Archivio Fabio Piccolino

Consigli per gli ascolti #31

di Fabio Piccolino


Fatto 30 facciamo 31. Anche questa settimana tre suggerimenti musicali dal mondo.
Qui tutte le puntate precedenti.

 

[Australia]

 

Un carrarmato lanciato a duecento all’ora, una tempesta che spazza via tutto quello che ha intorno, uno spesso muro di suono che sprigiona energia fittissima senza mezze misure: è il sound granitico degli Hotel Wrecking City Traders e del loro “Passage to Agartha”. Sei brani lunghissimi con cui si arriva ad un’ora e mezza di rock psichedelico, fuzz, stoner da far girare la testa.

 

[Francia]

 

Frank Sabbath è un progetto spensierato e ben costruito, dove le trame sonore fotografano una libertà artistica che dà vita a brani pieni di originalità. “Are You Waiting?” rivela molte facce, figlie di sessioni di improvvisazione da cui emerge la necessità di sperimentare.

 

[Inghilterra]

 

Nuovo ep per i Down I Go. I membri della band vivono a latitudini diverse (Canada, Svezia e Stati Uniti) ma parlano la stessa lingua musicale: il loro è un metal-crossover-hardcore che colpisce per il contrasto tra il sound heavy e la cura per la melodia. “Mortals” contiene frecce acuminate che colpiscono in profondità.

 

 

 

 

Consigli per gli ascolti #30

di Fabio Piccolino


Appuntamento numero 30 con i Consigli per gli ascolti.
Ogni settimana la migliore musica da ogni parte del mondo.
Qui tutte le puntate precedenti.

 

[Stati Uniti]

 

Making faces”, album d’esordio dei Soften The Glare, è una cavalcata energica che non perde mai di ritmo e di intensità. Basso e chitarra si inseguono sotto colpi decisi e precisi ed è un piacere corrergli dietro: il risultato è un math-rock che attinge dal jazz, dal metal, dalla progressive, dalla fusion.

 

[Svezia]

 

Per entrare nel mood sonoro Kungens Män bisogna aver voglia di lasciarsi condurre lungo le distese di immagini che la loro musica è in grado di evocare, dilatando il tempo. Tenendo sempre presente che l’attore protagonista di “Dag & Natt” è il sax, che sa decisamente come prendersi la scena.

 

[Australia]

 

Un unico, lungo brano, dentro il quale trovare atmosfere intense e coinvolgenti: è “III” dei Sun of man, ep basato su session strumentali e saliscendi emotivi. Una proposta intensa ed affascinante.

 

Consigli per gli ascolti #29

di Fabio Piccolino


Un altro piccolo giro del mondo in musica, alla scoperta delle migliori novità.
Qui tutte le puntate precedenti.

 

[Finlandia]

 

L’aggettivo più calzante che mi viene in mente per descrivere “Awalaï” dei finlandesi Onségen Ensemble è “appassionante”. Perché quello che emerge dall’ascolto delle sei, lunghe tracce che compongono l’album, è il desiderio di raccontare una lunga storia in musica dalla quale diventa via via sempre più difficile staccarsi.
La qualità degli arrangiamenti, la struttura articolata dei brani, l’utilizzo minimale e funzionale delle voci, la costruzione di atmosfere particolari, le soluzioni sonore adottate e la sperimentazione, rendono “Awalaï” un disco da ascoltare molte volte consecutivamente.

 

[Sudafrica]

 

Il suono dei The Valley è indubbiamente vintage ma sa regalare momenti di entusiasmante euforia: il loro desert rock ricco di riverberi e distorsioni è talvolta psichedelico, talvolta oscuro e malinconico.
In ogni caso, applicano soluzioni brillanti a situazioni solo in apparenza semplici: questo fa di “Obelisk” un disco assolutamente godibile.

 

[Grecia]

 

Ci sono dischi che si ha voglia di ascoltare quando si ha bisogno di una puntura di vitalità e di energia, oppure quando si vuole assecondare uno stato d’animo estremamente entusiasta. “Out of the blue” dei Tuber può essere la medicina giusta, a patto che siate amanti di un hard- rock diretto e omogeneo, dentro cui trovare influenze electro, alternative, stoner, psycho e post-rock.

 

Tortura, l’Egitto blocca il sito di Human Right Watch

di Fabio Piccolino


L’Egitto ha bloccato il sito di Human Rights Watch, dopo la pubblicazione di un dossier sulla tortura sistematica nelle carceri del Paese.
Secondo l’organizzazione, sotto il comando del presidente Abdel Fattah al-Sisi, le forze di polizia regolare e i funzionari della Sicurezza nazionale dell’Egitto sottopongono regolarmente a tortura i detenuti politici, facendo ricorso a varie tecniche come pestaggi, scosse elettriche, posizioni stressanti, e talvolta stupro.

Il rapporto documenta come le forze di sicurezza, in particolare i funzionari dell’Agenzia di Sicurezza nazionale, che fa capo al ministero dell’interno, facciano ricorso a tortura per forzare i sospetti a confessare o condividere informazioni, oppure per punirli. Accuse di tortura sono state comuni fin da quando al-Sisi, allora ministro della difesa, rovesciò l’ex presidente Mohamed Morsy nel 2013, dando il via a violazioni dei diritti di base su larga scala. La tortura è a lungo stata un male endemico all’interno delle forze dell’ordine egiziane, e proprio i dilaganti abusi da parte delle forze di sicurezza contribuirono ad accendere, a livello nazionale, le rivolte che portarono nel 2011 alla deposizione di Hosni Mubarak, leader di lungo corso, dopo quasi trent’anni.

Human Rights Watch ha intervistato 19 ex-detenuti e la famiglia di un ventesimo detenuto, torturati tra il 2014 e il 2016, oltre ad avvocati egiziani di difesa e per i diritti umani. Human Rights Watch ha anche studiato decine di rapporti sulla tortura realizzati da gruppi egiziani per i diritti umani e da organi d’informazione. Le tecniche di tortura documentate da Human Rights Watch sono state praticate in stazioni di polizia e uffici della Sicurezza nazionale in tutto il Paese, con l’uso di metodi praticamente identici, per molti anni.

Il rapporto completo  “‘We Do Unreasonable Things Here’: Torture and National Security in al-Sisi’s Egypt” si può leggere qui

Consigli per gli ascolti #28

di Fabio Piccolino


Tre consigli musicali scovati in giro per il mondo. Ascoltate e non ve ne pentirete.
Qui tutte le puntate precedenti.

 

[Slovenia]

 

Quello dei Kukushai è un sound che parte dal jazz e lo trasforma in maniera non-convenzionale. “Fruitile” è un disco in cui contaminazioni diverse vengono a contagiare ogni singolo pezzo in maniera creativa e sorprendente. Dall’improvvisazione alle strutture complesse, dai momenti coinvolgenti a quelli più ostici, “Fruitile” mostra i suoi diversi volti attraverso le molteplici angolazioni da cui osservarlo. La voce di Eva Poženel è probabilmente il valore aggiunto di maggior rilievo.

 

[Finlandia]

 

Tecnica e tenacia per raggiungere obiettivi ambiziosi, rock progressive strumentale che sconfina spesso nella psichedelia. L’album di debutto degli Hadal Sherpa mostra una band dalle potenzialità sconfinate, attenta ai suoni e ai dettagli nella costruzione di atmosfere dense ed intense.

 

[Argentina]

 

Montaña Electrica è il nome di un quintetto che fa da orchestra miscelando rock latino, blues, psichedelia.
Selvas y tropicos” è una fontana sgorgante di suoni e di atmosfere a cui dissetarsi senza limiti, perché le soluzioni a cui attingere sono molteplici e quasi mai la strada percorsa è quella più scontata. Organo, synth e sax fanno la differenza.

 

Consigli per gli ascolti #27

di Fabio Piccolino


Se le ferie sono finite troppo presto, meglio ripartire subito con un bel viaggio musicale.
Qui tutte le puntate precedenti.

 

[Stati Uniti]

 

E’ sempre una buona notizia quando esce un nuovo album di Sam Beam, in arte Iron & Wine, perchè gli artisti in grado di elargire emozioni autentiche hanno un dono speciale che va difeso e custodito. “Beast Epic” è una raccolta di melodie morbide che si sviluppano su voce e chitarra ed arrangiamenti delicati di piano e archi. Un disco intimo e suggestivo che scalda il corpo e i sentimenti.

 

[El Salvador]

 

Ven El Mundo Arder”, esordio dei Voltar, è un album poderoso e dalle molte sfaccettature. Muri di chitarre e synth delineano un post rock duro nel suono ed estremamente compatto ma ricco di spunti diversi capaci di coniugarsi con naturalezza. Un lavoro che mette in luce una grande personalità.

 

[Brasile]

 

E’ ancora possibile riproporre oggi un classico come “Nevermind” dei Nirvana senza risultare banali?
La risposta è positiva solo se lo si fa con la libertà e la spensieratezza dei brasiliani Macaco Bong e del loro “Deixa Quieto”.
Il disco originale è stravolto e ricomposto in chiave completamente strumentale tanto da trasformarsi in qualcosa di assolutamente originale: Nevermind rimane il filo conduttore, ma il trio brasiliano percorre strade decisamente proprie. Il risultato è spesso piacevole, talvolta sorprendente. Merita anche la copertina.

 

Malta legalizza i matrimoni gay

di Fabio Piccolino


Malta ha legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Nel 2014 il parlamento aveva approvato una legge sulle unioni civili che permetteva alle coppie omosessuali l’adozione di minori.

Negli ultimi anni, grazie alle misure adottate contro le discriminazioni ed in favore della comunità gay, Malta è stata nominata due volte come paese europeo che più rispetta i diritti delle lesbiche, dei gay, dei bisessuali, dei transessuali e delle persone intersessuali dall’associazione ILGA-Europe.

L’isola rimane un paese a grande maggioranza cattolica che solo nel 2011 ha introdotto il divorzio e dove l’aborto è tuttora vietato.

Malta si unisce così agli altri paesi europei che hanno legalizzato il matrimonio tra i sessi, tra cui la Germania, la Francia, il Belgio e i Paesi Bassi.

10 dischi di 10 anni fa (2007 – 2017)

di Fabio Piccolino


 

Ci avete fatto caso? Da un certo punto in poi gli anni scorrono più velocemente.
Da bambini e da adolescenti il tempo è immediato e siamo assetati della sua mutevolezza: giorni, mesi e anni sono più ricchi e incredibilmente diversi, e tra un anno e un altro c’è di mezzo un secolo.
Poi gradualmente il tempo si restringe e improvvisamente cominciamo a ricordare cose successe dieci anni prima, meravigliandoci del fatto che la vita che facevamo allora non è poi così diversa da quella di oggi.
Sembra successo ieri, e invece è già passato un bel po’. Capita spesso con le canzoni.
Così ho pensato a dieci dischi del 2007 e che quindi che nel 2017 compiono (o hanno già compiuto) dieci anni.
Sono passati in fretta eh?

 

Arcade Fire – “Neon Bible”

 

Il secondo album della band canadese non è solo una conferma della solidità del progetto ma anche quello dell’ulteriore maturazione e della definitiva consacrazione. Il loro suono enfatico ed eclettico, teatrale e malinconico è sempre più riconoscibile e completo, la loro vena compositiva in vertiginosa ascesa.

 

Verdena –  “Requiem”

 

E’ qui forse che comincia la nuova vita dei Verdena: da gruppo tardo-grunge adolescenziale a band sperimentale punto di riferimento per una generazione di musicisti italiani alla ricerca di nuove sonorità. “Requiem” un album monolitico e psichedelico, frutto di appassionanti ed estenuanti jam session, che travolge per il suo spessore e la sua immediatezza e lascia col fiato sospeso, raccogliendo alcuni tra i migliori brani composti dalla band.

 

Battles –  “Mirrored”

 

Ricordo ancora il senso di stupore al primo ascolto di “Mirrored”, quando un amico mi fece sentire “un gruppo nuovo”. I Battles sono così, complicati e affascinanti, amanti di intrecci arzigogolati e abili a inseguire ritmi impensati. Qualcuno lo ha chiamato math-rock, rock matematico. Solo anni dopo ho fatto caso al gioco di parole celato dietro al nome della band.

 

Radiohead –  “In rainbows”

 

E’ il disco del famoso up to you con cui i Radiohead, soliti anticipatori dei tempi, si lasciano alle spalle l’industria discografica del secolo precedente: scarica il disco da internet e pagalo quanto vuoi.
Musicalmente, “In rainbows” è la dimostrazione di come si può essere innovatori senza necessariamente servirsi della sperimentazione fine a sé stessa. Complesso e completo, è probabilmente uno dei loro album più riusciti di sempre.

 

MGMT – “Oracular Spectacular”

 

“Oracular Spectacular “è uno di quegli album di esordio che fanno rumore, gettando le basi per un sound orientato al decennio successivo. Mentre il synth “Time To Pretend” è diventato un tormentone per molti anni a seguire, l’intero disco ha un gran tiro e lascia all’ascoltatore l’affascinante gusto per un mix di generi trasversale e la capacità di costruire delle gran belle canzoni.

 

Colle der Fomento –  “Anima e ghiaccio”

 

Ad oggi è l’ultimo disco in studio per una band rimasta autentica e coerente con le proprie scelte in oltre vent’anni di carriera. Autoprodotti e indipendenti, Danno, Masito e Baro tirano fuori oltre un’ora di rime taglienti che rappresentano la summa di una capacità compositiva affinata negli anni ed estremamente efficace. Piuttosto vario musicalmente visti i diversi produttori che ne hanno preso parte, “Anima e ghiaccio” è un disco scritto col cuore ed un pezzo di storia importante per tutta la musica italiana.

 

Rufus Wainwright – “Release the stars”

 

Secondo molti critici, il pop solenne di Rufus Wainwright attraversa qui una parabola discendente. Ma all’accusa di disomogeneità e di scarsa ispirazione del lavoro c’è da contrapporre la probabile necessità di esplorare nuove direzioni e da tenere in considerazione il carisma e le capacità del cantautore statunitense. Del resto è davvero da insensibili non restare colpiti da brani come brani Going to a town o Rules and Regulations.

 

Lcd Soundsystem – “Sound Of Silver”

 

Divertente e coinvolgente, il secondo album degli Lcd Soundsystem è un lavoro spensierato ascoltando il quale è impossibile rimanere immobili e non farsi trascinare. Dall’elettronica al rock, attraverso lunghe cavalcate tribali, funk, new wave e psichedeliche. Un disco perfettamente a fuoco che ha definitivamente lanciato la band di James Murphy.

 

Air – “Pocket Symphony”

 

L’elettronica morbida e le melodie inconfondibili degli Air, il suono minimale, gli inserti di strumenti giapponesi: la loro sinfonia tascabile si gioca su passaggi sonori che creano atmosfere delicate e spesso ovattate, toccando forte solo le corde dei sentimenti.

 

Il Teatro degli Orrori – “Dell’impero delle tenebre”

 

Probabilmente non hanno inventato niente di nuovo ma lo hanno fatto talmente bene da diventare memorabili. Il loro album d’esordio arriva come un fulmine a ciel sereno in una scena musicale italiana un po’ stagnante e travolge tutti con la forza di brani taglienti e potentissimi e con i testi imponenti declamati, più che cantati, da un Pierpaolo Capovilla estremamente carismatico.

 

Consigli per gli ascolti #26

di Fabio Piccolino


Qualche dritta per ascoltare un po’ di musica nuova dal mondo.
Qui tutte le puntate precedenti.

 

[Taiwan]

 

Quello dei Manic Sheep è un pop-shoegaze ricco di spunti e di sfumature, di carica emotiva, di climax e di personalità. Il gusto per il noise e le chitarre distorte contribuisce a rendere “Brooklyn” un disco di ballate brusche e pungenti, pronte a raccontare emozioni autentiche.

 

[Bulgaria]

 

Il nuovo progetto di Kalin Tonev, già leader dei Travelhouse, è un interessante raccolta di progressive strumentale che talvolta volge al metal e si accompagna a synth e a tastiere dai suoni vintage. Le atmosfere che escono fuori da “Machine Years” sono belle e talvolta irreali: ma quando il gusto per l’inconsueto prende il sopravvento l’ascoltatore non si sente affatto disorientato.

 

[Italia]

 

La trasmissione King Kong di Radio Rai 1 celebra i 20 anni di “Ok Computer”, lo storico disco dei Radiohead, con una compilation dal titolo “Ko computer”, che mette insieme il meglio della musica italiana.
Un omaggio che, se a molti può sembrare sacrilego, è invece assai rispettoso e ben costruito, soprattutto per la qualità degli artisti coinvolti, da Motta e Appino a Cristina Donà, da Iosonouncane a Niccolo Fabi, fino a Marlene Kuntz, Adriano Viterbini, Nada, Paolo VBenvegnù e molti altri.
La compilation si può scaricare qui

 

Consigli per gli ascolti #25

di Fabio Piccolino


Per combattere il caldo, i consigli per gli ascolti di questa settimana arrivano tutti dalla Scandinavia.

 

[Norvegia]

 

In norvegese Tusen Takk significa “grazie mille”: un senso di gratitudine che mi sento di condividere per questo piccolo gioiellino musicale, delicato e affascinante che si chiama “Lakrisbåter” (liquirizia, per i meno pratici con Google Translate). Cinque pezzi semplici e coraggiosi, ben scritti e curati nell’arrangiamento complessivo, che conquistano sin dal primo ascolto.

 

[Finlandia]

Una base di rock progressive, influenze jazz e krautrock, una buona dose di eclettismo e di personalità. “In A Brown Study” dei Soft Power è un album denso di suggestioni e di qualità: gli ingredienti essenziali per brani solidi e profondi in cui perdersi e ritrovarsi.

 


[Svezia]

 

L’album omonimo dei Montgolfière è un viaggio ritmico e vivace, nel solco di sonorità progressive/psichedeliche dal carattere stone-rock ma dal piglio jazz. Un power trio dal tocco deciso che incuriosisce per le scelte sonore e per la gamma di soluzioni adottate.