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Un mare di tragedie


migranti-siriaNel mondo un migrante ogni ottanta minuti muore durante la traversata. Il servizio di Giovanna Carnevale.

 

Dall’inizio del 2016, ogni ottanta minuti muore una persona lungo le rotte migratorie in tutto il mondo. È la denuncia di Oxfam, che rivela come nell’ultimo anno, a seguito del ritrovamento del piccolo Alan Kurdi su una spiaggia turca, il numero dei migranti che hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere un altro paese sia aumentato di oltre un quinto. Il 2015 aveva registrato più di 4500 decessi. E a pochi giorni da due importanti meeting sulla crisi migratoria globale che si svolgeranno a New York il 19 e 20 settembre, la richiesta rimane la stessa: dare più importanza alle persone che ai confini e tutelare chi scappa da guerra e fame.

Siria, in piazza a Roma per fermare i bombardamenti


soldiers-1002__180Un sit-in per la pace in Siria e per chiedere lo stop immediato dei bombardamenti su Aleppo e Mambij.

Un invito alla mobilitazione, a portare i propri figli in piazza per testimoniare vicinanza ai bambini, le vittime maggiori del conflitto, e a tutto il popolo siriano.

Il mondo delle associazioni e delle organizzazioni non governative, ma anche Federazione della Stampa e Usigrai, si ritroveranno il 2 settembre per lanciare un appello all’Italia, all’Unione europea e alle Nazioni Unite affinché si raggiunga una tregua duratura, si permetta l’apertura di corridoi umanitari e la fornitura senza ostacoli di aiuti alle popolazioni assediate.

Hanno aderito Amnesty Italia, Arci, Associazione 46° Parallelo. Associazione Amici di Roberto Morrione, Associazione Giornalisti Amici di Padre Paolo Dall’Oglio, Confronti, Cospe, Federazione nazionale della stampa, Fondazione Libera Informazione, Illuminare le periferie, Italians For Darfur, LasciateCIEntrare, NoBavaglio, Rivista San Francesco, Tavola della Pace, Associazione Tam Tam, Unicef, Un ponte per, Usigrai.


Di seguito l’appello lanciato da Articolo 21 a cui ha aderito anche l’Arci

Metà della popolazione della Siria non ha più una casa, 470mila persone hanno perso la vita, 1,9 milioni sono rimaste ferite o mutilate, l’aspettativa di vita è passata dai 70 ai 55 anni.

Questi i numeri agghiaccianti che misurano la tragedia siriana prima ancora che iniziasse la nuova campagna di bombardamenti su Aleppo, che ha visto una crescita esponenziale di bambini tra le vittime.

Il mondo si è indignato, ha pianto, guardando l’immagine di Omran, 5 anni, ferito e sgomento su un seggiolino di un’ambulanza, che ha plasticamente dato corpo alle conseguenze del conflitto in Siria, visto attraverso gli occhi di un bimbo scampato alla morte che invece non ha risparmiato il fratellino, Alì, poco più grande di lui.
In cinque anni di guerra sono morte decine di migliaia di piccoli siriani. Solo ad Aleppo hanno perso la vita, da fine luglio, 350 bambini e più di 100mila sono intrappolati nella parte orientale della città.

Aleppo è la nuova Sarajevo. Pari la durata dell’assedio, persino doppio il numero delle vittime. Oggi come allora il fallimento della comunità internazionale è sotto gli occhi di tutti.

L’attenzione mediatica e le informazioni sul conflitto si riducono ogni giorno di più e con esse la consapevolezza di ciò che quotidianamente avviene nel paese.

Non basta indignarsi per la foto dell’ultimo bimbo vittima della guerra, che sia morto su una spiaggia turca o salvo e inconsapevole sul seggiolino di un’ambulanza in Siria.

Noi non possiamo restare a guardare, ci sono milioni di vite da salvare, ancora oggi, ad Aleppo e nel resto della Siria.

Facciamo nostre e ribadiamo con forza le richieste all’Italia, all’Unione europea e alle Nazioni Unite di una tregua duratura, dell’apertura di corridoi umanitari, della fornitura senza ostacoli di aiuti umanitari alle popolazioni assediate. Chiediamo inoltre la fine degli attacchi contro i civili e le strutture civili, primi tra tutti gli ospedali; la cessazione dell’uso della tortura e delle sparizioni forzate.

Vi chiediamo l’adesione a questa iniziativa per far arrivare un messaggio forte alle istituzioni e per testimoniare la nostra vicinanza al popolo siriano.

L’appuntamento e a Roma, in piazza Santi Apostoli, venerdì 2 settembre, dalle ore 11.

Burkini, interviene l’Onu: “il divieto discrimina i musulmani”


 

France BurkiniDopo la pronuncia del Consiglio di Stato francese contro il provvedimento anti-burkini di Villeneuve-Loube (uno uno dei circa trenta comuni transalpini che avevano vietato di indossare sulle spiagge locali il costume integrale islamico), sulla questione dell’abbigliamento femminile è intervenuto anche l’Onu.

 

 

L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha infatti attaccato il divieto in quanto “discrimina” i musulmani, ed ha quindi accolto con favore la decisione del Consiglio di Stato.

 

 

“Questi decreti non rafforzano la sicurezza”, si legge nel comunicato, “ma, al contrario, alimentano intolleranza religiosa e discriminazione dei musulmani in Francia, in particolare le donne. La parità di genere non si ottiene regolamentando i vestiti che le donne decidono di portare”. Per l’Alto commissariato Onu per i diritti umani, favorendo la polarizzazione tra le comunità, i decreti anti-burkini “hanno solo aggravato le tensioni e potrebbero in realtà nuocere agli sforzi destinati a combattere e prevenire l’estremismo violento”.

 

 

“Le limitazioni alla libertà di ogni persona di manifestare la propria religione o le proprie convinzioni, inclusa la scelta dell’abbigliamento, sono autorizzate solo in circostanze molto limitate, inclusa la protezione della sicurezza pubblica, l’ordine pubblico, la salute pubblica o la morale”, prosegue la nota. Inoltre, “i codici che riguardano i vestiti, quali i decreti anti-burkini, colpiscono in modo sproporzionato le donne e le ragazze e ledono la loro autonomia, limitano la propensione ad adottare decisioni indipendenti sui modi di vestirsi e costituiscono una chiara discriminazione nei loro confronti”.

 

 

Intanto, il dibattito in Francia si è nuovamente acceso dopo la dichiarazione del primo ministro Valls secondo il quale Marianne, il simbolo della Repubblica, “ha il seno nudo perché lei nutre il popolo, non è velata perché è libera. La Repubblica è questo”.

 

(Fonte e Foto: Ansa)

Bambini migranti, quei “sogni spezzati” tra Messico e Usa


child-887395__180Nei primi sei mesi del 2016, ventiseimila minori non accompagnati sono stati fermati al confine tra America centrale e Stati Uniti, in fuga da povertà e violenza. Circa trentamila, invece, le persone che hanno viaggiato come nuclei familiari, soprattutto madri e bambini. Di immigrazione si parla prevalentemente con riferimento all’Europa, ma oltreoceano il fenomeno è vissuto con simile drammaticità.

 

Secondo il nuovo rapporto Unicef “Sogni spezzati. Il pericoloso viaggio dei bambini dall’America Centrale agli Stati Uniti”, ogni mese migliaia di bambini dall’America Centrale rischiano di essere rapiti, venduti, violentati o uccisi per cercare di raggiungere gli Stati Uniti per chiedere protezione da bande criminali e dalla povertà. La maggior parte proviene da Paesi come Honduras, El Salvador e Guatemala, dove ci sono alcuni dei tassi più alti al mondo di omicidi.

 

“È straziante pensare a questi bambini, la maggior parte dei quali adolescenti, ma alcuni anche più giovani, che devono affrontare un viaggio estenuante ed estremamente pericoloso in cerca di sicurezza e di una vita migliore”, ha dichiarato il vice direttore Unice Justin Forsyth. “Questo flusso di giovani rifugiati e migranti sottolinea l’importanza di affrontare la questione della violenza e delle condizioni socio-economici nei loro Paesi di origine”.

 

I minori non accompagnati fermati negli Stati Uniti hanno diritto ad essere ascoltati da un Tribunale per l’immigrazione, ma non hanno diritto ad un avvocato nominato dal Tribunale. I bambini che viaggiano con un genitore rischiano una rapida espulsione o mesi di detenzione.

 

Secondo i dati, i bambini non accompagnati che non hanno un rappresentante legale nelle udienze presso il Tribunale dell’immigrazione degli Stati Uniti  (il 40%) hanno maggiori probabilità di essere rimpatriati rispetto a quelli rappresentati. In casi recenti, al 40% dei bambini senza rappresentanza è stato disposto il rimpatrio rispetto al 3% per i bambini rappresentati.

 

(Fonte: Redattore Sociale)

Filippine, le ONG contro la repressione di Duterte


dutertePiù di 300 ONG hanno chiesto alle Nazioni unite di fermare la repressione del governo filippino di Rodrigo Duterte contro la criminalità e lo spaccio di droga.
Da quando lo scorso maggio è stato eletto il nuovo presidente, si calcola che circa 700 persone siano state uccise dalla polizia; alla viglia della sua elezione Duterte aveva dichiarato che, utilizzando le maniere forti, avrebbe sradicato il crimine in sei mesi, incitando i cittadini ad uccidere gli spacciatori .
Secondo le organizzazioni umanitarie nelle Filippine c’è una sistematica violazione dei diritti umani e la maggior parte delle persone assassinate non aveva nulla a che fare con il traffico di stupefacenti: il governo sta utilizzando la campagna contro la droga come pretesto per altri fini.
In una lettera indirizzata all’ Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, si chiede che l’Onu condanni pubblicamente le atrocità nelle Filippine, chiedendo al governo di adempiere agli obblighi internazionali sui diritti umani, come il diritto alla vita, alla salute, giusto processo e un processo equo.

Giochi pericolosi


olimpiadi-rioA pochi giorni dalle Olimpiadi di Rio, arrivano diverse denunce da parte delle ong internazionali per violazione dei diritti umani in Brasile. “I buoni poliziotti hanno paura”, tuona Human Rights Watch. “Il Paese è sul punto di compiere gli errori mortali che ha commesso per decenni”, sottolinea Amnesty International.

Memoria viva


padre-dalloglioSono passati tre anni dalla scomparsa di Padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita rapito a Raqqa da alcuni estremisti e sulla cui sorte è calato un preoccupante silenzio. Il religioso, molto legato alla Siria, era profondamente impegnato nel dialogo interreligioso con il mondo islamico e nella lotta ai totalitarismi.

Una strage silenziosa


120428-A-3108M-011Le vittime civili in Afghanistan, tra gennaio e giugno di quest’anno, sono state 5.230, un terzo sono bambini. In 155mila hanno dovuto abbandonare le proprie case nei primi sei mesi del 2016. Sono le nuove drammatiche cifre pubblicate nell’ultimo Rapporto della Missione delle Nazioni Unite nel Paese asiatico.

Più hai meno dai


Refugees_welcomeI sei paesi più ricchi del mondo – Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania, Francia e Regno Unito – ospitano solo il 9% dei rifugiati. A dirlo il rapporto Oxfam. Altre sei nazioni, ben più povere, si stanno facendo carico del 50% di coloro che sono in fuga dalla propria terra.

Senza verità e giustizia


giulio-regeni-torinoOggi sono sei mesi dalla morte di Giulio Regeni in Egitto. Un omicidio rimasto ancora impunito. Il servizio di Fabio Piccolino.

 

A sei mesi dalla scomparsa di Giulio Regeni la verità è ancora lontana. Uno stallo dal quale sembra sempre più difficile uscire. Come ci spiega Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia. (sonoro)