Sostenere attraverso una apposita legge il ruolo del caregiver familiare. E’ questa la richiesta di Anffas Onlus, in una lettera appello corredata di proposte concrete per permettere agli oltre 3 milioni di genitori e familiari di persone con disabilità di avere un adeguato riconoscimento per il loro lavoro di cura.
Ascoltiamo le parole di Roberto Speziale, presidente di Anffas.
Coltiviamo l’italiano
Entra nel secondo anno di attività il progetto che coinvolge gli anziani volontari di Auser Trento e un gruppo di rifugiati e richiedenti asilo. Niente aule e banchi, ma un grande spazio aperto vicino alle montagne. Niente libri e quaderni ma semi, tuberi, cespi di insalata e zucchine. L’italiano si può imparare coltivando un orto.
Vergogna nazionale
La Calabria è l’unica regione a non aver attuato la legge 328 del 2000. Una situazione inaccettabile che sta portando al collasso le strutture che erogano servizi socio-assistenziali. Ascoltiamo il servizio di Anna Monterubbianesi.
La legge 328 prevede che siano i comuni, per i principi di sussidiarietà e prossimità, ad occuparsi dei cittadini più deboli. Ma la maggior parte delle amministrazioni non ha mai assunto questo impegno e si assiste a un rimpallo di responsabilità tra istituzioni. Una condizione di stallo che ha causato in questi vent’anni enormi disagi e difficoltà per gli operatori del settore. Da ritardi nei pagamenti alla spesa sociale pro-capite che nella regione è di 31 euro, contro la media nazionale di 120 euro. “Non c’è più tempo e se la situazione dovesse andare avanti così – ha dichiarato il portavoce del Forum del Terzo settore della Calabria Gianni Pensabene –ci rivolgeremo alle Procure della Repubblica per mancata assistenza a persone in difficoltà”.
Restiamo aperti
“La notizia su una paventata chiusura del Centro malattie rare displasie scheletriche di Roma è assolutamente priva di fondamento. Non solo non si chiude nulla, ma dopo anni di precariato tutti i pediatri sono stati stabilizzati”. Lo dichiara il Direttore generale del Policlinico Umberto I, Vincenzo Panella, a proposito di un’eccellenza della sanità italiana. Non solo non si sospende alcun servizio, ma sono in programma “ulteriori azioni per il suo rafforzamento”.
Centri estivi? Non per tutti
L’occasione di rilanciare la socialità e il gioco potrebbe essere vanificata per molti bambini, soprattutto nelle regioni meridionali. La realtà è infatti molto diversa dagli annunci visto che le strutture avranno un’accessibilità limitata. La denuncia arriva da Save The Children che ha realizzato una ricognizione sui centri estivi comunali o convenzionati per i minori. Dall’analisi dei dati, risulta un panorama frammentato, con regole differenti da un comune all’altro che fa aumentare le differenze tra Nord e Sud del paese.
In gravidanza si rischia di più
La Società di ginecologia e ostetricia svizzera vuole modificare le proprie raccomandazioni per il monitoraggio delle mamme in attesa. Mentre all’inizio della pandemia le informazioni provenienti da Cina, Italia e Stati Uniti sembravano rassicuranti per le madri, i dati più recenti hanno dimostrato che le donne incinte hanno da 3 a 5 volte più probabilità di sviluppare una forma grave di Covid-19. Con timori per i possibili effetti sul nascituro, poiché la malattia induce cambiamenti nella placenta che può essere infettata.
Verso il traguardo
“Con l’approvazione del testo base unificato, presentato dal relatore Alessandro Zan in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati, comincia formalmente l’iter della legge contro omobitransfobia e misoginia”. Lo fa sapere Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. Il Parlamento e il Governo hanno ora l’opportunità di compiere un primo passo importante per combattere le discriminazioni e le violenze e garantire sostegno concreto alle vittime.
Un Paese di passaggio
L’acquisizione della cittadinanza italiana è una meta ambita, ma non è la conclusione del viaggio. Secondo uno studio della Fondazione Ismu, cresce il numero di casi in cui la mobilità garantita dal passaporto italiano porta i nuovi concittadini a emigrare nuovamente o a tornare nel luogo di origine. Si tratta di una tendenza in crescita presente anche in altri paesi europei come risposta alle difficoltà economiche.
Il lockdown ci ha tolto il sonno
Si moltiplicano le ricerche che legano l’aumento dei disturbi mentali alla pandemia. La più recente è quella del Dipartimento di Scienze della sanità pubblica e pediatriche dell’università di Torino. Dalle interviste condotte su un campione di oltre 1500 maggiorenni, la salute mentale sembra essere diventata un problema.
Si evidenziano in particolare profili di fragilità tra le donne, i più giovani e tra coloro i quali hanno subito difficoltà economiche. Il 23,2% degli intervistati ha avuto disturbi di tipo ansioso, il 24,7% sintomi depressivi, il 42,4% disturbi del sonno. La ricerca completa verrà presentata al congresso mondiale di sanità pubblica che si terrà in ottobre.
Battaglia vinta
La Corta Costituzionale ha dichiarato irragionevole, e incostituzionale, la norma del Decreto sicurezza che preclude l’iscrizione anagrafica ai richiedenti asilo, escludendo ancora di più persone già in difficoltà. Dopo aver esaminato le questioni di legittimità costituzionale sollevate dai tribunali di Ancona, Milano e Salerno sulla norma in questione introdotta con il primo decreto “Sicurezza”, oggi arriva l’atteso verdetto da parte dei Supremi giudici. La disposizione, fa sapere la Consulta, non è stata ritenuta in contrasto con l’articolo 77 della Costituzione sui requisiti di “necessità e urgenza” previsti dai decreti-legge. Tuttavia, la Corte ne ha dichiarato l’incostituzionalità per violazione dell’articolo 3 della Carta, oltre che per la disparità di trattamento, anche perché la norma censurata non agevola il perseguimento delle finalità di controllo del territorio dichiarate dal decreto.
Per il Presidente dell’Associazione Avvocato di strada Antonio Mumolo “È il coronamento di una battaglia portata avanti nei Tribunali di tante città italiane. Non consentire ai richiedenti asilo di prendere la residenza anagrafica – sottolinea Mumolo – non serviva a nulla se non ad escludere ancora di più persone che vivono già in fortissima difficoltà e che senza residenza non possono cercare lavoro, aprire un conto in banca, ottenere un documento di identità. Dopo aver inutilmente segnalato l’incostituzionalità della norma abbiamo portato la nostra battaglia in Tribunale ottenendo sempre delle vittorie. La decisione della Corte Costituzionale, – conclude Mumolo – mette la parola fine su una brutta pagina durata fin troppo. Siamo felici per questa vittoria e per questa conferma: lo stato di diritto non si può stravolgere in nome di un populismo e un razzismo malcelati”.
Il verdetto della Consulta sopraggiunge in un momento in cui il Governo è già al lavoro per l’attivazione dell’iter di modifica dei decreti sicurezza. In particolare, nella bozza del nuovo testo normativo, predisposta dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, l’articolo censurato dalla Consulta non è contemplato. L’esecutivo, infatti, ha già previsto che il nuovo testo sull’immigrazione riattiverà l’iscrizione all’anagrafe per i richiedenti asilo che, nell’ultimo biennio, risultano essere stati privati di taluni diritti costituzionalmente assicurati. Si sono registrate, negli ultimi mesi, numerose pronunce, rese da Tribunale e giudici territoriali, dove sono stati accolti i ricorsi, interposti da immigrati, in tal modo ordinando ai Comuni di procedere alla loro iscrizione nelle liste anagrafiche.
di Pierluigi Lantieri