Sos Africa. Dopo due anni di stop il petrolio del Sud Sudan ha ricominciato a scorrere nelle condotte dirette al Mar Rosso. Ma la situazione politica e umanitaria resta difficile. La testimonianza di Daniele Moschetti, padre comboniano che vive e lavora nel Paese africano: “Quasi un milione di persone dal Nord, dal Sudan, verso Sud Sudan, sono passate e sono nei campi di rifugiati, cioè sono una guerra civile che continua sia in Darfur, sia nel Montinuba, quindi Sud Cordofan, e anche nel Brunei. I confini non sono ancora stati tracciati, ed è uno dei motivi grossi di conflitto. Il problema è che quella zona di confine è piena di petrolio. La sfida grande è anche questa, di cercare il dialogo, esattamente con Bashir, con il Presidente del Suda, però c’è ancora molto da lavorare.”
Culla della Scandinavia. Finlandia, Svezia e Norvegia, sono ai primi posti dei luoghi nel mondo dove è garantito il benessere delle mamme e dei loro figli. La speciale classifica di Save the children condanna i paesi dell’Africa sub-sahariana. L’Italia si piazza al 17° posto.
Una tragedia dopo l’altra. Almeno otto persone sono morte a Dacca, in Bangladesh, nell’incendio di uno stabilimento tessile. Le fiamme probabilmente provocate da un corto circuito. Nel frattempo, le autorità locali hanno aggiornato a 912 vittime e oltre 2.400 feriti il bilancio del crollo del Rana Plaza, avvenuto sempre nella capitale del Paese, la scorsa settimana.
Consiglio Tuareg per la pace. È il nome del nuovo movimento nato in Mali e contrario alle azioni terroristiche. Tra gli obiettivi del nuovo organismo: la pacificazione del Paese e l’unione tra i Tuareg del Nord e quelli del Sud. Ma anche tentare di trovare una soluzione politica negoziata attraverso il dialogo.
La Siria degli orrori. Sotto i raid di Israele anche la guerra civile non si ferma e si contano a decine i morti quotidianamente caduti sotto i colpi del regime di Assad. Ai nostri microfoni, la testimonianza di Gabriele Del Grande, giornalista freelance appena rientrato da Aleppo: “Aleppo, ormai, è una sorta di Dresda, se volete, della Siria, continuamente bombardata, mancano, per esempio, l’elettricità, non ci sono le linee telefoniche, mancano le materie primarie, la farina per il pane, il gasolio, il gas, per riscaldarsi, l’inverno scorso è stato un inverno durissimo, qui a parte il fatto che non si vedevano alberi in giro, li hanno tagliati tutti, tutti i parchi, tutti i giardini che già erano diventati cimiteri, circa 20-30-50 morti, quando vennero giù i palazzi”.
Allo stremo. 260 mila persone, di cui la metà bambini, morte per fame in 18 mesi. È il bilancio della carestia e crisi alimentare che ha colpito la Somalia tra ottobre 2010 e aprile 2012. I dati, della Fao e dalla rete di ong Fews Net, certificano che si tratta del 4,6% della popolazione totale e il 10% dei bimbi sotto i cinque anni.
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