Sotto le bandiere arcobaleno un sabato contro le spese militari. In migliaia in tutta Italia hanno firmato l’appello per chiedere al Parlamento di non acquistare 90 cacciabombardieri nucleari F-35. Un no deciso lo ribadisce anche Flavio Lotti, portavoce della Tavola della Pace “è una decisione irresponsabile soprattutto di questi tempi e che ci costerà tra i 10 ed i 40 miliardi di euro”.
Mercato insostenibile
Caffè, cotone, carta e olio di palma: in tutto mezza tonnellata di risorse all’anno prelevate in natura per ogni cittadino italiano. È il peso del “fardello ecologico” secondo Wwf che ha denunciato in un dossier tutte le pressioni esercitate dai mercati globali che mettono a rischio le risorse naturali del pianeta.
Non è un Paese per migranti
La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l’Italia per i respingimenti verso la Libia. Stabilendo, inoltre, la violazione del divieto alle espulsioni collettive, oltre al diritto effettivo per le vittime di fare ricorso presso i tribunali italiani.
Egitto senza pace
Un anno dopo la rivolta, le forze di sicurezza del Paese continuano ad uccidere manifestanti con le stesse tattiche brutali usate negli ultimi giorni di potere di Mubarak. A denunciarlo è Amnesty International che in un dossier ha analizzato il modo in cui la polizia antisommossa ha agito nel corso delle recenti proteste al Cairo e a Suez.
Lo Yemen prova a ripartire
Oggi le elezioni, ma l’atmosfera è sospesa e carica di tensione, in una nazione spaccata in tante frazioni e in piena crisi economica. Manca la luce elettrica, che è garantita solo 2-3 ore al giorno, il petrolio è raddoppiato da luglio. Secondo Intersos, che opera nel Paese, “già 100mila persone hanno abbandonato le loro case”.
Un mondo più giusto
Si celebra oggi la Giornata mondiale per la giustizia sociale. Oltre alle numerose attività organizzate sul territorio, ActionAid ha lanciato una campagna di raccolta fondi per un progetto in Etiopia. Ce ne parla il suo segretario generale Marco De Ponte: “La povertà e l’esclusione sociale non sono frutto di sfortuna, ovviamente, ma sono il frutto di processi economici e di asimmetrie nelle relazioni di potere che noi tutti possiamo contribuire ad invertire. E quindi sicuramente la campagna sms, che è uno dei modi con i quali effettivamente solleviamo attenzione simbolicamente su un progetto di diritto al cibo in Etiopia, diventa un po’ il simbolo di uno sforzo molto più ampio che alla fine è uno sforzo culturale”.
Tagli alle armi
La proposta di riforma della Difesa, annunciata dal ministro Di Paola, non convince l’associazionismo italiano. Il giudizio di Guido Barbera, responsabile solidarietà e cooperazione Cipsi: “è un po’ un fumo negli occhi nel senso che non affrontano veramente una riforma della difesa italiana e non c’è quel rigore che abbiamo visto in altre parti, anche nel rifiuto verso le Olimpiadi qui a Roma, di attenzione e di reinvestimento soprattutto nel sociale, nella solidarietà del nostro paese. Il popolo è sovrano e mi pare che la crescente manifestazione di una volontà dei cittadini italiani di avere meno armi, di avere meno investimenti nei cacciabombardieri e nell’esercito sia palese”.
Senza pace
Con un nuovo rapporto sulla Libia, reso pubblico ad un anno dall’inizio della rivolta, Amnesty International ha denunciato che le milizie armate continuano a commettere gravi abusi sui civili. E tutto ciò, secondo l’associazione umanitaria, non fa che alimentare l’insicurezza e pregiudicare la ricostruzione delle istituzioni del Paese.
Siria, le bombe vicino ai bambini
Le strutture di Villaggi SOS per fortuna non sono state danneggiate durante i bombardamenti ad Aleppo, la seconda città siriana, da parte delle truppe del regime. Tuttavia si sono già contati più di 30 morti e oltre 200 feriti.
Sos Brasile
La costruzione della terza diga più grande al mondo è ripartita e 24mila persone verranno presto cacciate dalle proprie terre. Il commento di Cristiano Colombi presidente dell’associazione Solidarietà con l’America latina “come associazione siamo preoccupatissimi soprattutto perché la decisione del Presidente del Brasile va contro lo stop che è stato dato dal giudice a settembre dello scorso anno. Se questo è il prezzo che la popolazione brasiliana, soprattutto i popoli indigeni, devono pagare perché il Brasile vada avanti come grande potenza del mondo, credo che sia un prezzo troppo alto”.