Archivio Fabio Piccolino

Un anno dopo

di Fabio Piccolino


Un anno dopo. L’8 novembre del 2013 il Tifone Haiyan spazzava via intere città e villaggi nelle Filippine, provocando oltre seimila vittime. Oggi la situazione è ancora critica in molte zone: milioni di persone infatti vivono in condizioni di povertà assoluta e di scarsa sicurezza, nonostante il lavoro delle numerose organizzazioni umanitarie sul territorio.

Confische e abbandoni

di Fabio Piccolino


Confische e abbandoni. Sono oltre 900 le strutture sottratte alle mafie che non vengono assegnate per il recupero sociale ed economico. Il servizio di Giuseppe Manzo.

In Campania Castel Volturno è il terzo comune per numero di beni confiscati, 111, ma solo 6 sono quelli riutilizzati. Nel tempo ne sono stati trasferiti al comune 43, ma la nuova amministrazione comunale ne ritrova sul proprio elenco 35, molti non si sa nemmeno dove siano. Questa è la denuncia di Antonio Amato, presidente della commissione regionale beni confiscati e il consigliere comunale con delega ai beni confiscati Alessandro Buffardi. Libera e altre associazioni hanno più volte denunciato il mancato utilizzo di beni e terreni confiscati alle mafie. Sono ben 900 le strutture che non vengono assegnate Secondo una stima dell’associazione le attività connesse ai beni confiscati permettono 5 milioni di fatturato, mille posti di lavoro prodotti con 8 mila giovani che hanno trascorso le vacanze nei centri estivi.

In cerca di risorse

di Fabio Piccolino


In cerca di risorse. Sui fondi sociali le Regioni si appellano al governo: “Dopo la non autosufficienza riequilibrare anche gli altri”. Presto gli emendamenti alla legge di stabilità. Si punta a eliminare il vincolo di 100 milioni per l’infanzia dentro al fondo Politiche sociali e di ricavare le risorse per i nidi dal pacchetto destinato alla famiglia. Nuovi fondi chiesti anche per i minori stranieri non accompagnati.

Sprofondati

di Fabio Piccolino


Sprofondati. Due fiducie per convertire in legge il Decreto Sblocca Italia. Un insieme di norme che, secondo molte associazioni, è incapace di affrontare il dissesto idrogeologico del Paese. Mentre in Toscana, Liguria e in Piemonte si contano danni e sfollati, il governo dimezza il fondo destinato alle emergenze. Marica Di Pierri della onlus A Sud

The Wall

di Fabio Piccolino


Due date vicine, due momenti chiave della storia moderna.
Il 4 novembre del 1918 veniva firmato l’armistizio: finiva la Prima Guerra Mondiale.
In molti paesi ne viene ricordato l’anniversario, e per noi era una festa nazionale: la Vittoria che sul calendario era segnata in rosso fino al 1976.
Una vittoria dai risvolti amari e i cui risultati avrebbero, nel giro di vent’anni, scatenato gli eventi che portarono al secondo conflitto mondiale. E un costo umano immenso, stimabile attorno ai 17 milioni di morti tra militari e civili.
Poi la Seconda Guerra, appunto: un bilancio di vite umane ancora peggiore (molte stime superano i 70 milioni di vittime) e un segno indelebile per i 44 anni successivi. Quella enorme cicatrice di mattoni che divideva in due Berlino e in due paesi diversi la Germania.
Il 9 novembre del 1989 quel muro crolla, e con esso va in pezzi un’epoca ed un intero sistema. 25 anni oggi.
La storia attraverso due date significative, ci fa riflettere e ci dà la possibilità di guardarci intorno per raccogliere i pezzi di quello che è stato e conservarne la memoria.
E come fa la storia da sempre, comprendere il mondo di oggi attraverso la lente di quello che è stato.
La guerra che ci pare così distante nel tempo è nello spazio è una realtà drammatica in almeno 20 paesi nel mondo. Conflitti civili, etnici, politici, guerriglia.
I muri che dividono ci sono ancora. Uno serve ad isolare la Striscia di Gaza; un altro a Melilla, in Marocco, divide l’Africa dall’Europa, ed è l’obiettivo, spesso drammatico, di migliaia di migranti che sognano un futuro migliore.
Altri muri, non soltanto fisici, ci ricordano di problemi territoriali e di identità in ogni parte del mondo.
Il 9 novembre di quest’anno è anche la data del referendum simbolico attraverso cui la Catalogna avrà la possibilità di rivendicare il desiderio di indipendenza dal governo centrale spagnolo.
Altre divisioni di un mondo in continuo mutamento: piccoli mattoni per il futuro che stiamo scrivendo, che auspichiamo non servano ad erigere altri muri.

Voglia di cambiare

di Fabio Piccolino


Lo scorso fine settimana si è votato in Brasile, Tunisia ed Ucraina. Tre storie complesse, tre paesi che hanno voglia di futuro.
La crisi economica non allenta la sua stretta; nel mondo crescono le disuguaglianze sociali e nuovi fanatismi. L’esigenza di cambiare per migliorare la propria condizione appare l’unica strada percorribile. La lettura di quanto sta avvenendo merita attenzione, la globalità ci ha insegnato la connessione tra fatti apparentemente lontani. Il filo rosso che lega gli avvenimenti è il desiderio di contare da parte dei giovani, delle donne, del popolo. Questo si legge nelle informazioni e nelle immagini che ci arrivano da fonti diverse, frammentarie, alcune molto piccole e lontane. Che ci obbligano ad ascoltare, a non fermarci ai commenti di facciata.

Brasile, Tunisia ed Ucraina. Tre paesi che hanno scelto nuovi rappresentanti e nuove politiche per gli anni che verranno;  tre paesi che rappresentano anche tre diversi continenti, con equilibri che riflettono inevitabilmente sull’assetto geopolitico del pianeta.
In Brasile ha vinto di nuovo Dilma Roussef, che ha la possibilità di continuare il lavoro svolto nei quattro anni precedenti, sulla scia del presidente Lula.
Ma mai come questa volta, la battaglia è stata tesa: la crisi  si è fatta sentire anche in quel Brasile che fino a poco tempo fa sembrava inarrestabile. Il consenso del Partito dei Lavoratori è in netto calo e il paese appare spaccato a metà, tra nord e sud.  I Mondiali di calcio appena trascorsi, e le olimpiadi che arriveranno tra poco: in mezzo le proteste, sempre più vibranti per le disuguaglianze sociali e gli sprechi di denaro.

Quella della Tunisia è la storia di quella tra le “primavere” arabe del 2010 che sembra essersi allontanata di meno dalle aspettative popolari di affrancamento e liberazione. I risultati delle  prime elezioni organizzate dopo l’approvazione della nuova Costituzione, riflettono l’esigenza di cambiamento del paese nord-africano: a vincere è il partito laico di Nidaa Tounes ed un nuovo modello di società, rivolta verso il futuro; il 23 novembre la Tunisia eleggerà un nuovo presidente.

Infine, le elezioni legislative in Ucraina, che hanno visto l’affermazione del fronte popolare di Arseniy Yatseniuk, che supera di poco il partito del presidente Poroshenko, decretando così una vittoria dei partiti filoeuropei. Una scelta precisa: la collaborazione  tra Yatseniuk e Poroshenko allontana in modo consistente  il paese dall’influenza del governo russo. All’immediato riconoscimento del risultato da parte di Putin sono seguiti segnali di malessere, con la legittimazione delle consultazioni che si stanno tenendo nelle regioni filorusse controllate dai separatisti ucraini e con gli sconfinamenti aerei dal Baltico al Mar del Nord. Mentre si continua a trattare sulle forniture di gas russo a Kiev.

Etiopia, il dramma degli Oromo

di Fabio Piccolino


oromoGli Oromo, il gruppo etnico principale dell’Etiopia, sarebbero costantemente perseguitati dalle autorità unicamente sulla base della loro origine etnica, accusati di avere  legami con gruppi ribelli e di opporsi al governo di Addis Abeba.
A denunciarlo è un nuovo rapporto di Amnesty International, che parla di abusi e torture, arresti arbitrari, tempi infiniti di detenzione senza processo, sparizioni forzate, violenza sessuale, elettroshok, omicidi, ai danni di migliaia di persone.
Il dossier della ong raccoglie centinaia di testimonianze di rifugiati oromo e racconta di oltre 5000 persone finite in carcere; nella maggior parte dei casi i detenuti non vengono neanche processati.
Una situazione spaventosa di cui il mondo sembra non accorgersi.

Land grabbing, la Cambogia chiede giustizia

di Fabio Piccolino


landgrabbingDal 2000 ad oggi, 770 mila persone, pari al 6% della popolazione della Cambogia, sono state sfrattate per fare posto a piantagioni di gomma o canna da zucchero.
E’ il fenomeno del “land grabbing”, che nel paese asiatico ha provocato la confisca di 10 milioni di acri di terreno, riassegnati ad investitori stranieri.
L’avvocato Richard Rogers ha presentato una denuncia alla Corte Penale Internazionale dell’Aia, per chiedere che al fine di vedere che questi allontanamenti di massa siano considerati un crimine contro l’umanità.
Secondo Rogers “chi ha opposto resistenza è stato oppresso, soggetto a violenza e ingiustamente perseguito. Le violazioni dei diritti umani sono enormi “.

Bamboo, esplorando il suono

di Fabio Piccolino


Secchi di plastica, chiavi inglesi, tubi, piccoli elettrodomestici, vecchi cartelli stradali, cerchioni di automobili, taniche, padelle. Non è un elenco degli oggetti in promozione di uno svuota-cantine, bensì parte della dotazione musicale di una delle più eclettiche band italiane.
Cinque ragazzi con la passione per le percussioni e i suoni di ogni tipo si mettono insieme e iniziano a trasformare oggetti di uso comune in veri e propri strumenti musicali.
E’ la storia dei Bamboo, gruppo di percussionisti urbani che si è fatto conoscere in tutta Italia grazie ad un lungo tour che conta più di 70 date: il loro show dapprima incuriosisce, poi coinvolge, infine trascina.
Gli oggetti sul palco vengono svuotati della loro funzione naturale per assumerne diverse ed inaspettate.
Un’esplorazione che va alla radice del suono, scavando nel suo aspetto primordiale: ogni cosa produce un suono e ogni suono può diventare musica: che siano solo le mani e il corpo dei musicisti, i rumori dell’acqua che utlizzano in uno dei loro brani, o in tutto il loro arsenale di strumenti bizzarri sopra il quale pestano come forsennati.
Un compendio del loro lavoro fin qui è l’ottimo dvd “What’s in the cube?”, che racchiude la prima fase della loro carriera.
Dategli un’occhiata su youtube se volete prendere le misure con un modo nuovo di fare musica.
Non lamentatevi però se poi vi verrà voglia di percuotere come degli invasati tutti gli oggetti di casa vostra.