Domani presso la facoltà di Scienze della comunicazione della Sapienza di Roma, si svolgerà il seminario “L’Africa che cammina con i piedi delle donne incontra il mondo dell’imprenditoria, del lavoro e dell’economia”. Sentiamo Guido Barbera, presidente Cipsi. “L’imprenditoria femminile è alla base dello sviluppo di qualunque società. Le donne italiane con le donne africane si incontrano domani per trovare i punti di incontro per rafforzare quel ruolo che possono e devono giocare nella società nostra ed africana per sviluppare quelle potenzialità che la donna in qualunque società ha come madre, come capacità di rafforzare l’economia sociale di sussistenza.”
Il dopo Afghanistan
Tavola della pace e Rete Disarmo chiedono al parlamento italiano che sia trasferito il 30% di quanto risparmiato nella spesa militare per investimenti di cooperazione civile. Sentiamo Emanuele Giordana della Rete Afgana “riconvertire in operazioni di cooperazione civile il risparmio che otteremmo ritirando i soldati dall’Afghanistan. La missione militare costa due milioni di euro al giorno. Se si ritarano 100 soldati ci sarà evidentemente un risparmio. In parte il Governo Italiano se lo può tenere ma noi chiediamo che almeno il 30%, cioè trenta centesimi su ogni euro, vada destinato a investimenti di cooperazione civile in un paese dove fino ad adesso si è speso soltanto per i soldati e non per aiutare la sua ricostruzione allo sviluppo”.
Fermiamo l’Aids sul nascere
Con un semplice sms inviato al 45509 si possono salvare i bambini grazie al progetto Cesvi. Dallo Zimbabwe al Vietnam l’obiettivo è la prevenzione del contagio madre-figlio, ma anche la prevenzione della diffusione del virus, la cura dei soggetti già affetti e il supporto sociale ai malati e agli orfani.
Cooperazione, aspettando la Cina
Si apre domani a Busan la quarta conferenza sull’efficacia degli aiuti, che riunirà i delegati e i ministri di più di cento Paesi. L’ambizione è portare dentro il sistema che governa gli aiuti anche i nuovi giocatori, principalmente la Cina e gli altri Paesi emergenti. Altro obiettivo è quello di passare da un sistema centrato sulla nozione dell’efficacia degli aiuti a quello che guarda all’efficacia della cooperazione nel suo complesso.
Le speranze di Durban
Dove oggi si apre una nuova tappa per la lotta ai cambiamenti climatici a livello globale. Sul tavolo dei negoziatori appartenenti a 190 Paesi si ripropongono vecchie difficoltà a raggiungere un’intesa. Auspicata da molti, su tutti l’Europa, affinché si possa tracciare la strada del post Kyoto, che per ora resta l’unico punto di riferimento per la riduzione delle emissioni di gas serra.
“Mediterraneo, rotte di solidarietà”
Questo il titolo del convegno organizzato dal MODAVI che si tiene oggi e domani alla Casa del Cinema di Roma. Si parlerà dei grandi sconvolgimenti che stanno tuttora investendo il Mediterraneo. Di quelle nuove generazioni arabe coraggiose, ribelli e tecnologiche. E del volontariato come strumento di pace e di comprensione reciproca tra popoli.
Italia chiama Kyoto
A poco più di una settimana dalla Conferenza di Durban sui cambiamenti climatici, l’Amministrazione degli Stati Uniti dichiara che il Protocollo di Kyoto non fa parte del suo programma. Un’uscita che non è piaciuta al FOCSIV e al suo presidente Sergio Marelli che invita il governo Monti “a prendere una posizione in merito, che sarà il primo vero banco di prova per il nuovo esecutivo”.
In fermento
A pochi giorni dalle elezioni, l’Egitto è ancora teatro di violente proteste, oltre 40 i morti. Quali potrebbero essere gli sviluppi dopo gli scontri di piazza Tahrir? Ne parliamo con la professoressa Renata Bedendo, islamologa ed esperta di questioni egiziane.
Mal di petrolio
Amnesty International, Campagna per la riforma della Banca Mondiale e Aktivamente promuovono domani, al Nuovo cinema Aquila di Roma, una serata-evento dedicata ai diritti umani e all’ambiente nel Delta del Niger: la regione della Nigeria più ricca di petrolio, ma anche la più povera e degradata dal punto di vista ambientale. Video e fotografie racconteranno il devastante impatto delle multinazionali petrolifere che operano nella regione.