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L’Europa sempre più no triv


0.7Dopo la Croazia, anche la Francia prende iniziative per fermare le perforazioni petrolifere nel Mediterraneo. Il servizio di Giovanna Carnevale.

 

La Francia applicherà una moratoria immediata sulla ricerca di idrocarburi nelle sue acque territoriali e nell’area adiacente ad esse, ovvero la zona economica esclusiva. La decisione, come si legge nel comunicato governativo seguito alla Conferenza nazionale sulla transizione ecologica del mare e dell’oceano, è stata presa dal ministro degli esteri considerando “le conseguenze drammatiche che possono colpire l’insieme del Mediterraneo in caso di incidente di trivellazione petrolifera”. Intenzione della Francia, poi, è quella di chiedere l’estensione della moratoria a tutto il Mediterraneo, nell’ambito della convenzione di Barcellona del 1976 per la protezione di questo mare, e in linea con la politica energetica francese, che prevede per legge una riduzione dei consumi delle energie fossili.

Buone nuove


rangoon-burma-9-1505109Nelle prossime due settimane la Birmania potrebbe rilasciare i circa novanta prigionieri politici e attivisti attualmente in carcere. Il comunicato del governo, in cui viene precisato che si “tenterà” di liberare i detenuti, reca la firma di San Suu Kyi, premio Nobel per la pace e da pochi giorni ministro degli esteri del Myanmar.

Sos minori


Dall’entrata in vigore dell’accordo Ue-Turchia i bambini devono far fronte ad un futuro incerto. Secondo l’Unicef oltre 2.000 sono soli: fra gennaio e metà marzo sono stati registrati 1.156 minorenni non accompagnati:+300% rispetto allo stesso periodo del 2015.

La mano del boia


pena-di-morte_cappioNel 2015 c’è stato il più alto numero di esecuzioni degli ultimi 25 anni. Sono i dati dell’ultimo rapporto di Amnesty sulla pena di morte nel mondo. Responsabili del 90% delle condanne sono Arabia Saudita, Pakistan e Iran. I dati non comprendono la Cina dove le informazioni sulla pena di morte sono un segreto di stato.

Le persone condannate a morte in 25 paesi sono state almeno 1634, tramite decapitazione, impiccagione, iniezione letale e fucilazione.
Con almeno 977 prigionieri messi a morte, l’Iran ha fatto registrare l’82 per cento delle esecuzioni di tutta la regione medio-orientale, seguito dall’Arabia Saudita che ha messo a morte almeno 158 prigionieri.
Negli Stati Uniti il numero è sceso da 72 nel 2014 a 52 nel 2015, il più basso numero registrato dal 1977, l’anno della ripresa delle esecuzioni. Il numero delle persone in attesa dell’esecuzione è così salito ad almeno 20.292.
Quattro paesi (Figi, Madagascar, Repubblica del Congo e Suriname) hanno abolito la pena di morte per tutti i reati, portando il totale dei paesi completamente abolizionisti a 102. I paesi che hanno abolito, per legge o nella prassi, la pena di morte sono arrivati a 140. La Mongolia ha adottato un nuovo codice penale, che non prevede più la pena di morte e che entrerà in vigore entro il 2016.

I furbetti dell’evasione


panamapapersParadisi fiscali servono regole più severe. Lo chiede la ong Oxfam dopo lo scandalo Panama Papers. Il servizio di Fabio Piccolino.

 

Regole più severe per impedire la sottrazione di risorse alla collettività attraverso l’evasione e il riciclaggio. E’ l’appello di Oxfam dopo lo scandalo Panama Papers sul funzionamento delle società nei paradisi fiscali. Mentre i ricchi e le grandi corporations nascondono i propri “tesori” senza pagare le tasse, almeno 400 milioni di persone non hanno accesso a servizi sanitari pubblici di base.
Sono le conseguenze, spiega Oxfam, dell’iniquità del sistema fiscale internazionale, dall’agguerrita concorrenza tra i Paesi e dall’opacità del sistema; attraverso la campagna “Sfida L’Ingiustizia” l’organizzazione chiede al Governo italiano e ai leader mondiali di adottare con urgenza misure efficaci di giustizia fiscale.

Anche la Croazia è No triv


trivell2Molte associazioni e ong slave contro la decisione del governo di Zagabria di concedere nuove concessioni per bucare il mare Adriatico. Il servizio di Giovanna Carnevale.

 

La battaglia delle trivelle infuria in tutto il Mediterraneo e la notizia delle nuove concessioni che la Croazia ha destinato ad una serie di multinazionali del petrolio, Eni compresa, sta scuotendo le coscienze di tanti cittadini, su entrambe le sponde dell’Adriatico. In particolare nel Paese ex jugoslavo sono tante le associazioni e ong che in questi giorni si stanno mobilitando facendo pressione al Premier croato e ai ministri del turismo e dell’economia affinché fermino il progetto di ricerca di idrocarburi e le trivellazioni in mare. Il rischio, dicono, è che venga inquinato questo spazio naturale e che a risentirne, oltre all’ambiente, sarà anche il turismo. In settimana sono previste mobilitazioni in tutto il Paese e una staffetta mediatica con l’Italia in vista del referendum del prossimo 17 aprile.

Violenza di Stato


violenza23Sarebbero oltre cento, in gran parte minorenni, le vittime di abusi sessuali commessi nel 2013 dai caschi blu dell’Onu e da altri soldati di una missione a guida francese nella Repubblica Centrafricana. A denunciare i reati l’organizzazione statunitense per i diritti umani Code Blue Campaign.

 

 

Lo scandalo sarebbe emerso lo scorso anno, ma nuovi elementi hanno riportato alla luce il caso, tra cui le interviste dell’Unicef a novantotto ragazze del Centrafrica che hanno dichiarato di essere state abusate sessualmente dalle forze di peacekeeping.

“Gli interventi della comunità internazionale”, ha detto Stephane Dujarric, portavoce del Segretario Generale dell’Onu, “hanno contribuito a salvare la Repubblica Centrafricana da un destino indicibile. Tuttavia dobbiamo affrontare il fatto che certi soldati inviati a proteggere la popolazione hanno invece agito con cuori di tenebra. Questi crimini maturano nel silenzio. Il Segretario Generale sta facendo luce su questi supposti atti spregevoli, riprovevoli e profondamente rivoltanti.”
Ad essere coinvolti nell’accusa sarebbero i soldati della missione Sangaris a guida francese e i caschi blu di Burundi, Gabon e Marocco.

Sud Sudan alla fame


fame-sud-sudanLa guerra civile in Sud Sudan sta causando una gravissima carenza di cibo. Secondo la Fao nel paese africano ci sono forti problemi di malnutrizione e livelli catastrofici di insicurezza alimentare. A essere più colpite sono soprattutto le zone dove il conflitto è più acceso, nelle quali il cibo si sta rapidamente esaurendo.

I prezzi delle derrate alimentari sono cresciuti vertiginosamente  a causa dell’enorme svalutazione della moneta locale, la sterlina sudanese: il cibo si esaurisce rapidamente e i combattimenti non cessano.

La Fao ha spiegato che “l’insicurezza alimentare tocca, ormai, zone considerate relativamente stabili, mettendo in evidenza l’impatto globale del conflitto in tutto il Paese. L’intensificazione dei combattimenti mette la prossima stagione agricola a rischio e tutto ciò potrà avere un impatto negativo sulla sicurezza alimentare nell’insieme del Sud Sudan”.

Il conflitto tra le fazioni del presidente Salva Kiir e del suo vice Riek Machar non cessano e non si  vedono, per ora, spiragli che facciano pensare ad una risoluzione della crisi.

Memoria viva


yemen_È passato un anno dallo scoppio del conflitto in Yemen. Una guerra dimenticata costata la vita a tremila persone e che ha provocato due milioni e mezzo di sfollati. Questa sera al Museo Maxxi di Roma un incontro organizzato da Amnesty International per fare il punto anche sulle responsabilità della comunità internazionale.

Nel corso dell’appuntamento di Amnesty si inaugurerà la mostra “Sanaa: la città dai vetri infranti e dai sogni distrutti” della giornalista e fotografa britannico-yemenita Rawan Shaif al-Aghbari. La reporter ha fotografato il dramma di Sana’a, una città devastata dalle bombe a grappolo, e Taiz, una città sotto assedio, catturando terribili scene di distruzione in ogni angolo della strada percorsa. Recentemente il vice segretario per gli affari umanitari delle Nazioni Unite Stephen O’Brien, ha definito quella dello Yemen «Una catastrofe umanitaria senza precedenti», anche se i media sembrano non accorgersene. Secondo Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, “Lo Yemen è la nuova Siria, è in atto una guerra che va assolutamente fermata o sarà un inferno. In media almeno 6 bambini sono stati uccisi o feriti nel conflitto. L’Unicef ha potuto verificare 1.560 gravi violazioni dei diritti dei bambini. Oltre 900 bambini sono stati uccisi e oltre 1.300 feriti. Questi numeri sono quasi 7 volte superiori rispetto a quelli del 2014. L’UNICEF ha verificato più di 50 attacchi contro scuole, ma i numeri reali di tutte le violazioni contro i bambini in Yemen sono probabilmente molto più alti. Se si va avanti così alle morti a causa della guerra si aggiungeranno quelle per fame e povertà, lo Yemen è infatti uno dei paesi più poveri al mondo”.

Sempre più terza età


anzianiw333333 Entro il 2050 gli anziani rappresenteranno il 17% degli abitanti del globo, oltre il doppio della quota attuale. A prevederlo è un rapporto dell’Istituto statistico degli Stati Uniti, secondo il quale l’Europa rimarrà la regione più “over” del mondo, mentre invecchieranno progressivamente Asia e America Latina.
In base a quanto riportato dal report “An Aging World: 2015”, la popolazione anziana globale sta crescendo ad una velocità senza precedenti: nel 2015, l’8,5% degli abitanti della Terra (617 milioni) aveva sessantacinque anni o più, ma entro i prossimi trentacinque anni questa popolazione raggiungerà il 17% degli abitanti del globo, pari a 1,6 miliardi di persone.

L’aspettativa di vita, nello stesso arco di tempo, aumenterà a livello mondiale di circa otto anni, passando da sessantotto a settantadue, e gli ultraottantenni triplicheranno (dai 126,5 milioni di oggi ai 446,6 milioni nel 2050); in Asia e in America Latina questa popolazione dei “grandi vecchi” è destinata addirittura a quadruplicare.

Se l’Europa rimarrà il continente più vecchio del mondo, l’Africa continuerà ad essere giovanissimo; gli Stati Uniti si confermeranno uno dei Paesi più giovani tra quelli sviluppati.