsi dall’accordo sul clima di Parigi, gli Stati Uniti annunciano anche l’abbandono del Global compact sulla migrazione, il patto promosso dall’Onu per migliorare la gestione mondiale di migranti e rifugiati. L’accordo, sul quale era stato espresso il consenso nel settembre 2016, prevede un impegno internazionale per “una migrazione sicura, ordinata e regolare”, con un programma che deve essere definito entro il 2018. Tra le premesse del documento si sottolinea anche la difficile distinzione, in caso di lunghi viaggi in cui si sperimentano violenze e abusi, tra migranti economici e rifugiati. Ma per Trump i contenuti non sono compatibili con le politiche statunitensi. Un’altra grande battuta d’arresto per i diritti, oltre che un duro colpo alle Nazioni Unite, che si sono dette rammaricate per la decisione dell’amministrazione a stelle e strisce.

Allo stremo


750mila litri di carburante verranno comprati dal Comitato Internazionale della Croce Rossa per riattivare gli impianti idrici in Yemen. Il blocco totale degli aiuti e dei rifornimenti, imposto dalla coalizione a guida saudita, ha lasciato nove città senz’acqua.

Dimenticati


Circa 400mila persone nella parte orientale di Ghouta, in Siria, vivono sotto assedio dal 2013. Gravissima la condizione dei bambini, 200.000 secondo le stime dell’Unicef soffrono di malnutrizione aggravata da violenza, scarso accesso umanitario e prezzi del cibo alle stelle.

Mare Monstrum


Oltre 3mila migranti e rifugiati sono morti nel Mediterraneo dall’inizio del 2017 mentre tentavano di raggiungere l’Europa. Lo ha riferito l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, rendendo note le ultime tragiche statistiche. La media dal primo gennaio è di quasi dieci vittime al giorno.

Accuse pesanti


Oltre 80 persone, per la maggior parte civili, sono morte negli ultimi giorni in Siria a causa di bombardamenti attribuiti ad aerei russi e governativi. La denuncia, respinta da Mosca, arriva dall’Osservatorio siriano dei diritti umani, secondo cui il bilancio delle vittime è destinato a crescere.

Bavaglio di Stato


Duri colpi all’informazione da parte di Stati Uniti e Russia. Il servizio di Giovanna Carnevale.

 

Una battaglia a colpi di restrizioni sull’informazione straniera si sta giocando in queste settimane tra Russia e Stati Uniti, entrambi impegnati a imbavagliare le voci provenienti da media che potrebbero danneggiare la loro immagine. È di pochi giorni fa la legge russa che identifica come “agenti stranieri” le testate operanti nel territorio ma che ricevono fondi dall’estero. Prime indiziate: Voice of America e Radio Liberty. La mossa del Cremlino segue le restrizioni imposte dagli Stati Uniti a Russia Today e all’agenzia di stampa russa Sputnik, attualmente sotto indagine dell’FBI. Ma Trump attacca anche i giornalisti del proprio Paese: con un tweet ha infatti accusato la CNN di essere fonte di fake news e di rappresentare negativamente gli Stati Uniti all’estero.

 

(Foto: La Stampa)