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SI SCRIVE FEMMINISMO, SI LEGGE FEMMINILISMO!


colazione dei canottieriAll’insegna della femminilità e dell’arte, ha avuto luogo il primo appuntamento di Pane e Olio, rassegna culturale mensile alla quarta edizione, organizzata da AiBi – Amici dei Bambini -, e dal Vicariato di Roma.

 Arte, Alimentazione e Accoglienza,   i  tre fili conduttori di questa edizione di Pane e Olio.

 

 

Affidato a  Luca Pasquale il compito di introdurre la serata sui temi dell’arte, attraverso la condivisione e la convivialità, prendendo a spunto una delle opere dell’impressionista  francese Renoir “La colazione dei canottieri”,che  rappresenta vari personaggi nella veranda di un ristorante, che discorrono insieme dopo aver mangiato, trasmettendo la sensazione di un’ atmosfera di un’incredibile naturalezza. Nonostante non vi siano contorni, le figure emergono chiare e distinte, acquistando una solidità e una determinatezza classica. “L’effetto è quello di una fotografia” – nota subito Giovanna Sorbelli –  Presidente di Eudonna,  ospite della serata, cui Marzia Masiello lascia la parola per raccontarsi ed illustrare il suo progetto  nuovo di femminilismo.

aibi 5 novembre 14

Giovanna Sorbelli,  esordisce dichiarando di essersi  lei stessa “esodata”  per inseguire il sogno della politica e dell’associazionismo femminile.  Dopo un cenno storico dei motivi che hanno portato al naufragio e alla dispersione di movimenti  ispiratori del femminismo, ricorda  la responsabilità  che la politica, nel passato  – per la maggior parte maschilista – ha avuto nei confronti  delle donne, nonostante i migliori  propositi –   disattendendo  ai diritti basilari delle donne, penalizzandole soprattutto nel mondo del lavoro, una delle concause  del notevole calo della natalità.

Da qui il suo progetto, tutto al femminile, che vede la donna  riposizionata al centro  del suo ruolo naturale, nel ridarle la possibilità di essere madre e, allo stesso tempo, di contribuire all’economia familiare attraverso il lavoro,  ma con un orario ridotto,  full-time – tiene a sottolineare Giovanna Sorbelli – mantenendo ugualmente il diritto alla carriera, anche in caso di assenza per maternità. Insomma, un femminismo che punta sulla femminilità come valore aggiunto. E quindi diventa “Femminilismo”.

Nell’ambito del dibattito aperto tra i presenti su donna e femminilità, donna e lavoro, donna e maternità,  bene si è inserita  la preziosa testimonianza di Marco Griffini, presidente e fondatore di AiBi,   che ha raccontato con estrema naturalezza , e con grande emozione, anche dei presenti,  la grande bellezza che ha provato ad essere egli stesso genitore adottivo, per ben tre volte,  e di quanto importante sia stato il ruolo della moglie in questa scelta di grande umanità, nonostante i problemi che hanno incontrato ma che, insieme, sono riusciti a risolvere, dimostrazione di come la genitorialità adottiva possa essere al pari di quella naturale, accettando, senza condizioni,  di diventare genitori.

Il dibattito è proseguito – proprio come nel dipinto – intorno ad un tavolo, con pane e olio, per condividere e sviluppare idee e relazioni tra i presenti.  Proprio tra un boccone e l’altro, abbiamo chiesto  a Giovanna Sorbelli la sua impressione di questo primo appuntamento di AiBi, e di illustrarci, in sintesi, il suo progetto di un nuovo femminilismo:

“Essere la prima degli  ospiti  di Ai.Bi. ed è stato per me un onore ed è stato  piacevole incontrare molti amici e molte amiche intorno ad un pasto  frugale,   Pane ed olio, che. credo, sia la giusta dimensione con cui, oggi, dovremmo incontrarci, senza aver timore, poi, di sentire qualche crampo di fame, perché ci si può nutrire meravigliosamente con l’olio e con il pane, due prodotti primari, essenziali, senza ricorrere agli artifizi di catering costosi.

Stare qui con persone preparate, che ci hanno insegnato il valore della genitorialità, perché sono specializzati nella adozioni, ci ha portato su un piano di dibattito che, posso dire, ci ha arricchito un po’ tutti.

Ho proposto un progetto di cui mi sento fondatrice, anche se l’ho condiviso con tante donne e tante  associazioni che fanno parte del nostro circuito, ed ho proposto, su questo tavolo di Pane ed olio, una figura di donna che possa riappropriarsi della femminilità e, insieme, di quel  maternage che, purtroppo, stiamo perdendo.

La donna, oggi, dovrebbe ritornare a quella funzione biologica irrinunciabile, che è la maternità, che non può essere delegata a nessuno. Oggi, si è discusso, ed ho trovato molti amici favorevoli, a ripensare, per esempio, di rimodulare l’orario di lavoro, il sistema premiante di carriera e di stipendio che possa essere più a misura di madre.

Questo sarà possibile – ho proposto, e con un certo coraggio – e non tutti, forse, sono d’accordo,  un orario di 4 ore, che sia considerato full time, con uno stipendio ed una carriera garantiti per legge. Ma ho proposto, come conditio sine qua non , per trovare nuovi parametri di valutazione del contenuto lavorativo della donna, un tavolo di dibattito femminile, in cui le donne, per la prima volta, si trovino a confrontarsi sull’argomento che appartiene prima di tutto a loro, e si trovino d’accordo sulla possibilità di presentare un disegno di legge che, naturalmente, non sia delegato agli uomini, ma ad una donna, che appartenga a questo o a quello schieramento è poco importante, la trasversalità del progetto è donna,  esige esclusivamente l’autonomia di pensiero, la libertà di donne lontane dal potere maschile veramente al servizio di una popolazione –  52% della popolazione  è donna  – e che ancora aspetta delle risposte concrete al travaglio che oggi è costretta a subire, divaricandosi tra lavoro e fuori casa, e lavoro di cura.

Il fatto che le nascite siano a picco, questo la dice lunga, non è stata ancora trovata una formula risolutiva, spetta alle donne questa grande sfida”.

Grazie a Giovanna Sorbelli per l’intervista e ad AiBi per averci ospitati. Appuntamento al prossimo Pane ed Olio!

 

AiBi: www.aibi.it

Eudonna: www.eudonna.it

 

 

Sprofondati


Sprofondati. Due fiducie per convertire in legge il Decreto Sblocca Italia. Un insieme di norme che, secondo molte associazioni, è incapace di affrontare il dissesto idrogeologico del Paese. Mentre in Toscana, Liguria e in Piemonte si contano danni e sfollati, il governo dimezza il fondo destinato alle emergenze. Marica Di Pierri della onlus A Sud

Oltre la malattia


Il popolare attore Rodolfo Laganà rende pubblico di essere affetto da sclerosi multipla. Un gesto per dare una mano alla ricerca e stare vicino a chi è affetto da questa patologia. Ascoltiamo le sue parole.

Il Fondo per le Non Autosufficienze avrà 400 milioni


Lo ha confermato una nota di Palazzo Chigi dopo le nuove proteste dei malati di Sla e delle persone con disabilità. Bene, secondo il Forum del Terzo Settore, l’impegno assunto dal governo di incrementare il Fondo, ma ora arrivino risposte anche sugli altri temi che in ambito sociale costituiscono gravi mancanze nel Disegno di Legge di Stabilità. Vincenzo Falabella, presidente della Fish.

Invisibili


A quattro giorni dal debutto di Triton, l’operazione dell’Unione che sostituisce Mare Nostrum per il controllo della frontiera a sud dell’Europa, continuano gli sbarchi di migranti in Italia. “Fantasmi” li definisce Michele Sasso, giornalista de l’Espresso, nel suo ultimo reportage sui respingimenti dai porti dell’Adriatico. Ascoltiamolo ai nostri microfoni.

Giochi pericolosi


Un adolescente su due dai 12 ai 18 anni tenta la fortuna con l’azzardo. Per mettere freno a questo trend, è partita una campagna di sensibilizzazione nelle scuole. A realizzarla Tonino Cantelmi, docente di Psicopatologia presso l’Università Gregoriana.

Diritti affondati


Un appello al Governo affinché l’operazione Mare Nostrum non venga interrotta. A lanciarlo, durante una conferenza stampa oggi a Roma, le principali organizzazioni che in Italia lavorano al fianco dei migranti. Ai nostri microfoni Oliviero Forti, responsabile immigrazione Caritas.

Meno uguali degli altri


Sono quasi un milione gli stranieri residenti in Italia che dichiarano di aver subito discriminazioni. Il dato è stato reso noto dall’Istat. Le disparità di trattamento riguardano in maggioranza gli uomini nell’ambito dell’istruzione, dell’accesso a un’abitazione o al credito.

Perché non controllate l’export armato?


Una domanda che la Rete Italiana per il Disarmo ha posto al Parlamento affinché esamini la vendita di sistemi militari. Il nostro Paese, infatti, è uno dei massimi esportatori di armi al mondo e non sempre in modo trasparente.

La sindrome del ghetto: l’altra faccia del mondo Rom


 I rsantinoecenti fatti di cronaca,  attribuiti ad alcune famiglie ROM relegate in campi alle periferie delle città dalle amministrazioni comunali,  riportano indietro nel tempo col pensiero ad un popolo libero, ad un mondo che, molti di noi, ricordano come quello magico dei violini tzigani, o degli artisti di strada,  della lettura della mano per conoscere il futuro, di quell’artigianato di nicchia,  prerogativa solo di alcune etnie Rom.

Abbiamo incontrato Santino Spinelli, di etnia Rom, al quale abbiamo chiesto subito il suo punto di vista sulla questione dei Rom, mai risolta,  ed oggetto di frequenti discriminazioni.

 Domanda – Perché c’è tanta discriminazione  verso i Rom?

Risposta – Uno degli effetti collaterali della discriminazione è la sindrome del ghetto. Ha una duplice prospettiva: una esterna alla realtà romanì e una interna. Esternamente alimenta la romfobia e tutto il mondo romanò, nonostante sia complesso, paradigmatico e transnazionale con un’immensa ricchezza artistico-culturale, viene percepito esclusivamente come emarginazione e illegalità. Questa miope prospettiva è data in pasto, come un polpettone indigesto, alla maggior parte dell’opinione pubblica. E’ diventata una verità assoluta.

Domanda – Quindi non c’è più libertà di scelta di insediamento da parte di comunità Rom?

Risposta – In tante città, non solo le comunità straniere di recente immigrazione, ma anche molti Rom e Sinti italiani di antico insediamento, sono relegati in quartieri ghetto a contatto esclusivamente con la popolazione autoctona emarginata. I risultati dell’incontro sono facilmente immaginabili. Lo sguardo strabico evidenzia, però, la colpa sempre in un’unica direzione. Spesso non si è emarginati perché si delinque, ma si delinque in quanto emarginati. I Rom che vivono in quartieri non degradati vivono in perfetta sintonia con la popolazione locale.

gruppo di famiglia rom

 

Domanda – Perché viene sempre evidenziata la negatività dei comportamenti Rom?

Risposta – L’episodio negativo colpisce sempre più di quello positivo che non ha mai rilevanza mediatica. Un Rom infermiere a Pescara non interessa quanto un Rom ricettatore del quartiere Rancitelli. Il male affascina più del bene perché tocca le facili corde dell’emotività. Mai ho difeso un criminale che fosse Rom, italiano, marocchino o francese. Chi sbaglia deve pagare. Mi pare ingiusto però criminalizzare un popolo intero: è sempre un singolo, con nome e cognome che delinque. Non tutti gli italiani sono mafiosi, né tutti i Rom sono delinquenti. Non si può fare di tutta l’erba un fascio né dare una connotazione etnica a un crimine. Spesso il contesto sociale fa la differenza. Questo vale per tutti.

Domanda – C’è speranza di una migliore inclusione dei Rom, oggi?

Risposta – L’inclusione di Rom e Sinti oggi è più difficile da realizzarsi a causa degli errori del passato, ma non impossibile se si vuole davvero, con vantaggi per tutti. Ma le associazioni di pseudo – volontariato e le istituzioni vogliono davvero l’inclusione dei Rom?

Domanda – Come reagisce il mondo Rom davanti all’isolamento da ghetto?

Risposta – La sindrome del ghetto all’interno del mondo Rom produce effetti decisamente devastanti: disillusione e sfiducia, passività e disistima, aggressività e isterismo, sindrome di accerchiamento e violenza. E la sindrome del ghetto attanaglia il Rom anche quando si affranca dal ghetto stesso.

Domanda – Cosa occorre fare, secondo lei,  per superare tutto questo?

Risposta – Occorre fare un lavoro immenso per superare questa sindrome attraverso un processo psicologico che va alimentato da valori veri e da modelli positivi che andrebbero esaltati maggiormente, così com’è giusto biasimare e punire chi sbaglia. E’ estremamente diseducativo che alcuni enti pubblici abbiano eletto a propri interlocutori Rom e Sinti che millantano titoli che non hanno, che hanno un livello di istruzione più che modesto, che non hanno un mestiere o che hanno gravi pendenze penali. Come dire che un Rom vale l’altro e se è manipolabile è meglio. La strada del riscatto è lunga e tortuosa e passa attraverso il sacrificio, l’istruzione vera, il merito, l’impegno e la professionalità. Tutto ciò va sostenuto dalla politica e promosso dai media. In maniera particolare gli eventi culturali andrebbero maggiormente esaltati. L’inclusione passa attraverso la valorizzazione culturale. Ma in tal senso nessun reale investimento.

Domanda – Si dice che i Rom hanno un costo per le Amministrazioni pubbliche….

Risposta – Solo il sociale è finanziato con fiume di denaro pubblico di cui i Rom non vedono 1 euro né tanto meno benefici: solo segregazione, discriminazione e negazione dei diritti più elementari.

La cronaca ha tanto spazio sui mass media mentre agli eventi culturali non si dà rilevanza: cineforum, convegni, seminari, presentazione di libri, esposizioni, concerti, festival e quant’altro non hanno la stessa importanza e chiaramente nell’immaginario collettivo non esistono.

Domanda – Cosa fa la sua associazione per esportare questo tipo di culture?

Risposta – Da 20 anni organizziamo un concorso artistico internazionale “Amico Rom”, aperto a tutti gratuitamente e un festival di musica interculturale, eppure si fa fatica a promuoverli. Dai media locali  appena lo spazio di un trafiletto, se va bene.

I Rom così sono percepiti come “un problema sociale”. Questo aspetto è soprattutto accentuato nelle grandi città.

Domanda – Quindi, dovendo concludere, la sindrome del ghetto è …disinformazione universale?

Risposta – La sindrome del ghetto coinvolge tutti, anche coloro che sono animati da buone intenzioni. Lo sguardo sul mondo Rom continua ad essere strabico. Ciò perché la disinformazione è dilagante e la discriminazione alimenta la mistificazione. A certi enti pubblici, a certi politici, a certe associazioni di pseudo – volontariato e a certi giornalisti, evidentemente fa comodo continuare ad alimentare la sindrome del ghetto. Il costo di tutto ciò ricade su Rom innocenti, in particolare su bambini e giovani e ovviamente sull’opinione pubblica ignara ed inerme. L’esclusione, di fatto, continua a costare più dell’inclusione e ad avvantaggiare i furbetti di turno. La sindrome del ghetto alimenta, così, all’interno e all’esterno del mondo romanò, disvalori che producono un’economia autoreferenziale e un capro espiatorio ideale. Ecco perché si fa di tutto per non cambiare niente.

Grazie a Santino Spinelli per averci dedicato il suo tempo e i suoi “saperi” Rom!

santino spinelli

Classe 1964, Santino Spinelli è docente di lingue e cultura romanì, musicista, compositore e insegnante di italiano. Laureato in Lingue e Letterature straniere e in Musicologia presso l’Università di Bologna, nel 2002 è stato docente di Lingua e Cultura Romanì presso l’Università di Trieste e il Politecnico di Torino. Attualmente è docente di Lingua e Cultura Romanì – Lingue e processi interculturali – presso l’Università di Chieti. Primo Rom in tutta Europa a detenere tale cattedra. È fondatore e presidente dell’associazione culturale Thèm Romanò (mondo romanò), attiva nel campo dei diritti dei popoli rom e presidente nazionale della Federazione FederArteRom. La sua poesia Auschwitz è incisa sul monumento che si trova davanti al Parlamento tedesco a Berlino dedicato al genocidio dei Rom e Sinti.

Un po’ di storia

Un dato costante della storia del popolo rom va rintracciato nella persecuzione che hanno sempre subito, la riduzione in schiavitù, la deportazione e lo sterminio.

Lungo la storia che li accompagna fino ad oggi, si è protratta nel tempo la diffidenza nata al loro primo apparire nel Medioevo europeo: il nomadismo come maledizione di Dio; la pratica di mestieri quali forgiatori di metalli, considerati nella superstizione popolare riconducibili alla magia; le arti divinatorie tra cui la stregoneria.

Di qui la tendenza delle società moderne a liberarsi di tale presenza anche a costo dell’eliminazione fisica. Tutti i Paesi europei adottarono bandi di espulsione nei loro confronti, fino alla programmazione del genocidio dei rom, insieme a quello degli ebrei, durante il nazismo in Germania.

Si stima che nel mondo ci siano tra i 12 e i 15 milioni di rom. Tuttavia il numero ufficiale di rom è incerto in molti paesi. Questo anche perché molti di loro rifiutano di farsi registrare come etnia rom per timore di subire discriminazioni.

Movimenti politici – Dopo la seconda guerra mondiale ha preso forma un movimento che è arrivato in occasione del primo congresso nel 1971 a Londra alla creazione dell’Unione Internazionale dei Rom. Questa Unione mira al riconoscimento di un’identità e di un patrimonio culturale e linguistico nazionale senza stato né territorio, cioè presente in tutti i paesi europei.

In Italia, tra le associazioni nate con compiti di integrazione e mediazione culturale, è attiva l’associazione, eretta in ente morale, denominata “Associazione 21 luglio”, oltre alla Federazione FederArteRom che raggruppa  ben 84 associazioni sul  territorio.

Il significato di rom. Oggi, in lingua romaní, rom significa uomomarito e designa l’etnia stessa solamente presso i rom propriamente detti.

Come per la storia delle origini delle popolazioni di lingua romaní, anche l’origine del termine rom è aperta a diverse ipotesi dibattute tra gli studiosi.

Rom è l’autonimo che la maggioranza della popolazione di lingua romaní utilizza per denominare il proprio gruppo.