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La scuola ? Sarà “bella, sicura, nuova”, ma intanto cade a pezzi


Il dramma 10622834_774468925932946_5891884843343654575_ndella mancanza di sicurezza nelle scuole italiane, continua a riempire pagine di cronaca senza trovare, però,  risposte concrete al disagio causato, anzi, lasciando sempre più soli gli studenti e, con loro, qualsiasi buon proposito delle varie associazioni di genitori, impegnate in prima linea a far valere il diritto allo studio dei propri figli, sancito dalla nostra Costituzione.

 

Questa volta se la sono cavata con un grande spavento i ragazzi  del liceo Peano di Roma, nessun ferito, per fortuna, a seguito della caduta di due pannelli del controsoffitto.  Causa principale,  la quasi totale assenza di manutenzione  che,  su tutto il territorio del nostro Paese,  vede a rischio quattro edifici su dieci,  sono oltre il 70 per cento le scuole che presenta lesioni.  Non è un caso, infatti, che in questi giorni, in poche ore,  siano avvenuti tre crolli in tre scuole Superiori italiane, a Padova, Roma e Napoli,  in tutti e tre i casi si è trattato del distacco di controsoffitti, la stessa causa che provocò nel 2008 la morte di Vito Scafidi, uno studente del liceo Darwin di Torino.

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Siamo andati a verificare la situazione al Liceo Peano di Roma, chiuso dal 16 ottobre a seguito del crollo di due pannelli del controsoffitto in due aule, e qui incontriamo Manuela Isaia, dell’associazione genitori,  a cui  chiediamo subito di raccontarci lo stato dei lavori:

R – Finalmente sono riprese le lezioni al Peano, da oggi, 13 di novembre, dopo un disagio che è durato un mese quasi, dal 16 ottobre, quando la dirigente scolastica, Cristina Battezzati, ha emanato la circolare con cui comunicava la chiusura della scuola a scopo precauzionale, a causa di soffitti pericolanti, sollecitando gli organi competenti allo svolgimento dei lavori di messa in sicurezza. Sono stati, infatti, smantellati tutti i pannelli dei controsoffitti della scuola per evitare che la struttura, magari, fosse pericolante, o comunque danneggiata dai pannelli che erano caduti. Adesso che i lavori sono terminati,  non abbiamo più il controsoffitto,  anche se la scuola sta riprendendo  la  quasi normalità.

D – Quindi,  gli studenti svolgono le lezioni in mezzo a cantieri ancora “aperti” e soffitti scoperti?

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R – Purtroppo, sì, aspettiamo che la dirigente ci dica quando potranno essere effettuati  i lavori per ripristinare il controsoffitto visto che, senza di questo, c’è un disagio per infiltrazioni d’acqua che ci potrebbero essere, oppure, già il freddo che verrà, che fino ad ora non è venuto, ma l’inverno, prima o poi, si farà sentire. Infatti,  ci è stato confermato da persone competenti, che, sicuramente, si avrà una dispersione di calore nella scuola, per cui i ragazzi dovranno portarsi la copertina da mettere sulle gambe per non patire il freddo. Quindi, mi auguro almeno che, nel il periodo estivo,  visto che la scuola sarà chiusa e le lezioni  sospese, ci sarà tempo sufficiente per ripristinare questo controsoffitto, in modo che la scuola sia agevole e agibile sotto tutti i punti di vista.

D – Evidentemente, questa situazione provvisoria,  non darà sicurezza totale, perché le lezioni riprendono a soffitti  scoperti, quindi immagino anche fili pendenti, qualcosa di elettrico che fuoriesce in bella evidenza. E’ stato fatto un sopralluogo?

R – Si, noi, come associazione genitori,  abbiamo fatto un sopralluogo: i fili sono stati ancorati alle travi di sostegno con delle fascette di plastica, quindi si vedono le luci, i cavi elettrici, i cavi del wifi, qualsiasi elemento di conduzione, è stato ancorata alle travi tramite delle fascette,  rimanendo evidenti sin dall’entrata  nella scuola. E’ un lavoro che ci era stato preannunciato dai tecnici della provincia e che si sarebbe presentato  così a fine lavori…speriamo che le fascette tengano, in qualche modo.

D – Insomma, sembra una precarietà, se non peggio della situazione precedente, non certo risolutiva, e i ragazzi hanno perso molte ore di studio. Almeno dal fronte didattico, a che punto sono i “lavori” di recupero    delle lezioni perdute?

R – In questo momento non ci sono state date rassicurazioni sul recupero delle ore perse. C’è stato il Consiglio d’Istituto, durante il quale è stato chiesto di poter stanziare dei fondi per corsi di recupero: sembrerebbe che i docenti non possano essere pagati ulteriormente, quindi non possono aver luogo ulteriori corsi per il  recupero delle lezioni perdute.  Probabilmente, forse, mi auguro, come lo scorso anno, saranno istituiti i già previsti  sportelli da parte dei docenti a disposizione degli studenti che ne abbiano bisogno,  ma, sicuramente, non ci saranno ulteriori lezioni per recuperare il tempo perduto.

D – In questa situazione, ci sono state soluzioni alternative per sopperire alle lezioni perdute e quindi al recupero delle lezioni?

R – Mentre alcuni docenti si sono ingegnati, ed hanno tenuti occupati gli studenti, la maggior parte non l’ha fatto. Abbiamo saputo, da una nuova insegnate, che ci sono degli strumenti riconosciuti dal MIUR che possono essere usati per dare compiti agli studenti, e  riaverli, poi, da correggere, e restituire allo studente con il voto. Quindi, i mezzi esistono, ma non sono stati adottati, tranne qualche caso spontaneo di lezioni all’aperto, o a casa di qualcuno disponibile. Nella classe di mia figlia no. E devo dire che la cosa mi ha lasciata sconcertata perché, tutto sommato, questi docenti si professano molto tecnologici,  poi, quando è il momento del bisogno, questa tecnologia non viene utilizzata.

D – Ha avuto modo di sentire gli umori degli studenti sulle conseguenze di questa chiusura “forzata”?

R – Personalmente,  ho parlato anche con alcuni studenti, sondato le loro opinioni: certo è che adesso dovranno fare sicuramente una  corsa, perché tutti i professori vorranno fare le verifiche, già  la prossima settimana hanno giornate piene di verifiche, compiti e interrogazioni. In questi giorni, almeno la classe di mia figlia, non ha ricevuto da parte dei professori dei compiti. Certo, gli studenti sono stati lasciati allo un po’ sbando, sicuramente poi, sono loro che devono recuperare, perché sanno benissimo  che è il bene loro, per qualcuno sarà necessario, sicuramente, ricorrere a lezioni private a pagamento, perché le lacune, poi, rimangono, se loro non se le vogliono portare dietro, e noi non gliele vogliamo lasciare come bagaglio, sicuramente ci sarà anche questa ulteriore spesa per i genitori.

D – La scuola che vorremmo: qual è il modello di scuola ideale,  al di là di questo fatto specifico?

R – Ci ho pensato tante volte, essendo rappresentante di classe da quanto mia figlia frequenta la scuola, fino ad oggi che è nel quarto anno del liceo, e mi ricandiderò sicuramente. In tutti questi anni ho scoperto mille lacune che la scuola ha, tra leggi, disposizioni: in pratica è come se questa scuola fosse spezzettata ed ogni pezzo è guidato da una persona diversa, da un’istituzione diversa. Forse, mi aspettavo che, essendoci il Ministero dell’Istruzione, fosse a cura dello stesso tenere le redini di quello che sono gli edifici, i docenti, gli studenti, mi aspettavo una centralità ed un coordinamento, perché poi ci possono essere le competenze divise, ovviamente, ed è giusto che sia così, però, forse, il Ministero c’è e dovrebbe fare qualcosa, le riforme vengono sempre fatte sulle ore di lezione, ed invece  dovrebbero essere fatte sull’organizzazione delle ore di lezione e della scuola, proprio per le esigenze di  tutti i giorni, in modo che, quando si verificano eventi come quello che è successo a noi, ci sia una macchina che sia pronta e si metta in moto per risolverla nel più breve tempo possibile, sempre tenendo conto che lo studente dovrebbe essere al centro dell’interesse della Pubblica istruzione.

D – Non pensa che, comunque, la scuola sia un bene comune, che tutti, anche i cittadini, siano chiamati in causa a contribuire al miglior utilizzo del bene stesso. E’ a conoscenza di associazioni di genitori, anche su Roma, che sono riuscite a fare di una “scuola pubblica” una “scuola aperta”?

R – Ci sono delle realtà di comitati di genitori che agiscono in altri istituiti, e che sono riusciti, effettivamente, a collaborare perché, ovviamente, noi rimaniamo, comunque, genitori, ma possiamo dare il nostro contributo, non dobbiamo essere chiamati in causa solo quando il figlio va male. Noi possiamo dare il nostro contributo e ci abbiamo provato, in questi anni, abbiamo trovato sempre un piccolo muro da ostacolare in termini di normative e disposizioni varie, per cui, fino ad ora, c’è stato difficile intervenire, nonostante il nostro contributo per l’istituzione per corsi di informatica base agli operatori della segreteria, a far sì che riuscissero a gestire il PC, anche le e-mail, magari se non vengono fatti neanche questi corsi da parte delle istituzioni, potevamo dare noi il nostro contributo, Ci è stato risposto che queste cose devono essere gestite dal Ministero, e devono essere fatte dalle persone accreditate dal Ministero. Finalmente Siamo riusciti a donare dei PC al Peano,  tramite altri genitori che si sono resi disponibili a trovare l’escamotage per la donazione stessa, mentre non siamo riusciti a far donare dei libri, perché c’è sempre un circolo chiuso.

D – Quindi, l’associazione genitori “sentinelle” della “scuola dei desideri”, nella cogestione e programmazione scolastica?

R – Certamente, tra le proposte da fare, potrebbe essere una strada nuova per prevenire disagi, non solo strutturali, ma organizzativi, che è quello che vorremmo fare, contribuendo alla vita scolastica nel suo insieme, non essere degli invasori, né messi da parte, noi vogliamo essere parte attiva della scuola.

Possiamo concludere che, nel sogno dei genitori del Peano, e non solo,  c’è il desiderio di una scuola rassicurante, più “familiare”, meno burocratica, da vivere e gestire insieme a studenti e docenti,   che veda  la centralità dell’istruzione, della scuola, degli apprendimenti e della crescita dei nostri giovani, favorendo lo sviluppo di qualità basilari, quali l’autenticità, la capacità collaborativa, la spontaneità, con la finalità di promuovere un’educazione umana e globale anche a scuola.

 

Info: Che cos’è la Buona scuola?

La Buona Scuola è il piano che il Governo offre a tutti i cittadini come proposta di riforma della scuola. https://labuonascuola.gov.it 

La Buona Scuola del Governo, si divide in tre parti:

Scuole belle, ovvero lavori di semplice manutenzione iniziati a fine luglio (150 milioni di euro per 7mila 700 strutture);

Scuole sicure, la messa in sicurezza degli edifici che partirà dal 2015 (400 milioni di euro per 2400 interventi);

Scuole nuove, la costruzione di nuove strutture (400 cantieri per 122 milioni di euro a partire dal 2015.

II piano del Governo  punta a  realizzare, complessivamente, 21.230 interventi in edifici scolastici.

Più giochi più perdi


È il nuovo slogan contro l’azzardo lanciato oggi a Roma dalla Campagna Mettiamoci in gioco. Il servizio è di Fabio Piccolino: “Più giochi più perdi: è matematico”. E’ uno degli slogan della nuova campagna lanciata oggi a Roma da “Mettiamoci in Gioco”, cartello che riunisce molte associazioni italiane sul tema dei rischi legati al gioco d’azzardo. Il concetto di fondo è quello di combattere e decostruire i messaggi illusori delle vincite facili delle pubblicità , ponendo l’attenzione sui pericoli che si corrono: secondo il portavoce di “Mettiamoci in Gioco” Don Armando Zappolini, “il consumo di azzardo può dar luogo ad abuso e dipendenza, con conseguenze molto negative per sé, per le persone che ci sono accanto, per la società”.
La nuova campagna è anche un appello alle istituzioni e alla politica affinché questo problema venga affrontato in maniera finalmente risoluta.

Numeri poveri


Solo cinquanta giovani impegnati nel servizio civile in tutto il 2013 per 70 mila ore di servizio volontario donato: sono i numeri del decimo Rapporto annuale di Arci servizio civile presentato a Roma. Un dossier, spiega l’organizzazione, che “verrà ricordato per la cifra, eccezionalmente esigua, di giovani utilizzati in progetti di cooperazione”.

Fare presto


Le varie organizzazioni del servizio civile chiedono al governo un’accelerazione sul disegno di legge delega di riforma del Terzo Settore e risorse certe per continuare a garantire i progetti di cooperazione. Licio Palazzini, presidente del Cnesc.

Disastro ambientale


Lo sversamento di cherosene nel Rio Palidoro e nel fiume Arrone a Maccarese, nella riserva naturale del litorale romano sta contaminando decine di ettari in buona parte agricoli, uccidendo molti animali. È un danno che interessa anche l’agricoltura perché ormai la falda acquifera è compromessa. Riccardo Di Giuseppe responsabile dell’Oasi per il Wwf.

L’Articolo 3


L’Articolo 3. È il titolo del Primo Rapporto sulla democrazia sociale in Italia, promosso dall’associazione per le libertà, A Buon Diritto. Uno strumento utile per capire lo stato di salute del nostro Paese sui temi del lavoro, salute e istruzione. Valentina Calderone, curatrice del dossier.

SI SCRIVE FEMMINISMO, SI LEGGE FEMMINILISMO!


colazione dei canottieriAll’insegna della femminilità e dell’arte, ha avuto luogo il primo appuntamento di Pane e Olio, rassegna culturale mensile alla quarta edizione, organizzata da AiBi – Amici dei Bambini -, e dal Vicariato di Roma.

 Arte, Alimentazione e Accoglienza,   i  tre fili conduttori di questa edizione di Pane e Olio.

 

 

Affidato a  Luca Pasquale il compito di introdurre la serata sui temi dell’arte, attraverso la condivisione e la convivialità, prendendo a spunto una delle opere dell’impressionista  francese Renoir “La colazione dei canottieri”,che  rappresenta vari personaggi nella veranda di un ristorante, che discorrono insieme dopo aver mangiato, trasmettendo la sensazione di un’ atmosfera di un’incredibile naturalezza. Nonostante non vi siano contorni, le figure emergono chiare e distinte, acquistando una solidità e una determinatezza classica. “L’effetto è quello di una fotografia” – nota subito Giovanna Sorbelli –  Presidente di Eudonna,  ospite della serata, cui Marzia Masiello lascia la parola per raccontarsi ed illustrare il suo progetto  nuovo di femminilismo.

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Giovanna Sorbelli,  esordisce dichiarando di essersi  lei stessa “esodata”  per inseguire il sogno della politica e dell’associazionismo femminile.  Dopo un cenno storico dei motivi che hanno portato al naufragio e alla dispersione di movimenti  ispiratori del femminismo, ricorda  la responsabilità  che la politica, nel passato  – per la maggior parte maschilista – ha avuto nei confronti  delle donne, nonostante i migliori  propositi –   disattendendo  ai diritti basilari delle donne, penalizzandole soprattutto nel mondo del lavoro, una delle concause  del notevole calo della natalità.

Da qui il suo progetto, tutto al femminile, che vede la donna  riposizionata al centro  del suo ruolo naturale, nel ridarle la possibilità di essere madre e, allo stesso tempo, di contribuire all’economia familiare attraverso il lavoro,  ma con un orario ridotto,  full-time – tiene a sottolineare Giovanna Sorbelli – mantenendo ugualmente il diritto alla carriera, anche in caso di assenza per maternità. Insomma, un femminismo che punta sulla femminilità come valore aggiunto. E quindi diventa “Femminilismo”.

Nell’ambito del dibattito aperto tra i presenti su donna e femminilità, donna e lavoro, donna e maternità,  bene si è inserita  la preziosa testimonianza di Marco Griffini, presidente e fondatore di AiBi,   che ha raccontato con estrema naturalezza , e con grande emozione, anche dei presenti,  la grande bellezza che ha provato ad essere egli stesso genitore adottivo, per ben tre volte,  e di quanto importante sia stato il ruolo della moglie in questa scelta di grande umanità, nonostante i problemi che hanno incontrato ma che, insieme, sono riusciti a risolvere, dimostrazione di come la genitorialità adottiva possa essere al pari di quella naturale, accettando, senza condizioni,  di diventare genitori.

Il dibattito è proseguito – proprio come nel dipinto – intorno ad un tavolo, con pane e olio, per condividere e sviluppare idee e relazioni tra i presenti.  Proprio tra un boccone e l’altro, abbiamo chiesto  a Giovanna Sorbelli la sua impressione di questo primo appuntamento di AiBi, e di illustrarci, in sintesi, il suo progetto di un nuovo femminilismo:

“Essere la prima degli  ospiti  di Ai.Bi. ed è stato per me un onore ed è stato  piacevole incontrare molti amici e molte amiche intorno ad un pasto  frugale,   Pane ed olio, che. credo, sia la giusta dimensione con cui, oggi, dovremmo incontrarci, senza aver timore, poi, di sentire qualche crampo di fame, perché ci si può nutrire meravigliosamente con l’olio e con il pane, due prodotti primari, essenziali, senza ricorrere agli artifizi di catering costosi.

Stare qui con persone preparate, che ci hanno insegnato il valore della genitorialità, perché sono specializzati nella adozioni, ci ha portato su un piano di dibattito che, posso dire, ci ha arricchito un po’ tutti.

Ho proposto un progetto di cui mi sento fondatrice, anche se l’ho condiviso con tante donne e tante  associazioni che fanno parte del nostro circuito, ed ho proposto, su questo tavolo di Pane ed olio, una figura di donna che possa riappropriarsi della femminilità e, insieme, di quel  maternage che, purtroppo, stiamo perdendo.

La donna, oggi, dovrebbe ritornare a quella funzione biologica irrinunciabile, che è la maternità, che non può essere delegata a nessuno. Oggi, si è discusso, ed ho trovato molti amici favorevoli, a ripensare, per esempio, di rimodulare l’orario di lavoro, il sistema premiante di carriera e di stipendio che possa essere più a misura di madre.

Questo sarà possibile – ho proposto, e con un certo coraggio – e non tutti, forse, sono d’accordo,  un orario di 4 ore, che sia considerato full time, con uno stipendio ed una carriera garantiti per legge. Ma ho proposto, come conditio sine qua non , per trovare nuovi parametri di valutazione del contenuto lavorativo della donna, un tavolo di dibattito femminile, in cui le donne, per la prima volta, si trovino a confrontarsi sull’argomento che appartiene prima di tutto a loro, e si trovino d’accordo sulla possibilità di presentare un disegno di legge che, naturalmente, non sia delegato agli uomini, ma ad una donna, che appartenga a questo o a quello schieramento è poco importante, la trasversalità del progetto è donna,  esige esclusivamente l’autonomia di pensiero, la libertà di donne lontane dal potere maschile veramente al servizio di una popolazione –  52% della popolazione  è donna  – e che ancora aspetta delle risposte concrete al travaglio che oggi è costretta a subire, divaricandosi tra lavoro e fuori casa, e lavoro di cura.

Il fatto che le nascite siano a picco, questo la dice lunga, non è stata ancora trovata una formula risolutiva, spetta alle donne questa grande sfida”.

Grazie a Giovanna Sorbelli per l’intervista e ad AiBi per averci ospitati. Appuntamento al prossimo Pane ed Olio!

 

AiBi: www.aibi.it

Eudonna: www.eudonna.it

 

 

Sprofondati


Sprofondati. Due fiducie per convertire in legge il Decreto Sblocca Italia. Un insieme di norme che, secondo molte associazioni, è incapace di affrontare il dissesto idrogeologico del Paese. Mentre in Toscana, Liguria e in Piemonte si contano danni e sfollati, il governo dimezza il fondo destinato alle emergenze. Marica Di Pierri della onlus A Sud

Oltre la malattia


Il popolare attore Rodolfo Laganà rende pubblico di essere affetto da sclerosi multipla. Un gesto per dare una mano alla ricerca e stare vicino a chi è affetto da questa patologia. Ascoltiamo le sue parole.

Il Fondo per le Non Autosufficienze avrà 400 milioni


Lo ha confermato una nota di Palazzo Chigi dopo le nuove proteste dei malati di Sla e delle persone con disabilità. Bene, secondo il Forum del Terzo Settore, l’impegno assunto dal governo di incrementare il Fondo, ma ora arrivino risposte anche sugli altri temi che in ambito sociale costituiscono gravi mancanze nel Disegno di Legge di Stabilità. Vincenzo Falabella, presidente della Fish.