Lo sport è un valido strumento per lottare contro ogni forma di pregiudizio e discriminazione. Lo pensa anche il Milan che ha dato vita a Respact, un programma di iniziative per condividere i valori positivi dello sport. Sensibilizzazione, educazione, prevenzione e condivisione: queste le direttrici del manifesto ideato dal club rossonero, che spera di aprire la strada per un cambiamento sociale positivo.
In casa Milan nasce RESPACT, un programma di iniziative proposto dal club rossonero per condividere i valori positivi dello sport, lottando contro ogni forma di pregiudizio e discriminazione. Sensibilizzazione, educazione, prevenzione e condivisione: queste le quattro direttrici del manifesto ideato dal club rossonero per coinvolgere “attraverso azioni tangibili, definisce un piano a lungo termine, con l’intenzione di coinvolgere i principali stakeholder -Istituzioni, Club e tifosi, a partire dalle più giovani generazioni – verso un movimento comune che possa realmente prendere coscienza dei problemi, analizzarli e affrontarli, nel segno dell’inclusività e della tolleranza” si legge nella nota ufficiale diramata dal club.
“Uguaglianza sociale e inclusione sono le pietre angolari della visione a lungo termine del Club, nonché i valori fondamentali che possono aiutare a guidare un cambiamento sociale positivo – ha sottolineato l’amministratore delegato rossonero Ivan Gazidis -. Il Milan è per tutti, proprio come il calcio: ci impegneremo costantemente per mitigare pregiudizi e discriminazioni di ogni tipo e in ogni circostanza, per coltivare atteggiamenti e comportamenti virtuosi all’interno del nostro settore e della nostra comunità. Ci auguriamo che le nostre proposte possano divenire fonte di ispirazione, per guidare un cambiamento culturale significativo, comune e condiviso”.
Lo sport rende felici
A dirlo è uno studio delle università di Yale e di Oxford, pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet. Secondo la ricerca effettuata su un campione di 1,2 milioni di persone, l’esercizio fisico rende felici, ancora più del denaro. In base alle risposte è emerso che chi si allena di più sta meglio, mentre i meno attivi evidenziano più giorni all’anno di malessere mentale ed emotivo.
Come raggiungere la felicità? Tutti desiderano essere felici, ma in pochi riescono ad esserlo veramente. La felicità è, infatti, uno stato emotivo e mentale ma è anche un concetto astratto difficile da definire bene. Potremmo dire che la felicità è lo stato d’animo positivo di chi vive nel presente senza farsi influenzare dal passato e senza farsi prendere dall’ansia di un futuro incerto. Ma questa condizione è forse una delle cose più difficili da raggiungere, perché la mente vaga tra passato e futuro dimenticandosi di vivere il “qui e ora”. Tutti cercano la felicità, alcuni la trovano ed altri no.
Secondo la ricerca effettuata su un campione di 1,2 milioni di persone, l’esercizio fisico rende felici, ancora più del denaro. I ricercatori hanno posto tre domande ai partecipanti allo studio, tutti americani: “quali attività fisiche svolgi?”, “quante volte non ti sei sentito bene, a livello mentale, negli ultimi 30 giorni a causa dello stress, della depressione o di problemi emotivi?”, dopodichè si chiedeva di fornire indicazioni sul reddito mensile. In base alle risposte è emerso che chi si allena di più sta meglio, e “soffre” solo 35 giorni all’anno. I meno attivi, invece, soffrono per una media di 53 giorni, circa due mesi e mezzo di malessere mentale ed emotivo.
Urban Dance per ripartire
A Borgo Vecchio, Palermo, il progetto React propone alle adolescenti un percorso che lega movimento e studio. Tra twerk e dance hall l’educazione non formale diventa un modello di crescita ripetibile.Le partecipanti, tra i 14 e i 17 anni, si incontrano all’aperto e imparano a usare il linguaggio del corpo che dona autostima e libertà, costruendo anche un tra scuola, studenti e famiglie.
Un tempo il quartiere era caratterizzato dalla presenza di famiglie di pescatori, artigiani che ancora oggi resistono, ma che negli anni è stato colpito da una pesante crisi economica diventando spesso terreno fertile per la microcriminalità organizzata. Qui, i ragazzi, prima dell’avvento della pandemia Covid-19, erano soliti incontrarsi in strada per poi andare a trovare un parente o un amico. Ed è qui tra i silenzi che ricordano il vociare dei mercati rionali oggi “le ragazze fanno grandi sogni”.
Questo è infatti il nome del percorso dedicato alle più giovani che affrontano il delicato passaggio dalla fase preadolescenziale all’adolescenza nel quartiere periferico siciliano e che fa parte del progetto React, portato avanti qui a Palermo da Per Esempio Onlus all’interno di un intervento nazionale di contrasto alla povertà educativa minorile nato a settembre del 2018, sostenuto dall’impresa sociale Con i Bambini di Fondazione Con il Sud e che ha come capofila l’organizzazione italiana non governativa WeWorld.
Dai, regalastabici
Domenica in programma un’asta on line di biciclette, organizzata da World Bicycle Relief. Il servizio di Elena Fiorani.
World Bicycle Relief è un’organizzazione no profit che crede nella bicicletta come catalizzatore del futuro e di nuove possibilità per il sud del mondo. Come amano dire “garantisce la libertà, spinge all’avventura, dona l’allegria, restituisce la salute, risparmia lo spazio, misura il tempo, agita i pensieri ma tranquillizza le preoccupazioni”.
Per questo, il 13 dicembre a partire dalle 15 arriva “RegalaStaBici”, asta online di biciclette, telai e accessori donati dai produttori. La pandemia ha incrementato le richieste di biciclette da parte delle piccole comunità rurali in cui World Bicycle Relief opera, dimostrandosi il mezzo più efficace per raggiungere anche i villaggi più remoti. Da marzo ad agosto, oltre duemila biciclette “di emergenza” sono state assemblate e distribuite a medici e operatori sanitari in Kenya, Zimbabwe, Zambia, Malawi e Colombia.
Parchiaperti
È il progetto ideato durante il lockdown, con l’intenzione di dare valore al patrimonio naturale come fonte di benessere. I parchi aderenti hanno creato una rete che promuove visite alle aree protette, attraverso esperienze a diretto contatto con la natura, come risorsa per la salute e bene comune da valorizzare, dal punto di vista biologico, turistico ed economico.
Il patrimonio ambientale e del paesaggio italiano è una ricchezza troppo spesso sottovalutata. Parchiaperti è un dispositivo digitale semplice e immediato che promuove la visita dei Parchi e delle aree protette, attraverso esperienze a diretto contatto con la natura: grazie al ventaglio di offerte proposte e al sistema di geolocalizzazione integrato, potresti renderti conto che la meta del tuo prossimo viaggio green è più vicina di quanto immagini.
A guidare il gruppo di lavoro, c’è il Comitato Scientifico promotore dell’iniziativa: Agostino Agostinelli, Dario Furlanetto, Marta Panisi e Gioia Gibelli. Compito del Comitato è la produzione di sapere relativo al valore dell’ambiente come risorsa per il benessere psicofisico – in tempi di normalità quanto in periodi di emergenza sanitaria – e all’importanza dei Parchi come presidio di straordinario valore per la tutela del patrimonio ambientale del nostro paese. Federparchi è partner del progetto.
Calcio è politica
“Storia popolare del calcio tra lotte, sconfitte e rivoluzioni” di Valerio Moggia ci racconta lo sport più amato da una prospettiva nuova per imparare a vederlo davvero per quello che è. Infatti, secondo l’autore ogni singola partita giocata è stata a un certo livello un evento politico, anche gli aspetti più neutrali e tecnici del gioco, come gli stili, hanno un contenuto politico.
Sono tantissimi gli episodi raccontati da Valerio Moggia nel suo libro Storia popolare del calcio. Uno sport di immigrati, esuli e lavoratori (Ultra). «Il calcio nasce come sport d’élite», scrive l’autore nel primo capitolo. Il contesto sono le università dei ricchi britannici, borghesi e imprenditori furono i primi a codificare le regole del nuovo gioco. Ma era anche facile da praticare, non serve quasi niente a parte i piedi e la palla. E così il calcio viene espropriato ai suoi creatori e diventa uno sport popolare e globale. Furono i marinai a diffonderlo in tutto il mondo, i primi club nascono fuori dal Regno Unito nelle città di porto: Le Havre, Huelva, Genova.
Oggi il calcio lo conosciamo come prodotto, merce che si compra e che si vende. La pandemia lo ha trasformato in un’esperienza televisiva in purezza: puoi togliere le persone dagli stadi, puoi svuotare le strade e le curve e tutto sommato i campionati vanno avanti, le classifiche si muovono, si gioca come prima, anche più di prima. È per questo motivo che in questa assurda e indimenticabile stagione di calcio senza gente il libro di Valerio Moggia è una lettura preziosa. È un antidoto all’assuefazione, all’idea che tutto sommato non è male così, il calcio come palinsesto televisivo, con i campi in cui le uniche voci che si sentono sono le urla degli allenatori, il pallone da divano e social. Il calcio non è questa cosa qui, lo sappiamo benissimo, potremmo avere la tentazione di dimenticarlo, però.
Storia popolare del calcio è il racconto di un conflitto che va avanti da oltre 150 anni. I proprietari del pallone (tv, sponsor, presidenti) provano a farne merce da vendere, un prodotto professionalmente ben realizzato da recapitare a dei clienti paganti. Ma la storia che c’è sotto ribolle, si ribella, si sottrae, è una materia viva di personaggi, lotte, conflitti irriducibili, che alla fine sono il motivo per cui il calcio è ancora così interessante. La quantità di storie, nomi, fatti, eventi e partite contenuti in questo libro è esorbitante, attraversa ogni evento storico che abbia avuto una qualche rilevanza dalla metà dell’Ottocento a oggi: guerre mondiali, decolonizzazione, Shoah, lotte operaie, emancipazione femminile, globalizzazione. Ogni singola partita che si sia giocata è stata a un certo livello un evento politico, anche gli aspetti più neutrali e tecnici del gioco, come gli stili, hanno un contenuto politico, perfino il catenaccio. Per «cattivo maestro» Toni Negri era «lotta di classe» e per Antonio Ghirelli, militante socialista e direttore del Corriere dello Sport, era una metafora della Democrazia Cristiana, «attendista e ipocrita»
Ciao Lidia
Con Lidia Menapace scompare una delle ultime testimoni dirette della Resistenza. A lei e ad altre donne protagoniste della lotta partigiana, l’Uisp insieme all’Udi dedicò il video “Le ragazze del ’43 e la bicicletta”, in occasione del 70° della Liberazione. Il video racconta il contributo decisivo delle donne alla Resistenza e in modo particolare quello dei Gruppi di difesa della donna e delle staffette partigiane.
Liberi di correre
L’intelligenza artificiale permetterà agli ipovedenti e ai non vedenti di correre in autonomia, grazie ad un sistema che Google sta testando. Il progetto è ancora in fase iniziale. A guidare l’utente sarà un’app che trasforma lo smartphone e un dispositivo indossabile in una sorta di occhio e orecchio che guida sul percorso, insieme ad un’imbracatura ed alle cuffie.
Per utilizzare il sistema, il runner deve collegare un telefono Android ad una imbracatura progettata da Google che gira intorno alla vita. L’app Project Guideline poi utilizza la fotocamera del telefono per tenere traccia del percorso. L’app invia segnali audio alle cuffie a conduzione ossea (vibrano in una parte vicino all’orecchio): quando un corridore si allontana dal percorso stabilito il suono diventerà più forte. L’app non necessita di una connessione Internet e può tenere conto di una serie di condizioni meteorologiche e di illuminazione.
Google ha sviluppato il sistema con l’aiuto di Thomas Panek, presidente e Ceo di Guiding Eyes for the Blind e appassionato runner. Non è la prima volta che il colosso tecnologico sviluppa dei sistemi che vanno in aiuto ad alcune disabilità. L’ultima in ordine di tempo è Lookout, un’applicazione che permette a persone con disabilità visive di vivere il quotidiano con maggiore autonomia grazie all’Intelligenza artificiale e alla descrizione in voc
Compagni di squadra
Mentre in Italia per la prima volta si inizia a parlare di professionismo sportivo femminile, a seguito della recente riforma, in Svezia i giocatori di prima e seconda divisione hanno deciso di rinunciare a metà delle entrate che percepiscono dalla Federazione per pagare parte degli stipendi delle giocatrici. Infatti, il campionato femminile è in crisi a causa dell’emergenza Coronavirus.
A dare la notizia è stato Karl Erik Nilsson, presidente della Federcalcio svedese, annunciando che sono stati raccolti 490mila euro, utilissimi a dare un po’ di respiro al movimento. Un’iniziativa senza precedenti, come riporta Mundo Deportivo, che nasce in un Paese in cui il calcio femminile è sviluppatissimo, con un campionato molto seguito e una nazionale che rappresenta una bella realtà (Svezia terza ai Mondiali del 2019, battuta in semifinale dall’Olanda che aveva eliminato anche l’Italia). Un movimento che però adesso risente della crisi economica, complice la chiusura delle regioni delle grandi città svedesi dopo che, nelle ultime settimane, il numero dei contagi è raddoppiato.
Sul grande schermo
E’ in corso la decima edizione del Matera sport film festival, che si svolgerà completamente on line. Trenta le opere in concorso, provenienti da ogni angolo del mondo, che saranno visibili per l’intera durata della manifestazione. Come ogni anno il Festival racconta il legame tra sport e cultura, anche attraverso appuntamenti in diretta con ospiti e personalità dello sport e della cultura.
Il Matera sport film festival, che si concluderà domenica 6 dicembre, è organizzato dall’associazione Matera Sports Academy, in collaborazione con l’Uisp Matera e con il sostegno del Comune di Matera e del programma Sensi Contemporanei Cinema della Regione Basilicata. Matera Sport Film Festival aderisce al network dei festival lucani “BasilicataCinema”. “Era importante dare continuità alla manifestazione – ha detto Michele Di Gioia, presidente Uisp Basilicata, durante la diretta di apertura – il Festival da dieci anni esprime un sentimento innovativo, per quanto riguarda il nostro territorio ma anche il sud Italia in generale, legando i temi della cultura e dello sport. Ogni anno valorizziamo non solo opere del settore audiovisivo ma anche altre forme artistiche, per dare un senso a questo connubio”.
L’edizione 2020 riserverà diversi appuntamenti in diretta: focus, interviste, incontri con ospiti e personalità dello sport e della cultura, per vivere la consueta atmosfera del Festival, nonostante la modalità virtuale. Venerdì 4 dicembre si terrà il videoincontro “Sport sociale, un capitale-Idee per una strategia di sostenibilità”, con l’intervento di Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp e di Domenico Bennardi, sindaco di Matera. Insieme a loro ci saranno rappresentanti delle istituzioni e del terzo settore (il programma è in via di definizione). Sabato 5 dicembre appuntamento con “Ma che genere di sport è questo?-Media, donne, sport”, con gli interventi, tra gli altri, di: Manuela Claysset, responsabile politiche di genere Uisp; Marina Cosi, vicepresidente di Giulia Giornaliste; Vittorio Di Trapani, segretario Usigrai; Sandra Mayers, olimpionica spagnola di atletica leggera; Ivano Maiorella, direttore di Uispress.
Per accedere alla visione dei film in concorso è necessario registrarsi nel seguente modo: inviare una email indicando nome, cognome, città e stato alla segreteria del festival: info@materasportfilmfestival.it; accedere alla pagina MSFF20 LIVE STREAM inserendo la password ricevuta via mail; per visionare i film desiderati, occorre inviare una mail alla segreteria del festival (info@materasportfilmfestival.it) indicando i titoli; inserire le password ricevute via mail per poter visionare i film desiderati.