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Pericolo Ogm, svolta nel mondo dell’agricoltura


 

 

 

 

Pericolo OGM: la revisione delle regole europee sulle biotecnologie agrarie rischia di modificare il mondo dell’agricoltura. Il servizio è di Fabio Piccolino

Uno studio pubblicato dalla Commissione Europea afferma che le nuove tecniche per modificare il genoma di un organismo possono contribuire a un sistema alimentare più sostenibile nel quadro degli obiettivi del Green Deal europeo. Secondo Slow Food però, seguire questa strada porterebbe alla deregolamentazione di nuovi OGM, che non avrebbero più l’obbligo di essere etichettati.

Un pericolo che potrebbe portare a gravi danni agli ecosistemi e alla biodiversità, perché non si potrebbero prendere misure contro la diffusione incontrollata di nuovi organismi geneticamente modificati nell’ambiente.

Immigrazione, un progetto educa alle partenze in sicurezza


Educare senza confini: È il progetto dell’impresa sociale Sophia, che forma i giovani del Senegal e della Guinea sui rischi dell’immigrazione clandestina e sulle vie sicure e legali per partire. L’iniziativa vuole limitare gli episodi tragici come le morti in mare attraverso la consapevolezza dei possibili pericoli.

India, l’allarme di Azione Contro la Fame


Spirale tragica: l’enorme ondata di Covid che l’India si trova ad affrontare in questi giorni impatta anche sull’accesso al cibo delle persone più vulnerabili. È l’allarme di Azione Contro la Fame che spiega come ad essere più colpite da un punto di vista psicologico sono le donne in gravidanza, le neomamme e i bambini sotto i cinque anni.

Migranti, le Ong al Premier Draghi: “Chiediamo incontro urgente”


Stop alle stragi in mare: le organizzazioni umanitarie lo gridano sempre più forte. Il destinatario oggi è il premier Mario Draghi, in seguito al drammatico naufragio di giovedì scorso in cui hanno perso la vita circa 130 persone. Sono state inghiottite dalle onde mentre la Ocean Viking (di Sos Mediterranée) e tre mercantili le cercavano disperatamente, senza alcun coordinamento da parte delle autorità. Le associazioni hanno perciò scritto al presidente del consiglio: “Dopo l’ennesima tragedia occorsa nel Mediterraneo giovedì scorso, crediamo indispensabile chiederle un incontro urgente”. La richiesta è stata avanzata da Alarm Phone, Emergency, Medici Senza Frontiere, Mediterranea, Open Arms, ResQ-People saving People, Sea Watch, Sos Mediterranee. Le ong, in un appello pubblicato da ‘la Repubblica’, chiedono di ripristinare un sistema coordinato di soccorso europeo, che avrebbe permesso anche nell’ultima occasione di intervenire tempestivamente. “Nelle oltre 24 ore trascorse tra la prima segnalazione di Alarm Phone e il consumarsi della tragedia – spiegano – la Ocean Viking ha atteso un intervento delle autorità marittime che coordinasse le operazioni, ma nonostante le autorità italiane, libiche e maltesi fossero tenute costantemente informate, questo coordinamento non c’è stato, o almeno non ha coinvolto l’unica nave di soccorso presente in quel momento. Che questa mancanza sia stata fatale è sotto gli occhi di tutti: oltre cento persone hanno perso la vita”.

Una tragedia che è solo l’ennesima di una lunga serie. Le ong ricordano che dal 2014 più di 20mila donne e uomini hanno perso la vita lungo la rotta migratoria del Mediterraneo centrale e che dopo il ritiro dell’operazione Mare Nostrum “nessuno degli accordi e provvedimenti adottati dagli stati è mai riuscito a far diminuire il tasso di mortalità”. Da allora le organizzazioni hanno cercato di colmare il vuoto lasciato dagli Stati, ma in assenza di un coordinamento centralizzato, tempestivo e coerente di ricerca e soccorso, tragedie come quelle di giovedì scorso sono le conseguenze da portare collettivamente sulla coscienza. Per questo si torna a chiedere di discutere quali iniziative concrete possono essere assunte dal governo e dall’Europa per garantire interventi coordinati e tempestivi di soccorso. “Come ong – concludono – siamo in mare a colmare un vuoto, ma saremmo pronte a farci da parte se l’Europa istituisse un efficace meccanismo istituzionale e coordinato di ricerca e soccorso che abbia come scopo primario quello di soccorrere persone in mare”.

di Pierluigi Lantieri

Malaria, in Africa la lotta non è ancora finita


 

 

Febbre mortale. La malaria continua ad essere un grave problema nei paesi poveri, soprattutto in Africa. Il servizio è di Fabio Piccolino

Dimenticata in Occidente, la malaria fa ancora migliaia di vittime in Africa, e molto spesso colpisce i bambini. A sottolineare l’importanza della lotta a questa malattia è Cuamm Medici con l’Africa, che in Sud Sudan sta portando avanti un progetto per migliorare la prevenzione e la diagnosi della patologia.

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2019 sono stati stimati nel mondo 229 milioni di casi di malaria, mentre nel 2020, a causa del Covid-19, le diagnosi si sono ridotte del 31%, lasciando presupporre che saranno molte di più le vittime, non curate in maniera adeguata.

Discriminazioni, il Rapporto della Chiesa d’Inghilterra


Dal lamento all’azione: è il nome del Rapporto della Chiesa d’Inghilterra per scoprire le ragioni della discriminazione razziale ancora diffusa all’interno la propria gerarchia. Tra le azioni previste per il contrasto delle discriminazioni l’aumento del numero di vescovi e pastori stranieri e la tutela delle minoranze etniche.

Ambiente, c’è l’accordo in Europa: emissioni ridotte del 55% entro il 2030


Futuro verde. Le istituzioni europee hanno concordato di ridurre le emissioni di gas serra nell’atmosfera del 55 per cento entro il 2030, aumentando l’obiettivo previsto precedentemente. È stato inoltre confermato il traguardo della neutralità carbonica entro il 2050 e istituito un comitato scientifico che valuterà l’andamento della situazione.

Libertà di stampa, il dossier annuale di Reporter Senza Frontiere


 

 

Giornalisti nel mirino. Reporter Senza Frontiere ha presentato il dossier annuale sulla libertà di stampa. Il servizio è di Fabio Piccolino.

La Norvegia è al primo posto per la libertà di stampa: è uno dei dati della classifica sullo stato dell’informazione nel mondo redatta da Reporter Senza Frontiere, da cui emerge che solo nel 7% dei 180 paesi monitorati c’è una buona situazione.

In fondo alla classifica ci sono Cina, Turkmenistan, Corea del Nord ed Eritrea, mentre il Brasile ha peggiorato la sua condizione a causa dell’atteggiamento del presidente Bolsonaro nei confronti dei giornalisti. L’Europa si conferma la regione più sicura, ma sono cresciute le aggressioni e gli arresti abusivi, soprattutto in Francia. L’Italia è al 41esimo posto per la libertà di stampa.

“Brasile, catastrofe umanitaria”: l’allarme di Medici Senza Frontiere


Adesso basta. La fallimentare risposta del governo brasiliano al Covid-19 sta causando una catastrofe umanitaria: è l’allarme di Medici Senza Frontiere, che ha lanciato un appello internazionale per chiedere urgentemente alle autorità di riconoscere la gravità della crisi e predisporre un sistema centrale di risposta e coordinamento all’emergenza per prevenire ulteriori morti evitabili.

Secondo i dati ufficiali del governo Sudamericano dal febbraio 2020 i contagiati sono quasi 14 milioni. Solo la scorsa settimana i brasiliani hanno rappresentato l’11% della popolazione mondiale positiva al Covid-19 e il 26.27% dei decessi globali. Presto, infatti, si arriverà anche alla quota disastrosa delle 400 mila vittime, raddoppiando nei soli cinque mesi del 2021 le 200.000 di tutto il 2020. La strage non sta risparmiando neanche i minori. Sempre a partire dal febbraio 2020 fino alla metà di marzo del 2021, 852 bambini sono morti a causa del virus. 852 minori brasiliani che non avevano compiuto i 9 anni di età, compresi i 518 neonati con nemmeno un anno di vita. E secondo le stime dei medici e dell’Ong, i casi conclamati potrebbero essere più del doppio. “In più di un anno di questa pandemia – ha dichiarato il dottor presidente internazionale di Msf Christos Christou – la risposta mancata in Brasile ha causato una catastrofe umanitaria. Ogni settimana c’è un nuovo record di morti e infezioni. Gli ospedali sono sopraffatti, e tuttavia la risposta è ancora scarsa. La negligenza delle autorità brasiliane costa vite umane”.

Il dramma è certificato anche dalla situazione nei reparti di terapia intensiva, pieni in 21 delle 27 capitali del Paese e a corto di anestetici, sedativi e kit per l’intubazione. Questa carenza costringe i pazienti ospedalizzati a una condizione da incubo: essere intubati da svegli e con le mani legate al letto per sopportare il dolore. Particolarmente critica la gestione nello stato di San Paolo, dove il 60% delle terapie intensive è senza anestetici e senza kit per l’intubazione. Lo ha rivelato il Consiglio delle segreterie di salute del più ricco e popoloso stato del Brasile, secondo cui le dotazioni di bloccanti neuromuscolari, utilizzati per far rilassare la muscolatura dei pazienti da intubare, sono esaurite nel 68% delle strutture Covid. A questo si aggiunge la mancanza di operatori sanitari: quelli stranieri e quelli brasiliani con titoli acquisiti all’estero non sono autorizzati a lavorare. Senza contare i camici bianchi che possono farlo e sono allo stremo, provati dal lutto e dallo stress post traumatico. “Gli operatori sanitari sono fisicamente, mentalmente ed emotivamente esausti – ha spiegato Christou – e nonostante il loro impegno assoluto nei confronti dei pazienti, nonostante le loro capacità e professionalità, sono stati lasciati soli a raccogliere i pezzi di una risposta governativa fallita e ad improvvisare soluzioni”.

Intanto anche la campagna vaccinale va a rilento, in un paese dove già sarebbe tanto se si rispettassero le regole basilari del distanziamento, dell’uso della mascherina e dell’igiene quotidiano. Finora, solo l’11% della popolazione ha ricevuto una dose di vaccino. Di queste, poco meno di 8 milioni di persone hanno ricevuto entrambe le dosi, pari al 3,49% del totale. Gli unici due vaccini autorizzati nel paese sono AstraZeneca e SinoVac (il prodotto cinese). Ciò significa che milioni di vite in Brasile, e anche oltre i suoi confini, sono a rischio a causa di oltre 90 varianti del virus attualmente in circolazione, nonché di altre che ancora devono emergere.

di Pierluigi Lantieri