Dai guanti ai guantoni. E’ la favola di Pamela Malvina, infermiera al pronto soccorso dell’ospedale Maggiore di Bologna con la passione per la boxe. 28 anni, originaria del Camerun, è diventata campionessa italiana nei 64 kg dilettanti: “Sul ring come in corsia ci vuole concentrazione e coraggio”, ha raccontato Pamela.
“Quando incontro un paziente che ha bisogno di aiuto mi avvicino, gli parlo e cerco di capire la cura migliore per lui. Quando indosso i guantoni, invece, penso a tutte le mosse da fare per vincere. Sono due aspetti della mia vita che combaciano». Pamela lavora al pronto soccorso dell’ospedale Maggiore di Bologna ma continuerà a inseguire il suo sogno più grande allenandosi nell’Associazione sportiva dilettantistica Bolognina Boxe: «A cosa punto in futuro? Scherzando con i miei allenatori parliamo di Las Vegas, del ring dove hanno combattuto le leggende del pugilato. L’Olimpo di questo sport. Sogni a parte, la mia testa è già alla competizione del Guanto d’Oro, un campionato prestigioso per cui punto a dare il massimo».
Il cammino della 28enne verso il ring è iniziato dopo il suo arrivo a Bologna. «Dal Camerun, con la mia famiglia, ci siamo stabiliti a Perugia quando avevo otto anni – spiega l’atleta – a ho preso il treno per venire a studiare a Bologna, volevo diventare infermiera. Mentre frequentavo il tirocinio al centro di accoglienza Beltrame, studiavo i problemi di salute delle persone senza fissa dimora, ho visto che in palestra organizzavano un corso di pugilato. Ci sono andata, da allora non mi sono più fermata. Dopo gli allenamenti, ho iniziato a combattere tra il 2017 e il 2018. Questi mesi di pandemia non sono stati semplici – racconta Pamela – abbiamo sempre cercato di dare il massimo. Per continuare ad allenarmi, ho seguito gli esercizi del mio allenatore da casa. Il pugilato prevede un lavoro costante. Non si può dire, dopo una giornata di lavoro, che si è troppo stanchi per allenarsi. No, si deve fare tutti i giorni con costanza. Serve determinazione dentro e fuori dal ring. Questo è uno sport che invita sempre a migliorarsi, se vuoi ogni giorno puoi fare una cosa nuova. Le persone hanno paura di ricevere un pugno, invece dopo ogni colpo impari a schivare quello successivo e a come reagire».
Uniti per la meta
Nel quartiere Gorla, alla periferia di Milano, alcune realtà sportive di base, come St Ambroeus Football Club e Stella Rossa Rugby, lanciano una campagna per rendere agibile lo storico campo sportivo, da tempo in stato di abbandono ma divenuto riferimento sociale per le comunità della zona.
Partire da un piccolo campo di periferia per guardare al proprio quartiere, alla comunità multietnica di cui si fa parte, alla città di Milano intera. È l’obiettivo ideale della raccolta fondi lanciata poco meno di una settimana fa “Sostieni il centro sportivo di Gorla”: le società sportive di stampo popolare St.Ambroeus Fc, Stella Rossa Rugby, Asd Sport in zona / No League e Asd Gorlese stanno cercando finanziamenti per il mantenimento e la riparazione di una struttura in via Bechi, area nord-orientale del capoluogo lombardo, che hanno preso in gestione da settembre scorso.
Partecipa al crowdfunding, clicca su questo link: gf.me/u/zgrddk Alessandro, Momo e Gabriele sono tre ragazzi che giocano nella No League Social Games, il campionato dei centri di aggregazione giovanile, centri diurni minori e altri servizi educativi presenti nelle periferie milanesi. Una delle sedi della No League è il Centro Sportivo di Gorla, che da anni versa in stato di degrado strutturale. La campagna di crowdfunding ha l’obiettivo di ristrutturare il centro sportivo e permettere a ragazzi come Alessandro, Momo e Gabriele di tornare a giocare in sicurezza nel loro campo da calcio! In che modo verranno utilizzati i proventi del crowdfunding?
• Rifare il tetto della palazzina degli spogliatoi perché piove dentro.
• Rifare l’impianto di riscaldamento della palazzina che ne è priva da
diversi anni.
• Aggiustare i vetri della palazzina di cui l’ottanta per cento erano rotti.
• Rifare l’impianto di illuminazione che è per consumi ed efficienza
energetica inadeguato e insostenibile.
Destinazione mare
Via libera alla ciclabile lungo il fiume Montone che collega Castrocaro a Lido di Dante, tra le province di Forlì e Ravenna. Il tratto di circa 27 chilometri è necessario per le attività di controllo e monitoraggio delle piene, ma potrà essere utilizzato da tutti anche per escursioni a piedi o in due ruote.
Sono partiti i lavori di realizzazione della pista di circa 27 chilometri necessaria per le attività di controllo e monitoraggio nel corso delle piene, ma che potrà essere utilizzata da tutti anche per escursioni a piedi o in due ruote. Il cantiere è curato dalla Regione, attraverso l’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile, nell’ambito della sistemazione degli argini lungo le sponde del fiume.
In particolare, il cantiere aperto riguarda i 12 chilometri di argine che corrono verso monte, dalla via Emilia a Forlì fino a Castrocaro, e altri 15 chilometri a valle fino al confine con il ponte del Vico lughese, in località Prada, tra Forlì e Russi.
#iorestoincampo
Partita la raccolta fondi per costruire una nuova struttura coperta per il tennis in carrozzina a Bregnano, in Lombardia. L’obiettivo è realizzare un Centro in cui invitare atleti e tecnici nazionali ed internazionali per organizzare workshop e diffondere sempre più questa grande opportunità sportiva.
È tutto pronto finalmente: dopo anni di insegnamento sul campo nel mondo del tennis in carrozzina, Renato Gaiotti, responsabile tecnico dal 2000 per la regione Lombardia della Federazione Italiana Sport Disabili (FISD), è felice di lanciare il progetto “#iorestoincampo”. Dopo mesi di lock-down e forzata chiusura dei campi da tennis anche a Bregnano, paese in cui è punto di riferimento di numerosi tennisti, Renato ha aperto ufficialmente venerdì 22 gennaio la raccolta delle risorse necessarie per arrivare alla cifra di 75mila euro per costruire un nuovo campo coperto da tennis con la posa del manto in resina Play-It, la realizzazione dell’impianto di illuminazione, la rete centrale e la postazione dell’arbitro.
“Il mio desiderio è quello di realizzare un Centro Tecnico per il Tennis in Carrozzina – ha affermato il maestro Renato Gaiotti – al fine di promuovere questo sport in Italia diffondendo i benefici di natura psico-fisica a tutti coloro che decidono di intraprendere per la prima volta questa attività sportiva sia a livello dilettantistico e sia professionale”.
Il sogno di Renato non si ferma qui: “Negli anni ho costruito relazioni umane con molti campioni di tennis in carrozzina ed ora il mio obiettivo è anche quello di invitare a Bregnano atleti e tecnici nazionali ed internazionali per organizzare workshop affinché si diffonda sempre più questa grande opportunità sportiva”.
La carrozzina viene solitamente vissuta come una raffigurazione della condizione di disabilità motoria e Gaiotti, attraverso questo progetto di sensibilizzazione, vuole contrastare questo pregiudizio: “Grazie a collaborazioni con istituti scolastici e con amministrazioni locali, in cui facciamo provare ai ragazzi questo sport, vogliamo raccontare i sani valori che caratterizzano il tennis in carrozzina come l’autostima, il senso di autoefficacia, il rispetto delle regole e dei ruoli. Inoltre – ha aggiunto –, attraverso una sana competizione è possibile canalizzare le proprie competenze e capacità per abbattere mentalmente la condizione di isolamento legato alla dimensione di disabilità”.
Sulla piattaforma Eppela (facilmente consultabile sul web) è già quindi possibile donare un contributo per dare forma ai sogni di Renato e ai suoi ragazzi: “Sappiamo perfettamente quanto è difficile questo periodo – ha concluso Renato – e per questo vi chiediamo un piccolo sforzo economico affinchè anche voi possiate contribuire ad offrire a tutti una seconda possibilità per divertirsi sulla propria carrozzina praticando uno degli sport più belli del mondo”.
Move is in the air
In Giappone ogni mattina da oltre novant’anni milioni di persone, da sole o in gruppo, fanno ginnastica via radio. Il servizio di Elena Fiorani.
Il programma radiofonico più longevo del mondo è giapponese, partito nel 1928 è trasmesso ancora tutte le mattine alle 6:30 dall’emittente pubblica e seguito quotidianamente da milioni di persone. Si tratta di una trasmissione che propone ginnastica via radio: in pochi minuti e con un accompagnamento al pianoforte, trasmette le istruzioni per una serie di esercizi da fare a corpo libero, adatti a tutte le età.
Negli anni, vista l’enorme popolarità, il programma è stato esteso anche in orari pomeridiani e in televisione. Spesso i praticanti si radunano nei parchi pubblici con una radio portatile per fare gli esercizi insieme; oppure gli studenti li svolgono a scuola, prima dell’inizio delle lezioni, nelle aziende viene usata come momento di aggregazione per i dipendenti, come succede con i diecimila impiegati del comune di Tokyo.
Valore aggiunto
La Giunta di Bologna ha approvato la Carta dei valori per lo sport femminile, diventando città pilota per la parità di genere in questo settore. Tra gli obiettivi, pari accessibilità a tutti gli sport sin dall’infanzia, promozione dello sport femminile, contrasto a qualsiasi forma di discriminazione, di disagio e di violenza nelle attività sportive.
”Nella nostra quotidiana lotta contro gli stereotipi di genere abbiamo ritenuto importante coinvolgere il mondo dello sport – dichiarano l’assessora alle PARI opportunità Susanna Zaccaria e l’assessore allo Sport Matteo Lepore – un ambito dove le donne devono avere le stesse opportunità degli uomini, senza differenze nell’accesso, nelle retribuzioni e nei premi. Agire in ambito locale significa coinvolgere le società sportive che allenano bambine e bambini proprio perché i pregiudizi devono essere combattuti da subito. Questo progetto vuole anche essere un omaggio a tutte le atlete italiane che, nonostante le difficoltà e le differenze che ancora ci sono, hanno risultati eccezionali”.
Con lo sport si trasmettono valori, si promuove l’inclusione sociale ed è uno strumento di crescita per le ragazze e i ragazzi, senza distinzioni di sesso. La pratica sportiva diventa così uno strumento educativo, di contrasto alle discriminazioni, al disagio e alla violenza. “È un vero orgoglio riuscire a lanciare la prima Carta dei valori dello sport partendo proprio dalla città di Bologna, così ricca non solo di storia sportiva, ma di storia dei diritti delle donne – sottolinea Luisa Rizzitelli, presidente Assist – Mettere nero su bianco principi di rispetto e valori imprescindibili significa dare una guida ed un segnale preziosi al mondo sportivo e alla società tutta. Ci auguriamo che tutti i grandi Comuni italiani seguano l’esempio di Bologna e siamo a disposizione per sostenerli. Un grazie particolare all’assessora Zaccaria e alla presidente della commissione Pari opportunità Roberta Li Calzi che hanno creduto sin dal primo momento in questo grande risultato”.
Sostenere lo sport di base
“Garantire a enti sportivi dilettantistici la possibilità di assumere qualifica di Enti di terzo settore e di impresa sociale”, è una delle richieste emerse dall’audizione di Vincenzo Manco, alla VII Commissione della Camera in merito alla riforma del sistema sportivo. L’associazionismo sportivo rappresenta, infatti, una parte importante di tutto il Terzo settore.
Il gioco è una cosa seria
In programma oggi alle 18 un incontro on line dedicato a “Ludica. Annali di storia e civiltà del gioco”, rivista internazionale, che da 26 anni raccoglie e pubblica studi sulla ludicità dall’antichità alla prima età contemporanea. La pubblicazione è stata una delle prime in Europa, e oggi l’unica, a occuparsi di storia del gioco.
In programma un incontro sulla storia e sulle caratteristiche di “Ludica. Annali di storia e civiltà del gioco”, la rivista pubblicata dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche dal 1995, in coedizione con Viella, e giunta al suo ventiseiesimo numero, una delle prime in Europa, e oggi l’unica, a occuparsi di storia del gioco. Ne parleranno Alessandro Arcangeli, Università di Verona, Gherardo Ortalli, Fondazione Benetton, Alessandra Rizzi, Università Ca’ Foscari Venezia, e Bernd Roeck, Università di Zurigo, tutti membri del Comitato scientifico della rivista, con Marco Dotti, giornalista, docente di “professioni dell’editoria” all’Università di Pavia, autore di numerose pubblicazioni dedicate, tra l’altro, alla ludopatia.
“Ludica. Annali di storia e civiltà del gioco” è una rivista internazionale, crocevia di studi sulla ludicità dall’antichità alla prima età contemporanea, diretta da Gherardo Ortalli. Costituisce un contributo chiave, e pressoché unico nella sua specificità, alla riflessione su caratteri e valori assunti dalle “cose del gioco” nel corso dei secoli, raccogliendo interventi di carattere vario per natura, contenuti, ma soprattutto per le molteplici ottiche d’osservazione, all’intersezione tra campi diversi della ricerca (storia, archeologia, storia dell’arte, antropologia…), con attenzione particolare ai contesti storici e sociali, nonché, ad esempio, all’iconografia del gioco. Nei suoi 26 volumi la rivista ha potuto contare sulla collaborazione di diverse centinaia di studiosi provenienti da ogni area geografica e linguistica e da svariati ambiti di studio.
“Che il gioco sia anche una cosa seria, sebbene possa parere strano, è un indiscutibile dato di fatto”, scrive Gherardo Ortalli, principale responsabile scientifico di questo campo di attività della Fondazione. “Si pensi a quanti si impegnano nel gioco senza risparmio di fatiche, costi e obblighi, con un fervore e una diligenza che magari non mettono nelle incombenze più impegnative del vivere quotidiano. E si pensi alla dolce leggerezza del gioco infantile. Ma l’esserne seriamente coinvolti non toglie al giocare il fondamentale aspetto ludico. L’evasione dalla routine, l’immergersi nel mondo del fantastico, l’adattarsi a regole lontane dagli obblighi della normalità è una piccola conquista, una risorsa a cui non conviene rinunciare”.
E non va dimenticato il denaro, come “strumento di gioco, da quello più innocente che può risolversi in un biglietto della Lotteria di Capodanno o nel puntare su un bicchiere di vino, fino a quello drammaticamente pesante che diventa una vera patologia. Il gioco tra realtà e fantasia, tra libera distensione e drammatico coinvolgimento è, in sostanza, una componente fondamentale del vivere sociale, in ogni tempo e dovunque”.
Una rete anticovid
Una rete da pallavolo che blocca le goccioline respiratorie dirette emesse dagli atleti sotto sforzo, consentendo di limitare il contatto fisico durante le azioni e di rilanciare uno sport di contatto in un periodo di emergenza sanitaria. L’idea, brevettata, è dell’allenatore della squadra giovanile della Trentino Volley, Matteo Zingaro.
La rete, già brevettata e pronta per la produzione, è formata da una resistente membrana in pvc, sulla quale viene poi stampato il disegno della rete regolamentare che permette di mantenere così la dimensione delle maglie previste dalla Federazione italiana pallavolo (Fipav). Secondo quanto riferito all’ANSA dall’ideatore, lo strumento di gioco, testato durante gli allenamenti della prima squadra, permette di risolvere il problema dei cosiddetti droplet diretti, emessi dai giocatori durante le azioni a ridosso della rete.
Pur non testata ancora scientificamente, la rete risulta anche facilmente igienizzabile tra un set e l’altro, a differenza di quella tradizionale, che per una pulizia accurata deve essere smontata dai supporti. “L’idea di una nuova rete in pvc nasce dall’esigenza di spostare l’indice di rischio in uno sport considerato di contatto proprio per le azioni sotto rete, quando i giocatori si trovano con i volti a distanza ravvicinata in una condizione di stress respiratorio”, spiega Zingaro.
Studiando i contatti ravvicinati dei giocatori in un set di gioco normale, della durata compresa tra i 18 e i 20 minuti, Zingaro ha stimato un numero di contatti potenzialmente a rischio tra giocatori compreso tra le 60 e le 90 volte. “Trattenendo le particelle emesse durante la respirazione, la membrana in pvc trasparente della rete va a mitigare il problema della respirazione diretta dell’aerosol creato da persone in affanno”, precisa Zingaro, che sottolinea come raramente, e solo tra professionisti di alto livello, i contatti ravvicinati tra atleti avvengono al di sopra della rete.
La rete sarebbe una soluzione per rilanciare lo sport tra i dilettanti e gli studenti e può essere personalizzata con loghi di squadre e sponsor: “I professionisti vengono sottoposti a tampone settimanale, mentre in tutti gli altri ambiti la pallavolo è ferma. Questa potrebbe essere l’occasione per tornare a giocare”, conclude Zingaro.
Arriva senior park
A Bologna un nuovo spazio per la ginnastica sotto casa delle persone anziane. Il servizio di Elena Fiorani.
Secondo l’Organizzazione mondiale della salute, nel 2050 il 27 per cento della popolazione avrà più di 65 anni, dato che rende necessarie strategie in grado di garantire un invecchiamento il più possibile in salute e la prevenzione delle patologie non trasmissibili. E una delle direttive dell’organizzazione è proprio quella di promuovere il più possibile l’attività fisica come prevenzione della fragilità nelle persone anziane.
Intercettando questa priorità e i bisogni del Quartiere Navile di Bologna, densamente popolato da anziani, l’associazione Ca’ Bura ha realizzato un “senior park”, mettendo a disposizione tutta una serie di attrezzi per l’allenamento studiati per offrire un percorso psico-motorio per persone con diversi gradi di autosufficienza.