La multinazionale Shell è stata citata in giudizio per i danni causati nel delta del Niger. Per la seconda volta in cinque anni, l’azienda petrolifera olandese dovrà difendersi in tribunale per una fuoriuscita di greggio. Due comunità di pescatori e diverse ong chiedono risarcimenti e la bonifica dove l’acqua è contaminata dal benzene.
Crisi dimenticata
In Sud Sudan un terzo della popolazione sta affrontando una situazione di scarsità di cibo e insicurezza alimentare. L’allarme delle ong: non è ancora carestia, ma senza aiuti umanitari 40mila persone rischiano la vita.
Nuova emergenza
Sono almeno 42 le vittime del ciclone Winston che si è abbattuto sulle isole Figi, e che ha lasciato 35 mila persone senza casa. Mentre la macchina della solidarietà si è messa subito in moto, Save the Children denuncia lo stato di precarietà in cui versano moltissimi minori. La cooperazione italiana ha stanziato circa 100 mila euro per aiutare la popolazione.
Una fragile tregua
In Siria il cessate il fuoco resta l’ultima speranza per un ritorno alla normalità dopo cinque anni di guerra. Il servizio di Fabio Piccolino. “Una tregua fragile, fragilissima. E’ quella partita lo scorso sabato nella Siria martoriata da cinque anni di guerra: un accordo storico accettato da oltre 100 gruppi ribelli di opposizione. Ma anche se l’inviato speciale delle Nazioni Unite Staffan De Mistura si è detto fiducioso che da questa interruzione delle ostilità possano riprendere i colloqui di pace, violazioni al cessate il fuoco si sono registrate in più zone del paese, come denunciato dall’Osservatorio siriano per i diritti umani. Guardare al futuro con fiducia è in ogni caso molto difficile: i rifugiati all’estero sono 4 milioni, mentre gli sfollati interni più di sette milioni: dall’inizio della guerra, un siriano su due ha perso la propria casa.”
Passo avanti
Soddisfazione delle ong internazionali dopo la storica decisione del Parlamento Europeo di adottare una risoluzione sullo Yemen che richiama la necessità di porre fine alla guerra in corso. Strasburgo ha anche votato un esplicito emendamento che richiama la necessità di fermare il flusso di armi nella regione.
Verità per Giulio
Ad un mese dalla scomparsa prima e dalla morte poi di Regeni, il giovane ricercatore italiano torturato e ucciso al Cairo, troppe ancora le reticenze dell’Egitto per far luce sulla vicenda. Ai nostri microfoni Giuseppe Acconcia, giornalista ed esperto di Medioriente. “Il caso Regeni è pieno di depistaggi, perché subito sono state avanzate delle ipotesi che poi nettamente vengono scartate, dalla pista dell’incidente stradale alla pista del delitto sessuale, alla pista della rapina fino al coinvolgimento dei Fratelli Mussulmani e alla pista dello spionaggio. E’ evidente che una completa verità e una completa giustizia nel caso Regeni è molto difficile che venga raggiunta date le condizioni politiche in cui si trova l’Egitto in questo momento.”
Diritti umani in pericolo
È la denuncia di Amnesty International presentando il suo nuovo rapporto. L’organizzazione spiega che ad essere minacciate non sono solo le garanzie civili, ma anche le leggi e il sistema che le proteggono. I diritti individuali rischiano così di essere compromessi a causa di interessi egoistici nazionali di corto respiro.
Quanto costa la fine di Schengen?
I calcoli di uno studio tedesco sullo stop del trattato di libera circolazione prevedono due scenari. Secondo quello più pessimistico gli Stati europei perderebbero 1.430 miliardi in dieci anni a causa di movimenti delle merci più lenti e prezzi più elevati. Le perdite per l’Italia potrebbero arrivare fino a 148 miliardi.
Giustizia sociale cercasi
Secondo il rapporto della Fondazione Bertelsmann, in Europa ci sono troppi squilibri e c’è bisogno di società più inclusive. Ai nostri microfoni, il commento dell’economista Eleonora Romano.
“Le politiche europee forse non hanno avuto ripercussioni particolarmente positive sulla condizione e l’inclusione sociale dei cittadini. Questi risultati ci ribadiscono la necessità di porre in primo piano l’obiettivo di una maggiore giustizia sociale quale elemento funzionale alla crescita e alla ripresa economica. Questo vuol dire anche che si richiedono interventi mirati delle politiche negli ambiti dell’istruzione, dell’occupazione e della lotta alla povertà”.