Nuove transizioni – Durante il quarto focus sul rapporto Asvis le associazioni delle imprese lanciano proposte per lo sviluppo sostenibile. Ascoltiamo Enrico Giovannini.
Per garantire un accesso equo e competitivo a energia e risorse, le associazioni ritengono prioritario semplificare le autorizzazioni per le rinnovabili e accelerare la diffusione delle Comunità Energetiche Rinnovabili. Sul fronte idrico chiedono una governance più solida, nuovi invasi e condotte, riuso delle acque depurate, dissalazione nei territori più vulnerabili e un vasto piano di manutenzione delle reti. Per il consumo di suolo propongono procedure più rapide e meno onerose per bonifiche e riqualificazioni. Per quanto riguarda le competenze, le organizzazioni invitano a valorizzare il ruolo delle associazioni imprenditoriali e del sistema camerale nella raccolta e analisi dei dati, così da orientare in modo più efficace le politiche nazionali su formazione e lavoro sostenibile. Sul fronte finanziario, infine, il documento chiede procedure più semplici per l’accesso ai fondi pubblici, strumenti dedicati alle PMI, questionari ESG armonizzati e un set minimo di indicatori condiviso a livello europeo.
Il Rapporto ASviS 2025 illustra un quadro globale sui temi economici decisamente critico: le disuguaglianze aumentano e la povertà torna a crescere. Il debito dei Paesi in via di sviluppo ha raggiunto il record di 1.400 miliardi di dollari, esercitando una pressione che sottrae risorse fondamentali a sanità, istruzione e investimenti nella resilienza climatica. Anche l’impatto della spesa militare globale, evidenziato dal recente Rapporto dell’ONU, mostra come le risorse destinate agli armamenti sottraggano margini di intervento allo sviluppo sostenibile.
In Europa, nonostante impegni rinnovati per una transizione verde giusta e inclusiva, il Rapporto ASviS evidenzia arretramenti nelle politiche commerciali e ambientali, unite all’allentamento delle misure per la due diligence e la rendicontazione di sostenibilità delle imprese, che consente alle imprese non europee di continuare a competere senza dover soggiacere a obblighi ambientali e di tutela dei diritti umani. Al tempo stesso, il nuovo indirizzo strategico dell’UE – dal Patto per l’industria pulita alla prossima legge europea per l’economia circolare, dalla strategia sull’adattamento climatico alla visione 2040 per agricoltura e alimentazione – apre opportunità significative per rafforzare competitività e innovazione.
Nel corso dell’evento, ASviS ha rilanciato alle forze politiche la proposte di definire un Piano d’accelerazione trasformativa (PAT), articolato in cinque leve strategiche e sei punti d’ingresso per guidare le politiche pubbliche verso il conseguimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030. Tra le priorità individuate figurano: il rafforzamento della capacità di programmazione e valutazione economica nel medio-lungo termine, la revisione del corpus normativo alla luce degli articoli 9 e 41 della Costituzione, la piena attuazione del programma d’azione per la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile previsto dalla Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile del 2022 e la graduale trasformazione dei sussidi ambientalmente dannosi (SAD) in sussidi favorevoli, in linea con gli impegni internazionali assunti dall’Italia.
All’ASviS Live sono intervenuti: Enrico Giovannini, Direttore Scientifico ASviS (introduce e modera); Annamaria Barrile, Direttore Generale di Utilitalia; Donato Rotundo, Direttore Area Sviluppo Sostenibile ed Innovazione Confagricoltura; Piergiorgio Carapella, Senior Economist, Centro Studi Confindustria – Politiche Pubbliche, Governance e Cambiamento di Confindustria; Guido Castelli, Senatore di Fratelli d’Italia; Silvia Fregolent, Senatrice di Italia Viva; Natalia Gil Lopez, Responsabile del Dipartimento politiche ambientali della CNA; Maurizio Grifoni, Giunta di Confcommercio; Guido Lena, Direzione Politiche economiche di Confartigianato; Giorgio Nanni, Responsabile energia e ambiente di Legacoop; Sandro Pettinato, Vice segretario generale di Unioncamere; Gianfrancesco Rizzuti, Direttore Operativo e Comunicazione di FeBAF.
Tre morti al giorno sul lavoro, continua il dramma senza giustizia
La mattanza senza giustizia – Ogni giorno ancora morti sul lavoro mentre per Luana D’Orazio arrivano assoluzioni e patteggiamenti. Il servizio è di Federica Bartoloni.
I luoghi di lavoro d’Italia registrano una media di tre morti al giorno. Edilizia, agricoltura, tessile: questi i comparti che contano il più alto grado di rischio e di irregolarità. Nell’entroterra di Imperia, intanto, un’altra vittima del lavoro investita dal rimorchio di un mezzo all’interno di un’azienda, aveva 57 anni. Nessuno scalpore, poche righe in stampa locale e inserimento nel conteggio. Davanti a questo bollettino di guerra si è conclusa con due patteggiamenti irrisori e una sentenza di piena assoluzione la vicenda giudiziaria relativa alla morte in fabbrica della giovane lavoratrice e madre Luana D’Orazio, stritolata all’interno di un orditoio al quale erano stati rimossi i dispositivi di sicurezza.
Previdenza, il piano ACLI: proposte per una pensione più flessibile tra 63 e 65 anni
Per una previdenza più equa – Il Patronato ACLI ha presentato un pacchetto di proposte strutturali, frutto sia dell’ascolto delle persone sia del confronto tecnico. Al centro c’è un vero pacchetto flessibilità, con la possibilità di uscire dal lavoro in una fascia tra i 63 e i 65 anni, con un requisito contributivo contenuto e un calcolo dell’assegno proporzionato all’età di accesso.
Ex Ilva, nuovo decreto: via libera ai fondi e cassa integrazione statale
Quale futuro – La nuova vertenza per i lavoratori dell’ex Ilva che torneranno in cassa integrazione. Il servizio è di Federica Bartoloni.
Giovedì scorso un nuovo, ennesimo, decreto ex Ilva ha rimescolato le carte in tavola dando risposte alle forti proteste esplose in tutti gli stabilimenti. Concesso ad Acciaierie d’Italia l’utilizzo dei 108 mln di euro di avanzo al finanziamento ponte al fine di garantire la continuità operativa degli impianti fino a febbraio 2026, data ipotizzata per la conclusione della procedura di gara per la vendita degli asset dell’azienda. La cassa integrazione per i circa 6.000 dipendenti coinvolti sarà presa in carico direttamente dallo Stato con lo stanziamento di altri 20 mln di euro, al contrario di quanto avvenuto sino ad ora.
Legacoop Sardegna, lettera alle istituzioni: “Servizi 118 in crisi per risorse insufficienti”
Così non va – Legacoop Sardegna scrive una lettera aperta alle istituzioni per denunciare il ritardo nell’affrontare le criticità che diversi soggetti del terzo settore si trovano ad affrontare nell’ambito dei servizi di emergenza urgenza 118. La dotazione di risorse – spiegano – è inadeguata e incerta, a fronte della necessità di programmare investimenti per la salute dei cittadini.
Ci troviamo costretti a scrivere questa “lettera aperta” per denunciare il ritardo, se non la perdurante inerzia, nell’affrontare le gravi criticità che contraddistinguono le attività svolte nell’ambito dei servizi di emergenza urgenza 118 dai diversi soggetti del terzo settore convenzionati con Areus.
Un ritardo che, per quel che concerne nello specifico la cooperazione sociale, determina un crescendo di uno stato di incertezza del futuro lavorativo dei soci, dei dipendenti e delle stesse organizzazioni, sempre più costrette a fare i conti con una dotazione di risorse inadeguata e incerta a fronte della necessità di programmare investimenti e spese a garanzia della qualità delle attività da erogare ai cittadini.
Sono passati ormai 10 mesi (24 gennaio 2025) dall’ultimo incontro tenuto presso l’Assessorato alla Sanità per discutere la nuova convenzione da stipulare per la gestione delle postazioni e definire il percorso che avrebbe dovuto portare alla riorganizzazione del sistema dell’emergenza urgenza in coerenza con i principi indicati dalla riforma nazionale del terzo settore.
A fronte delle dichiarazioni di voler lavorare in maniera partecipata e in tempi brevi, si disse 6 mesi, alla definizione di una convenzione per mettere in sicurezza le attività in essere e accompagnarle in un processo di profondo cambiamento del sistema, non possiamo che constatare che queste dichiarazioni risultano completamente disattese e senza alcun
seguito concreto.
Ancora nel mese di giugno, nell’ambito di incontri formalmente richiesti dalla nostra Associazione di rappresentanza, alla presenza degli Assessori alla Sanità e del Lavoro, del Commissario di AREUS e di importanti funzionari di tali istituzioni, sono state espresse identiche dichiarazioni che ad oggi risultano lettera morta. Questa situazione risulta sempre più insostenibile!
Una attività di fondamentale importanza per la vita dei cittadini e delle cittadine, che richiede una sempre maggiore qualificazione e professionalizzazione degli operatori che vi sono impegnati, rimane in un limbo di indecisioni e precarietà.
Ribadiamo l’urgente necessità di definire le nuove regole per l’organizzazione e gestione dell’emergenza urgenza, crediamo indispensabile che si giunga, anche tramite una fase transitoria ma ben delimitata, al riconoscimento ai soggetti gestori dei costi necessari per la regolare contrattualizzazione del personale impegnato nelle postazioni.
Finanza etica: alta bancarizzazione, ma soddisfazione solo moderata
Ieri a Roma è stata presentata la ricerca “Finanza Etica ed economia sociale”. Da un lato il Terzo settore è caratterizzato da un’elevatissima bancarizzazione, ma il rapporto con gli istituti di credito restituisce una soddisfazione solo moderata. Ascoltiamo il presidente di Banca Etica Aldo Soldi.
Morti sul lavoro, la settimana si apre con quattro vittime in Calabria, Lazio e Sicilia
Ancora morti sul lavoro – La settimana si è aperta con notizie drammatiche sul fronte della sicurezza. Il servizio di Federica Bartoloni.
Il centro sud insanguinato dalle quotidiane morti nei luoghi di lavoro del nostro Paese: un lunedì che ha visto due vittime in provincia di Crotone, una in provincia di Frosinone e l’altra nel ragusano.
Ritratti standard delle morti giornaliere che sembrano aver raggiunto una normalizzazione: operai, stranieri o anziani over 60 destinati anche a morire sulle impalcature teatro della loro vita. Intanto le audizioni per la proposta di modifiche al “dl sicurezza sul lavoro” continuano in 10a Commissione in Senato nel sentire comune verso un provvedimento di certo in linea con quelli che lo hanno preceduto.
Rapporto Caritas, povertà in crescita: 5,7 milioni gli italiani in difficoltà
Lo sguardo della prossimità – I dati del nuovo Rapporto Caritas mostrano numeri diventati ormai strutturali sulla povertà. Il servizio è di Giuseppe Manzo.
“Fuori campo. Lo sguardo della prossimità” è il titolo del nuovo Rapporto Caritas. I dati mostrano una povertà assoluta che coinvolge oltre 5,7 milioni di persone e 2,2 milioni di famiglie, con una crescita di oltre il 40% nell’ultimo decennio. Tra i più colpiti, i minori e i lavoratori con salari bassi e contratti instabili: il lavoro, sempre più spesso, non basta più a garantire una vita dignitosa. Il Rapporto mette in luce anche la pratica dell’azzardo industriale di massa, la violenza sulle donne e la povertà energetica.
Beni confiscati, la nuova campagna di raccolta firme di Libera per farli rinascere
Diamo linfa al bene – Libera lancia la campagna di raccolta firme per la valorizzazione dei beni confiscati. Ascoltiamo la referente nazionale Tatiana Giannone.
Rapporto Benessere Equo e Sostenibile 2024, Istat: l’Italia cresce a passo lento
Meglio ma non tanto – Il Benessere equo e sostenibile, in Italia, mostra poco più di uno dei 137 indicatori in miglioramento significativo; il 26,3% è su livelli peggiori (36) e il 39,4%, la quota più consistente, risulta stabile: migliorano 7 indicatori su 13 del dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, ma allo stesso tempo 5 peggiorano. È la fotografia scattata dall’Istat nel rapporto Bes 2024.
Poco più di un terzo (34,3%, 47 indicatori) dei 137 indicatori Bes per i quali è possibile il confronto con l’anno precedente migliora in modo significativo; il 26,3% degli indicatori è su livelli peggiori (36) e il 39,4%, la quota più consistente, risulta stabile (54 indicatori). Il quadro per dominio è variegato: migliorano
7 indicatori su 13 del dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, ma allo stesso tempo 5 peggiorano; il dominio Qualità dei servizi si divide tra 6 indicatori in miglioramento e 6 in peggioramento sui 16 totali; migliorano circa la metà degli indicatori di Istruzione e formazione. In Sicurezza e Politica e istituzioni si osserva la maggiore quota di indicatori in peggioramento nell’ultimo anno.
Nel lungo periodo il quadro è più positivo: oltre la metà degli indicatori migliora (70 su 128),
solo 16 peggiorano, mentre per un terzo di essi non è possibile individuare una tendenza univoca. Tutti gli indicatori di Sicurezza migliorano, come anche oltre i tre quarti degli indicatori di Innovazione, ricerca e creatività, Politica e istituzioni e Benessere soggettivo. Nel dominio Relazioni sociali si rileva la maggiore quota di indicatori in peggioramento (4 su 9).
Per tutte le regioni del Nord e del Centro, escluso il Lazio, nell’ultimo anno disponibile, il 60% o più dei 134 indicatori regionali analizzati mostra livelli di benessere migliori della media Italia, con punte del 70% e oltre per le due Province autonome di Trento e Bolzano/Bozen, il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia. Al contrario, in tutte le regioni del Mezzogiorno, a eccezione dell’Abruzzo, la maggioranza degli indicatori registra valori peggiori di quelli nazionali; in Campania e in Puglia ciò accade per più di sette indicatori su 10.
Confrontando gli andamenti per dominio, in Salute, Istruzione e formazione, Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, Benessere economico, Relazioni sociali e Qualità dei servizi è piuttosto chiara la divisione tra le regioni del Centro-Nord (dove generalmente almeno la metà degli indicatori è su livelli migliori dell’Italia) e quelle del Mezzogiorno (generalmente in posizione arretrata rispetto all’Italia per almeno la metà degli indicatori)
Per i domini Paesaggio e patrimonio culturale e Innovazione, ricerca e creatività i risultati migliori si concentrano in poche regioni del Centro-Nord, mentre diverse altre regioni di questa stessa area registrano risultati peggiori di quelli nazionali per la metà o più degli indicatori.
La configurazione territoriale è diversa nei domini Politica e istituzioni, Sicurezza e Benessere soggettivo, nei quali si riscontrano risultati prevalentemente migliori o peggiori tanto per le regioni
centro-settentrionali quanto per le meridionali. In particolare, nel dominio Sicurezza sono in netto svantaggio le regioni in cui si trovano i contesti metropolitani più grandi: il Lazio, in modo particolare,
ma anche la Toscana, la Lombardia, la Campania e l’Emilia-Romagna.
Nel dominio Ambiente le differenze territoriali appaiono piuttosto sfumate, perché la maggior parte delle misure registra differenze piuttosto contenute rispetto all’Italia, anche se in alcune regioni si rilevano vantaggi e svantaggi piuttosto marcati per più di un indicatore.
Il confronto con l’Europa (media Ue27), possibile per 39 indicatori, 22 dei quali disponibili anche distinti per genere, mostra una situazione peggiore per l’Italia per 18 indicatori, migliore per 11 indicatori.
Rispetto al contesto europeo, l’Italia presenta significativi svantaggi nel mercato del lavoro, con un tasso di occupazione al 67,1%, 8,7 punti sotto la media Ue27; il divario si accentua tra le donne, tra le quali il tasso scende al 57,4% in Italia (70,8% Ue27). Particolarmente elevata è anche la forbice tra le persone che lavorano in part–time involontario (8,5% Italia; 3,2% Ue27) soprattutto tra le lavoratrici (13,7% Italia;
4,8% Ue27).
L’Italia è al di sotto della media Ue27 anche per alcuni indicatori del dominio Istruzione e Formazione, con solo il 31,6% dei 25-34enni laureati, contro il 44,1% nell’Ue27 e il 66,7% delle persone di 25-64 anni che hanno conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado (80,5% Ue27).
Sul fronte dell’innovazione e della ricerca, l’Italia investe meno in ricerca e sviluppo (1,37% del Pil, contro il 2,22% dell’Ue27). La percentuale di lavoratori con formazione universitaria nelle professioni
scientifico-tecnologiche è inferiore di 7,4 punti rispetto alla media europea (26,7% Italia vs 34,1% Ue27).
Condizioni di benessere peggiori rispetto alla media dell’Unione europea si osservano anche per alcuni indicatori del dominio Benessere economico; nel 2024 il rischio di povertà in Italia è al 18,9%, superiore alla media Ue27 (16,2%). La disuguaglianza del reddito netto è anche più alta (5,5% Italia vs 4,7% Ue27). Tuttavia, il sovraccarico del costo dell’abitazione colloca l’Italia in vantaggio, 3,1 punti percentuali al di sotto della media europea (8,2%); ciò avviene anche per gli indicatori relativi alla deprivazione materiale e sociale e alla difficoltà ad arrivare a fine mese.
Per i domini Salute e Sicurezza, l’Italia mostra risultati positivi rispetto alla media Ue27 per la mortalità evitabile (17,6 rispetto a 25,8 per 10mila abitanti della media europea). La speranza di vita è di 84,1 anni, superiore alla media Ue27 di 81,7 anni, e il tasso di omicidi è tra i più bassi d’Europa (0,6 rispetto
a 0,9 per 100mila abitanti in Ue27).




