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In difficoltà


Nel mondo a vivere in povertà sono ancora 250 milioni di giovani donne, 14 milioni di adolescenti diventano madri ogni anno, 4 milioni solo in India. Sono le cifre fornite della Girl declaration, un’iniziativa realizzata fra gli altri da Aidos, Associazione italiana donne per lo sviluppo.

Ingiustizia è fatta


La corte d’appello del Pakistan ha confermato la condanna a morte per Asia Bibi, la donna cristiana madre di quattro figli accusata di blasfemia e detenuta da cinque anni. Il caso aveva suscitato numerose proteste da parte delle organizzazioni per i diritti umani a causa delle persecuzioni subite e delle condizioni carcerarie a cui è stata sottoposta.

Libero scambio?


Nel mondo si continua a discutere sul trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti in fase di negoziazione tra Stati Uniti e Unione Europea. Ad aggiornarci sulle trattative, sui rischi e sulle proteste della società civile, ascoltiamo Monica Di Sisto, vice presidente dell’osservatorio Fair Watch. (sonoro)

Senza fine


Crimini di guerra, fra cui esecuzioni sommarie, sequestri, rappresaglie. A compierle, denuncia Amnesty International, sono le milizie sciite che si oppongono all’avanzata dei ribelli sunniti del sedicente Stato Islamico in Iraq, protagoniste di atti atroci per la ‘buona causa’.

Svolta d’oltremanica


Svolta d’oltremanica. Il parlamento britannico ha votato sì a una mozione non vincolante che chiede al governo di riconoscere la Palestina come Stato, un voto che ha ottenuto un sostegno bipartisan ma ha visto l’assenza della maggioranza dei deputati. Non si è fatta attendere la reazione di Tel Aviv: “Questo voto mina le possibilità di pace del Paese”.

Ripartire


Cinque miliardi e quattrocento milioni per Gaza: è la promessa della Conferenza dei donatori svoltasi domenica al Cairo, cui hanno partecipato cinquanta Paesi e una ventina di organizzazioni. La ricostruzione dopo i raid israeliani della scorsa estate non può però limitarsi ad una raccolta fondi: secondo il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon “occorre superare le divergenze e trovare la via per la pace”.

E rimaniamo a parlare di pace…


Perché oggi a Stoccolma è stato annunciato il premio Nobel che quest’anno è diviso in due: all’attivista indiano per i diritti dei bambini Kailash Satyarthi ed alla pachistana Malala Yousafzay, che due anni fa fu ferita gravemente dai talebani per la sua lotta a favore dell’istruzione femminile.

Silenzio assordante


Silenzio assordante. In Brasile aumentano i casi di aborto clandestino. Ma la politica sembra non accorgersene. Il servizio di Fabio Piccolino.

Le elezioni in Brasile si decideranno al ballottaggio del 26 ottobre.
Ma che a guidare il paese per i prossimi quattro anni sia il moderato  Aecio Neves o la presidente in carica Dilma Rousseff, sembra che il problema dell’aborto rimarrà ancora senza soluzione.
Nessuno dei candidati infatti ha intenzione di modificare la normativa che rende illegale l’interruzione di gravidanza.
Prima delle elezioni, molte persone hanno manifestato chiedendo una nuova legge che ponga fine al fenomeno allarmante degli aborti clandestini, che nel solo 2013 hanno riguardato circa 700 mila donne brasiliane e che secondo l’organizzazione mondiale della Sanità,  uccide una donna ogni due giorni.

Land grabbing, la Cambogia chiede giustizia


landgrabbingDal 2000 ad oggi, 770 mila persone, pari al 6% della popolazione della Cambogia, sono state sfrattate per fare posto a piantagioni di gomma o canna da zucchero.
E’ il fenomeno del “land grabbing”, che nel paese asiatico ha provocato la confisca di 10 milioni di acri di terreno, riassegnati ad investitori stranieri.
L’avvocato Richard Rogers ha presentato una denuncia alla Corte Penale Internazionale dell’Aia, per chiedere che al fine di vedere che questi allontanamenti di massa siano considerati un crimine contro l’umanità.
Secondo Rogers “chi ha opposto resistenza è stato oppresso, soggetto a violenza e ingiustamente perseguito. Le violazioni dei diritti umani sono enormi “.

Bocciato


Soddisfazione per l’Arci dopo la decisione della Commissione Cultura del Parlamento Europeo di bloccare la candidatura di Tibor Navracsics a Commissario dell’Unione per la Cultura, l’Educazione, i Giovani e la Cittadinanza. Al dirigente del partito reazionario al potere in Ungheria che ha posto limitazioni alla libertà di stampa, di espressione, di opinione e che ha chiare posizioni di stampo razzista, non è stato considerato idoneo a ricoprire quel ruolo.