L’uccisione del cooperante italiano in Bangladesh riaccende il dibattito sulla sicurezza nelle aree di crisi. Cesare Tavella era un veterinario, aveva scelto di lavorare nei paesi in via di sviluppo insegnando alle popolazioni locali i segreti dell’agricoltura e dell’allevamento. Si trovava a Dacca da poco più di un mese.
Un altro mondo è possibile
Il vertice Onu ha stabilito gli Obiettivi di Sviluppo Globale per il 2030. Il servizio di Fabio Piccolino. “Il vertice Onu che si è appena concluso a New York ha stabilito gli Obiettivi di Sviluppo Globale per il 2030. Diciassette punti che rappresentano il naturale proseguimento dei cosiddetti Obiettivi del Millennio che hanno tracciato la strada nei quindici anni appena trascorsi. Lotta alla fame e alla povertà, diritto all’istruzione, parità di genere, energia sostenibile, contrasto agli sprechi alimentari e ai cambiamenti climatici: se rispettati, i propositi messi in campo ci proiettano verso un futuro auspicabile. Il timore tuttavia è che i risultati siano al di sotto delle aspettative, così come è successo per alcuni degli Obiettivi del Millennio, come l’accesso all’acqua, l’impatto ambientale o la mortalità materna. Il mondo non può più attendere: è tempo di trovare le risposte.”
Sviluppo sostenibile
In vista del vertice delle Nazioni Unite di New York, Cisde, Focsiv e oltre 50 organismi internazionali della società civile lanciano un appello affinché si adottino impegni concreti per eliminare la povertà e la fame nel mondo. Secondo i promotori esistono molte alternative agli attuali modelli di produzione e di consumo.
Un parto sicuro salva due vite
È il nome del nuovo progetto che Medici Senza Frontiere ha attivato in Congo per contrastare la mortalità materna e infantile. L’iniziativa ha come obiettivo quello di far nascere in modo sicuro 4.000 bambini in un anno, un numero pari a un grande ospedale italiano.
Oltre ogni limite
Mentre a Bruxelles si riuniscono i ministri degli Interni dell’Unione europea, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati presenta un nuovo allarmante rapporto: nel vecchio continente saranno oltre un milione i profughi arrivati solo nel 2015. Secondo l’Unhcr l’attuale crisi umanitaria è senza precedenti e i costi umani sono spaventosi e inaccettabili.
The Water Rooms
È il titolo del rapporto del Programma per la valutazione delle risorse idriche mondiali delle Nazioni Unite. Numeri e storie da capogiro: settanta milioni di persone ogni anno non hanno accesso all’acqua. Una falda su cinque è già troppo sfruttata. Gli impianti di desalinizzazione consumano molta energia fossile e inquinano.
Un altro mondo è possibile
Oggi è la giornata internazionale della Pace, un’occasione per dire no ad ogni forma di guerra e di violenza. Il servizio di Fabio Piccolino. “Si celebra oggi in tutto il mondo la Giornata Internazionale della Pace, indetta dalle Nazioni Unite come messaggio di speranza e di consapevolezza. Ma anche quest’anno , la ricorrenza ci mette di fronte ad una realtà cupa, difficile da accettare, e in molti paesi del mondo la pace è poco più di un miraggio difficilissimo da raggiungere. Appena poche settimane fa le immagini drammatiche del piccolo Aylan hanno scosso le coscienze dell’intero pianeta: così Tavola della pace, la Rete della PerugiAssisi e il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i Diritti Umani propongono di dedicare la giornata di oggi a tutti i bambini, le donne e gli uomini che hanno perso la vita a causa della guerra, della miseria e della violenza e ai sopravvissuti che soffrono ogni giorno le conseguenze di questi drammi.”
Corsa contro il tempo
Il Cile fa i conti con i danni causati dal sisma che ha provocato oltre un milione di sfollati. Il servizio di Fabio Piccolino.
Liberi tutti
Ad Iwaing, un’isola delle Filippine, il carcere è senza sbarre e i detenuti scontano la pena tra lavoro e autogestione. La struttura, priva di recinzioni e di celle, ospita 3.186 detenuti assieme alle loro famiglie.
Pugno di ferro
L’Ungheria sta mostrando il volto truce della caotica e inefficace risposta dell’Europa alla crisi dei rifugiati. È l’accusa di Amnesty International: secondo l’organizzazione, che ha inviato una squadra di ricercatori al confine con la Serbia, il governo di Budapest si sta comportando in modo irresponsabile di fronte a persone già traumatizzate dalla guerra e dalla violenza.