Da Milano a Napoli i volontari non riescono a soddisfare la domanda di chi ha bisogno. Il servizio è di Giuseppe Manzo.
Le immagini della fila alla mensa Caritas di Napoli hanno fatto il giro del Paese. A Milano è iniziata la Fase 2, anche della fame: associazioni sommerse di richieste. A Roma è boom di domande al mercato solidale. Raddoppiano le persone che per la prima volta si rivolgono ai Centri di ascolto e ai servizi delle Caritas diocesane rispetto al periodo di pre-emergenza e cresce la richiesta di beni di prima necessità, cibo, viveri e pasti a domicilio, empori solidali, mense, vestiario. La fame morde e il Governo vara il reddito di emergenza ma non basta. Secondo Asvis e Forum Disuguaglianza Diversità “nell’impostazione del Governo, il contenimento delle irregolarità e la limitazione della spesa divengono esigenze prioritarie rispetto alla tempestività dell’intervento e all’ampiezza della platea dei beneficiari. L’opportunità del Reddito di Emergenza non va sprecata. C’è tempo per orientare meglio il Decreto in preparazione”.
Reddito subito
Sulla povertà intervengono Forum Diseguaglianze Diversità e ASviS: “Subito Reddito di emergenza e Sostegno agli autonomi”. Per le due associazioni, “non si può aspettare un giorno in più”. E chiedono l’inserimento nel Decreto in preparazione di strumenti in grado di proteggere tutte e tutti, con risposte mirate in funzione dei bisogni effettivi
Lo dice Francesco
Coronavirus, gli italiani con il Papa: “Serve una nuova economia, ma non accadrà”. All’uscita dalla crisi il 70% degli italiani vedrebbe con favore un modello economico più etico, ma c’è scetticismo sulla sua concreta realizzabilità. I risultati di un sondaggio condotto per l’Osservatorio Coronavirus di SWG-Area Studi Legacoop.
Una strada nuova
“Prepariamoci, insieme, a rinascere e a far crescere con noi un’economia e una società diverse”: per il Primo Maggio ascoltiamo il messaggio di Mauro Lusetti, presidente Legacoop. (sonoro)
Campo libero
Più di un mese fa l’allarme lanciato per la mancanza di manodopera nei campi. Annunciato un decreto per la regolarizzazione, ma il testo è ancora fermo. La società civile chiede ora di poter intervenire. “I partiti si esprimano pubblicamente, per noi modifiche fondamentali: ampliamento platea destinatari e tipologie contratti”.
Risale al 18 aprile la notizia di una bozza di decreto in circolazione nella quale veniva proposta la possibilità per i cittadini stranieri senza documenti di essere regolarizzati in seguito alla stipula di un contratto di lavoro. Una sanatoria per gli immigrati irregolari proposta dalla Ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova che ha puntato su una scelta di legalità e sicurezza ora più che mai necessari.
La paura del contagio legata all’epidemia di covid-19 e l’indisponibilità di manodopera in settori strategici come l’agricoltura hanno improvvisamente portato all’ordine del giorno una questione sollevata da tempo da alcuni settori della società senza ottenere la giusta visibilità.
A fronte di anni e anni di chiusure e restrizioni, l’attuale dato sulla stima della presenza irregolare si attesterebbe a poco meno di 600mila persone (i cittadini stranieri regolarmente residenti al 1 gennaio 2020 sono invece 5 milioni 382mila, secondo l’Istat). Una cifra che possiamo definire contenuta, se pensiamo allo stillicidio di blocchi e restringimenti in vigore ormai a partire dal 2008. Il dato è in linea con la generale riduzione e stabilizzazione dei viaggi delle persone verso l’Italia negli ultimi dieci anni: sappiamo che è diminuito l’impatto dell’immigrazione e semmai è aumentata l’emigrazione.
Se i lavoratori stranieri contribuiscono a livello nazionale al 20% della frutta e della verdura che troviamo sulle nostre tavole, in alcune regioni e settori (la raccolta delle mele in Trentino, uno tra tanti esempi) i braccianti irregolari sono la maggioranza assoluta. Attraverso questo provvedimento verrebbe offerta loro l’opportunità di vivere e lavorare legalmente abbandonando un regime di sfruttamento. Allo stesso tempi si avrebbe maggiore controllo e contezza della presenza sui nostri territori di centinaia di migliaia di persone sostanzialmente invisibili. Si otterrebbero inoltre nuove entrate fiscali e contributive, preziosissime, in questo momento.
Eppure, la strada intrapresa non convince a pieno e forse anche per questo motivo il governo non ha ancora sciolto le riserve sulla bozza circolata per la prima volta un mese fa. Alcuni dobbi sono stati sollevati dalla campagna Ero straniero, che già nel 2017 ha depositato alla Camera una proposta di legge popolare e ora all’esame della I Commissione. Infatti all’interno della platea dei beneficiari del provvedimento vi sono i tanti datori di lavoro che, bisognosi di personale, non possono assumere persone senza documenti. Ed è proprio su questo punto, secondo le organizzazioni aderenti alla campagna, che emerge la necessità di un intervento migliorativo.
“La platea dei destinatari del provvedimento – scrive Ero Straniero – non può essere composta solamente dai lavoratori del comparto agricolo. Sono molti altri i settori della nostra economia che necessitano di un intervento di questo tipo, dalla logistica alla ristorazione, fino al lavoro domestico e ai servizi di cura. Centinaia di migliaia di colf e badanti si occupano dei nostri anziani e sappiamo essere per lo più donne straniere e senza documenti”.
Le associazioni promotrici della campagna spingono il governo verso una maggiore presa di coraggio. “Andrebbero poi ampliate – proseguono – le tipologie di contratto di lavoro emettibili con la procedura di emersione. Senza il limite del tempo determinato, senza imporre contributi onerosi troppo alti e non sostenibili e senza penalizzare i lavoratori stranieri che non riuscissero a finalizzare la propria domanda il 31 dicembre 2020”.
Oltre che regolarizzare gli immigrati si tratta di quindi di regolarizzare l’immigrazione. La crisi da Coronavirus può rivelarsi la proverbiale occasione per trasformare l’emergenza in opportunità. Va colta per chiudere la stagione della precarietà e della corsa al ribasso dei diritti di dei lavoratori.
di Pierluigi Lantieri
Cambiare tutto
Riprogettare l’impresa sociale, cosa vogliono gli italiani. Il servizio è di Giuseppe Manzo.
Il 70% degli italiani spera che “cambi tutto” e meno del 10% spera che “tutto torni come prima”. Il 42% degli italiani si interpella sul modello di sviluppo economico e spera in una valorizzazione dei principi di sostenibilità economica e sociale: qualità della vita nelle città , educazione di qualità, lotta alla povertà. L’87,6% è preoccupato per il futuro economico dell’Italia e il 67,9% per la propria situazione personale ma la speranza di cambiamento resta comunque alta. Lo rileva il sondaggio realizzato da Associazione Isnet su un campione nazionale rappresentativo le cui risultanze sono messe a disposizione delle imprese sociali in questa delicata fase di riprogettazione post-Covid.
Il 18,7% afferma “che cambi qualcosa, ma non influisca troppo sulle mie abitudini”; il 37,5% desidera aumentare il tempo dedicato allo sport e alla salute, il 37,1% prevede di ridurre lo shopping, il 36,6% di ridurre viaggi e spostamenti, Il 49,5% avrà più cura per la famiglia, il 31,7% più attenzione alla povertà, il 51,9% alla salute e al benessere, il 42% al modello di sviluppo economico e il 31% alla qualità della vita delle città.
Chiuso per virus
Per la Fipe, federazione che rappresenta bar e ristoranti, il settore è sull’orlo del collasso: “I nostri dipendenti stanno ancora aspettando la cassa integrazione, il decreto liquidità stenta a decollare e ora apprendiamo che potremo riaprire solo dal primo di giugno. Significano altri 9 miliardi di euro di danni che portano la stima delle perdite dall’inizio della crisi a 34 miliardi. Si sta condannando tutto il comparto della ristorazione e dell’intrattenimento alla chiusura. Moriranno oltre 50.000 imprese e 350.000 persone perderanno il loro posto di lavoro”.
Quale sicurezza
Disponibili i dati Inail su denunce di infortunio nel complesso, con esito mortale e di malattia professionale. In controtendenza rispetto all’andamento degli altri settori economici, il settore Ateco “Sanità e assistenza sociale” che ha registrato un forte incremento delle denunce di infortunio in occasione di lavoro: +33% su base trimestrale e +102% su base mensile (marzo 2020 su marzo 2019). I casi denunciati sono raddoppiati.
Mascherina contro gli abusi
Nel Casertano, a Casal di Principe, in un bene confiscato alla camorra, nasce il laboratorio per produrre i presidi contro il coronavirus: saranno destinati alle operatrici dei Centri antiviolenza di tutta Italia e contribuiranno a sostenere l’autonomia delle donne in fuga dai maltrattamenti. Ascoltiamo Lella Palladino di Cooperativa Eva. (sonoro)
Ascoltateci
L’Alleanza contro la povertà in Italia chiede al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, di “aprire un confronto per porre l’attenzione sulla lotta alla povertà nell’emergenza Covid-19”. Ora più che mai “è fondamentale il contributo delle parti sociali e del terzo settore, e diventa centrale ampliare il dialogo”.