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Una gara speciale


L’ultimo caso è quello che ha coinvolto il nigeriano Victori Osimhen attaccante del Napoli che, dopo il primo gol in maglia azzurra, ha esultato mostrando una maglia con su scritto #EndPoliceBrutality in Nigeria. All’ombra del Vesuvio continua la battaglia che si sta combattendo anche oltreoceano, nelle strade e negli impianti sportivi americani, con lo slogan #BlackLivesMatter.

La presa di posizione di Osimehn non è la prima, ma probabilmente non sarà neanche l’ultima. Cambia la destinazione, ma non cambia certamente il contenuto. La brutalità della polizia. Dall’America alla Nigeria, il succo non cambia. Probabilmente cambiano le motivazioni. Negli States, infatti, la lotta contro gli abusi di potere delle autorità parte già dagli anni ’60, quando ancora non esisteva la parità di diritti in tutto lo stato americano. Nonostante, però, negli anni si sia emendata la Costituzione non è cambiata in tutti la percezione dell’uguaglianza.

Allora il pugno al cielo con il guanto di Tommie Smith e John Carlos, emulato da Gwen Berry, la corsa senza scarpe di Abebe Bikila sono state battaglie che hanno iniziato alla protesta sportiva. Si è continuato a lottare, da soli o in gruppo. Ci hanno provato anche tutti gli sportivi di baseball, di basket, di calcio della nazione a stelle e strisce non presentandosi sul campo durante i play-off costringendo le federazioni al rinvio di massa. A pagare maggiormente, però, sono stati nel ’68 Peter Normann, sul podio delle Olimpiadi con la coccarda dell’organizzazione dei diritti dell’uomo, e dopo di lui Colin Kaepernick, che ha aperto alla strada dell’inginocchiamento durante l’inno, imitato da tanti.

Non metteteci in fuori gioco


Gli appelli al governatore della Lombardia: il Centro Sportivo Italiano sottolinea come lo sport educativo sia un diritto irrinunciabile per giovani e ragazzi; l’Unione italiana sport per tutti evidenzia la situazione di migliaia di società che sono un patrimonio sociale e garantiscono il diritto allo sport, con riflessi economici importanti per il reddito degli operatori impegnati con l’associazionismo dilettantistico.

Quando i limiti non fanno paura


Giona è una giovane sordocieca, vive con la sua famiglia a Riva del Garda, e la sua passione è l’arrampicata. Nel suo blog “La forza delle parole” racconta le sue imprese sulla roccia e nella vita quotidiana, e il suo obiettivo: entrare nella squadra nazionale di paraclimbing. La vetta più alta raggiunta è essere riuscita a comunicare con gli altri, anche grazie alla Lega del filo d’oro.

Quando si arrampica, Giona sente la roccia sotto le dita. A volte dura, a volte levigata, tocca l’anima della montagna, scegliendo ogni volta il posto più giusto dove poter poggiare mani e gambe senza dare troppo fastidio. Quando si arrampica, Giona riesce ad ascoltare la voce del
vento. Più sale e più la sente sul viso, più si fa forza e più le sembra di andare veloce fino su in cima. Giona Haxhiraj è una giovane donna di origini albanesi, vive con la sua famiglia a Riva del Garda, in provincia di Trento e da subito ha conosciuto i lati più estremi dell’esistenza. La durezza di un destino non scelto e la bellezza di riuscire a reagire. Racconta i suoi primi passi verso un mondo che non riusciva a vedere né a sentire: difficile capire chi si può essere davvero, quando all’età di dieci anni ci si sforza di percepire la realtà proprio come fanno gli altri, ma con più fatica.

Difficile aprirsi ad un mondo non sempre amico, «che ti guarda attraverso gli occhi dei tuoi problemi fisici». Una sensazione che Giona non dimentica ma che è riuscita a vincere quando ha conosciuto il filo d’oro che l’ha salvata. «Mi sono sentita presa in braccio e accompagnata davvero per la prima volta», racconta ricordando il momento in cui, scoprendo la realtà della Lega del Filo d’Oro, ha finalmente cominciato a vivere da persona. «Ho capito che potevo essere guardata come essere umano e non come semplice incubatrice di problemi». Da quel momento ha realizzato che poteva essere Giona, in tutti i suoi sensi, quegli stessi che, anche se in parte differenti dagli altri, era disposta a mettere in gioco per vivere a pieno i suoi anni.

«Era il 2008 quando ho conosciuto la “Lega”, ero una bambina spaurita, non sentivo, non usavo neanche il bastone bianco, chiusa in me stessa vivevo una realtà difficile”. Più di dieci anni sono passati da quel momento e ora la forza di una 23 enne piena di vita è diventata luce per tante persone. Membro del Comitato delle Persone Sordocieche, cerca di raccogliere le esigenze di tutti quelli che vivono la sua stessa condizione. Li può ascoltare Giona, non solo attraverso l’impianto cocleare, «la piccola radiolina sulla testa» che le permette di sentire voci e suoni, ma «con il cuore».

Cimiteri di biciclette


Dopo il boom degli ultimi anni, in estremo Oriente proliferano i luoghi di smaltimento per i resti di centinaia di migliaia di mezzi del bike sharing. Spariti gli investimenti multimilionari, ora tocca ai contribuenti pagare per la rimozione di cicli ritrovati un po’ ovunque, alcuni persino nel letto dei fiumi. Mentre alcune compagnie superstiti hanno trovato modi creativi di riciclarle.

Oggi, secondo Bloomberg, il numero di aziende nel settore è drasticamente diminuito, e le loro priorità sono cambiate: nelle grandi città sono rimaste solo tre compagnie e tutte hanno deciso di essere responsabili dell’intero ciclo di vita delle loro biciclette. “Molte piccole aziende di bike sharing non avevano la sensibilità o la possibilità di essere ecosostenibili” ha affermato Xie Peng, manager di Hellobike, una delle compagnie ancora attive sul territorio. Nel frattempo, per strada e nelle discariche improvvisate, circa 30 milioni di biciclette rotte, usurate o inutilizzate aspettano ancora di essere smaltite o rimesse in circolazione. A Fujan, nel Sudest della Cina, il cimitero più grande ne contiene circa 200mila.

In aiuto delle autorità locali sono arrivate aziende come China Recycling, che dal 2017 ha rimosso e acquistato circa 4 milioni di biciclette per recuperarne i materiali (acciaio, metallo e plastica). Inoltre, le tre compagnie superstiti hanno trovato modi creativi di riciclarle: Mobike ha creato una linea di mobili di design e costruito una pista di atletica; Ofo e Obike hanno venduto le loro biciclette usate a un imprenditore birmano che le ha riparate e donate agli studenti del suo paese. A marzo, i media cinesi avevano iniziato a parlare di una seconda giovinezza del bike sharing: di ritorno a lavoro dopo i mesi di quarantena, i pendolari avevano dimostrato di preferire la bicicletta agli altri mezzi di trasporto pubblici, in modo da potersi spostare all’aria aperta e limitare al minimo il contatto umano. Ad oggi, i pendolari cinesi stanno lentamente tornando alle loro abitudini pre-Covid, diminuendo progressivamente l’uso dei servizi di bike sharing o pedalando per tragitti più brevi.

Cronaca Antirazzista


Lunedì un seminario internazionale promosso dall’Uisp con l’Unar nell’ambito della XVI Settimana d’azione contro il razzismo. Il servizio di Elena Fiorani.

Le ricerche confermano che la percezione delle migrazioni è sovradimensionata a livello nazionale, mentre a livello locale le persone ammettono di non vederne i risvolti negativi. I migranti in tv sono mal  rappresentati e quasi mai interpellati direttamente, una  categoria indistinta che permette allo spettatore di mantenere il proprio stereotipo.

Per combattere questi fenomeni l’Uisp ha promosso il progetto “Cronaca Antirazzista: il ruolo della narrazione nel contrasto  alle discriminazioni”, per migliorare l’efficacia di strategie e pratiche antirazziste, in particolare nel mondo dello sport. Lunedì si terrà l’incontro, in presenza e on line, trasmesso dalla pagina Facebook Uisp nazionale, per confrontarsi su queste tematiche. Il mondo dello  sport, infatti, rappresenta un osservatorio privilegiato per indagare il fenomeno discriminatorio ed identificare strategie efficaci per combatterlo.

Swim’n’Swing


E’ una nuova metodologia di allenamento per il nuoto  rivolta alle persone con disabilità. Il progetto innovativo di inclusione e integrazione parte da Sassari e rappresenta una metodologia  sperimentale che integra la biomeccanica classica con la musica: questa tecnica punta sull’indipendenza ritmica dei quattro arti, la stessa richiesta ai batteristi, e sulla fluidità ritmica dei bassisti.

L’idea nasce dall’esperienza di Dario Masala, istruttore FIN, istruttore FINP (Federazione Italiana nuoto Paralimpico), musicista e musicoterapista e nasce soprattutto dall’intenzione di promuovere l’attività natatoria con l’ausilio della musica e della musicoterapia. Nel concreto la metodologia elaborata alla base di Swim’n’Swing, unica nel panorama nazionale e probabilmente internazionale, applica l’indipendenza ritmica dei quattro arti, la stessa richiesta ai batteristi, per migliorare stile ed efficienza energetica della nuotata e la fluidità ritmica dei bassisti. “L’integrazione tra persone che hanno disabilità e persone non disabili – dichiara Dario Masala – avviene grazie all’arte e all’acqua: verranno svolti infatti dei laboratori di musica e di sensibilizzazione ritmica ai quali parteciperanno allievi ed atleti. Il lavoro di analisi tecnica delle nuotate viene fatta poi in studio di registrazione, dove vengono arrangiate e suonate delle composizioni affini alle caratteristiche degli atleti. L’analisi consentirà anche di poter sentire musicalmente i difetti di una nuotata”.

In questa innovativa metodologia la musica infatti non solo aiuta a creare un senso di comunità fra coloro che si uniscono nella fruizione della performance artistica ma, essendo basata su ferree regole matematiche e ritmiche, si interfaccia pienamente con i movimenti del corpo umano e stimola la concentrazione ed il miglioramento del gesto atletico. In piscina si studieranno e si “suoneranno” gli stili degli allievi e degli atleti su pattern musicali estrapolati dalla musica funk, jazz e dal pop e l’atleta, dando un’interpretazione motoria degli stessi, avrà quindi la possibilità di muoversi in acqua mostrando caratteristiche diverse a seconda del brano ascoltato. Questo sistema consentirà a tutti gli atleti, paralimpici e non, dilettanti o professionisti, di seguire allenamenti adattati alle loro esigenze specifiche, ottimizzandone i movimenti e migliorando la performance.

La serata di presentazione del progetto, a chiusura della prima fase di test e che si terrà a Sassari nei primi giorni di gennaio, vedrà scendere in vasca Filippo Magnini, pluricampione di livello internazionale, Luigi Usai, medaglia di bronzo di nuoto stile libero categoria S3 ai campionati nazionali paralimpici di Brescia del 2018, e Arianna Talamona, campionessa mondiale di nuoto paralimpico. In tale occasione, musicisti di altissimo livello fra cui Massimo Moriconi, bassista italiano che ha collaborato con i big della musica nazionale ed estera, suoneranno i movimenti dei due nuotatori che, da parte loro, nuoteranno sulle note e sui ritmi dettati dai musicisti.

BlindConsole


E’ il device progettato da una startup di giovanissimi che, attraverso un software innovativo, rende possibile l’attività sportiva alle persone ipo e non vedenti insieme alle normodotate. Gli ideatori hanno creato un ambiente digitale immersivo che permette di giocare con un sistema di orientamento non dipendente dalla vista, sviluppando così l’inclusione e promuovendo uno stile di vita attivo e partecipativo.

Non fermateci tutti


Dopo le preoccupazioni sollevate dalle ipotesi di sospensione degli sport di contatto, il nuovo Dpcm approvato nella notte consente le attività organizzate da parte delle società professionistiche e dalle associazioni e società dilettantistiche riconosciute dal Coni, organizzate da Federazioni ed Enti di promozione sportiva, a livello sia agonistico che di base.

Csi, Uisp e UsAcli, in particolare, avevano lanciato l’allarme per gli effetti di una chiusura sulla sopravvivenza delle realtà del settore, ribadendo i sacrifici e l’impegno messi in campo dai lavoratori.

Campioni di solidarietà


Sono 164 i calciatori, tra cui Chiellini e Dybala, che hanno aderito al Common Goal Fund, progetto europeo attraverso cui gli atleti destinano almeno l’1% del loro ingaggio a progetti sociali promossi da organizzazioni non profit. L’iniziativa intende usare il gioco del calcio come leva per promuovere un cambiamento nei paesi in via di sviluppo, concentrandosi sui più giovani.

“Common Goal” è il nome dell’iniziativa che ha preso il via ad agosto 2017 con il contributo fondamentale della star del Manchester United Juan Mata, forte della convinzione che il calcio, in quanto fenomeno mondiale senza età né confini, può avere un impatto notevole sulle vite degli altri ed essere veicolo dei cambiamenti sociali di cui abbiamo più bisogno. Mata ha invitato i suoi “colleghi” a destinare almeno l’1% del proprio stipendio a un fondo, il Common Goal Fund, a supporto di organizzazioni non profit in prima linea nel perseguimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU.

Sono ben 164 gli atleti tra calciatori, calciatrici e allenatori da tutta Europa che hanno aderito all’iniziativa. In Italia le adesioni sono coordinate e gestite da Fondazione Italia Sociale attraverso Fondazione Donor Italia, che ha registrato a luglio l’adesione dell’attaccante della Juventus Paulo Dybala e di alcune giovani stelle di prestigiosi club di serie A. Tra queste, la 24enne attaccante del Sassuolo Claudia Ferrato, la coetanea calciatrice della Roma Allison Swaby, la ventottenne centrocampista della Juventus Sofie Pedersen e Dominika Čonč, centrocampista del Milan classe 1993. Primo italiano ad accogliere entusiasticamente l’iniziativa Giorgio Chiellini che si è unito al “team” del Common Goal già nel 2017.

La stagione del benessere


Prenderà il via lunedì prossimo a Chivasso la terza  edizione dell’iniziativa che promuove la salute psicofisica attraverso l’attività sportiva e l’alimentazione. Il servizio di Elena Fiorani.
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L’edizione di quest’anno sarebbe dovuta partire lo scorso 18 aprile ma l’emergenza sanitaria dovuta all’epidemia Covid-19 ha costretto a posticipare l’iniziativa che si apre lunedì e andrà avanti fino a domenica 18 ottobre. Gli appuntamenti in programma, organizzati da diverse associazioni del territorio, si svolgeranno nel rispetto di tutte le normative anti contagio, come l’utilizzo della mascherina ed il distanziamento sociale.

Saranno incentivate le camminate e il trekking, il nuoto, il volley, il pattinaggio artistico, l’uso della bicicletta e l’alimentazione corretta. Dopo mesi di lockdown in cui tutti siamo stati costretti a stare fermi e interrompere l’attività fisica, questa edizione della Stagione del benessere assume un valore particolare perché sottolinea l’importanza di rimanere attivi, anche in forma moderata, in momenti complessi come questo.