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Fonte vitale


È in corso a Stoccolma la “Settimana Mondiale dell’Acqua”. Sull’importanza di questa risorsa e sulla necessità di un suo utilizzo consapevole, ascoltiamo il parere di Rosario Lembo, presidente dell’Associazione italiana Contratto Mondiale per l’acqua.

Giappone, pericolo azzardo


rouletteIl primo ministro giapponese Shinzo Abe sta pensando di rendere legale il gioco d’azzardo con l’obiettivo di rimettere in moto l’economia.
La nascita di casinò nel paese asiatico infatti potrebbe essere lo slancio di cui le finanze hanno bisogno, anche in vista delle Olimpiadi che Tokyo oganizzerà nel 2020.
Ma mentre le case di gioco sono pronte a spendere cinque miliardi di dollari per l’apertura della case da gioco, la misura potrebbe rappresentare un serio problema sociale.
Anche senza l’apertura dei casinò infatti, in Giappone ci sono oggi circa cinque milioni di persone vittime del gioco d’azzardo patologico.
Un numero destinato ad aumentare se la proposta di Abe si tramuterà in realtà.

Ancora in piazza


A tre settimane dall’uccisione del teenager afroamericano Michael Brown da parte della polizia, si respira ancora aria di tensione a Ferguson, nel Missouri, dove migliaia di persone sono scese in piazza per ricordare il ragazzo e per protestare contro gli sviluppi delle indagini che non hanno ancora accertato le responsabilità delle violenze delle forze dell’ordine.

Sfida vinta. Un piccolo villaggio indiano contro un grande colosso americano


cocacola29 agosto – Un villaggio indiano ha vinto la sua battaglia contro la Coca Cola. Dopo 15 anni di proteste, gli abitanti di un piccolo paese nel nord dell’India, Mehdiganj, sono riusciti a fermare l’espansione di una fabbrica di Coca Cola, con l’accusa alla multinazionale di inquinamento del suolo, esaurimento delle risorse idriche e di accaparramento illegale della terra.

Lo scorso 25 agosto il National Green Tribunal, tribunale indiano per le cause ambientali, gli ha dato ragione. Dall’apertura della fabbrica infatti al villaggio di Mehdiganj stava diminuendo drasticamente l’acqua da bere, per cucinare e lavarsi e per irrigare i campi. E così l’Autorità Indiana per le Risorse Idriche ha respinto la richiesta di licenza della Coca Cola a causa dei danni ambientali che avrebbe provocato. Se il complesso avesse operato a pieno regime, avrebbe portato il consumo annuo da 50mila a 250mila metri cubi d’acqua. La compagnia è stata accusata inoltre di aver rilasciato sostanze inquinanti nel suolo e di contaminazione delle falde acquifere.

La sentenza del 25 agosto rappresenta un duro colpo per il colosso americano che ha già aperto 58 fabbriche in India, e che vede in questa vicenda un pericoloso precedente.

In Iraq ospedale cardiochirurgico diventa punto di accoglienza


iraqIl drammatico esodo di profughi iracheni verso il Kurdistan sta mettendo in grave difficoltà l’attività ordinaria dell’unità di cardiochirurgia pediatrica all’interno del Centro chirurgico di Duhok, la cui costruzione è stata resa possibile anche grazie al contributo dell’associazione, la onlus che opera nei Paesi in via di sviluppo per curare le cardiopatie congenite in età pediatrica.

Su disposizione del governatorato curdo della regione, la struttura sanitaria (Hazadi Heart Center di Duhok nel Kurdistan iracheno) è stata messa a disposizione per gestire l’emergenza, come tante altre della zona. Il continuo afflusso di uomini, donne e bambini, tra cui centinaia di jazidi e musulmani sciiti in fuga dalle zone conquistate dai miliziani jihadisti dell’Isis, ha comportato inevitabilmente il blocco dei ricoveri e delle operazioni che regolarmente si svolgono presso questo centro con il coordinamento del primario di cardiochirurgia pediatrica dell’IRCCS Policlinico San Donato, professore Alessandro Frigiola, e la collaborazione di Bambini cardiopatici nel mondo, di cui il medico è fondatore e presidente.

“Le nostre missioni in Kurdistan, di cui una programmata già a settembre, sono a rischio, dal momento che la struttura di Duhok è attualmente utilizzata come centro d’accoglienza per i rifugiati, rimasti per giorni interi senza bere e mangiare. Anche i cittadini curdi, soprattutto bambini, si trovano a dover pagare per la violenza degli estremisti, venendo privati di un’unità chirurgica d’eccellenza che da anni contribuisce a dare al Paese una speranza nella cura delle cardiopatie congenite”, ha dichiarato il professor Alessandro Frigiola.

“Il nostro augurio è che la situazione sia risolta nel più breve tempo possibile” – conclude il professor Frigiola – Nel frattempo, per far fronte all’emergenza, abbiamo già provveduto a finanziare uno stage formativo di sei mesi per due giovani medici curdi, presso il nostro ospedale a San Donato, che sarà avviato all’inizio di settembre. A ciò si aggiunge anche il percorso formativo a Boston in favore di un altro medico curdo, che qui sta ultimando la sua specializzazione grazie alla borsa di studio finanziata dalla nostra onlus, con l’obiettivo di affidare a questo futuro primario le redini del reparto di Duhok già l’anno prossimo, quando, speriamo vivamente, il Paese sarà tornato alla normalità”.

DOPO JERRY MASSLO


25 anni fa a Villa Literno veniva ucciso Jerry Masslo, rifugiato sudafricano.

25 anni fa a Villa Literno veniva ucciso Jerry Masslo, rifugiato sudafricano.

Il 25 agosto del 1989 perdeva la vita nelle campagne di Villa Literno Jerry Essan Masslo, rifugiato sud africano, che lavorava come bracciante nella raccolta di pomodoro. Quell’omicidio decretò la nascita del movimento antirazzista italiano. A Villa Literno organizzata una manifestazione per ricordare la figura del rifugiato ucciso, che tanta parte ha avuto nello sviluppo del dibattito e della legislazione sui migranti in Italia, divenendo il simbolo del movimento antirazzista è un esempio di come, in Italia,  di razzismo si può morire ancora.

A 25 anni di distanza, infatti, quei problemi non solo non sono stati risolti ma si sono aggravati, contando ancora tante vittime del razzismo,  senza aver migliorato le condizioni di accoglienza, di vita e di lavoro di migliaia di migranti nel nostro Paese, senza trovare risposte dignitose ed efficaci. “L’Italia continua a guardare all’immigrazione con una atteggiamento miope e troppo spesso irresponsabile – afferma Miraglia dell’ARCI –  usando il razzismo  come merce disponibile nel mercato elettorale, conquistando uno spazio sempre maggiore nella cultura del nostro continente, come le ultime elezioni europee hanno dimostrato”.

“Per invertire la tendenza – continua Miraglia – e fare in modo che l’indignazione, come 25 anni fa, si trasformi in  un movimento di protesta ampio, che consenta di ottenere risultati concreti, fermare le stragi alle frontiere, ridare dignità ai migranti che lavorano in Italia, ottenere un sistema d’accoglienza dignitoso, la società civile deve tornare ad essere protagonista – conclude -. Dall’1 al 5 ottobre l’Arci, con il comune di Lampedusa e il Comitato 3 ottobre, invita tutti a Lampedusa per il festival Sabir. L’antirazzismo riprende la parola”.

Gaza: storie dalla guerra


Foto Dott Abou Abed28 agosto – Medici Senza Frontiere (MSF), l’Ong che porta soccorso sanitario e assistenza medica alle popolazioni colpite da conflitti , epidemie e catastrofi, ha raccolto e diffuso la testimonianza del Dott Abu Abed, un palestinese di Gaza che ha lavorato per MSF durante gli ultimi dieci anni. Da quando Israele ha lanciato la sua offensiva, i primi di luglio, Abu Abed è stato Coordinatore delle attività mediche di MSF a Gaza. Con il cessate il fuoco entrato in vigore, martedì, lui e la sua famiglia erano tornati alla tranquillità..per poco purtroppo, visto il riacuirsi degli scontri nelle ultime ore.
 
“Finalmente posso dormire di nuovo nel mio letto. Mia figlia di cinque anni è felice di poter bere il suo latte prima di andare a letto e di dormire bene. Sono fortunato, la mia casa non è stata molto danneggiata. Ma non c’è elettricità né acqua corrente. Io ho un piccolo generatore che ci fornisce energia per due ore al mattino e due ore la sera. E per l’acqua possiamo attingere dal pozzo. Spero solo che la tregua durerà.
Mia figlia è ancora spaventata ; non capisce perché è stato tutto distrutto. Ieri ci ha detto: ‘ Non uscite, potrebbero interrompere la tregua. ’ I miei figli, di 11 e 12 anni, hanno perso la loro infanzia . Si può solo sperare che non perderanno anche la loro adolescenza.
 Abbiamo vissuto momenti terribili. Un giorno – non ricordo la data, ma so che era il ventunesimo giorno di guerra – il bombardamento è iniziato alle 23:00 e non si è fermato fino alle 5:30 del mattino. Nessuno ha dormito quella notte. Mia figlia era in stato di panico – non riuscivamo a calmarla. La mia casa è in un quartiere di Gaza City, vicino alla spiaggia ma anche vicino a un campo d’addestramento della polizia. Ogni cinque minuti piovevano bombe ovunque. Correvo da una finestra all’altra per cercare di farmi un’idea di cosa stesse accadendo. Ma era impossibile, non si riusciva neanche ad ottenere qualche informazione via radio.
Più tardi, quella mattina, Nicolas, il Capo progetto di MSF a Gaza, mi ha telefonato. Mi ha suggerito di portare la mia famiglia e di rimanere nell’ufficio di MSF. Ho accettato immediatamente. Altri membri di MSF si erano già rifugiati lì – un chirurgo, alcune delle guardie – e abbiamo dormito lì anche noi. E’ stato un gran sollievo. Almeno i miei figli avrebbero potuto vedere altre persone e giocare all’aperto, perché avevano trascorso gli ultimi venti giorni chiusi in una stanza. Mia moglie è stata l’unica ad avventurarsi in cucina per prendere ciò di cui avevano bisogno. Nel frattempo io andavo a lavoro: una vettura di MSF veniva a prendermi ogni mattina e mi riportava a casa la sera. E mentre ero via, ero preoccupato per loro.
 L’ufficio di MSF si trova a cinque minuti a piedi dall’ospedale Al Shifa, il principale ospedale dell’intera Striscia di Gaza. MSF ha inviato un’équipe chirurgica per supportare il personale dell’ospedale locale, completamente esausto. A Gaza, MSF gestisce anche una clinica che fornisce cure post-operatorie. Dall’inizio della guerra, circa una dozzina di pazienti sono giunti alla clinica ogni giorno per cambiare le medicazioni. Abbiamo fornito kit per le medicazioni a tutti i pazienti per i quali era   troppo pericoloso muoversi. Da ieri, con il cessate il fuoco (l’intervista è del 7 agosto 2014 ndr), i pazienti sono aumentati. Abbiamo avuto 45 pazienti durante il corso della giornata, per le medicazioni e la fisioterapia. Se la tregua continuerà, il loro numero aumenterà, visti tutti i feriti che sono stati operati e che hanno bisogno di cure post-operatorie.”

LE ATTIVITÀ di MSF

Da quando Israele ha lanciato l’operazione “Margine Protettivo”, la maggioranza dei morti e dei feriti a Gaza sono civili e anche gli operatori medici e le strutture sanitarie stanno diventando un obiettivo. 23 ospedali e centri sanitari sono stati bombardati, tra cui l’Al-Shifa, dove lavora l’ équipe chirurgica di MSF e dove si sono rifugiati a migliaia di sfollati.
Per rispondere all’emergenza, oltre a dare supporto all’ospedale Al Shifa, MSF ha donato riserve d’emergenza alla farmacia centrale di riferimento per l’area settentrionale e meridionale della Striscia di Gaza. La clinica post-operatoria di MSF lavora al 10-30% della propria capacità perché l’intensità dei bombardamenti impedisce ai pazienti di accedere alla struttura.

Per avere tutti gli aggiornamenti da Gaza e sostenere le attività mediche di MSF visita il sito www.medicisenzafrontiere.it

Preoccupazione per le cooperanti italiane scomparse in Siria


cooperanti7 agosto – Desta grande preoccupazione la sparizione di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due cooperanti italiane scomparse ad Aleppo, in Siria, dove si trovavano dallo scorso 28 luglio.
Le due ragazze, di 21 e 20 anni, erano nel paese arabo con il Progetto Horryaty, iniziativa umanitaria che si occupa di attività nel settore sanitario e idrico.
Fonti locali parlano di un rapimento, ma è ancora stretto il riserbo sulla vicenda, anche se la Farnesina ha confermato la notizia della “irreperibilità di due cittadine italiane sulla quale sin da subito stanno lavorando l’Unità di crisi e l’intelligence”.

Afghanistan, nuovo piano contro i bambini soldato


afghanistan5 agosto – Il governo dell’Afghanistan ha approvato un piano per contrastare il fenomeno dei bambini soldato.
Il progetto è sostenuto dalla Missione di assistenza in Afghanistan delle Nazioni Unite (Unama) e dal Fondo Onu per l’infanzia dell’Unicef, ed ha come obiettivo quello di impedire l’impiego di minori nelle forze armate e nei conflitti, stabilendo un sistema che contrasti, attraverso provvedimenti disciplinari, chi si renda colpevole del reclutamento di bambini e ragazzi di età inferiore ai 18 anni.
Per raggiungere questo obiettivo, il governo si è impegnato su diversi fronti, come il rafforzamento della registrazione delle nascite e dei meccanismi di verifica dell’età, l’indagine e il perseguimento dei colpevoli di reclutamento minorile e violenza sessuale.
Sono previste inoltre disposizioni specifiche per i bambini in ogni eventuale dialogo di pace e di riconciliazione con i gruppi armati, chiedendo il rilascio immediato dei minorenni presenti nei loro ranghi e la loro reintegrazione.
L’impiego di minori tra le forze di sicurezza e nella polizia nazionale afgana e in quella locale sono ancora oggi piuttosto diffuse; le nuove regole mirano a modificare in maniera sostanziale questa prassi.