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GrsWeek 9-10 marzo – Volontariato nei grandi eventi: nuova forma di impegno “occasionale”
8 Marzo 2019Ben trovati all’ascolto del Grsweek, l’approfondimento del Giornale radio sociale. In studio Clara Capponi
Si moltiplicano in Italia e all’estero, le occasioni di fare volontariato in festival, raduni, spettacoli, che diventano occasioni per ingaggiare nuove risorse in attività coinvolgenti, dove tutti sono protagonisti davanti o dietro le quinte
Nella scheda di Fabio Piccolino la fotografia di questo fenomeno
La molla principale è la voglia di relazioni insieme ad aspetti culturali e personali come aumentare le proprie conoscenze, valori e competenze. Sono questi i fattori principali che spingono le persone al volontariato cosiddetto “episodico”, legato non solo ai grandi eventi ma anche a temi trasversali come la cura dei beni comuni e la gestione delle emergenze; una delle indagini più dettagliate sul fenomeno è stata condotta da CSVnet e Ciessevi Milano sul “Programma Volontari per Expo Milano 2015” che vide la partecipazione di ben 5mila volontari. La ricerca ha permesso anche di tracciare un loro identikit: per la maggior parte donne, giovani, con un livello medio –alto d’istruzione. Persone in gran parte molto soddisfatte dell’esperienza tanto che il 98% degli intervistati consiglierebbe l’esperienza ad amici e parenti e vorrebbe tornare a fare volontariato in futuro. Un impegno quindi che non esclude quello tradizionale nelle organizzazioni; anzi può costituire il trampolino di lancio verso un’esperienza più lunga e strutturata.
I volontari nei grandi eventi oggi chiedono più libertà di scelta e impegni limitati nel tempo con risultati tangibili.
Sentiamo il commento di Maurizio Ambrosini, docente di Sociologia all’Università degli Studi di Milano
Il volontariato episodico ha una capacità attrattiva perché incontra caratteristiche culturali del mondo di oggi è una forma di impegno breve, concentrata che non richiede l’adesione formale a un’associazione. E’ una forma di volontariato “disintermediato”.
Sono sempre più frequenti nuove ricerche di volontari per festival o grandi manifestazioni. Tra le proposte anche quella della Fondazione Matera-Basilicata 2019 che ha già coinvolto più di 300 volontari per gli eventi organizzati nella città dei Sassi diventata Capitale europea della cultura. Ne parliamo con Carla di Grazia, che si occupa del coordinamento dei volontari all’interno della fondazione.
I volontari della fondazione Matera – Basilicata 2019 hanno rappresentato una risorsa fondamentale fin dalla candidatura della città a Capitale europea della cultura; la squadra è cresciuta tantissimo tanto che è stata determinante per la cerimonia d’apertura in cui sono stati coinvolti 300 volontari. Un gruppo eterogeneo sia per età (sono coinvolte persone dai 14 fino ai 70 anni) che per interessi; i volontari sono coinvolti in diversi tipi di attività noi cerchiamo di mettere in risalto le loro capacità, esperienze e interessi. Spesso sono anche loro a proporre nuove idee e progetti, soprattutto per coinvolgere la comunità negli eventi.
Edizione del 08/03/2019
8 Marzo 2019Edizione del 07/03/2019
7 Marzo 2019Edizione del 06/03/2019
6 Marzo 2019Edizione del 05/03/2019
5 Marzo 2019Edizione del 04/03/2019
4 Marzo 2019GrsWeek del 1-2 marzo – Educare alle differenze per promuovere diritti
1 Marzo 2019
Bentrovati all’ascolto del grsweek. In studio Elena Fiorani
La mamma stira e cucina, il papà legge e lavora: l’esercizio sui verbi nel libro di seconda elementare propone una visione della mamma a casa che svolge le faccende domestiche mentre il papà lavora e porta a casa lo stipendio o legge e ovviamente scatena polemiche. Anche se la casa editrice si è subito detta «dispiaciuta per il disguido» e ha aggiunto che ha già provveduto a modificare l’esercizio nell’edizione in commercio nel nuovo anno scolastico, l’incidente riapre questioni mai risolte nel nostro paese. Dove, anzi, negli ultimi anni si allarga una visione conservatrice e tradizionalista che vorrebbe negare diritti acquisiti e promuove un sentire sempre più patriarcale, omofobo e misogino. Questo sentimento si riflette nel mondo sportivo che da sempre è uno specchio fedele della nostra società: infatti, nonostante la crescita, rispetto al passato, di campagne contro l’omofobia e dei coming out, l’ambiente sportivo è ancora fortemente limitante rispetto alla possibilità di esprimere liberamente il proprio orientamento sessuale, in particolare per alcuni sport e soprattutto nel mondo maschile. Per Paolo Valerio, del Centro di Ateneo SInAPSi dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, la soluzione è culturale: scuola e sport devono educare alle differenze.
Mentre una donna che pratica sport, soprattutto a livello agonistico, tende ad essere considerata come in possesso di qualità di norma attribuite all’uomo portando a definire le atlete mascoline, poco femminili, quindi lesbiche. A questo si aggiunge la privazione di diritti scontati per gli sportivi professionisti uomini. Anche se i calciatori iscritti al corso di studi triennale in scienze motorie ad indirizzo calcio dell’Università telematica San Raffaele da quest’anno avranno anche un esame sul calcio femminile, tenuto da Katia Serra, ex calciatrice azzurra e responsabile donne dell’Assocalciatori. Sentiamola.
Dalla teoria alla pratica, a che punto siamo con i diritti per le donne che praticano sport a livello professionistico? Risponde Katia Serra