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Memoria viva


Ad un mese esatto dalla strage all’ospedale di Medici senza frontiere a Kunduz, in Afganistan, ancora non è partita nessuna indagine indipendente per trovare i colpevoli. In molte capitali del mondo la ong ricorderà oggi il tragico anniversario per chiedere verità e giustizia nei confronti delle 30 vittime.

Non è un film


Una famiglia di rifugiati curdi da due mesi è bloccata dentro l’aeroporto di Mosca. L’incredibile storia nel servizio di Fabio Piccolino. “Una famiglia di rifugiati curdi è bloccata dentro l’aeroporto di Mosca da quasi due mesi. Moglie, marito e quattro bambini dai tre ai tredici anni sono costretti a dormire sul pavimento senza poter fare una doccia, respirare aria fresca o ricevere cure mediche. Hasan, Gulistan e i loro figli sono scappati dalla Siria, dove hanno lasciato una casa distrutta dalla guerra, e hanno cercato riparo in Russia, dove però gli è stato negato la status di rifugiati. Per cercare di sbloccare questa situazione e garantire loro almeno rifugio temporaneo è stata aperta una petizione sul sito Change.org, che ha raggiunto in pochi giorni quasi 75 mila adesioni. Una storia paradossale che coinvolge proprio un Paese protagonista della campagna militare in Siria.”

Una croce sopra


Domenica la Turchia è chiamata alle urne in un clima di repressione e paura. A due anni dalla rivolta di Gezi park e a pochi mesi dalla strage alla manifestazione pacifista di Ankara c’è però voglia di cambiamento. Come ci racconta la giornalista di Dynamo Press, Serena Tarabini. “Io credo che nonostante tutto, nonostante la società turca sia profondamente colpita, ferita, shockata, spaventata e anche stanca di essere repressa, non solamente attaccata dal suo stesso governo, nonostante questo abbiamo visto tornare in piazza le persone immediatamente dopo quel gravissimo attentato. Le persone non se ne sono rimaste dentro casa spaventate, terrorizzate, ma sono andate a riprendersi quello che sentono sempre di più essere un loro spazio.”

Bombe su bombe


Un ospedale supportato da Medici Senza Frontiere nello Yemen è stato distrutto da un raid aereo della coalizione guidata dall’Arabia Saudita. Non ci sono state vittime ma 200.000 persone rimangono ora senza accesso a cure mediche salvavita. A meno di un mese dall’attacco all’ospedale di Kunduz in Afghanistan, un’altra grave violazione del diritto internazionale umanitario.

110 e lode di diritti


In Germania già 15mila persone hanno chiesto di iscriversi ai corsi online della Kiron university. L’ateneo è rivolto a persone con status di rifugiato o richiedente asilo. Il percorso durerà tre anni e solo alla fine saranno richiesti i documenti d’iscrizione di cui spesso queste persone sono privi.

Di male in peggio


È di circa 280 morti il bilancio del terremoto che ha colpito l’Afghanistan e il Pakistan, Immediata la mobilitazione delle organizzazioni umanitarie:  Caritas Italiana, Medici Senza Frontiere, Action Aid e Intersos stanno organizzando gli aiuti, attivando le proprie reti sul territorio. L’impatto del sisma è stato devastante, in una zona già messa in ginocchio da anni di guerra.

Obiettivo zero


Di poliomelite nel mondo si muore sempre meno. Il servizio di Fabio Piccolino. “Lo scorso sabato si è celebrata la giornata mondiale contro la polio. Con una buona notizia: i casi riscontrati nell’ultimo anno sono scesi a 51, rispetto ai 242 del precedente. Secondo l’Unicef, “mai nella storia della malattia ci sono stati così pochi bambini in così pochi Paesi che hanno contratto questo virus paralizzante”. L’obiettivo però rimane sempre lo stesso: arrivare a zero casi. I migliori progressi si sono registrati in India, dove da quattro anni non c’è più nessun contagiato, e in Nigeria: nel paese africano solo tre anni fa si registravano la metà dei casi di polio nel mondo, mentre oggi, si è riusciti interrompere la trasmissione del virus. A rimanere critiche sono le situazioni di Afghanistan e Pakistan: qui il poliovirus selvaggio non è mai stato fermato.”

In via d’estinzione


L’organizzazione umanitaria Survival e l’attore britannico Mark Rylance in difesa di una delle tribù più vulnerabili del pianeta. Secondo quanto prevede la costituzione brasiliana, la terra dei Kawahiva avrebbe dovuto essere mappata e protetta come territorio indigeno entro il 1993.

Ancora una speranza


Secondo la testimonianza di due disertori dell’Isis, Padre Paolo Dall’Oglio sarebbe ancora vivo. A dichiararlo è il direttore dell’Osservatorio nazionale siriano, secondo cui il gesuita sarebbe stato visto a Raqqa. Del religioso non si hanno più notizie dal 31 luglio del 2013, quando venne rapito in Siria.

In fuga


Nella Repubblica Centrafricana sono circa quarantamila le persone costrette a scappare dopo la nuova ondata di violenza esplosa nella capitale Bangui. Secondo Medici Senza Frontiere la situazione nei campi profughi è ai limiti della sopravvivenza: la maggior parte degli sfollati non ha riparo, cibo e quasi nessun accesso a cure mediche.