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Mens sana in corpore sano


La Federazione nuoto della Sardegna apre uno sportello di psicologia dello sport, rivolto a dirigenti, tecnici, atleti agonisti e non, che hanno dovuto interrompere gli allenamenti. Le finalità sono varie: dal sostegno emotivo all’alleviamento del disagio.  Alla base la valorizzazione dell’amicizia e della diversità insieme al divertimento che aiuta a fare squadra.

Allo sportello possono accedere anche le federazioni che intendano lavorare e progettare interventi di carattere sociale, educativo, riabilitativo e rieducativo attraverso lo sport. Grazie all’aiuto specialistico, il fruitore può scoprire le proprie risorse psicosociali o recuperare capacità decisionali e di azione nelle situazioni di vita quotidiana”. Provando a mettersi nei panni di un’atleta è facile comprendere come la mancanza di allenamento uniforme e costante comporta delle dinamiche mentali, da salvaguardare in vista di quei momenti migliori che faranno il paio con la parola normalità. Ma il calvario è ancora lungo da percorrere e nel suo piccolo anche la FIN Sardegna non vuol lasciare i suoi tesserati in preda allo sconforto e alle inevitabili crisi di smarrimento che la pandemia sta scatenando

Ritorno alla vita


In Cina si è svolta la prima gara dopo l’era coronavirus, la Panda Mini-marathon. Mascherine obbligatorie e controllo temperatura prima del via e all’arrivo per i mille partecipanti. I podisti sono partiti a scaglioni di 2 minuti, per evitare assembramenti.  La competizione si svolge di norma sulla distanza della maratona ma quest’anno è stata ridotta, si tratta comunque di un segnale positivo.

La Cina va avanti e dà segnali di ripresa. Si è svolta la prima manifestazione dell’era COVID-19, la Chengdu Panda (Mini) Marathon. Normalmente, questa competizione si svolge sulla distanza maratona e vede oltre 20mila partecipanti. Quest’anno la distanza è stata ridotta e i partecipanti sono stati soltanto mille, probabilmente perché molti hanno ancora paura del contagio ed altri non sono riusciti ad allenarsi.
Non sono mancate le perplessità di tanti che hanno commentato con severità questa manifestazione, nonostante si tratti di un’area a bassissimo rischio COVID-19 e, più in generale, le autorità stiano tentando di ripristinare completamente la vita normale delle persone rafforzando, invece, le misure per prevenire il contagio di ritorno.

Ciao Gianni


Ci ha lasciato Gianni Mura, storico giornalista de La repubblica che ha insegnato come raccontare il sociale attraverso lo sport. Mura ha umanizzato la cronaca sportiva, facendone un ambito professionale a 360 gradi, capace di fornire il racconto  del  nostro Paese, un po’ commedia un po’ epopea, con uno sguardo panoramico su tutta la realtà. Ascoltiamolo in una intervista in cui ricorda il suo grande maestro di giornalismo, Gianni Brera. (sonoro)

Giornalista e scrittore, dal 1979 storica firma di Repubblica. Mura, 74 anni, si è spento sabato 21 marzo all’ospedale di Senigallia (Ancona), per un attacco cardiaco improvviso. Nato a Milano nel 1945, ha scritto pagine memorabili sullo sport e l’Italia degli ultimi decenni, dal calcio al ciclismo. Tra i tanti libri, nel 2007 scrisse il suo primo romanzo, “Giallo su giallo”, vincitore del Premio Grinzane: è stato tra i più grandi raccontatori del Tour de France. La sua rubrica domenicale Sette giorni di cattivi pensieri è stata un appuntamento fisso con i lettori, anno dopo anno, come anche l’Intervista al campionato e i 100 nomi dell’anno di Mura.

Work in Sport


È il bando delle province di Padova e Rovigo per promuovere attività motoria e inclusione sociale. Il servizio di Elena Fiorani.

Sicurezza, funzionalità, inclusione sono state le parole chiave che hanno guidato la selezione del bando Work in Sport – Strutture Sportive, con cui sono stati messi a disposizione oltre un milione di euro per ammodernare e rendere più accessibili le strutture sportive, affinché lo sport sia davvero di tutti. 25 i progetti vincitori, su 66 richieste pervenute, per interventi negli impianti sportivi e nelle palestre delle due province rendendoli veri e propri punti di riferimento della comunità che migliorino la vita dei singoli e delle famiglie. La forte esigenza di riqualificazione degli impianti sportivi è testimoniata dall’elevato numero di richieste arrivate. La maggior parte dei progetti selezionati ha dimostrato una particolare attenzione all’accessibilità delle attività motorie per persone con disabilità, sia da sportivi che da spettatori.

Terapia d’urto


Il Decreto “Cura Italia”, non dimentica lo sport sociale e di base con sostegni a istruttori e insegnanti. Giudizio positivo dell’Uisp che auspica in futuro un sostegno ai sodalizi sportivi per il pagamento dei canoni di locazione degli impianti e misure straordinarie su mutui, utenze e tributi vari. “Anche gli Enti locali – ha sottolineato l’associazione di promozione sociale – facciano la propria parte”.

Come previsto dall’art. 96 del “Cura Italia”, si dovrà attendere un apposito decreto che il Ministero dell’Economia e delle Finanze, in accordo con l’Autorità delegata in materia di sport, emanerà entro i prossimi 15 giorni, decreto in cui saranno individuate le modalità di presentazione delle domande e definiti i criteri di gestione del fondo nonché le forme di monitoraggio della spesa e del relativo controllo.

Il virus non ferma la solidarietà


L’associazione Sport Senza Frontiere, nata nel 2011 per aiutare minori in difficoltà utilizzando l’attività motoria come strumento di inclusione sociale, ha avviato alcune iniziative rivolte ai bambini e alle famiglie. Come fornire informazioni sull’emergenza COVID-19, diffondere e spiegare le norme di prevenzione del contagio, video e tutorial che aiutino a capire cosa sta accadendo e come comportarsi.

“Oggi lo sport è fermo, ma noi di Sport Senza Frontiere non possiamo fermarci, per questo abbiamo previsto una serie di iniziative straordinarie a sostegno dei bambini beneficiari del nostro progetto, che aiutiamo attraverso lo sport, e delle loro famiglie. Tutti loro, ora più che mai, hanno bisogno di noi”, ha raccontato a FSNews Alessandro Tappa, presidente di Sport Senza Frontiere Onlus. Sport Senza Frontiere opera in diversi quartieri a rischio di Napoli, Roma, Milano, Torino, Bergamo e Trento e oggi segue circa 400 bambini e ragazzi, inserendoli in percorsi educativo-sportivi di diverso tipo, monitorandone la salute grazie a  visite mediche (specialistiche se necessario) e mettendo a disposizione diversi servizi tra cui l’accompagnamento dei ragazzi. Un impegno portato avanti con convinzione, nella consapevolezza che lo sport è uno dei principali canali di aggregazione e inclusione sociale.
“Con la collaborazione dei tecnici e degli allenatori della nostra rete solidale di ASD (associazione sportiva dilettantistica), per far fronte a questa emergenza, realizziamo piccoli video di esercizi da fare a casa per mantenere attivi i nostri bambini facendoli anche divertire. E li aiutiamo con i compiti scolastici fornendo agli educatori, agli insegnanti, ai volontari del nostro team e alle famiglie beneficiarie strumenti digitali per lezioni di gruppo in remoto. Inoltre collaboriamo con diverse università Italiane per promuovere linee guida per una sana alimentazione particolarmente attenta a rafforzare il sistema immunitario”, ha proseguito il Presidente Tappa ricordando infine che in questo momento in cui #stiamoacasa non dobbiamo rischiare di chiuderci ad occuparci solo del nostro “piccolo orticello”. Perché chi lotta da sempre contro l’emarginazione ora rischia ancora di più l’isolamento. Una iniziativa di solidarietà sociale ammirevole quella di Sport Senza Frontiere, come le tante che si stanno verificando in questi giorni concitatie difficili. Nel libro The Black Swan (Il cigno nero) il filosofo americano Nicholas Taleb parlava di resilienza agli shock indotti dalle situazioni avverse e della capacità degli individui di cogliere nuove opportunità di sviluppo, se pur in circostanze sfavorevoli. È facile trovare un’analogia con ciò a cui stiamo assistendo. Non lo sappiamo ancora se tutto ciò, una volta superata l’emergenza, lascerà un’eredità positiva nei processi decisionali e nell’organizzazione dei poteri centrali, locali e nel Paese tutto. Ma queste forme di solidarietà certo sono una base valida da cui partire.

“Surf in Sudafrica”


È un progetto rivolto a bambini e adulti in difficoltà che si realizza attraverso lo sport, nei pressi di Cape Town. L’obiettivo è assistere e “integrare” comunità che provengono da realtà con problemi di droghe, violenza domestica, bullismo e gang. Per molti di loro il surf è un mezzo per migliorare la forma fisica, assimilare il concetto di lavoro di squadra e condurre uno stile di vita sano.

Il surf ha, come sport protagonista di iniziative ed interventi di natura sociale, tra i fattori a favore: il contatto con la natura, lo spirito di gruppo ed il divertimento tra le onde sono soltanto alcuni degli elementi chiave che rendono questo sport,uno tra i più coinvolgenti ed appassionanti. Le lezioni si tengono a Muizenberg, un piccolo sobborgo della città che si affaccia su una delle spiagge, da molti considerata “la storica del surf” in Sud-Africa.

Le stelle Nba non stanno a guardare


Pioggia di aiuti da parte dei giocatori a chi lavora nelle arene che ospitano le gare del campionato di basket americano sospeso per il virus. Il blocco a tempo indeterminato della stagione sta, infatti, avendo un impatto considerevole sugli stipendi di migliaia di dipendenti che lavoravano nel “dietro le quinte” dello show, così molti campioni hanno deciso di semplificare la vita di questi lavoratori donando migliaia di dollari.

Emergenza collaboratori sportivi


Cgil, Cisl e Uil hanno scritto al ministro Spadafora per chiedere sostegno anche per i collaboratori del settore sportivo. Il servizio di Elena Fiorani
I sindacati di categoria, insieme alle federazioni del lavoro atipico, hanno scritto una nota con cui evidenziano che l’emergenza coronavirus mette a rischio oltre 500mila collaboratori che operano nel settore sportivo. Il fronte sindacale si mostra compatto nel chiedere che siano anch’essi beneficiari del sostegno al reddito straordinario e in deroga, così come contemplato per i tutti gli altri lavoratori dagli interventi normativi adottati dal Governo. I sindacati hanno una interlocuzione aperta con il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, alla luce delle ultime disposizioni dell’Esecutivo sulla chiusura di tutte le attività sportive su tutto il territorio nazionale, misura che, se pur utile a contrastare l’epidemia Covid 19,  rischia di trasformarsi in una vera emergenza sociale per decine di migliaia di addetti.

#DistantiMaUniti


Anche lo sport si mobilita contro il Coronavirus. Molti i personaggi noti che sono scesi in campo per invitare i cittadini a restare a casa e prevenire l’allargamento del contagio. Inoltre il calciatore juventino Federico Bernardeschi ha lanciato una raccolta fondi a favore della terapia sub-intensiva dell’Ospedale l’Humanitas Gradenigo di Torino, lo stesso ha fatto Lorenzo Insigne per l’ospedale Cotugno di Napoli.

Lo sport attutisce e regala spensieratezza in ogni campo. Lo abbiamo visto con l’Atalanta a Valencia in Champions League, la vittoria e il passaggio di turno come “cura” per i bergamaschi bloccati in città, una delle zone più colpite d’Italia, che hanno gioito con la Dea al suono di “Mola Mia”. Il calcio e tutto lo sport che si muove per il prossimo, per tutti i tifosi che fino ad un mese fa riempivano gli stadi e i palazzetti. Sembra già trascorsa una stagione intera da quando si aspettava il fine settimana per sostenere la propria squadra del cuore e ci si teneva liberi da ogni impegno per godersi la proverbiale domenica sportiva dal divano di casa. Appena un mese fa veniva disputata l’ultima giornata del campionato di Serie A senza alcun rinvio o partita a porte chiuse. Oggi gli equilibri sembrano invertirsi. Dalla volontà di isolamento per assistere alla prestazione dei propri idoli alla necessità di restare a casa per evitare il contagio e la diffusione del virus. E mentre le più importanti competizioni sportive vengono progressivamente sospese, posticipate o annullate (tra queste campionati e coppe europee di calcio, le “classiche di primavera” del ciclismo italiano, il circuito tennistico Atp, l’NBA negli Usa, il primo Gran premio di MotoGp e Formula1) i protagonisti di suddetti eventi s’impegnano in gesti di importante valore sociale. Nell’emergenza sono i giocatori e le squadre che si mettono dall’altro lato: tifano, incitano e donano. Si moltiplicano nelle ultime ore le raccolte fondi promosse dai calciatori per l’emergenza nazionale. Alle già citate azioni di Bernardeschi e Insigne, si aggiungono la campagna di Andrea Petagna legata agli Ospedali Pubblici Italiani e l’appello lanciato da Ciro Immobile per contribuire all’aumento dei posti letto del Lazio e del reparto di terapia intensiva di Napoli. “Un piccolo gesto può fare la differenza” è invece il messaggio di Nicolò Zaniolo. Il n° 22 della Roma ha partecipato alla campagna di solidarietà con una donazione tramite la piattaforma GoFundMe. La stessa piattaforma di crowdfunding è stata utilizzata anche da Kevin-Prince Boateng, oggi giocatore del Besiktas, ma con il cuore sempre legato all’Italia. Tra i club più attivi si registra la Roma. La società giallorossa donerà migliaia di mascherine all’Ospedale Lazzaro Spallanzani, uno dei centri che nel nostro Paese sta combattendo la battaglia per salvare la vita alle persone che sono state infettate. Il Club, attraverso la propria fondazione Roma Cares, intende sostenere con altre iniziative la comunità capitolina. Anche il Milan si è mosso a favore del proprio territorio. FondazioneMilan ha istituito una raccolta fondi per supportare gli sforzi di AREU – Azienda Regionale Emergenza Urgenza – impegnata nell’assistere chi è stato colpito dal Covid-19 in Lombardia. Oltre a questa donazione, anche i calciatori e i dirigenti del club rossonero hanno offerto il proprio contributo devolvendo un giorno del proprio stipendio per combattere l’emergenza Coronavirus. Inoltre la società ha già informato nei giorni scorsi che rimborserà tutti i tifosi che non hanno potuto assistere alla partita contro il Genoa, giocata a porte chiuse in seguito alle disposizioni governative. Gli stessi fan hanno detto di voler donare, in accordo con l’associazione dei Milan Club, la cifra rimborsata.
Non solo calcio. Pecco Bagnaia, campione del mondo di Moto2 nel 2018, ora in MotoGP, ha avviato assieme al suo fan club una raccolta fondi destinata alla Città della Salute di Torino. Mentre il motociclista italiano più famoso e vincente, Valentino Rossi, è stato tra i primi a versare un generoso contributo per la raccolta fondi a sostegno dell’azienda ospedaliera Marche Nord. E poi ci sono tutti quegli sportivi che si sono riuniti sotto l’hashtag #DistantiMaUniti, la campagna social lanciata dal ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. “Abbiamo chiesto al Paese di rispettare indicazioni particolarmente impegnative – si legge in un post pubblicato nella sua pagina Facebook. Vogliamo far percepire che è una scelta da prendere per la cura di se stessi e degli altri. Perché siamo una comunità unita anche nella distanza. Ecco perché parte la nuova campagna: #DistantiMaUniti”. All’appello hanno aderito sin da subito grandi stelle del firmamento sportivo nazionale. Dal nuoto con Federica Pellegrini all’atletica leggera con Filippo Tortu, dalla pallavolo con Paola Egonu al tennis con Fabio Fognini. Sono soltanto alcuni dei numerosi campioni che hanno voluto seguire l’onda social lanciando un messaggio a scopo preventivo: restare uniti, anche se distanti. Ciascuno nella propria abitazione per vincere una partita decisiva. Così il mondo dello sport è sceso in campo per affrontare l’emergenza Coronavirus.

di Pierluigi Lantieri