Archivi categoria: Sport

Back To Sport


È la raccolta fondi promossa da Sport Senza Frontiere e dedicata a tutti i bambini che tra settembre ed ottobre inizieranno  nuovamente le loro attività. Per molti lo sport è lusso che non possono permettersi, per questo l’organizzazione ha attivato una  raccolta fondi sulla Rete del dono, per garantire ai ragazzi di entrare in una società sportiva e di praticare tutto l’anno.

Sport Senza Frontiere lavora per favorire l’inclusione sociale, attraverso lo sport, di bambini e ragazzi che vivono in condizioni di disagio socio-economico. Sotto la guida di operatori qualificati e in collaborazione con una rete solidale di partner e associazioni sportive, vengono organizzati percorsi sportivi gratuiti per oltre 400 bambini ogni anno.

In Italia purtroppo, stando alle ultime ricerche, continua a crescere non solo il divario tra ricchi e poveri, ma soprattutto aumenta la quota delle famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta. E’ proprio tra le fasce più deboli della popolazione, per i bambini che vivono in situazioni di grave marginalità, che lo sport diventa uno strumento prezioso di benessere e di inclusione sociale. Sport senza frontiere collabora con diversi enti segnalatori (servizi sociali del Comune, scuole, SPRAR, comunità locali) per individuare i minori più bisognosi da inserire nelle attività sportive, ed ha costruito una rete di società (oltre 130) che accoglie i bambini nelle città di Roma, Milano, Napoli, Torino e Bergamo.

Progetti speciali


Il ministro per le Politiche giovanili e lo Sport, Vincenzo Spadafora, ha chiesto in commissione Cultura alla Camera che una parte delle risorse del recovery fund siano destinate al sistema sportivo. Per l’efficientamento energetico dell’impiantistica, ma anche per progetti sociali che coinvolgano i giovani, le società e le associazioni dilettantistiche del territorio.

“Il nostro ministero si sta già concentrando nella richiesta di almeno un miliardo di euro che possa essere complessivamente indirizzato all’impiantistica sportiva” ad esempio “in tema di efficientamento energetico e di transizione al digitale per metterci al pari degli altri Paesi europei”, anche con “una attività di riorganizzazione” sul territorio nazionale. Così il ministro per le Politiche giovanili e lo Sport, Vincenzo Spadafora, in audizione in commissione Cultura della Camera sulle proposte per l’utilizzo di risorse del Recovery fund in ambito sportivo.

La convinzione del ministro è che “attraverso queste misure si possa contribuire davvero non solo a quello che ci richiede l’Europa per l’utilizzo del Recovery fund, ma anche al recupero – il prima possibile – del sistema sportivo all’indomani di una emergenza sanitaria così difficile”. Tutto questo “si accompagna alla necessità che abbiamo di disegnare una strategia complessiva del mondo dello sport, molto spesso finora a breve termine e senza una visione strategica. Ecco perché – conclude Spadafora – nelle prossime settimane continueremo l’ascolto il confronto costante con tutte le rappresentanze del mondo dello sport, dai vertici nazionali fino a quelle articolate in modo più vario”.

Sessant’anni di Paralimpiadi


Il Cip celebra il sessantesimo anniversario dei Giochi paralimpici di Roma. In programma una settimana di festeggiamenti per ricordare gli eventi e i protagonisti di una manifestazione che rappresenta una tappa fondamentale della storia del movimento paralimpico internazionale. Sul sito istituzionale e i canali social del Comitato verranno messi a disposizione anche testimonianze e documenti d’epoca.

Il movimento paralimpico si prepara a celebrare i 60 anni dei Giochi paralimpici di Roma del 1960, la prima Paralimpiade della storia. Le Paralimpiadi di Roma si svolsero dal 18 al 25 settembre 1960, una settimana dopo la chiusura delle Olimpiadi. Nella Capitale si diedero appuntamento 400 atleti provenienti da 21 Nazioni. Fu il professore e medico dell’Inail Antonio Maglio, insieme al dottor Ludwig Guttmann, a promuovere quello straordinario evento sportivo, anticipando così di 28 anni il gemellaggio spazio-temporale tra Giochi olimpici e paralimpici.

La settimana di festeggiamenti si chiuderà, il giorno 25 settembre, con un convegno dal titolo “Paralimpiadi, 60 anni di Roma 60” promosso da Cip, Inail e SuperAbile Inail che si terrà a Roma presso l’Auditorium Inail, in piazzale Pastore. Sono stati invitati a partecipare rappresentanti istituzionali, testimoni, atlete e atleti. Durante la settimana il Comitato Italiano Paralimpico proporrà attraverso il proprio sito istituzionale e i canali social testimonianze e documenti d’epoca.

“Il Comitato Italiano Paralimpico ha deciso di dare vita a una settimana di celebrazioni per raccontare come l’Italia sia riuscita a dare un impulso significativo alla promozione dello sport senza barriere e a una cultura dell’inclusione e dei diritti. Si tratta di un appuntamento a cui attribuiamo un grande valore, storico e sociale. In questo modo vogliamo conservare e rendere vivo un prezioso patrimonio di storie e valori che rappresenta la base del movimento paralimpico internazionale”, dichiara Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico.

Vie preferenziali


Ha scatenato molte polemiche la tempistica accelerata con cui il calciatore uruguayano Luis Suarez sta svolgendo la sua pratica per ottenere la cittadinanza italiana e poter essere tesserato dalla Juventus. Proteste, in particolare, sono giunte da parte dei tanti figli di stranieri nati o cresciuti in Italia, per i quali i tempi burocratici si sono allungati dopo l’entrata in vigore dei decreti Salvini.

Per l’attaccante uruguayano l’ultimo scoglio per approdare alla Juventus è l’esame di lingua italiana B1, dopodiché il percorso per diventare cittadino, e per il tesseramento in bianconero, dovrebbe essere in discesa. Per chiudere la trattativa, infatti, Suarez deve diventare comunitario, perché il club ha esaurito il numero di extracomunitari da poter tesserare. Sposato con Sofia Balbi, uruguayana anche lei, ma con doppia cittadinanza, ottenuta grazie al nonno friulano, Suarez potrà acquisire il passaporto per matrimonio. Una storia che va oltre il calciomercato. Le tempistiche (entro il 6 ottobre) per la pratica di cittadinanza, infatti, hanno scatenato diverse proteste. Specialmente da parte dei tanti figli di stranieri nati o cresciuti in Italia, per i quali, invece, i tempi burocratici si sono allungati dopo l’entrata in vigore dei decreti Salvini.

In questi giorni è stata lanciata la campagna “Il mio voto vale” per denunciare il fatto che anche alle prossime elezioni (amministrative e referendum) molti ragazzi di seconda generazione non potranno votare. “Io tecnicamente sono un’immigrata, anche se due terzi della mia vita l’ho passata qui – conclude -. E nella mia situazione ci sono tantissime altre persone. C’è un’Italia che è già qua. La comunità albanese e quella rumena fanno già parte del tessuto della società italiana. Aspettavamo una nuova legge ma ad oggi possiamo dire che non aver portare a termine la riforma 91/92 è stata l’ennesima occasione persa”.

Ultima fermata Coraggio: Uisp su riforma dello sport


Lettera aperta del presidente nazionale Uisp Vincenzo Manco, alla vigilia del CN Coni: il mondo dello sport di base chiede risposte e regole certe

LETTERA APERTA DI VINCENZO MANCO, PRESIDENTE NAZIONALE UISP: “ULTIMA FERMATA CORAGGIO”

Abbiamo accettato di salire sul treno del cambiamento affermando in ogni stazione intermedia del viaggio l’importanza di raggiungere la meta, poiché la posta in gioco è la modernizzazione del sistema sportivo.

La Uisp nel bagaglio di viaggio ci ha messo tutto il carico della propria storia fatta di battaglie per il diritto di tutte e tutti di accedere all’attività motoria e sportiva e farne strumento di emancipazione sociale, di affermazione della dignità della persona nel rapporto con la comunità.

Siamo stati chiari fin dall’inizio, prima di prendere posto nella carrozza, che affrontavamo il percorso pieni di speranza e rispettosi come sempre del ruolo delle istituzioni e degli organi di rappresentanza dello sport.

Più volte abbiamo detto che non eravamo e non siamo interessati alle diatribe di palazzo, agli schieramenti pro o contro qualcuno. Noi stiamo dalla parte delle libertà e non dei privilegi, dalla parte delle società sportive di base, dei nostri istruttori, dirigenti, tecnici, volontari, che attendono risposte chiare per migliorare la propria condizione quotidiana. Alcune realtà stanno chiudendo a causa della crisi sanitaria che ancora ci tiene bloccati, con conseguenti ricadute sociali non indifferenti che vanno ad aggravare la non facile condizione complessiva. Il mondo dello sport di base chiede risposte certe per uscire dalla situazione di grande difficoltà nella quale si trova, sul piano delle risorse da allocare nonché delle regole certe su cui programmare la propria attività nel prossimo futuro.

Non vogliamo stare nel gioco della strumentalizzazione di chi annuncia l’unanimità degli organismi sportivi contro la riforma e di chi chiede smentite.  La Uisp ha sottoscritto insieme ad altri dodici Enti di Promozione Sportiva una proposta sul Testo Unico di attuazione della legge delega per il   riordino del sistema sportivo. Questa proposta è da tempo nelle mani del Ministro Vincenzo Spadafora e se si vuole fugare ogni dubbio basta rispondere in modo chiaro e definitivo a quel lavoro che rappresenta un punto di convergenza raggiunto con un preciso impegno nel merito dell’articolato.

Il viaggio sta per concludersi e sarebbe necessario arrivare a destinazione in tempo anche perché a breve c’è un Consiglio Nazionale del Coni.

L’altoparlante ha appena annunciato l’ultima fermata…si chiama Coraggio!

La staffetta di Mario


Domani a Roma prima iniziativa di avvicinamento all’edizione 2021 della Corsa di Miguel. Il servizio di Elena Fiorani.

La Corsa di Miguel, organizzata dal Club Atletico Centrale, con Uisp e Fidal, riparte domani dallo Stadio della Farnesina, con la staffetta in ricordo di Mario Atzori, malato di Sla, che il 19 gennaio ha partecipato alla manifestazione dedicata al desaparecido Miguel Sanchez sulla joelette e con il pettorale numero 1.

Purtroppo Mario è scomparso recentemente a causa dell’aggravarsi della malattia, lasciando un ricordo indelebile nelle migliaia di runner presenti all’edizione 2020, e quella di sabato sarà un’occasione per ricordarlo attraverso la corsa. Si correrà sulla pista dello Stadio della Farnesina, dalle 9.30 alle 19.30, con frazioni di 400 metri. La manifestazione è inserita nella tredicesima giornata Nazionale sulla SLA, lanciata dall’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica.

In fuga dal virus


In India la pandemia è fuori controllo, così la tredicesima edizione della Indian Premier League, il campionato di cricket più importante al mondo, che doveva iniziare ad aprile si giocherà a duemila chilometri di distanza, negli Emirati Arabi Uniti, a partire dal 19 settembre. Oltre la metà del giro di affari del cricket nel mondo viene dal secondo Paese più popoloso del pianeta, dove è sport nazionale per oltre 1 miliardo e 300 milioni di persone.

 

Camminare per guarire


Nel 2013, Andrea Spinelli ha ricevuto la diagnosi di un tumore inoperabile al pancreas, ha reagito con l’attività fisica e da quel giorno ha percorso 18 mila chilometri. Gli avevano dato 20 giorni di vita ma, dopo 19 mesi di chemio, l’ultima risonanza è andata bene. Il suo sistema immunitario con il movimento ottiene risposte positive e blocca le metastasi, un caso unico al mondo che sarà oggetto di studio.

Andrea è un uomo sereno. Racconta nei dettagli la sua storia e sembra quasi volerti rassicurare quando capisce che l’odissea che vive dall’ottobre del 2013 possa turbare chi lo sta ascoltando: “Mi avevano dato venti giorni di vita, sono qui dopo sette anni. Da quando mi hanno diagnosticato il cancro al pancreas ho fatto diciannove mesi di chemio che avrebbero steso chiunque. Eppure l’ultima risonanza, che ho fatto qualche giorno fa, è andata bene: non ho metastasi, si va avanti. A piedi, ovviamente”.

Già, perché Andrea Spinelli, 47 anni, siciliano di nascita ma friulano di adozione, dal giorno in cui ha saputo che il male se lo sarebbe portato via in fretta, ha deciso di reagire camminando. “Sì, come il tipo di quel film bellissimo, Forrest Gump. Al medico dissi che sarei andato in ospedale a piedi, dodici chilometri tra andata e ritorno. Mi prese per pazzo, ma cosa vuoi rispondere a uno che è sempre stato bene e all’improvviso scopre che il suo corpo è stato attaccato da un adenocarcinoma alla testa del pancreas? Il dottore capì che quello era ciò che sentivo: non potevo essere operato, mi restava poco, mi diede l’ok a camminare. Ho scoperto che quando hai un tumore del genere, l’aspettativa di vita, nel migliore dei casi, è di 5 anni. Io dopo sette anni sono ancora qui, ho percorso 18 mila chilometri a piedi, trenta milioni abbondanti di passi e – mi dicono – sono un caso clinico unico al mondo”.

Lo è davvero, tanto che il sito del Journal of Cancer Metastasis and Treatment ha ospitato una pubblicazione scientifica di Giovanni Lo Re, l’oncologo che lo segue dall’inizio della malattia: “Lo dico sempre, anche nei tanti incontri che faccio negli ospedali, nelle scuole: purtroppo l’attività fisica non sconfigge il cancro. Ma il mio corpo ha reagito così, evidentemente ho un sistema immunitario molto particolare che con il movimento ottiene risposte positive e blocca le metastasi. Purtroppo è una fortuna che non hanno tutti: non sai quanto mi dispiace per gli altri malati che se ne vanno via troppo presto”. Sulla sua storia Andrea Spinelli ha già scritto un libro, Se cammino vivo (Ediciclo), e sul suo blog aggiorna i tanti follower sulle “camminate” quotidiane. Tanto che ormai è diventato una celebrità: “Racconterò la mia storia finché avrò la forza.

Quando mi hanno spiegato cosa mi stava accadendo mi sono sentito come ai comandi di un aereo in fase di stallo. Ma non mi sono lasciato cadere nella disperazione. Se cammino vivo, appunto, e adesso ho scritto anche Il caminante che è un ideale seguito del primo volume. Racconto i miei incontri, il rapporto con i medici, l’attività fisica che mi ha salvato, le paure e le speranze, la forza che mi fa andare avanti. Malgrado tutto”. Il nuovo libro verrà presentato in anteprima a Pordenonelegge mercoledì 16 settembre, Spazio Gabelli, alle ore 21 e l’incontro sarà proposto in differita lunedì 21 settembre alle 18.

Un gol per i diritti


Rebecca Quinn, nazionale canadese di calcio, ha fatto coming out pubblicamente come persona trans con un post su Instagram. Nel suo messaggio suggerisce una serie di azioni per aiutare le persone LGBTQS, come seguire altre persone trans sui social e abituarsi ad usare un linguaggio neutro e inclusivo. La risposta è stata estremamente positiva, molte colleghe calciatrici l’hanno sostenuta con affetto.

Nella sua bio riporta i pronomi che preferisce usare per parlare di sé, “They/them”, ossia i pronomi neutri in inglese. Ciò potrebbe indicare che Quinn non si identifica né come donna né come uomo e che potrebbe anzi identificarsi come “non binary” (vale a dire con un genere che va al di là del binarismo fra uomo e donna). Ad ogni modo, al momento non ha utilizzato specificatamente tale etichetta, bensì la definizione più generale di “transgender”.

Nel post afferma di aver fatto coming out come persona trans con la famiglia e gli affetti più stretti ormai da anni, ma cosa ben diversa è il dichiararsi pubblicamente. Per quello è dovuto passare altro tempo e solo ora ha trovato la forza necessaria. “Fare coming out è difficile”, condivide. Eppure ha deciso di farlo perché vuole “essere visibile per le persone queer che non vedono persone come loro su Instagram”. Quinn lancia inoltre un appello alle persone cisgender, ovvero non transgender (“se non sapete cosa significhi cis, probabilmente siete
cis”). Suggerisce una serie di azioni per aiutare le persone LGBTQ, tra cui ad esempio seguire altre persone trans o non binary sui social, abituarsi ad usare un linguaggio neutro e inclusivo ed essere coscienti dei propri pregiudizi e stereotipi.

La risposta da parte dei follower è stata estremamente positiva e molte colleghe calciatrici si sono unite ai tifosi e alle tifose nei messaggi di supporto e affetto. Quinn è la prima persona a fare coming out come trans nella NWSL-National Women’s Soccer League, il principale campionato professionistico di calcio femminile degli Stati Uniti d’America.

La quota sospesa


È l’idea lanciata dalla Cerretese Pallavolo per aiutare le famiglie in difficoltà. La squadra della provincia di Firenze ha proposto di creare dei voucher di sostegno per il pagamento delle quote di attività sportiva, da redistribuire in base al reddito familiare. Al momento dell’iscrizione tutti potranno lasciare un importo aggiuntivo, di qualsiasi entità, che sarà utilizzato per aiutare altre famiglie.

Una proposta per cercare di uscire tutti insieme dalla situazione di criticità nella quale anche alcune società sportive, causa lockdown e pandemia Covid, si trovano. Carenza di sponsor, conti che faticano a tornare che si scontrano con la voglia di dare risposte ad atleti e famiglie, in alcuni casi pure loro in lotta contro un bilancio da far quadrare. Una voglia di guardare oltre che ha spinto la Cerretese Pallavolo a lanciare un’idea, presto arrivata sui tavoli di Regione Toscana.

“Come abbiamo sempre fatto– spiega la società attraverso la sua pagina Facebook – garantiremo la possibilità di allenarsi anche alle atlete di famiglie che attraversano momenti di difficoltà economiche: è sempre bastato e sempre basterà farcelo sapere e verremo incontro alle esigenze delle famiglie. Ma dal momento che anche le società sportive hanno difficoltà legate alle incertezze degli sponsor, ci siamo fatti carico alla Regione Toscana della proposta di creare voucher per il pagamento delle quote di attività sportive per le famiglie sotto una certa soglia di Isee”.

Sì, perché “alla fine, in questa situazione di incertezza economica, le associazioni sportive stanno finendo tra l’incudine e il martello ovvero tra sponsor che fanno fatica a rinnovare le sponsorizzazioni e famiglie che non riescono a pagare le quote”. Un contesto complesso e di difficile risoluzione. “Noi siamo una società economicamente solida e continueremo a venire incontro alle esigenze di tutti perché la nostra priorità non sono certo le quote ma è che le bimbe si allenino e si divertano – mette in chiaro il team – Nell’attesa che la Regione valuti la nostra proposta e visto che i genitori delle atlete sono sempre stati così attenti alle nostre tantissime iniziative sociali, abbiamo lanciato al nostro interno l’idea della ‘quota sospesa’”.

In altre parole, “nel pagamento della quota le famiglie possono lasciare qualcosa in più, che sia 1 o siano 2, 5 e 10 euro o più, in base alla propria disponibilità: noi utilizzeremmo queste donazioni aggiuntive creando un fondo per aiutare chi invece è in difficoltà a pagare la quota. A dimostrazione di quanto siano straordinarie le nostre famiglie e del clima che abbiamo creato all’interno della società, la prima quota in assoluto pagata per la nuova stagione ha già riscontrato una donazione per il fondo ‘quota sospesa’”. Perché il gioco di squadra è il segreto di ogni vittoria.