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“Il timoniere e la prodiera”: il racconto dell’oro olimpico di Tita e Banti


“Il timoniere e la prodiera”. Cosa si prova a volare tra le onde? Prova a raccontarlo il documentario di e con Marco Pastonesi, in cui Ruggero Tita e Caterina Banti raccontano i decolli del loro catamarano olimpico a Tokyo 2020, con cui hanno vinto la medaglia d’oro in una prova mista. Tra nuovi obiettivi e nuovi sogni, ci sono la fatica dello sport, gli allenamenti e le emozioni.

Tre mesi fa. Dodici regate (quattro primi, quattro secondi e tre terzi, totale: primo posto in classifica) più quella finale (punteggio doppio: sesto posto, ma davanti agli avversari diretti, inglesi). Morale della favola: medaglia d’oro olimpica nel Nacra 17, la prima medaglia d’oro italiana in una prova mista. Perché Ruggero Tita è il timoniere e Caterina Banti la prodiera. E, insieme, su quel catamarano che sta fuori dall’acqua, decollano e volano.

Tre mesi dopo. Caterina fra Trevignano e Anguillara, sul Lago di Bracciano, Ruggero a Torbole, sul Lago di Garda. Poi ancora insieme, tra preparazione e festeggiamenti, e già la testa e sempre i muscoli pronti per altre scadenze, altre urgenze, rivincite mondiali, nuovi obiettivi per alimentare nuovi sogni. Siamo andati a trovarli per cercare di sapere che cosa si prova a volare: le sensazioni, i suoni, anche le premonizioni e le intuizioni, anche gli allenamenti e le uscite. Figli e – allo stesso tempo – padroni del vento, Ruggero e Caterina hanno già puntato i Giochi di Parigi. Stavolta, a dividerli, solo un triennio.

E’ nato così “Il timoniere e la prodiera”, un documentario di e con Marco Pastonesi, con la regia di Carlo Molinari, realizzato per “Alla fine della città”, un progetto triennale dell’associazione Ti con Zero, promosso da Roma Culture, vincitore dell’Avviso Pubblico Contemporaneamente Roma 2020 – 2021 2022 curato dal Dipartimento Attività Culturali e realizzato in collaborazione con SIAE. Si tratta di un modo per coniugare Roma con la mobilità sostenibile e le arti performative, il lavoro agricolo con la fatica dello sport, il gesto danzato con la vita di tutti i giorni, è raccontare i luoghi e la città, sintetizzare con arte e scrittura il quotidiano, conoscersi e riconoscersi. E’ una rassegna del contemporaneo tra metropoli e campagna, letteratura e follia, narrazioni e mappe interattive.

Facciamo pari: lunedì a Roma “La partita della parità e del rispetto”


 

 

Facciamo pari. Lunedì a Roma attori, sportivi e giornalisti contro le discriminazioni. Il servizio è di Elena Fiorani.

L’impianto sportivo Fulvio Bernardini, nel quartiere Pietralata a Roma, ospiterà lunedì 15 novembre a partire dalle 11, “La partita della parità e del Rispetto”, promossa da Uisp, Amnesty International, Associazione Italiana Calciatori, Sport4Society e Usigrai. La partita rappresenta una tappa di avvicinamento alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si terrà in tutto il mondo il 25 novembre.

Amicizia, inclusività, unione, parità di genere, infatti, sono i valori alla base dello sport per tutti e per tutte. Le squadre in campo saranno composte da rappresentanti dello spettacolo, del giornalismo, dello sport e della politica, oltre a tre calciatrici afgane che hanno trovato riparo in Italia dopo la fuga dai talebani.

Cammini tra i borghi di Imperia: presentata la mappa delle undici antiche vie


Tra natura e storia. Presentata la mappa con gli itinerari che collegano i borghi di Imperia: 38 km di sentieri lungo undici antiche vie che attraversano i Comuni che fino al 1923 componevano l’odierna città. Un progetto pensato sia per le persone di Imperia sia per i turisti, in cui associazioni locali hanno tracciato i percorsi, dividendoli in facili, medi e difficili.

I percorsi scorrono su mulattiere e strade comunali collegando le due cattedrali di Imperia, quella di San Giovanni, nel cuore di Oneglia e il Duomo di San Maurizio. L’itinerario, diviso in 10 tappe e inserito nella REL (Rete escursionistica ligure), predisposto dall’Amministrazione comunale in collaborazione con Monesi Young, è stato presentato attraverso una mostra fotografica alla Galleria Rondò di piazza Dante.

La storia degli 11 comuni si può vedere andando a piedi lungo percorsi molto suggestivi. L’iniziativa è ben segnalata in modo che possa essere seguita facilmente, con una cartina che indica i percorsi, realizzata grazie alla collaborazione con l’associazione Monesi Young. Camminare in mezzo all’aria buona dopo un periodo di chiusura totale è un regalo per tutti.

Vietato il cricket alle donne afgane: il gesto solidale della squadra australiana 


O tutti o nessuno. La squadra australiana di cricket ha rinviato il primo confronto amichevole tra la propria nazionale e quella dell’Afghanistan, dopo che il regime talebano al potere ha vietato alle donne di praticare la disciplina. “Non vediamo l’ora di poter accogliere la squadra femminile insieme a quella maschile”, dicono dalla federazione.

I giocatori di cricket australiani avevano indicato che avrebbero voluto annullare la partita se fosse rimasto in vigore il divieto per le donne. Cricket Australia spiega che “non vede l’ora di ospitare in questa stagione i giocatori dell’Afghanistan, grandi ambasciatori di questo sport, e di accogliere sia la squadra femminile che quella maschile in un futuro non troppo lontano”. La nazionale maschile afghana è attualmente impegnata nella coppa del mondo T20 e ha ottenuto vittorie contro la Namibia e la Scozia.

Ciclismo, donne e uomini avranno gli stessi premi a Giochi, Mondiali ed Europei


Diritti in volata. Scatto in avanti per la parità di genere nel ciclismo: d’ora in poi uomini e donne che prenderanno parte ad Olimpiadi, Paralimpiadi, Mondiali ed Europei percepiranno gli stessi premi. In questo sport la componente femminile si sta affermando sempre di più negli ultimi anni e la lotta per l’uguaglianza nei premi si sta intensificando.

Includere con lo sport: al via il nuovo progetto dell’Acsi


Includere con lo sport. Al via il nuovo progetto dell’Associazione centri sportivi italiani rivolto ai giovani dai 16 ai 30 anni con disabilità e con disagio socio-economico che non praticano attività. Grazie a questa iniziativa verranno formati 160 tecnici in tutta Italia.

Il primo passaggio si baserà sulla divulgazione e sul consolidamento di competenze e partirà con 40 ore di formazione, grazie alle quali gli istruttori coinvolti avranno l’opportunità di seguire e accompagnare per 6 mesi le ragazze e i ragazzi che si riavvicineranno al mondo dello sport. Al termine di questi 6 mesi di attività sportiva e vita condivisa, circa 160 giovani supporteranno le Asd coinvolte, grazie ad una borsa lavoro che li vedrà impegnati in percorsi di inserimento lavorativo nel periodo estivo e nell’organizzazione di centri estivi. Con il sostegno del Dipartimento dello sport, il progetto dell’Acsi vuole diffondere e consolidare nuove competenze nella gestione di situazioni di fragilità e svantaggio in termini di inclusione attraverso lo Sport.

“Questo progetto per noi significa far uscire le persone da casa– spiega all’agenzia Dire il presidente dell’Acsi, Antonino Viti- perché sappiamo che molto spesso le persone disabili possono recuperare l’autostima, la voglia di stare insieme e mettersi a disposizione di una squadra, per poter avere la possibilità di essere incluso nella società. Lo sport è lo strumento giusto per fare questo”. La responsabile dell’ufficio progetti Acsi, Patrizia Sannino, definisce ‘ICS-Includere Con lo Sport’ un progetto “innovativo perché abbiamo deciso di non concepirlo solo sui disabili. Lo sport siamo abituati a pensarlo come un fine, invece noi lo utilizziamo come un mezzo e per questo il progetto nasce con un grande bisogno di formazione. Le competenze per noi sono fondamentali e così formeremo 160 tecnici in tutta Italia, attraverso le Asd, che faranno svolgere attività fisica ai ragazzi. Alla fine utilizzeremo lo sport come strumento di inclusione lavorativa, perché le persone disabili, dopo aver assorbito informazioni, riverseranno la loro esperienza sui bambini dei centri estivi”.

Legge di Bilancio, torna l’educazione motoria nelle classi quarte e quinte della primaria


Tutti a scuola. La Legge di Bilancio approvata la scorsa settimana, prevede l’insegnamento curricolare dell’educazione motoria nelle classi quarte e quinte della primaria. Si tratta di due ore aggiuntive per cui saranno necessari 4.800 nuovi insegnanti specializzati, oltre a spazi adeguati: infatti più del 40% delle scuole primarie è privo di palestre.

Secondo i calcoli di Tuttoscuola, dei 4.800 nuovi posti, di cui 2.340 per le quinte del prossimo anno scolastico, il maggior numero di posti è atteso in Lombardia (768), Campania (512 posti), Sicilia (444) e nel Lazio (442). E servirà un concorso per assumere i docenti. “Tutte le 32 mila classi quarte e quinte di scuola primaria funzionanti a orario normale avranno due ore di educazione motoria aggiuntive all’attuale orario di funzionamento (attualmente variabile tra le 27 e le 30 ore settimanali), mentre nelle 18 mila classi funzionanti a tempo pieno (40 ore settimanali) le due ore saranno in compresenza. – sottolinea Tuttoscuola – Sarà interessato a questa riforma organizzativa e disciplinare quasi un milione di alunni”.

Per le 32 mila classi che avranno due ore di orario aggiuntivo settimanale (625 mila alunni, di cui 320 mila già dal prossimo anno scolastico) l’orario settimanale si attesterà tra le 29 e le 32 ore, determinando in molti casi il ricorso ad almeno un rientro pomeridiano, spiegano gli esperti. E in caso di rientri a scuola nel pomeriggio “si renderà necessario da parte dei Comuni organizzare il servizio di mensa (locali per la refezione e somministrazione dei pasti) e potenziare i servizi di trasporto con oneri economici non indifferenti per il cui sostegno non c’è traccia alcuna nel finanziamento previsto, calcolato soltanto per gli oneri del nuovo personale insegnante. Non sono previsti neanche fondi per il personale Ata”. Nessun onere aggiuntivo, invece, per i servizi di mensa dei 364 mila alunni che, frequentando il tempo pieno, fruiscono già del servizio di mensa nei locali appositamente predisposti.

Sono complessivamente 8.798 le palestre esistenti, il 59,3% delle 14.847 scuole primarie funzionanti nel 2020-21. Più del 40% delle scuole primarie è, pertanto, privo di palestre: in tutto 6.049 scuole. Dove svolgeranno l’attività motoria e sportiva i nuovi insegnanti specializzati? “Si direbbe che gli estensori della bozza della legge finanziaria non si siano posti il problema, – commenta Tuttoscuola, che ha elaborato i dati dell’anagrafe dell’edilizia scolastica del Portale dati del Ministero – tant’è che le risorse finanziarie impegnate (cfr. art. 103) non prevedono specifici oneri di spesa per nuove palestre, se non nel generico impegno a sostegno dell’edilizia scolastica nel successivo art. 104”.
Probabilmente, sottolineano gli esperti, soprattutto nei grossi centri abitati e nelle grandi città, le scuole primarie prive di proprie palestre possono utilizzare palestre di scuole vicine, in particolare di scuole secondarie di I e di II grado.

Ma nelle periferie o lontano dai grandi centri abitati l’utilizzo di palestre vicine è improbabile. “Le scuole dovranno arrangiarsi – come probabilmente stanno già facendo per il numero di ore attualmente previsto – con rischio però di dequalificazione dell’attività; oppure in alternativa occorrerebbe organizzare il trasporto degli alunni (da parte dei Comuni), con l’inconveniente dei tempi di viaggio sottratti alla normale attività didattica”. “Alla luce di queste criticità complessive, – commenta Tuttoscuola – sembrerebbe più opportuno inquadrare questa novità all’interno di un piano pluriennale di realizzazione dei servizi necessari, con una conseguente gradualità di applicazione di questa riforma”.

Pallamano da spiaggia, le atlete non saranno più costrette a indossare un bikini


Oltre le gambe c’è di più. La Federazione internazionale di pallamano ha cambiato il regolamento sulle divise femminili del gioco da spiaggia, che costringeva le atlete a indossare un bikini. La modifica è arrivata dopo le proteste degli ultimi mesi, avviate dalle giocatrici della Norvegia, e una raccolta firme che ha superato le 60.000 adesioni.

La Federazione di pallamano (IHF) ha cambiato il regolamento sulle divise femminili previste per praticare la pallamano da spiaggia (beach handball), dopo che negli ultimi mesi c’erano state ampie critiche sul fatto che la divisa richiesta alle atlete fosse un bikini aderente e succinto, mentre quella dei maschi era più comoda e coprente. Le polemiche erano iniziate a luglio, quando le giocatrici della squadra di pallamano da spiaggia della Norvegia erano state multate dalla commissione disciplinare della Federazione europea di pallamano (EHF) perché durante una partita dei campionati europei avevano indossato dei pantaloncini anziché gli slip di un bikini in segno di protesta contro le regole sull’abbigliamento dello sport, giudicate inique e sessiste.

Le nuove regole sull’abbigliamento della pallamano da spiaggia prevedono che le atlete “debbano indossare pantaloncini corti aderenti”, e non più “slip del bikini con una vestibilità aderente e tagliati con un angolo in alto verso la parte superiore della gamba”; allo stesso modo, i disegni inclusi nel nuovo regolamento non indicano più un top succinto, come quello richiesto in precedenza, ma una canotta simile a quella della divisa degli uomini, che prevede canottiera e pantaloncini, fin sotto il ginocchio, purché “non siano troppo larghi”.

La modifica è arrivata dopo una campagna sostenuta dall’organizzazione che si occupa di uguaglianza di genere Collective Shout, durante la quale sono state raccolte più di 60mila firme. In questi mesi il ministro per la Cultura e lo Sport norvegese, Abid Raja, aveva definito le regole sulle divise femminili “del tutto ridicole” e varie associazioni sportive avevano chiesto le dimissioni dei presidenti dell’IHF e dell’EHF. Nel frattempo i ministri dello Sport di Danimarca, Norvegia, Svezia, Islanda e Finlandia avevano inviato una lettera all’IHF per invitare la Federazione ad aggiornare le regole sull’abbigliamento non soltanto perché soddisfacessero le esigenze delle atlete, “ma anche per sostenere e incoraggiare tutti gli atleti e le atlete a praticare questo sport indipendentemente dal loro genere e dal loro background”.

Diritti, gli atleti paralimpici testimonial della campagna della regione Marche


Lo sport non sta a guardare. I campioni scendono in campo per i diritti. I nuovi testimonial della campagna promossa dalla Commissione pari opportunità della regione Marche per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere e di ogni forma di discriminazione sono cinque atleti paralimpici. Gli sportivi si aggiungono ad altri cinque che sono già parte della campagna.

Sono il campione di origini senegalesi trapiantato nel Maceratese Ndiaga “Cenga” Dieng, bronzo alla paralimpiadi di Tokio nei 1500 metri; la recanatese Federica Sileoni che ai giochi paralimpici in Giappone ha gareggiato nel paradressage; il pivot marchigiano del basket in carrozzina Sabri Bedzeti; Francesca Kosinska, plurimedagliata jesina vincitrice a luglio del 39° campionato assoluto di nuoto Finp; il giovane fiorettista di Monte San Pietrangeli, Michele Massa.

“Il nostro progetto di sensibilizzazione grazie all’adesione del Comitato italiano paralimpico sezione Marche – evidenzia la presidente Maria Lina Vitturini – si arricchisce di nuovi testimonial. Diventano undici gli atleti che presteranno il loro volto alla campagna contribuendo a veicolare in maniera più incisiva il messaggio di contrasto a ogni forma di violenza e discriminazione”.

I cinque atleti Cip si aggiungono infatti ai sei testimonial che già avevano scelto di partecipare alla campagna. La pattinatrice Valentina Marchei, il ginnasta Carlo Macchini, la campionessa di spada Elena Ferracuti, il ballerino Ivano Cottini, l’avvocato Alessia di Girolamo e la vincitrice della XIII edizione di X Factor Sofia Tornambene.