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COP30: in 70mila in piazza a Belem per la giustizia climatica


Marcia dei popoli – A Belem, dove si sta svolgendo la COP30, 70mila persone sono scese in piazza per chiedere soluzioni reali alla crisi climatica, la fine dei combustibili fossili e il riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni.

Un fiume umano convocato dalla Cupola dei Popoli, un’onda che ha attraversato le strade come un richiamo alla Terra ferita. Per 4,5 chilometri, la città sede della Conferenza Onu sul Clima (Cop30) è diventata un mosaico di 65 Paesi: volti dipinti, piume, bandiere, mani che si cercano e che svolazzano aquiloni con scritte che richiamano alla giustizia climatica. Popoli indigeni, quilombolas, pescatori, lavoratori, giovani, donne, movimenti sociali – un intreccio di storie e resistenze che ha portato al mondo una sola voce, limpida e urgente: difendere soluzioni reali alla crisi climatica, difendere la vita.

Alberto Trentini, un anno in carcere: pressioni sul governo italiano


Ancora in carcere – È passato un anno dall’arresto di Alberto Trentini, il cooperante italiano detenuto in Venezuela. Sabato a Milano si è tenuta una conferenza stampa per sollecitare il governo italiano a intervenire per la sua liberazione.

La mamma di Trentini, Armanda Colusso, parla in una conferenza stampa a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano: “Fino ad agosto il nostro governo non aveva avuto alcun contatto col governo venezuelano. Fino ad agosto. E questo dimostra quanto poco si sono spesi per mio figlio”.

E prosegue: “Sono qui dopo 365 giorni a esprimere indignazione. Per Alberto – aggiunge – non si è fatto ciò che era doveroso fare. Sono stata troppo paziente ed educata ma ora la pazienza è finita”.

“In 12 mesi ho avuto tretelefonate dalla premier Giorgia Meloni e ho avuto due incontri con Mantovano con cui c’è costante contatto. Siamo in contatto con l’inviato speciale per gli italiani in Venezuela che è sempre disponibile” prosegue la mamma di Trentini.

“Dai rappresentanti del governo, da subito, ci è stato imposto il silenzio per non danneggiare la posizione di mio figlio. Ci siamo fidati e abbiamo operato in silenzio. Ma non potendo continuare a essere ignorati, con il nostro benestare è stata fatta un’interrogazione parlamentare” ricorda ancora.

Medici senza frontiere torna nel Mediterraneo dopo lo stop: riparte con la nave Oyvon


Si torna in mare – Medici senza frontiere ha annunciato il ritorno nel Mediterraneo centrale dopo lo stop nel dicembre 2024 per la Geo Barents. In acqua arriverà l’imbarcazione Oyvon per ricerca e soccorso: l’8 novembre un nuovo naufragio comunicato dall’Oim con 42 dispersi su 49 persone a bordo di un gommone.

L’organizzazione sottolinea che l’incidente è avvenuto poche settimane dopo altri naufragi mortali al largo di Surman e Lampedusa, e ribadisce “l’urgente necessità di rafforzare la cooperazione regionale, ampliare percorsi migratori sicuri e regolari e potenziare le operazioni di ricerca e soccorso per evitare ulteriori perdite di vite umane”. Secondo gli ultimi dati del progetto Missing Migrants dell’Oim, il bilancio delle vittime nel Mediterraneo centrale ha superato quota 1.000 dall’inizio del 2025. Con quest’ultimo naufragio, il numero continua a crescere, confermando la rotta mediterranea come una delle più pericolose al mondo.

ONG italiane attive in 129 Paesi con quasi 6.000 progetti nel mondo


Presenza costante – Le organizzazioni italiane attive nella cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario operano in 129 paesi del mondo con quasi 6000 progetti implementati. Lo dicono i dati del portale Open Cooperazione, secondo cui le ONG italiane hanno consolidato il trend di crescita con un incremento di tre punti percentuali.

Cesvi alla COP30: eventi estremi, la seconda causa di malnutrizione dopo le guerre


Allarme globale – Durante la COP30 di Belém Cesvi richiama l’attenzione sull’impatto crescente della crisi climatica sulla fame nel mondo. Il servizio di Fabio Piccolino.

Gli eventi climatici estremi sono oggi la seconda causa di malnutrizione dopo i conflitti.  Lo ricorda Cesvi mentre in Brasile si svolge il vertice globale delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico.
Nel 2024, siccità e inondazioni hanno spinto oltre 96 milioni di persone verso la fame acuta, più del triplo rispetto al 2018 e 24 milioni in più rispetto al 2023. L’organizzazione lancia un appello affinché si intraprendano azioni immediate su larga scala contro la crisi ambientale, prima che l’emergenza umanitaria diventi una catastrofe irreversibile per milioni di persone.