Archivio Ivano Maiorella

Sport e periferie: domenica Corri per il verde a Roma

di Ivano Maiorella


Corri per il verde '70L’esplosione di conflitti sociali e l’attualità di questi giorni ha spostato i riflettori sulle periferie romane e su quelle delle altre megalopoli italiane. Eppure l’Uisp non si è mai tirata indietro nell’offrire presidi di partecipazione e relazioni, attraverso lo sport sociale.
Domenica 23 novembre, a partire dalle 9 del mattino, si rinnova l’appuntamento con una manifestazione podistica storica, Corri per il verde, nata per iniziativa dell’Uisp Roma nel 1972, per denunciare la cementificazione e l’abusivismo che continuava a degradare la Capitale.
La seconda tappa dell’edizione di quest’anno, la 43esima, si terrà nell’area verde di Tor Tre Teste, nella periferia est di Roma, nelle immediate vicinanze di Tor Sapienza. A dividere le due borgate c’è la via Prenestina, prima di incontrare il Grande Raccordo Anulare.

La manifestazione podistica rappresenta la possibilità di raccontare il disagio sociale di questi luoghi attraverso lo sport, che è occasione di denuncia e allo stesso tempo opportunità di creare relazioni tra le persone attraverso la presenza di molte società sportive popolari.
Nella tappa di domenica di Corri per il Verde si potranno incontrare dirigenti e operatori di alcune delle esperienze più significative a Roma, come ad esempio quelle della Polisportiva Roma 6 Villa Gordiani, di Rifondazione Podistica che opera nella zona di Conca d’Oro o di Villa Guglielmi a Fiumicino. Partecipano anche molte scuole delle periferie romane, con insegnanti e intere famiglie.

“Corri per il verde è un’occasione per leggere il territorio e le sue contraddizioni – dice Gianluca Di Girolami, presidente Uisp Roma – anche se noi non ci fermiamo lì, cerchiamo di costruire delle alternative al degrado e alla solitudine. Dove c’è una società sportiva del territorio c’è un’attenzione maggiore alla difesa dell’ambiente e della vivibilità. Il filo conduttore di questa edizione di Corri per il verde è quello dell’acqua. Un bene pubblico, un diritto di tutti, da garantire a tutti”.

L’Uisp è da sempre impegnata nella sensibilizzazione dei propri soci e dell’opinione pubblica per un consapevole utilizzo dell’acqua nello sport, nell’alimentazione e negli stili di vita. Negli ultimi anni “Corri per il Verde” è diventata la corsa dei bambini e più della metà dei concorrenti appartiene alle categorie giovanili. Il Premio “Corri per la scuola”, istituito per promuovere i valori della manifestazione e quelli dell’atletica leggera nelle scuole primarie di Roma e Provincia. Verrà premiata la scuola col maggior numero di partecipanti.
Le tappe successive di Corri per il verde si terranno il 30 novembre al porto di Traiano, sul litorale romano, e il 14 dicembre all’Orto Botanico dell’Ateneo di Tor Vergata, nell’area che ospita la Vela di Calatrava.

Rosetta e le stelle

di Ivano Maiorella


Questo editoriale pensavo di intotolarlo I poveri disturbano, un omaggio a De Sica. Ma anche ai Rom del campo di Bologna o agli ospiti del Centro romano di Tor Sapienza, destinato all’accoglienza dei migranti. Invece ho ceduto all’attualita’ di queste ore ed ecco la meravigliosa scoperta: c’e’ vita nello spazio. Piu’ precisamente, sulla cometa 67P, a 500 milioni di chilometri da qui, Rosetta ha svelato il mistero. Che vita e’? Umana. Come e’? Cosi’ e cosi’, sono tempacci dappertutto. Chi ci vive? I poveri.

Tutto inizio’ nel 1951. Pensavamo che Miracolo a Milano fosse soltanto un film, sebbene eccezionale, pur sempre un film. E invece no, o meglio: non solo. Era cronaca: quando si dice che la realta’ supera la fantasia! Il corteo finale, con la folla di poveri cristi che volano sulle scope verso il cielo, era vera. Cantavano festanti e dolenti, verso un futuro da pionieri, verso chissa’. Da allora e’ successo che altri li abbiano seguiti, altri poveri si sono messi in marcia, verso chissà. Alcuni ce l’hanno fatta e il seguito di questa cronaca dimostra che hanno avuto ragione loro.

Altri hanno scelto di avventurarsi in mare. Molti di loro ci hanno lasciato la pelle in un cimitero che sulla terra chiamiamo Mar Mediterraneo. Quelli che hanno scelto il cielo, volando volando, sono arrivati sulla cometa 67 P e oggi finalmente ne abbiamo le prove. Toto’, che e’ partito giovanotto, oggi ha 87 anni ed e’ diventato il sindaco di questa comunita’. Ha sposato la sua Edvige e vive contornato da figli e pronipoti. Rosetta ci ha inviato una sua breve intervista: com’e’ la vita quassu’? “Eravamo poveri e lo siamo anche qui. Pero’ c’e’ dignita’ e rispetto tra di noi. E soprattutto: buongiorno vuol dire davvero buongiorno. Siamo felici di non essere infelici, questo ci basta..bzzz…..bzzzz”. Il collegamento si interrompe qui, il lander Philae torna nella sonda Rosetta e ricomincia il viaggio di ritorno che durera’ dieci anni. Per quanto mi riguarda, destinero’ a Toto’ e alla sua comunita’ il posto d’onore nel presepe: non la solita anonima cometa, ma la 67 P. Che da oggi vuol dire dignità e rispetto.

Post scriptum: Per una volta ci siamo permessi di non parlare della realta’ ma della fantasia. Liberta’ dei   sentimenti che scuote certezze a volte troppo razionali per essere vere. Ci abbiamo provato con gentilezza e leggerezza. Con dedica a Vittorio De Sica, nel quarantennale della scomparsa, e alla Giornata internazionale della gentilezza, cosi’ inimmaginabile rispetto a tutti gli altri giorni dell’anno da sembrare quasi fuori luogo. E invece no.

Concluso Move Congress a Roma: sport per tutti realtà matura

di Ivano Maiorella


manifesto del Move Congress di Roma (22-25 ottobre 2014)Si è chiuso sabato 25 ottobre il Move Congress, con l’Assemblea dell’Isca, la rete internazionale di sport per tutti, che insieme a Uisp, ha organizzato questo Meeting che ha richiamato a Roma 400 rappresentanti di 50 diversi Paesi.

Lo sportpertutti mondiale, riunito a Roma, è pronto per chiedere spazio e diritti alle istituzioni italiane ed europee. Una raggiunta maturità. È quella dimostrata dal mondo italiano ed europeo dello sport per tutti e di cittadinanza, come risulta al termine della tre giorni del Move Congress, organizzato da Uisp e Isca a Roma, nell’Università Roma 3 a Testaccio. “In questi tre giorni di congresso – afferma Vincenzo Manco, presidente nazionale dell’Unione Italiana Sport Per tutti – abbiamo presentato buone pratiche per la vivibilità delle città e per il miglioramento della qualità della vita delle persone. È una dote che l’associazionismo di sport per tutti europeo e italiano, con l’Uisp in testa, consegna alle istituzioni che abbiamo incontrato in questi giorni. A tutti chiediamo attenzione e politiche pubbliche per il ruolo e per il valore sociale dello sport”.

Infatti sul palco del Move Congress si sono alternati rappresentanti della politica e delle istituzioni come il sottosegretario Delrio, Giovanni Panebianco della presidenza italiana del Consiglio UE, i parlamentari Laura Coccia e Filippo Fossati, Roberto Pella dell’Anci, Luca Pancalli, in qualità di assessore allo sport del Comune di Roma.

Riconoscimenti importanti per un mondo, ormai maturo, che ha gli strumenti per incidere sui diritti dei cittadini, come quello alla salute, partendo dallo sport, come affermato anche dal presidente del Coni Giovanni Malagò, intervenuto questa mattina nella sessione plenaria del Move Congress.

Nel corso dei tre giorni di congresso circa 400 delegati delle principali associazioni europee di sport di cittadinanza, in rappresentanza di 50 paesi, si sono confrontati a Roma sui progetti da mettere in atto per diffondere il movimento e gli stili di vita attivi tra la popolazione. Tutto per arrivare a raggiungere l’ambizioso obiettivo di 100 milioni di persone in movimento entro il 2020. Uno sforzo che vede l’interesse delle istituzioni italiane ed europee, come affermato ieri al Campidoglio da Graziano Delrio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo sport.

“L’obiettivo di questi giorni – conclude Manco – è stato quello di riflettere e soprattutto stimolare le istituzioni a fornire al mondo dello sport per tutti i necessari riconoscimenti legislativi, legati a investimenti concreti. Perché lo sport per tutti è fattore di salute, pianificazione urbana, rete sociale: un bene primario di cui tener conto a livello nazionale e interno”.

Nessun dorma

di Ivano Maiorella


Nessun dorma: è stato toccante sentire coristi e musicisti del Teatro dell’Opera di Roma sul palco di piazza San Giovanni. Saranno licenziati a gennaio 2015 e hanno scelto la parte del principe ignoto. Vinceranno?

Nessun dorma, ovvero: non solo Job Acts. Occhi aperti su salute, giustizia, scuola, legge elettorale (??) e legge di stabilità con il taglio di cento milioni al fondo per non autosufficienti, compresi i malati di SLA. Un momento: le secchiate d’acqua gelata di questa estate che cosa erano? “Ice bucket challenge”, addio?

Nessun dorma, è stato il segnale che hanno lanciato i settemila giovani di Contromafie che per quattro giorni hanno occupato la capitale con assemblee e incontri. E’ stato davvero caldo questo fine settimana. Alla stazione Leopolda, dove era riunita la politica e il governo che esprime il partito di maggioranza, il messaggio è arrivato forte e chiaro?

C’è bisogno di ascolto e di attenzione da parte della politica. Oggi si è chiusa Contromafie, con la presentazione del Manifesto in 10 punti e con l’intervento di don Ciotti: “Qualcuno le buttera’ via o ci ridera’ sopra, ci sara’ chi dira’ che siamo superficiali, ma dietro quelle parole ci stanno i volti, le storie, le fatiche e la speranza delle persone. Per noi non sono le solite cose”.

Si è domandato, Luigi Ciotti: “Quanti sono i corrotti con la faccia d’angelo che siedono nei consigli di amministrazioni di enti pubblici in Italia? E noi glielo abbiamo permesso. Le mafie non sono un mondo a parte, sono parte del mondo, vivono tra noi. Sono parassiti di un sistema che distrugge il lavoro, la dignità e la speranza”.

Il Manifesto in 10 punti chiede di istituire il reddito di cittadinanza per dare dignità a tutte le persone. Chiede restituire alla collettivita’ tutti i beni confiscati ai mafiosi, poi di contrastare l’economia illegale colpendo il riciclaggio e infine di introdurre i reati contro l’ambiente nel codice penale.

C’è un Paese intero che vuole cambiare, che vuole rimboccarsi le maniche, che vuole spalare fango come i giovani di Genova. La politica lo ascolti.

Criminali per scherzo, l’obesità non è un “perchè”

di Ivano Maiorella


Con l’aria di non aver fatto nulla di cattivo: era obeso, l’abbiamo preso in giro. Preso in giro e punito, più debole quindi punito. Che c’è di meglio, in una società di ragazzi ai margini, o annoiati, che prendersela con chi è più indifeso? C’è una ragione nella violenza che ha subito il quattordicenne nell’autolavaggio di Pianura, a Napoli?

E’ allarme sociale, la coesione sociale fai-da-te è un fallimento se la politica non interviene invece di allargare le braccia. I giornali titolano: violenza su un ragazzino “perché obeso”. Che cosa? Ci sono situazioni, come questa, nelle quali voler cercare un perché rischia – forse involontariamente – di dare una giustificazione all’insensatezza della violenza. Cieca e senza perché, sempre.

E i perché sarebbero questi? Obesi, anziani, donne, immigrati, gay?  La società e i suoi pregiudizi condannano e colpevolizzano chi è obeso e i tre balordi del branco avrebbero agito di conseguenza? E’ forse così che si scarica su qualcun altro o su tutti? Quella violenza pesa su tutti noi perché è causa ed effetto. Perché calza alla perfezione a quanto è avvenuto, una reazione smisurata a qualcosa che è comunque condannato socialmente.

No, basta. Quell’atto criminale pesa su tutti noi perché continuiamo a far finta di niente, nei confronti di tutto. Della violenza così come del pettegolezzo, del fango e del pregiudizio. Che strisciano sotterranei e diventano convenzione, socialmente tollerata. In famiglia come allo stadio, nel branco di quartiere come intorno al muretto sotto casa.

Pare che la scena di Pianura sia stata filmata. E nessuno è stato capace di fermare l’aguzzino ventiquattrenne, criminale per scherzo. In fondo, la violenza animale è stata scatenata da un “perché”, il ragazzo che l’ha subita era obeso. E poi: era uno solo uno scherzo finito male, una ragazzata.

E invece no: la violenza e l’orrore che abbiamo spesso sotto gli occhi non hanno ragioni, non possono averne. Neppure nel peggiore dei pregiudizi correnti, familiari o sociali. Speriamo che i giornali ci evitino le foto choc del povero ragazzo che in queste ore lotta per sopravvivere e che forse sì, era sovrappeso. E allora?

Non le vogliamo quelle foto. Non vogliamo i titoli che cercano di spiegare il “perché”, a caccia della diversità di circostanza. Ogni parola spesa in quella direzione appesantisce la responsabilità. Che è individuale e collettiva. Che non è fatalità, non è disgrazia. E’ solitudine marcia che scava il fossato della paura: e la politica è sempre più lontana, sguscia dalle responsabilità e ne esce pulita. Le politiche sociali, quelle di coesione e di integrazione hanno sempre meno attenzione e meno risorse. Sono diventate politiche-fai-da-te, se crescono le tensioni ci sarà sempre un qualche pezzo di terzo settore e di volontariato disposto a fare qualcosa, senza costi per il bilancio dello stato.

E allora ci guardiamo intorno e ci ritroviamo da soli. Quante volte non interveniamo di fronte alla violenza che ci cresce accanto? Quante volte non alziamo un dito di fronte al cinismo degli adolescenti? Che hanno perso la loro partita e cercano chi è più disgraziato di loro? Lo prendono di mira pur di dimostrare a se stessi che, in fondo non fanno nulla di cattivo. Esecutori di convenzioni sociali malate. Senza perché.

 

Onde di libertà, da Bertoncelli a Tano Seduto

di Ivano Maiorella


Cento anni di storia, novanta di Rai: tutti in piedi per questo compleanno della radio. Perché? Lo ripetiamo da quando è nato il Giornale Radio Sociale, appena tre anni fa: perché la radio ci assomiglia. Perché non sta mai zitta, perché ha sempre molto da dire, perché non è invadente, perché fa riflettere e aiuta tutti a sensirsi meno soli, meno ai margini.

La radio è storia sociale, è memoria e futuro. Si è saputa trasformare e adattare ai tempi, noi ne siamo la dimostrazione. Intorno ad un canale di comunicazione tosto e ricoo di identità, quello radiofonico, abbiamo man mano realizzato un albero che sta prendeno la forma-non forma del web. Il sito internet del Gornale Radio sociale, che abbiamo recentemente rinnovato, con le foto e i blog. E l’attività nei social, Fb e Twitter. E le dirette streaming, spesso con l’ausilio del video.

La radio ci spinge a sperimentare, ci riporta indietro nelle stagioni e ci costringe a legare tutto. Le stagioni delle libertà, da Radio Londra alle radio “libere” di ogni epoca. Passando per trasmissioni cult come “Per voi giovani”, che forse qualcuno ricorderà perché per la prima volta si ascoltava De Gregori in Rai, con la voce di Riccardo Bertoncelli e noi lì intorno alla radio a transistor come fosse un falò. Erano i primi ani ’70 e la radio era avanti. Fm significava libertà, con quelle onde che attraversavano l’Italia da Radio Alice di Bologna a Radio Città Futura di Roma. Sino ad arrivare a Radio Aut di Terrasini, in provincia di Palermo, con la voce di Peppino Impastato e il suo “Onda Pazza”.

La radio non tradisce, è come la penna. Convive con l’hi-phone nella tasca piccola dello zainetto ed è sempre pronta. Bassi costi di produzione e possibilità di far arrivare ovunque una voce, ne fanno uno strumento d’eccellenza della comunicazione sociale. E può aiutare l’informazione:  ne parleremo negli spazi di Porta Futuro, il 16 ottobre nel Salone pdell’Editoria sociale.  “E La radio ci salverà? La buona informazione nell’epoca delle bufale e del giornalismo choc”.

Storia, dicevamo. La radio nasce ufficialmente nel 1895, con il famoso esperimento di Guglielmo Marconi che consentì di collegare due punti non visibili dal terreno e scoprire l’efficacia delle onde elettromagnetiche. Ma fu nel 1914 che Marconi, perfezionati gli apparecchi radiotelefonici con valvole termoioniche a triodo, sperimento’ con successo un regolare servizio radiotelefonico.

Di servizi radiofonici si comincio’ a parlare in Italia fin dal 1910, nell’ultimo scorcio dell’eta’ giolittiana. Il 6 ottobre 1924 l’esordio ufficiale, in sordina, da una sala di Palazzo Corrodi a Roma, con il via un regolare servizio di radiotrasmissioni circolari limitato peraltro a qualche ora di programma serale. Cominciavano le trasmissioni dell’Uri-Unione radiofonica italiana, poi EIAR ed infine RAI.

Il prezzo della civiltà

di Ivano Maiorella


Redistribuzione e sussidiarietà, non basta dirlo. Da dove partire? Il professor Jeffrey Sachs, in diretta con Milano per Fqts, ci ha provato: se aumentano le disuguaglianze non siamo sulla strada giusta. E’ quanto sta avvenendo. Quello che succede nei Paesi ricchi, e in Italia, è tutto il contrario di ciò che servirebbe in un periodo di crisi prolungata come questo. Serve economia inclusiva, responsabilità sociale, sostenibilità ambientale. Concetti spesso sbandierati a sproposito dai nostri governanti ma poco praticati nelle scelte vere.

Jeffrey Sachs insegna alla Columbia University di New York, di cui dirige anche l’Earth Institute, il centro di ricerca multidisciplinare impegnato nello studio di soluzioni per uno sviluppo sostenibile. Il suo suo ultimo libro Il prezzo della civiltà, è un best seller mondiale. Sostiene che la tecnologia e la scienza non sono più adeguate a garantire il benessere generale. Occorre una nuova etica della responsabilità sociale, ovvero: far pagare di più ai “supericchi” e distribuire più equamente, più investimenti pubblici a beneficio di tutti.

 

Il professor Sachs è intervenuto in diretta da New York per aprire il seminario interregionale del percorso formativo Fqts-Formazione Quadri Terzo settore che si è tenuto a Milano dal 26 al 28 settembre, in concomitanza con l’ottavo compleanno della Fondazione con il Sud. Ne riportiamo alcuni passaggi significativi: “Molti dei nostri Paesi – ha detto Sachs – si stanno trovando davanti a problemi come disuguaglianze profonde, disuguaglianze in aumento, disoccupazione, soprattutto disoccupazione cronica e giovanile, senza dimenticare le ripetute catastrofi ambientali che veramente devono farci, non dico aprire, ma spalancare gli occhi”.

“Non c’è un unico modo per andare avanti per risolvere tutti questi problemi, però, quello che serve, è fare qualcosa, ovvero andare a costruire una nuova filosofia morale proprio per i nostri figli, per il ventunesimo secolo, un nuovo linguaggio, un nuovo sistema comunicativo ed anche un quadro pratico di azione per fare tutto questo”.

 

“Serve una visione inclusiva dell’economia, quindi il terzo settore ha un ruolo veramente fondamentale da svolgere, perché contribuisce a far cambiare un po’ il punto di vista mondiale, cercando di spostarlo dall’approccio di mercato neo-liberale, che è quello dominante anche nella politica e nella retorica attuale”

Non ci si può più nascondere dietro le responsabilità, ha proseguito Sachs: “Fra un anno, a settembre 2015, tutti i leader mondiali, dovrebbero annunciare l’adozione degli obiettivi sostenibili, che si chiamano ASDG, almeno in inglese. Ebbene, questi passi in avanti per lo sviluppo sostenibile, diventeranno una sorta di monitoraggio molto conciso e breve per poter esprimere la volontà di potere generare un quadro sociale integrato. Che possa, quindi, comprendere lo sviluppo economico e porsi l’obiettivo della fine della povertà, dell’inclusione sociale, della sostenibilità ambientale e della buona governante”.

 

“Un altro summit importante sarà quello che si terrà in Etiopia nel mese di luglio del prossimo anno, sul finanziamento per lo sviluppo. Questo meeting cercherà di riformare il sistema finanziario internazionale, o, almeno, le linee-guida fondamentali su cui questo si regge”.

“Poi avremo a fine anno il COOP 21 che è il meeting sul cambiamento climatico, è la Conferenza della 21° sessione dei Paesi globali, in questo caso, quindi, avrà luogo nel mese di dicembre 2015. Senza ombra di dubbio, questa sarà la più importante delle riunioni e convention internazionali e mondiali mai tenuta, perché, come tutti sappiamo molto bene, adesso noi siamo a 22 anni dalla firma di questa Convenzione sul cambiamento climatico, ma non abbiamo, ahimè, ancora ottenuto nessun risultato. Il clima, infatti, comincia a peggiorare, a diventare sempre più estremo, a causa della continuazione dell’emissione dei gas effetto serra in atmosfera, e sembra di non trovare ancora una via di uscita”.

“Se non arriveremo all’accordo, a Parigi, appunto, a fine anno, credo non che non ci sarà per noi essere umani l’opportunità di rispettare questo famoso limite del surriscaldamento di 2 gradi celsius. Quindi capite che, se anche questi sforzi diplomatici globali ce la stanno mettendo tutta, ed incontrano difficoltà, purtroppo, per questo momento siamo ancora a parole su pezzi di carta che non stanno portando a quasi nulla. Questa è veramente la pietra miliare, il punto fondamentale, il pilastro di base delle società del futuro. Per sviluppo sostenibile, cosa intendo? Intendo l’urgenza di integrare tutti quelli che sono gli sviluppi ambientali, sociali economici, ma anche gli obiettivi di governance. Il tutto deve finire all’interno di un quadro, cioè di un approccio olistico che possa proteggere la società”.

 

Infine, la violenza e la guerra: “Ne ho parlato recentemente con il Presidente Rohani, in Iran – ha concluso Sachs –  e lui appunto, si è già espresso all’Assemblea generale con una presentazione nella quale dice con nettezza Mettiamo fine alla violenza, ma aggiunge che occorre adottare un approccio economico-ambientale per risolvere il problema del Medio Oriente. La spirale di violenza porta via energia, porta via attenzione, porta via sforzo politico”. (ha collaborato Anna Ventrella, redazione Grs)

Enock, entrare nel merito vs minimizzare

di Ivano Maiorella


Ne parliamo per criticare un male tutto italiano: quello di minimizzare. Enock Baruawh, fratello di Mario Balotelli, è un ragazzo di ventuno anni che gioca a calcio. Non vogliamo farne una bandiera, Enock gioca nell’eccellenza, ovvero il campionato regionale dilettantistico. La sua squadra è il Vallecamonica, formazione bresciana. Nel pomeriggio di domenica l’esordio in campionato contro il Darfo Boario, per il primo storico derby tra squadre locali. Ha raccolto solo insulti, insulti razzisti, prima di essere sostituito. Il ragazzo ha rischiato di perdere la testa e compromettere la sua prova. Ad un quarto d’ora dalla fine è stato sostituito. Oggi pomeriggio la squadra del Darfo ha preso le distanze dal razzismo, senza entrare nel merito.

Cambia scenario, siamo nel cuore patrizio di Roma, la denuncia e di questi giorni, giovani che gridano a un coetaneo frasi come “Sporco negro” o “Viva il duce”. La denuncia, per fatti risalenti ormai all’inverno scorso, è arrivata da una madre, moglie di un ex console. Lo scenario è quello degli insulti tra adolescenti. Bullismo, non razzismo, senza entrare troppo nel merito.

Tornando al calcio, che dire dei mangia banane del neopresidente Tavecchio? L’Uefa ha provato ad entrare nel merito, con una propria inchiesta. Nel frattempo, Tavecchio si è scusato per le parole razziste pronunciate, ma non ha ritenuto di far niente più di questo. Acqua passata, in Italia noi del calcio abbiamo altro a cui pensare.

Eppure c’è un filo rosso che lega senso comune, dignità, conoscenza, cultura dell’incontro e dell’integrazione. “Decine di migliaia di bimbi che migrano soli, per sfuggire alla povertà e alla violenza” ha detto papa Francesco dal Messico, appena un mese fa. Un’emergenza umanitaria che richiede come primo urgente intervento che siano accolti e protetti”. Servono poi “politiche di informazione sui pericoli di un tale viaggio e, soprattutto, di promozione dello sviluppo nei loro paesi di origine”. Politiche di informazione, dice Francesco. Proviamo a raccoglierne l’invito. Razzismo, mafie, sopraffazioni dall’apparenza comune: entrare nel merito significa cambiamento vs assuefazione e rassegnazione.

Grs: i diritti alzano la voce

di Ivano Maiorella


Siamo al via della quarta stagione del Giornale Radio Sociale. Il titolo di uno dei primi numeri zero dell’estate 2011 era proprio questo: i diritti alzano la voce. Uno slogan e un manifesto: i diritti hanno bisogno di volume alto, di voce e… la radio è “come noi, non sta mai zitta”. Idee semplici di informazione al servizio di un progetto complesso di comunicazione sociale.

La radio, appunto: bassi costi di produzione, la possibilità di essere dappertutto utilizzando la rete degli operatori sociali e del terzo settore. In questi quattro anni si è fatta strada l’idea che il primo media siamo noi stessi, la rete delle organizzazioni sociali e dei suoi protagonisti. Il Forum del Terzo settore ha fatto da incubatrice a questa idea progettuale e ne è diventato l’editore.

Il flusso del “fare” è diventato uno stimolo ad acquisire, strada facendo, uno stile redazionale. Comunicare la cultura dell’operare e dell’agire sociale, dare “voce” al punto di vista dellterzo settore in questi anni di crisi economica e non solo.

La pluralità del fare, la pluralità di identità, la pluralità dei punti di vista sono diventati il nostro collante e la condizione della nostra credibilità, autonomia e originalità.

Il 1 novembre 2011 il Giornale Radio Sociale venne presentato ufficialmente nel corso del Salone dell’Editoria sociale, a Roma. Ascoltate l’edizione del 10 novembre 2011, una delle prime che vennero diffuse attraverso i vari canali: web radio, sito internet, radio in Fm.

In questi tre anni la redazione si è modificata e arricchita, ha messo in campo vari stili giornalistici, ne ha stimolato il confronto e ha prodotto varie iniziative di informazione. Dalle dirette audio/video in occasione di eventi pubblici agli “speciali” radiofonici settimanali su temi di attualità, dai beni confiscati alle mafie al terremoto in Emilia. Dal 9 maggio 2014 abbiamo un nuovo sito internet che rappresenta il baricentro delle attività on line: sinora abbiamo avuto 300 mila visitatori unici e oltre 430 mila visualizzazioni di pagina. Ogni giorno entrano in contatto con noi circa 3.000 persone. Inoltre coloro che ascoltano il Grs attraverso le radio in Fm e web-radio (circa una settantina, in tutto) e i player che vengono ospitati dai siti internet di molte organizzazioni sociali italiane.

Che cosa possiamo dire oggi? Ringraziamo chi ci segue e promettiamo di fare sempre meglio. Ci stiamo provando: la comunicazione sociale è fatta di tante strade e tante esperienze. La nostra redazione è formata da giornalisti e comunicatori sociali che lavorano professionalmente nel terzo settore, a vario titolo. Si parte dalla radio e si arriva ad altri canali e ai social. La redazione del Grs si alimenta e si rinnova continuamente grazie ad esperienze professionali consolidate sul campo. Si cresce insieme, grazie al confronto quotidiano e diretto intorno alle sei notizie base: società, diritti, internazionale, economia, cultura, sport. La realtà sociale è fatta di tante facce, alziamo la voce e il volume. Ci proviamo tutti insieme, speriamo di riuscirci. Senza autoreferenzialità, con gli strumenti del terzo settore: passione, autonomia, pluralismo. Non sono queste anche le caratteristiche dell’informazione libera?

Jerry difendeva salario e diritti

di Ivano Maiorella


“Agosto. Si muore di caldo
e di sudore. Si muore ancora di guerra, non certo d’amore”. Agosto e’ il mese dei contrasti profondi. Claudio Lolli lo cantava alla sua maniera, in questo brano dedicato alla strage della stazione di Bologna. Agosto significa estate e sole, puo’ voler dire sangue e morte. Il contrasto perseguita la coscienza collettiva del nostro Paese e ricorda che e’ impossibile rimanere indifferenti. Anche in questo agosto di terza guerra mondiale, piu’ o meno distante dal giardino di casa nostra.

Oggi, 25 agosto 2014, sole e sudore, e’ passato un quarto di secolo dal 25 agosto 1989 quando Jerry Masslo, 29 anni, rifugiato sudafricano in Italia da poco più di un anno, viene ucciso dall’assalto di una banda di rapinatori mentre dormiva insieme a molti altri in una stalla di Villa Literno (Caserta) dove lavorava come raccoglitore di pomodori. Fu ucciso perche’ difendeva il suo salario e i suoi diritti.
Questo tremendo delitto fece scoprire all’Italia l’importanza di combattere il razzismo e apri’ la strada ad un impegno costante di cittadini e associazioni per i diritti di tutti e contro le discriminazioni.

Da allora nulla e’ rimasto piu’ come prima, nelle coscienze e nelle strade.

“Quello che ho sperimentato in Sudafrica non voglio provarlo mai più da nessuna parte. – questo diceva Jerry Essan Masslo nella sua ultima intervista realizzata per una rubrica Rai – Ogni nero sudafricano ha provato il razzismo sulla propria pelle, e si pensa che qui in Italia sia diverso. Ma purtroppo non è così: a molta gente non piace il colore della nostra pelle, con questo colore ovunque vai vieni trattato male, ma noi siamo uomini come glia altri, abbiamo un cuore e un cervello. Io ho un naso, tu hai un naso… cosa c’è di diverso? Io non riesco a capirlo. […] In Sudafrica oggi il razzismo è una legge delle stato, io sono nato nell’apartheid, ma noi lo combatteremo e lo fermeremo. Non sarà così per sempre in Sudafrica. Noi lo fermeremo”.