Archivio Fabio Piccolino

Vaccini, una disuguaglianza globale

di Fabio Piccolino


 

Bentrovati all’ascolto del Grs Week da Fabio Piccolino.
Da quando l’epidemia di Covid-19 è iniziata l’obiettivo principale è stato quello di trovare un vaccino che permettesse di fermare il contagio e sconfiggere così la malattia. A due mesi dall’inizio della campagna vaccinale però le disuguaglianze nella distribuzione delle dosi rendono la situazione molto complessa: secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il 60% della fornitura complessiva di vaccini è stato acquistato dai Paesi più ricchi, in cui vive soltanto il 16% della popolazione mondiale. Continua a leggere

Media e migrazioni: come cambia l’informazione durante la pandemia

di Fabio Piccolino


 

Bentrovati all’ascolto del Grs Week da Fabio Piccolino.
L’anno appena trascorso verrà ricordato a lungo come quello che ha messo in crisi le nostre certezze, modificando la concezione della realtà di ognuno di noi.
La crisi scatenata dalla pandemia da Coronavirus è diventata il principale argomento di discussione, sia nella sfera privata che in quella pubblica, trasformando per forza di cose anche l’agenda dei media.
Ma se le notizie che ascoltiamo ogni giorno riguardano prevalentemente l’epidemia, che succede ad alcuni temi che, prima della crisi, erano maggiormente esposti all’attenzione dell’opinione pubblica? Continua a leggere

Giulio, Patrick e i diritti negati in Egitto

di Fabio Piccolino


 

Bentrovati all’ascolto del Grsweek da Fabio Piccolino.
Sono passati quasi cinque anni senza che sia stata fatta giustizia sulla vicenda di Giulio Regeni e senza che la verità su quanto accaduto sia emersa in maniera chiara. Una storia tornata di stretta attualità dopo che nei giorni scorsi la procura di Roma ha chiuso le indagini mettendo sotto accusa quattro membri dei servizi segreti egiziani. La scorsa settimana intanto, è stata prolungata la detenzione di Patrick Zaki, attivista egiziano e studente dell’Università di Bologna da dieci mesi in carcere. Continua a leggere

Dove vanno gli Stati Uniti

di Fabio Piccolino


Bentrovati all’ascolto del Grsweek da Fabio Piccolino.

L’elezione di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti rappresenta un forte segno di discontinuità con il passato da molti punti di vista.
Quella che gli elettori si sono trovati di fronte lo scorso 3 novembre è stata una scelta tra due diverse visioni del mondo e la vittoria del candidato democratico apre prospettive completamente diverse per il futuro dell’America e del mondo, sopratutto nel periodo di eccezionale emergenza che ci troviamo a vivere. Continua a leggere

Isolamento significa solitudine: gli anziani, un patrimonio da difendere

di Fabio Piccolino


 

Bentrovati all’ascolto del Grsweek da Fabio Piccolino.

Nelle ultime settimane, l’incremento dei contagi da Coronavirus e la crescente pressione sul sistema sanitario nazionale hanno monopolizzato l’attenzione in tutto il Paese, agitando lo spettro di un nuovo lockdown.
Da un lato i timori per la salute, dall’altro quelli per la tenuta economica del paese, inevitabile conseguenza delle nuove restrizioni adottate per contenere il dilagare dell’epidemia. Continua a leggere

Accoglienza e migrazioni: il futuro fragile di un Paese diviso

di Fabio Piccolino


 

I Decreti Sicurezza fortemente voluti dal precedente governo hanno determinato una forte presa di posizione delle istituzioni sul tema dell’immigrazione e dell’accoglienza, lasciando migliaia di persone senza tutela e criminalizzando le organizzazioni che si occupano di salvare vite umane.

La bozza a cui il governo sta lavorando in queste ore per riformare questo impianto legislativo prevede molti cambiamenti: il ripristino di una forma di protezione umanitaria, la reintroduzione del sistema di accoglienza anche per i richiedenti asilo con il ritorno del sistema degli Sprar, il ripristino dei servizi di base per l’integrazione, l’abolizione della revoca del diritto di cittadinanza. Continua a leggere

Sanremo 2020, se la musica muore

di Fabio Piccolino


 

La scenata di Morgan e l’abbandono del palco di Bugo sono soltanto la punta dell’iceberg di un Festival in cui si è parlato di tutto, tranne che di musica.

La settantesima edizione di Sanremo non sarà ricordata per le canzoni, anche se in gara ce ne sono di valide: l’intensa “Fai rumore” di Diodato, la stessa “Sincero” del duo prematuramente eliminato, la oscura “Eden” di Rancore, o la delicata “Ho amato tutto” di Tosca, avrebbero certamente meritato una maggiore attenzione. Quella che, la rassegna che si definisce “Festival della canzone italiana” dovrebbe riservare agli artisti che ne prendono parte.

Mai come in questa edizione però, è proprio la musica ad essere messa da parte; isolata, scollegata dal contesto, relegata a fastidioso contorno ad un enorme ed infinito varietà televisivo.
Non è una novità, certo: da sempre il Festival di Sanremo si nutre di contenuti che vanno ben oltre la competizione canora, di retroscena, polemiche e gossip. Quello che però appare chiaro in questa edizione 2020 è l’accettazione, lo sdoganamento e l’istituzionalizzazione di tutto quello che c’è intorno, che diventa l’unico e vero contenuto ritenuto importante.

Non si spiega diversamente l’atteggiamento irrispettoso nei confronti degli artisti in gara e del pubblico da casa, costretti ad un estenuante maratona che inizia in prima serata e si conclude a notte più che fonda. Così come sono illogiche la carrellata infinita di ospiti, che si susseguono l’un l’altro senza soluzione di continuità, i duetti interminabili, la gara dei giovani svolta in fretta, come una fastidiosa incombenza, le reunion forzate di cantanti di cui non sentivamo la mancanza e le loro imbarazzanti esibizioni in playback: difficile guardare al futuro se sul palco ci sono Al Bano e Romina e i Ricchi e Poveri.
Poi c’è il conduttore, Amadeus, forse non ritenuto all’altezza del compito e per questo continuamente affiancato, sostenuto, quasi sostituito. Le polemiche del prima, del dopo e del durante.

Sanremo 70 non è un Festival musicale ma un contenitore enorme, riempito ben oltre la sua capienza, di tutto quello che è televisione, spettacolo, varietà del sabato sera, intrattenimento. E’ un carrozzone pesantissimo che prova a mettere dentro tutto perché vuole piacere a tutti, vuole accontentare, vuole rassicurare, vuole assecondare il pubblico.

E’ proprio questo il centro della questione: la musica non viene considerata sufficiente, non basta, non è così interessante. Alla musica non viene data importanza e così, nel Festival più autorevole del Paese, smette improvvisamente di averne. E la cosa preoccupante è che funziona: questa scelta è stata premiata dagli ascolti televisivi e questa sembra essere l’unica cosa che conta.
La musica muore, ma non importa a nessuno.

Sanremo 2020, se la musica muore

di Fabio Piccolino


La scenata di Morgan e l’abbandono del palco di Bugo sono soltanto la punta dell’iceberg di un Festival in cui si è parlato di tutto, tranne che di musica.

La settantesima edizione di Sanremo non sarà ricordata per le canzoni, anche se in gara ce ne sono di valide: l’intensa “Fai rumore” di Diodato, la stessa “Sincero” del duo prematuramente eliminato, la oscura “Eden” di Rancore, o la delicata “Ho amato tutto” di Tosca, avrebbero certamente meritato una maggiore attenzione. Quella che, la rassegna che si definisce “Festival della canzone italiana” dovrebbe riservare agli artisti che ne prendono parte.

Mai come in questa edizione però, è proprio la musica ad essere messa da parte; isolata, scollegata dal contesto, relegata a fastidioso contorno ad un enorme ed infinito varietà televisivo.
Non è una novità, certo: da sempre il Festival di Sanremo si nutre di contenuti che vanno ben oltre la competizione canora, di retroscena, polemiche e gossip. Quello che però appare chiaro in questa edizione 2020 è l’accettazione, lo sdoganamento e l’istituzionalizzazione di tutto quello che c’è intorno, che diventa l’unico e vero contenuto ritenuto importante.

Non si spiega diversamente l’atteggiamento irrispettoso nei confronti degli artisti in gara e del pubblico da casa, costretti ad un estenuante maratona che inizia in prima serata e si conclude a notte più che fonda. Così come sono illogiche la carrellata infinita di ospiti, che si susseguono l’un l’altro senza soluzione di continuità, i duetti interminabili, la gara dei giovani svolta in fretta, come una fastidiosa incombenza, le reunion forzate di cantanti di cui non sentivamo la mancanza e le loro imbarazzanti esibizioni in playback: difficile guardare al futuro se sul palco ci sono Al Bano e Romina e i Ricchi e Poveri.
Poi c’è il conduttore, Amadeus, forse non ritenuto all’altezza del compito e per questo continuamente affiancato, sostenuto, quasi sostituito. Le polemiche del prima, del dopo e del durante.

Sanremo 70 non è un Festival musicale ma un contenitore enorme, riempito ben oltre la sua capienza, di tutto quello che è televisione, spettacolo, varietà del sabato sera, intrattenimento. E’ un carrozzone pesantissimo che prova a mettere dentro tutto perché vuole piacere a tutti, vuole accontentare, vuole rassicurare, vuole assecondare il pubblico.

E’ proprio questo il centro della questione: la musica non viene considerata sufficiente, non basta, non è così interessante. Alla musica non viene data importanza e così, nel Festival più autorevole del Paese, smette improvvisamente di averne. E la cosa preoccupante è che funziona: questa scelta è stata premiata dagli ascolti televisivi e questa sembra essere l’unica cosa che conta.
La musica muore, ma non importa a nessuno.

Fabio Piccolino

Bande de Femmes, a Roma il Festival della Libreria Tuba

di Fabio Piccolino


Si tiene dal 14 al 16 giugno nel quartiere Pigneto di Roma “Bande de Femmes”, il  Festival di fumetti e illustrazione della Libreria Tuba: tre giorni di mostre, incontri, live paintings, djset.
Tra gli eventi in programma venerdì 15 giugno alle18.45 presso biblioteca Goffredo Mameli “Chicche antiche: Grazia Nidasio raccontata da Laura Scarpa”,  un viaggio nel tempo alla scoperta di fumettiste che hanno fatto la storia, esplorando l’opera di donne che hanno lasciato il segno.

Alle 21.30 “Immaginari LGBTQI e fumetti: dialogo d’autore”. Sul palco del festival un evento a più voci per restituire la complessità della narrazione delle vite e delle relazioni LGBTQI, Con Frad, Julie Maroh, Nino Giordano, Giulia Argnani, Ariel Vittori, Fabio Mancini e Nicolò Pellizzon e Giopota.

Per diversi eventi sarà garantito il servizio di interpretariato in Lingua dei Segni Italiana – LIS.

Il programma completo qui

Consigli per gli ascolti #40

di Fabio Piccolino


Quarantesimo appuntamento con i consigli sulla migliore musica da ascoltare in giro per il mondo.
Questa settimana viaggio tra musica etnica, jazz e spiritualità.
Qui tutte le puntate precedenti.

 

[Francia – Guadalupa]

 

Il jazz, la musica etnica, le sonorità caraibiche: Edmony Krater è un percussionista, trombettista e cantante impegnato a diffondere la musica gwoka di Guadalupa. Il risultato è il colorato album “An ka sonjé” dentro cui confluiscono tante contaminazioni che fanno da motore ad una ricercata ricchezza espressiva.

 

[Portogallo, Sud America, Australia, Inghilterra]

 

L’ep omonimo dei Caravela mette insieme tre brani in cui le atmosfere afro-brasiliane sono mescolate ad elementi di jazz, world music e una buona dose di improvvisazione. Difficile non lasciarsi trasportare con tutto il corpo dentro il ritmo e il groove di queste canzoni.

 

[Sudafrica]

 

Un’immersione nella musica africana, in particolare della tradizione Maskandi/Mbaqanga originaria del delle Midlands del KwaZulu Natal, la zona orientale del Sudafrica da cui Sibusile Xaba proviene.
Open Letter to Adoniah” è un album molto intenso in cui spiccano il particolare stile chitarristico e l’accorato cantato tradizionale. Il disco, minimalista e spirituale, è stato registrato dal vivo sulle montagne del Magaliesberg.