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In fuga


In Burundi, oltre centomila persone stanno fuggendo dal Paese dopo gli scontri degli ultimi giorni. Il servizio di Fabio Piccolino. Centomila persone hanno lasciato il Burundi nei giorni scorsi, in fuga dai violenti scontri che si stanno verificando nel paese, per protestare contro la candidatura, ritenuta incostituzionale, del presidente Pierre Nkurunziza per un terzo mandato. Secondo l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, la maggior parte dei profughi ha raggiunto la Tanzania, mentre altri si sono diretti in Ruanda e Repubblica Democratica del Congo. Unicef lancia l’allarme per la salute dei bambini, che necessitano di protezione, cibo, salute e tutela. Per i profughi inoltre, c’è il rischio di contrarre gravi malattie come il colera, a causa delle cattive condizioni igienico-sanitarie dei paesi ospitanti. E il numero dei rifugiati è destinato ad aumentare.

Pena di morte per l’attentatore di Boston. Amnesty: “Non è giustizia”


boston“Condanniamo gli attentati che hanno avuto luogo a Boston due anni fa, e piangiamo la perdita di vite umane e gravi danni che hanno causato. La pena di morte, tuttavia, non è giustizia. Aggrava soltanto la violenza, e non riuscirà a dissuadere gli altri dal commettere crimini simili in futuro”.
Sono le dichiarazioni di Steven W. Hawkins, direttore esecutivo di Amnesty International USA, dopo la notizia della condanna  a morte per Dzhokhar Tsarnaev,  il ventunenne autore dell’attentato che nel 2013 provocò la morte di 3 persone e il ferimento di altre 264.
Qualche settimana fa i genitori di Martin Richard, il bambino di otto anni morto durante l’attentato avevano chiesto che non si facesse ricorso alla pena  capitale per i colpevoli.
Ad applicare la condanna è direttamente il governo federale, mentre lo stato del Massachusetts, di cui Boston è capitale, l’ha abolita.
Secondo Amnesty, non c’è alcuna prova che dimostri che la pena di morte sia un deterrente alla criminalità o che abbia un qualche effetto nel ridurre il terrorismo.

Finalmente liberi


Grazie ad un accordo tra Unicef e gruppi armati, 350 bambini soldato sono stati rilasciati in Repubblica Centrafricana. Si tratta della più grande liberazione di minori dall’inizio delle violenze nel 2012. Secondo il rappresentate dell’Unicef a Bangui, “le sofferenze di questi ragazzi possono adesso lasciare il posto ad un futuro migliore”.

Combattere l’indifferenza


È l’obiettivo di Borderdeaths, il database dei decessi dei migranti nel Mar Mediterraneo ideato dai ricercatori dell’Università di Amsterdam. Gli studiosi chiedono l’istituzione di un Osservatorio europeo sulle morti in mare che consentirebbe di raccogliere maggiori informazioni sui decessi e di metterli in relazione con le politiche appena decise dell’Unione.

Nepal senza pace


Una nuova terribile scossa ha colpito un Paese già in ginocchio dopo il sisma dello scorso 25 aprile che ha provocato oltre 8000 vittime. L’emergenza è totale come racconta dalla capitale Kathmandu Erica Beuzer, cooperante della onlus bolognese Gvc. “La preoccupazione del Gvc come di tutte le persone che sono qui, che stanno cercando di operare portando aiuti d’emergenza e anche rivolti a quella che, si spera, sarà un giorno la ricostruzione del Nepal, ferito gravemente da questo terremoto, che ancora non termina. Oltre ai nervi ormai stressatissimi della popolazione, c’è una distruzione immane soprattutto in quelle che sono le aree di montagna e nei distretti fuori dalla capitale, che anche ha sofferto molto questo terremoto.”

“Rinviate le elezioni”


È la richiesta di Unione europea e Stati Uniti al governo del Burundi dopo le proteste che infiammano il Paese  contro la candidatura del presidente Pierre Nkurunziza per un terzo mandato. Gli scontri di piazza hanno già causato diciotto vittime nei giorni scorsi.

Fine di un incubo


L’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara conclusa l’epidemia di Ebola. Il servizio di Fabio Piccolino. “Per la Liberia è la fine di un incubo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato conclusa l’epidemia di ebola, che ha colpito 10 212 persone, causando 4 573 decessi. Quarantedue giorni senza casi registrati era un traguardo impensabile fino a pochi mesi fa. Un risultato che però deve essere raggiunto al più presto anche da Guinea e Sierra Leone, devastate dal virus. Secondo Maria Teresa Cacciapuoti, capomissione di Medici Senza Frontiere in Liberia, è un risultato che potrebbe cancellarsi in un istante. Adesso i bisogni sanitari devono diventare la priorità e la comunità internazionale deve sostenere i paesi colpiti nella ricostruzione di un Sistema Sanitario Nazionale forte e accessibile, con adeguate risorse umane e materiali.”

Lo svantaggio urbano


È il focus di quest’anno del Rapporto di Save the children sullo stato delle madri del mondo. Un approfondimento sulla forbice tra i bambini più poveri della città e i più ricchi, in termini di sopravvivenza e accesso alla salute. Valerio Neri, direttore generale dell’associazione. “La situazione nelle città del mondo in via di sviluppo, ma non solo, sta diventando particolarmente dura per le persone, le mamme più povere. Siamo andati ad indagare la situazione nelle città povere: abbiamo visto che a parità di città, e quindi di luogo comunque disagevole per chiunque vi viva, bambini e mamme povere hanno mediamente nel mondo due volte di più la possibilità che il bambino da 0 a 5 anni muoia.”

Solo macerie


A due settimane dal terribile terremoto che ha sconvolto il Nepal sono ancora diversi i villaggi isolati e migliaia le persone senza casa. Come racconta da Kathmandu Andès Weisz di Medici senza Frontiere.

Stop ai bambini soldato nella Repubblica Centrafricana


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I capi di otto gruppi armati della Repubblica Centrafricana si sono impegnati a liberare migliaia di bambini soldato e  garantire il ritorno a casa dei ragazzi già impiegati in operazioni militari.
Ad annunciarlo è l’Unicef, che stima i minori tra i 6.000 e i 10.000: oltre a quelli impegnati nei combattimenti, costretti ad uccidere e a rischiare la vita, ci sono anche quelli utilizzati per fini sessuali, quelli messi a lavorare nelle cucine, o come  messaggeri.
La vicenda dei bambini-soldato è uno degli aspetti più critici della guerra in Centrafrica, in uno scontro che va avanti da quasi due anni tra le milizie cristiane e quelle musulmane. Secondo UNHCR, i rifugiati nei paesi vicini sono 460 mila, mentre le persone che necessitano di aiuti umanitari sono quasi tre milioni.
La liberazione di questi minori rappresenta una conquista importante, ma sarà fondamentale il loro reinserimento nella società: è necessario che ci siano  famiglie pronte ad accoglierli, un aiuto psicologico e pedagogico e la possibilità di avere mezzi di sostentamento per sopravvivere.