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“Serve un’anagrafe per persone fragili”


“Serve un’anagrafe per persone fragili”. A chiederlo le Acli. “Il tema del cittadino fragile, molto spesso anziano, – dice l’associazione – è quanto mai attuale e per certi versi è anche un’emergenza sociale che va affrontata al più presto”.

Ecco gli educatori finanziari


A Milano sono già 25 e lavorano per realtà del terzo settore che si occupano di persone in difficoltà. Insegnano a non indebitarsi, a risparmiare, consigliano sulle questioni previdenziali. Iniziativa che fa parte del più ampio progetto “Welfare di tutti”.

Ritorno alla terra


agricolturaPositivo il commento della Confederazione italiana agricoltori all’accordo per l’avvio di mille ragazzi per il servizio civile nell’agricoltura sociale: “Un vantaggio per tutto il sistema”. E la Caritas precisa: “Garantire che ci sia una reale partnership sul territorio”.

 

Anche per questo, il Vicepresidente della CIA Alessandro Mastrocinque rilancia: “Sarebbe importante se questa sperimentazione continuasse in futuro, che non sia insomma un’esperienza spot di un anno”, perché “potrebbe essere una strada concreta per realizzare appieno la nuova legge sull’Agricoltura sociale, garantire tramite il suo rafforzamento la tutela dei diritti di molti soggetti svantaggiati, e permettere a sempre più giovani di conoscere il mondo dell’agricoltura, con tutti i suoi vantaggi formativi e professionali”.
Un commento favorevole, ma con alcuni distinguo, arriva anche da Diego Cipriani, Capo ufficio servizio civile di Caritas Italiana.“Ben venga un accordo di questo tipo se serve ad incrementare il numero di giovani non solo in ambito sociale, ma anche in un settore come quello agricolo/ambientale che da sempre è la ‘cenerentola’ del servizio civile”, dice Cipriani, che ricorda come l’uscita negli anni scorsi dal sistema di enti come WWF ed Italia Nostra abbia ridotto ulteriormente l’offerta di progetti in questi ambiti. Nel 2014, secondo gli ultimi dati ufficiali disponibili, appena il 3% di tutti i volontari in servizio civile, ossia poco più di 400 giovani, erano attivi in progetti nel Settore dell’Ambiente.

Le giuste risorse


poverta-educativaUn fondo sperimentale di 100 milioni di euro in tre anni per il contrasto alla povertà educativa. La proposta di Save the children nel servizio di Giuseppe Manzo.

Un quindicenne su quattro non supera il livello minimo di competenze in matematica e uno su cinque in lettura. Quasi la metà dei minori non ha letto neanche un libro oltre a quelli scolastici nel corso di un anno, il 55,2% non ha visitato un museo, il 45,5% non ha svolto alcuna attività sportiva e sono circa 425 mila i “disconnessi” da Internet. Il 15% non prosegue gli studi dopo il diploma delle medie. Sul nuovo Fondo sulla Povertà educativa minorile previsto nell’ultima Legge di Stabilità con un budget annuale di 100 milioni di euro per tre anni, Save the children chiede un piano strategico e sinergico per lo stanziamento delle risorse che presti attenzione alle realtà territoriali dove il fenomeno ha una maggiore concentrazione, interventi su base comunitaria ma anche individuale, l’impostazione di un sistema di monitoraggio e valutazione, attraverso soggetti indipendenti, che misuri l’impatto degli interventi.

Eccessiva fiducia


risparmiNel 2015 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici in valori correnti è aumentato dello 0,9%. Lo rileva l’Istat ma per Federconsumatori e Adusbef si tratta di “un ottimismo fuori luogo, a nostro avviso – scrivono in una nota congiunta – basterebbe pensare a quanto si spende per mantenere figli e nipoti disoccupati, per capire in quali condizioni realmente si trovano i loro bilanci”.

 

Nel 2015 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici in valori correnti è aumentato dello 0,9%. Nell’ultimo trimestre dell’anno ha registrato una riduzione dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e un aumento dell’1,1% rispetto al corrispondente periodo del 2014. Lo rileva l’Istat nel rapporto sul ‘Reddito e risparmio delle famiglie e profitti delle società’. La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici nel 2015 e’ risultata pari all’8,3%, invariata rispetto al 2014. Nel quarto trimestre del 2015 essa e’ stata pari all’8,1%, in diminuzione di 0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 0,3 punti percentuali rispetto al corrispondente trimestre del 2014. Tenuto conto dell’inflazione, il potere di acquisto delle famiglie consumatrici e’ aumentato nel 2015 dello 0,8%. Nel quarto trimestre si e’ ridotto dello 0,7% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% rispetto al quarto trimestre del 2014
“Eccessivo ottimismo”
Secondo le associazioni dei consumatori i dati sulla spesa delle famiglie e sul loro potere di acquisto svelano, ancora una volta, “tutto l’ottimismo” dell’Istat. “Un ottimismo fuori luogo, a nostro avviso – scrivono Federconsumatori e Adusbef – basterebbe pensare a quanto spendono le famiglie per mantenere figli e nipoti disoccupati, per capire in quali condizioni realmente si trovano i loro bilanci. Secondo quanto calcolato dall’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori questi incidono sulla spesa delle famiglie per una cifra pari a circa 400-500 Euro al mese. A questo si aggiungono i dati, sempre rilevati dal nostro osservatorio, relativamente all’andamento dei consumi negli ultimi anni: dal 2012 al 2015 la diminuzione dei consumi risulta pari al 10% (con una riduzione complessiva della spesa delle famiglie di 75,5 miliardi di Euro). Dati drammatici, che dovrebbero suscitare preoccupazione nel Governo e farlo attivare concretamente per l’avvio di seri provvedimenti tesi a rimettere in moto il mercato occupazionale”.
“La nostra economia, da troppo tempo, soffre per via della crisi della domanda interna dettata dalla mancanza di lavoro. – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef. – Per questo è urgente prendere il controllo su tale situazione e attivare al più presto quel Piano Straordinario per il Lavoro che invochiamo da tempo.”

Un taglio incomprensibile


sabbadiniUn taglio incomprensibile. Così molte associazioni dopo la notizia dell’imminente riorganizzazione dei dipartimenti e delle direzioni centrali dell’Istat, che porta alla scomparsa del Dipartimento per le statistiche sociali ed ambientali. Ufficio diretto Linda Laura Sabbadini, famosa per i suoi studi innovativi sulle principali tematiche del sociale. Preoccupazione ha espresso la rete nazionale dei Centri Antiviolenza.

 

D.i.Re, la rete nazionale dei Centri Antiviolenza, esprime preoccupazione e incredulità davanti alla decisione degli attuali vertici dell’Istat di non avvalersi più delle competenze della dottoressa Linda Laura Sabbadini, che non sarà più Direttore di Dipartimento né Direttore Centrale”.
Questa studiosa molto stimata ha introdotto in Italia gli strumenti delle statistiche di genere, come indicato dalle direttive europee più avanzate, è conosciuta e stimata in tutto il mondo, è stata nominata commendatora della Repubblica, è stata più volte premiata in Italia e all’estero per valore del suo lavoro e recentemente inserita fra le prime 100 eccellenze italiane, eppure dal 16 aprile non ricoprirà più alcun incarico.
Non comprendiamo le ragioni di questa scelta, poiché nostro Paese le deve molto, e in particolare le devono molto le donne italiane. Attraverso il suo lavoro abbiamo saputo che la violenza di genere è un fenomeno strutturale e in gran parte sommerso e che un terzo delle donne italiane la subisce. Chiediamo dunque con forza di conoscere i motivi di questa gravissima decisione e ci auguriamo il suo immediato ritiro

Un bene di tutti


campi-legalitaTornano anche quest’anno i campi e i laboratori della legalità promossi da Arci, Cgil, Rete degli studenti medi e Unione degli universitari. A vent’anni dall’entrata in vigore della legge 109 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, la filosofia dell’iniziativa non è cambiata: restituire questi patrimoni alla collettività.

Andirivieni


andirivieniÈ il nome della pizzeria appena inaugurata a Terranuova Bracciolini, in provincia di Arezzo. Grazie all’associazione Arkadia nel locale diverse persone con disabilità saranno impegnate, tra cuochi e camerieri, per due giorni alla settimana con regolare contratto.

Oltre la crisi


supermarket-732279_960_720_copyA Bologna recuperati oltre 8mila pasti. E a Lecce spesa gratis nell’emporio solidale. Le due esperienze nel servizio di Giuseppe Manzo.

Lotta agli sprechi alimentari ma aumentano le famiglie che si rivolgono agli empori solidali. A Bologna 8.600 pasti recuperati e donati a 6 associazioni che gestiscono strutture d’assistenza, con un risparmio di oltre 36 mila euro. Sono i numeri riferiti al 2015 del progetto “CiboAmico”, avviato da Hera nel 2009 insieme a Last minute market e a Elior, la società che gestisce le mense del gruppo. In 6 anni, sottolinea Hera in una nota, sono stati recuperati così quasi 57 mila pasti per un valore economico di 228 mila euro. Intanto a Sud, a Lecce, nel 2015 oltre 800 famiglie hanno avuto accesso all’emporio solidale della Comunità Emmauel: spesa con una card munita di credito in base a reddito e situazione familiare. Aumentano i nuclei familiari “ripescati” che faticano ad uscire dal disagio.

Condividere è un affare


La sharing economy vale 572 miliardi di euro ma ha bisogno di regole. È questa l’immagine che emerge da un recente rapporto pubblicato dal Parlamento europeo. Lo studio misura potenzialità e problematiche dello sviluppo di questa nuova forma di scambio.

 

 

Scrive Riccardo Saporiti sul Sole 24 Ore: “il Parlamento europeo ha provato a quantificare la spesa pro capite annuale che potrebbe essere “rimpiazzata” con l’utilizzo della sharing economy, che va dai 1.100 euro l’anno in Bulgaria ai 14.600 nel ricco Lussemburgo, passando per i 7.200 dell’Italia. Ed ha anche valutato il tasso di sottoutilizzo di due degli asset che più facilmente si prestano ad entrare nell’economia della condivisione: la casa e l’auto. Ma se per la prima la percentuale è molto bassa, tanto più che nel computo sono state inserite solo le prime case, è per la seconda che i numeri diventano impressionanti. Guardando al Belpaese, le automobili restano ferme in garage o nel parcheggio per l’88% della loro “vita”. È il terzo più alto dato europeo dopo quelli di Germania e Finlandia”.