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Semaforo verde


Approvata definitivamente la Legge per le Olimpiadi e Paralimpiadi Milano Cortina 2026 e le finali Atp di Torino: l’Italia prova a ripartire con lo sport. Il servizio di Elena Fiorani.

La Fase 2 dell’emergenza CoronaVirus continua a focalizzarsi sullo sport: dai professionisti del campionato di calcio, che forse ripartirà o forse no, ai campioni degli sport individuali che hanno ripreso ad allenarsi, fino ai milioni di sportivi italiani che per ora possono correre o pedalare individualmente. In attesa che vengano risolte alcune incongruenze tra le indicazioni contenute nel Dpcm del 26 aprile e le Linee guida dell’Ufficio per lo Sport per poter ripartire in sicurezza con lo sport di base, quello olimpico si prepara all’evento che ora è “Un segno di speranza e di ottimismo per il futuro”, come ha detto il ministro dello sport Spadafora, ma si spera che diventi un volano di sviluppo economico da qui ai prossimi cinque anni, in modo particolare nei territori più colpiti dal Coronavirus, con positive ripercussioni sulle possibilità lavorative dei giovani.

Chi è l’animale?


In Svezia un fantino italiano è stato escluso dalle corse per sei mesi in nome del benessere equino. Infatti, il driver e l’allenatore sono stati puniti per aver colpito con un paio di violente frustate la cavalla Zarina Bi. Vietato l’accesso alle strutture ippiche svedesi e multa. Ora lo stop potrebbe essere applicato anche in Italia: infatti, il provvedimento è estendibile alle altre nazioni.

A distanza di 72 ore dal caso-Zarina Bi (cavalla ritirata dal veterinario di servizio, sabato a Orebro, e Marco Pedrazzini, collaboratore del team, giustamente deferito per un paio di violente frustate appioppate in sgambatura con le guide riunite in una mano), ieri l’ente tecnico svedese ha comunicato il suo verdetto: Pedrazzini è stato squalificato come guidatore per 18 mesi, nei quali gli sarà anche vietato l’accesso alle strutture ippiche svedesi, ed è stato multato di 20.000 corone (circa 2.000 euro), per le frustate a Zarina Bi (art. 38) e per aver sgambato la cavalla senza essere autorizzato (non ha licenza di driver né di allenatore, quindi da artiere avrebbe dovuto essere segnalato come tale e coperto da clausola assicurativa ad hoc).

Gocciadoro è stato squalificato per 6 mesi come guidatore e inibito per 1 un mese dalle iscrizioni dei suoi cavalli in Svezia, e si è visto revocato il permesso di “scuderia stagionale” concessogli dal 24 aprile scorso, il tutto per aver impiegato persona non affidabile né autorizzata alle sgambature dei cavalli (art. 31) e per aver danneggiato l’immagine delle corse ippiche svedesi (art. 70).

Tornare sotto rete


La US Pallavolo di Senigallia con un team di professionisti della sicurezza sul lavoro, medici, tecnici e legali, ha presentato il progetto “Sport primavera di vita”, con l’obiettivo di ripartire, in modo limitato e rinunciando al tradizionale gioco 6 contro 6 in campo. Ne è nato un protocollo dettagliato per garantire ai ragazzi l’attività sportiva in sicurezza contro la diffusione del Covid-19.

Si tratta di un protocollo che non lascia nulla al caso: dalle modalità di ingresso ed uscita al controllo della temperatura corporea, dall’accesso agli spogliatoi ai bagni, al distanziamento di sicurezza nelle fasi di attività fino ad una suddivisione diversa del tradizionale campo di gioco. Il progetto è stato presentato al sindaco di Senigallia, a cui la società nero-azzurra (prima della Provincia di Ancona e seconda nella regione Marche per numero di tesserati e campionati svolti) ha chiesto un incontro e l’autorizzazione, sulla scorta del progetto, a
partire il 18 maggio.

Al riguardo il presidente Us Pallavolo Senigallia, Gabriele Zazzarini dichiara: “Il nostro progetto, che è sociale prima che sportivo, nasce dalla prioritaria e non oltre rinviabile esigenza di restituire forza vitale ad una intera generazione di giovani. Sentiamo questa responsabilità come società che ha fatto del lavoro nel settore giovanile la propria ragione di vita”.

#dallapartedeibambini


Continua l’azione di Sport Senza Frontiere in questo periodo di emergenza sanitaria, sociale ed economica. Oltre agli altri interventi destinati alle famiglie, l’associazione, che segue bambini provenienti da nuclei poveri e fragili, sta realizzando video tutorial con allenamenti e giochi motori, in collaborazione con i tecnici e gli allenatori. Ecco cosa ha detto Marco Fighera schermidore, medaglia d’argento a Rio 2016, testimonial delle iniziative della Onlus. (sonoro)

Dopo la chiusura progressiva delle scuole e dello sport, Sport Senza Frontiere si è dedicata a bambini e famiglie, mettendo in campo vari interventi attraverso uno staff di psicologi, educatori, allenatori e tutor: distribuzione alle famiglie più bisognose di un kit integrato composto da generi alimentari e integratori attenendoci ad una lista validata dal Dipartimento di Biomedicina e prevenzione della facoltà di medicina dell’Università di Roma Tor Vergata.

Prodotti per la disinfezione e pulizia degli ambienti domestici, gel, mascherine e guanti Kit ludico-didattico da distribuire ai bambini realizzato insieme all’Università Roma Tre Dipartimento di Scienze della Formazione Tablet e connessioni internet grazie al supporto di Vodafone. Oltre a queste, altre azioni di supporto attraverso webinar, collegamenti telefonici e di piattaforme social con la collaborazione di CISCO ITALIA. Attività fisica: In questo periodo di sedentarietà forzata è essenziale garantire la cura del benessere psico-fisico dei nostri minori beneficiari. Per questo stanno realizzando dei video tutorial in collaborazione con i tecnici e gli allenatori della Rete Solidale di ASD, ovvero allenamenti, contest e giochi motori da inviare alle famiglie.

Attività di prevenzione sanitaria e educazione alimentare. Aiuto compiti e attività ludico ricreative. Counseling psicologico alle famiglie per stare vicino a chi in situazioni come questa, sta perdendo anche quel poco che si è faticosamente costruito. È stata attivata a questo proposito un partenariato con la SIPEM (Società Italiana Psicologia dell’Emergenza) che collabora con i nostri psicologi. Il modello di intervento realizzato in occasione dell’emergenza COVID-19 è stato condiviso e validato dall’Alta Scuola di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. La collaborazione con l’università è finalizzata alla valutazione d’impatto dei programmi di Sport Senza Frontiere.
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Giochi sostenibili


Italia Nostra e Mountain Wilderness Italia, in vista delle decisioni che stanno per essere prese in questi giorni, denunciano le problematiche legate alle Olimpiadi invernali 2026, che si svolgeranno tra la Lombardia e Cortina. In particolare, temono un’estesa serie di interventi infrastrutturali e di collegamenti a fune che, se realizzati, sottometterebbero Alpi centrali e Dolomiti alla dittatura dello sci di pista in versione industriale e mercantilistica.

Fra pochi giorni il Senato dovrà convertire in legge del decreto legge del 11 marzo 2020, n° 16 approvato il 15 aprile di quest’anno dalla Camera dei Deputati e riguardante anche la necessità di aumentare di 243 milioni di euro gli oneri relativi all’organizzazione delle Olimpiadi invernali che si svolgeranno a Cortina e nella Lombardia nel 2026. Italia Nostra e Mountain Wilderness Italia sono rimaste negativamente colpite dallo sbrigativo e non certo esaltante dibattito svoltosi alla Camera e dalle richieste di chi, seduto in Parlamento, vuole avere mano libera per portare a termine, senza i controlli delle Soprintendenze, l’assalto a quel poco che rimane dell’ambiente naturale del Paese.

I campionati mondiali del 2021 hanno già prodotto gravi manomissioni per rimodellare i profili delle piste, inaugurare nuovi impianti a fune con le loro mastodontiche stazioni di partenza e di arrivo e modificare la viabilità. Oltre all’urbanizzazione (fogne, elettricità, banda larga) della piana settentrionale di Cortina, dove è prevista l’edificazione di un villaggio olimpico in grado di ospitare più di dodicimila atleti e accompagnatori .

Ma la maggiore preoccupazione nasce dalla constatazione che grazie all’occasione olimpica si stanno sdoganando un’estesa serie di interventi infrastrutturali e di collegamenti a fune che, se realizzati, finirebbero per sottomettere definitivamente le Alpi centrali e le Dolomiti alla dittatura dello sci di pista in versione industriale e mercantilistica. Citiamo solo i ventilati caroselli che collegherebbero le piste di Cortina con quelle – lontanissime – di Agordo, di Arabba, perfino del Comelico e dell’Alto Adige, nel più assoluto disprezzo dei valori che hanno spinto l’UNESCO a dichiarare le Dolomiti Monumento del Mondo. Il progressivo riscaldamento del pianeta dovrebbe suggerire a qualunque operatore economico minimamente responsabile atteggiamenti e progetti radicalmente diversi.

Come si è già accennato, il DDL ora in esame al Senato mette più di una volta l’evento olimpico in relazione alle necessità di riscatto economico delle popolazioni del Cadore. Preoccupazione non priva di giustificazioni, di cui però la politica sembrava non accorgersi quando sottraeva irresponsabilmente risorse agli ospedali locali, alla mobilità interna, alle scuole, agli asili nido.  Del resto anche ora si sente parlare solo di grandi opere, ignorando i reali bisogni quotidiani della gente. Scendendo nel concreto ci permettiamo di suggerire agli onorevoli Senatori di inserire nel disegno di legge un articolo che renda esplicito che, “ai sensi della normativa nazionale e comunitaria, è sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica l’intero programma di opere attività e disposizioni che verranno predisposte o finalizzate per l’attuazione dei Giochi Olimpici (anche indirettamente, utilizzandone anche solo parzialmente poteri, procedure e/o finanziamenti).”

Un secondo emendamento dovrebbe richiedere la cancellazione della nomina di commissari per sveltire la realizzazione delle opere. Manovra questa pericolosa perché dà potere di by passare le procedure autorizzative in materia di ambiente e paesaggio. Da qui al 2026 c’è tutto il tempo per fare le cose per bene e acquisire le autorizzazioni, senza operare in emergenza.

Appelli dal territorio


Gli Enti di promozione sportiva piemontesi chiedono un incontro con l’assessore allo sport. Infatti, l’emergenza coronavirus rischia di decimare il settore di base, il cui impegno si traduce in salute, benessere, socializzazione e risparmio sociale. Gli enti rappresentano in Piemonte oltre 5000 società che ogni giorno evidenziano gravi difficoltà e chiedono sostegno per la ripartenza.

Da tempo gli enti (ACSI, AICS, ASC, CSAIN, CSEN, CSI, CUSI, MSP, UISP) in forma congiunta, hanno chiesto un incontro con l’assessore allo sport della Regione Piemonte, dal quale non è mai arrivata risposta se non un comunicato apparso su alcuni media che riportava dell’azione condotta da parte della Regione, Assessore allo Sport e Coni Piemonte, per sollecitare i Comuni a interventi autonomi di congelamento degli affitti per l’impiantistica sportiva.

Nella nota stampa, gli Enti di Promozione Sportiva scrivono che è importante e indispensabile, invece, la sinergia tra i diversi enti locali, in particolare in un momento come questo in cui la collaborazione è fondamentale per trovare risorse e giuste priorità, nella destinazione delle stesse. “In questo senso – si legge nel comunicato stampa – ci auguriamo che il documento sottoscritto dagli assessori dei diversi Comuni a livello nazionale e inviato al governo trovi le giuste risposte. Riteniamo inoltre necessario un confronto costruttivo delle Istituzioni con tutte le rappresentanze del sistema sportivo, al fine di elaborare un piano di sostegno allo sport che ha bisogno di interventi diversificati e complessi”.

I 9 enti che hanno redatto e inviato il comunicato stampa rappresentano solo in Piemonte 850.000 praticanti e associati e 5526 società e associazioni che ogni giorno evidenziano ai propri enti di appartenenza le loro difficoltà chiedendo  sostegno, impegno e accompagnamento alla ripartenza. Un tessuto radicato e diffuso capillarmente nella regione che, oltre ai praticanti tesserati coinvolge migliaia di bambini, giovani, studenti, adulti, anziani, famiglie in progetti e iniziative che agiscono in modo importante nel sociale, negli stili di vita e nella prevenzione, nell’educazione, nell’istruzione.

Gli enti concludono la nota stampa rilanciando la piena disponibilità nei confronti delle istituzioni, precisando che hanno già inviato alla Regione e alle istituzioni locali, le loro proposte e richieste. Vorrebbero che anche in Piemonte, così com’è a livello nazionale tra Eps, Coni, Federazioni, Governo, Ministero dello Sport, Istituto del Credito Sportivo, si attivasse un confronto costante e costruttivo per elaborare insieme interventi efficaci, nell’interesse dei cittadini e delle migliaia di associazioni e cittadini/e che rappresentano.

di Pierluigi Lantieri

Forlì solidale


È il progetto lanciato dal Rugby Forlì 1979 con il sostegno di altre società sportive locali. Le società invitano atleti, famiglie e tifosi ad aggiungere al carrello della spesa beni di prima necessità, dare un aiuto concreto a chi in questa fase di emergenza si trova a vivere anche un momento di difficoltà economica. Il 2 maggio ciò che è stato raccolto sarà consegnato alla Caritas cittadina.

Marco Zuccherelli, direttore sportivo del Rugby Forlì 1979, spiega in un comunicato stampa come Lo Sport Per Forlì sia “un progetto sociale e solidale che nasce dalla voglia di dare un aiuto concreto a chi in questo momento di emergenza si trova a vivere anche un momento di difficoltà economica. Le società sportive forlivesi si sono tutte strette attorno all’idea nata trasversalmente da alcuni esponenti del mondo sportivo mercuriale ed hanno dato vita a quella che è la Spesa Sociale e Solidale. Oltre alle società che hanno aderito, altre realtà entreranno nei prossimi giorni e l’obiettivo è quello di unirci tutti insieme per dare un aiuto concreto a chi, in questo momento di crisi globale, ha perso il lavoro e, con enorme difficoltà, cerca di vivere una vita normale. Quello della spesa solidale è un gesto semplice che, come ci insegnano i valori dello sport, si traduce in aiuto e sostegno. Chi in questo momento può aiuta chi in questo momento non può, molto semplice”.

#PedaliUnitidItalia


È la campagna della Fiab per invitare le persone a trascorrere le vacanze sulle due ruote e nel Belpaese. Con la bici possiamo  fare moto all’aria aperta e visitare luoghi lontani dai circuiti tradizionali. Questa estate, inoltre, sarà eccezionalmente difficile per il settore turistico, che non potrà contare nemmeno sull’afflusso di  turisti stranieri: si stima, infatti, un calo del 50% delle presenze.

Fiab-Federazione amici della bicicletta onlus si impegna da 30 anni per rendere l’Italia un Paese Ciclabile, più a misura di persone tramite l’uso della bicicletta: per restare in forma, per vivere le città al meglio o viaggiare in maniera sostenibile. In questo periodo di stop, ci siamo interrogati su quale contributo potessimo dare per aiutare chi si trova in difficoltà a causa degli interventi anti-coronavirus, consapevoli che la bicicletta è spesso la soluzione a svariati problemi.

Se ci uniremo in un’azione collettiva potremo aiutare molto quel settore facendo appena potremo una vacanza in bicicletta in Italia. C’è un patrimonio di bellezza in Italia che aspetta solo di essere scoperto, e la bicicletta può essere il modo migliore: sostenibile, salubre e autentico. Per alcuni sarà un’esperienza nuova, per altri una nuova chiave di lettura… noi speriamo possa essere semplicemente un gesto di Unità Nazionale!

Clicca qui per aderire alla campagna Pedaliunitiditalia

Ci siamo anche noi


Sei enti di promozione sportiva emiliani scrivono al governatore Bonaccini: “Si discute di ripartenza di Serie A o Giro  d’Italia – affermano – ma dobbiamo iniziare a considerare le ragioni dei ragazzi, delle persone con disabilità, dei dilettanti e degli appassionati che fanno sport per la propria salute e per il bene della comunità”. Le organizzazioni chiedono di ridefinire il ruolo dell’associazionismo sportivo.

Una road map per lo sport: è la richiesta nella lettera congiunta che Coni, Centro italiano paralimpico e principali enti di promozione sportiva della Regione Emilia-Romagna (Aics, CSI, Endas, PGS, UsAcli e Uisp), hanno indirizzato a Stefano Bonaccini, governatore regionale che, anche per il secondo mandato, ha tenuto per sé la delega allo Sport: “Partiamo dall’assunto, purtroppo spiacevole, per cui nel nostro Paese non trova ancora pienamente diritto di cittadinanza la visione dello sport come fattore non solo di integrazione sociale, ma anche come fattore di creazione di salute e sani stili di vita – si legge nella lettera, che continua –: un pensiero confermato dalla gogna popolare e mediatica cui, in questi mesi, sono stati sottoposti gli sportivi di tutti i livelli, additati come irresponsabili mossi dalla volontà di attentare alla salute pubblica”.

Secondo Coni, Cip e gli Eps, “ora più che mai è necessario vedere lo sport come strumento di prevenzione, addirittura di cura di alcune patologie, che non cessano di esistere, nonostante la presenza del Covid-19”. Il riferimento esplicito è al diabete, all’ipertensione, all’obesità. “Il pericolo è quello di trascurarle e trascurarsi, portando a un peggioramento dello stato di salute generale della popolazione”. Senza trascurare gli aspetti psicologici e sociali: quella dei firmatari della lettera è una “forte una richiesta di normalità, in un dibattito dove la voce dello sport manca.

Si discute di ripartenza di Serie A, Giro d’Italia, Formula Uno. Tutto legittimo: ma dobbiamo anche iniziare a considerare le ragioni dei bambini, dei ragazzi, dei disabili, degli amatori, dei dilettanti, dei professionisti e degli appassionati che fanno sport per la propria salute e per il bene della comunità. Pensiamo in particolare ai più giovani, a cui sono state
sottratte in un colpo le relazioni scolastiche, le opportunità sportive, culturali, sociali, e pensiamo che questi ragazzi non hanno voci corali o rappresentanze associative in grado di far pesare le loro ragioni sui tavoli nazionali di trattativa”, dicono i promotori della missiva, che disegnano una road map in 7 punti per la ripresa.

Al primo punto la richiesta di circolari “che aiutino a togliere dall’ambiguità le persone che provino a mantenersi in salute, pur volendo rispettare in toto le disposizioni vigenti”. Ancora, l’invito a evitare discriminazioni fra discipline sportive. Al punto 3 si legge: “In merito a quella che potrà essere chiamata ‘fase 3’, l’auspicio è che al più presto sia ripristinata la normalità per tutte le attività sportive: uso di impianti e spogliatoi, libertà di gioco e contatto fisico. A nostro avviso, in caso di nuove risalite dei contagi da Covid-19, bisognerà concepire provvedimenti mirati, eventualmente su base geografica o per tipologia di attività o di utenza, ma che rivestano il carattere dell’eccezione, senza criteri universalistici di nuovo lockdown generalizzato”.

Al punto 4, la questione – critica – su centri estivi e gestione familiare: “In attesa della ripresa della scuola occorre trovare la formula tecnica, organizzativa, normativa e di sicurezza igienico sanitaria adeguata a proporre soluzioni idonee. Il terzo settore tutto – con particolare riferimento al mondo sportivo – è in grado di contribuire a eventuali tavoli di progettazione, nonché di gestione di nuove forme di servizio alle famiglie presso scuole, aziende, parchi, centri sportivi”.

Segue il problema delle idoneità medico sportive agonistiche: “In questi mesi di stop la maggioranza delle certificazioni sarà scaduta e l’assenza della idoneità, unita alla lunga lista di attesa per ottenere una visita, renderà impossibile per molti atleti, giovani ma non solo, riprendere l’attività. Chiediamo di studiare fin da ora provvedimenti normativi e organizzativi che permettano di anticipare ed evitare il problema”. Al punto 6 la richiesta di avere regole chiare e tempi precisi su vacanze sportive ed eventi: “Chiediamo di tenere in considerazione anche le ragioni di questa parte specifica dello sport, che impatta su turismo e settore alberghiero”.

In chiusura, un appello a evitare il frazionamento delle risorse e l’invito a realizzare un tavolo di lavoro con tutti i soggetti che finanziano lo sport di base e sociale in Italia, “massimizzando le risorse disponibili, con meno sovrapposizioni sulle medesime azioni. L’occasione sarebbe del tutto propizia anche per ridefinire il ruolo dell’associazionismo sportivo mettendo mano e concludendo a breve l’iter parlamentare di riforma del sistema sportivo. Sarebbe poi interessante sul piano finanziario costituire con leva Ics e fondi a garanzia dello stato, plafond di finanza a tasso zero per esigenze di liquidità corrente e gestionale (non finalizzata a costruire nuovi progetti o nuovi impianti). Vediamo, infine, come necessaria una grande chiarezza e semplicità delle nuove norme nazionali, per evitare eccessi di burocrazia, distorsioni applicative sovraccarico di responsabilità indebite nella complessa fase di ripartenza del post emergenza”.

Meta solidale


I giganti della Syrako Rugby, squadra di Siracusa, hanno disegnato un grande sorriso sulle mascherine che indossano quando consegnano i pacchi spesa ai siracusani in difficoltà. Hanno risposto all’appello della Caritas diocesana che cercava volontari e, tra allenamenti e campionato fermi, smart working e cassa integrazione, hanno pensato di utilizzare il tempo libero per dare una mano a chi ha più bisogno.

“Vorremmo fosse un segno di buon auspicio, per quando potremo tornare a ridere insieme. Di nuovo a viso scoperto”, racconta Roberto con il suo fisico massiccio da mediano di mischia della Syrako Rugby. Insieme al compagno di squadra Gianni, secondo centro, ha letto nelle settimane scorse l’appello della Caritas diocesana che cercava volontari e senza pensarci due volte, hanno subito preso il telefono e chiamato il direttore, padre Marco Tarascio.

“Il primo insegnamento del nostro sport è non scoraggiarsi: ogni volta che l’avversario ti butta già, ci si rialza per strappargli ancora qualche metro. Il secondo è la solidarietà: si avanza passando la palla indietro al compagno. Ed è stato forse per queste ragioni che, in questi giorni difficili, nonostante le preoccupazioni che ognuno di noi ha, ci è venuto spontaneo pensare a chi sta peggio”, raccontano Roberto e Gianni attraverso il sito della Caritas. Per dare una idea del bisogno diffuso in città, sono circa 6.000 le richieste giunte al Comune di SIracusa per i buoni spesa statali.

Da Roma sono arrivati 901mila euro. “Vuol dire in media 238 euro a famiglia”, fa i conti don Marco Tarascio. “Quella cifra era però uguale per tutti, anche per chi ha dieci figli, e non sono casi poi così rari. Era evidente che quelle risorse non sarebbero state sufficienti”. Ecco perchè la Caritas non si ferma e continua con le sue attività di supporto ai nuclei familiari in forte difficoltà. Sono 2.200 le famiglie seguite dall’organizzazione diocesana, con un pacco spesa consegnato almeno ogni 8 giorni.