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Tutti per uno


Una squadra di calcio composta da 24 giovani migranti. È quella che la Caritas di Cagliari ha iscritto al campionato di terza categoria del sud Sardegna, grazie alla Asd Selargius, che già aveva una formazione in seconda. L’esordio è stato vincente e ci sono buone prospettive per il futuro.

“L’iniziativa – dice Alessandro Cao, referente Caritas per il settore migrazioni – nasce come attività di integrazione di questi ragazzi che sono ospiti dei Centri di accoglienza della Caritas di Quartu sant’Elena, Quartucciu e Selargius. Lo sport è collettività. Grazie ad esso i ragazzi si confrontano con altri giovani e si instaurano rapporti capaci migliorare l’integrazione nel tessuto sociale sardo”.
Il campionato prevede trasferte in Ogliastra e permetterà ai giovani migranti anche di conoscere l’Isola con le caratteristiche di ciascun centro. “Nell’esordio a Villa San Pietro – racconta Rosi Cadeddu, ssistente sociale che opera in Caritas – avevamo un po’ di timore ma poi le cose sono andate nel migliore dei modi, tanto che a fine gara i ragazzi del paese hanno fatto i complimenti ai nostri giovani migranti.
Segno che se ci si conosce si evita il proliferare di pregiudizi sui migrant”.

Condanna esemplare


Tre anni di Daspo al papà del ragazzino che durante una partita di calcio ha colpito con un pungo il genitore di un avversario. Trentasei mesi fuori dagli stadi per assistere a gare delle categorie giovanili. Il fattaccio due mesi fa durante un incontro amichevole tra Ancona e Udinese under 11, sospesa a causa di una lite tra adulti.

Carovana dello Sport Integrato


Verrà presentato domani a Roma il bando pubblico per la costituzione degli equipaggi che prenderanno parte al viaggio che partirà a marzo per attraversare tutta Italia e portare un messaggio di integrazione per le persone con disabilità e di accoglienza delle diversità attraverso l’attività fisica.

Il Progetto, promosso da CSEN, è realizzato con il contributo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e lavorerà sui territori a stretto contatto con Enti Pubblici e Privati. L’iniziativa è un’occasione di incontro e di scambio, che ha l’obiettivo di far conoscere in un modo nuovo il mondo della disabilità, del volontariato e dello sport. Scopo del progetto è la conoscenza nazionale di una nuova disciplina sportiva integrata giocata insieme da atleti con disabilità e non, allo scopo di utilizzare lo sport come strumento educativo, culturale e di inclusione delle persone con disabilità e sostenere i giovani in percorsi di volontariato.Per la gestione della Carovana saranno costituiti 4 equipaggi di 4 pulmini, per percorrere circa 6.000 Km complessivamente. Ogni equipaggio sarà costituito da 26 persone

1-2-3 insieme!


È il motto della Polisportiva Sociale Castellinsieme, squadra dei Castelli Romani che accoglie gratis i ragazzi con disabilità e a rischio emarginazione. Per ogni partecipante la coordinatrice psico-pedagogica e il presidente creano un progetto educativo personalizzato concordato con la famiglia e altre figure di riferimento. La società è nata 4 anni fa e raccoglie 80 atleti.

Tutti in campo


Domenica a Bari una giornata per provare il Powerchair Football, il calcio in carrozzina elettrica. Il servizio di Elena Fiorani. (sonoro)

Nato per atleti con disabilità dalle capacità fisiche assai ridotte, il calcio in carrozzina elettrica è praticato già da tempo a livello internazionale, mentre in Italia siamo ancora a livello pionieristico. Un passaggio importante si terrà a Bari con l’incontro tra la squadra dell’Associazione Oltre Sport e la Power Albatros della Basilicata. In questa occasione, inoltre, tutti potranno misurarsi con questa disciplina. Anche se vediamo atleti alle Paralimpiadi effettuare imprese straordinarie, esiste un gran numero di persone con disabilità che non ha la capacità fisica per potersi muovere in autonomia, seppure con protesi o altri sostegni. Ma grazie alle carrozzine elettriche comandate da joystick tanti potenziali atleti con spirito di sano agonismo, possono svolgere attività sportive come l’hockey e il calcio.

Cartellino rosso


Secondo una ricerca pubblicata dal New York Times, i genitori sono la prima causa di comportamento antisportivo durante gare e incontri. Questi atteggiamenti si manifestano attraverso aggressioni, minacce e grida. Per gli psicologi sono da attribuire all’investimento economico che genera pressioni e frustrazione.

Shut up and dribble


È il titolo del documentario prodotto da LeBron James, cestista dei Los Angeles Lakers, per indagare il ruolo avuto negli anni dai giocatori della Nba nell’animare il dibattito sociale. Nel video si evidenzia la lunga tradizione di lotta e proteste di tanti grandi campioni del passato e recentemente tornato al centro delle cronache con la presidenza Trump.

I protagonisti sono tutti di primo piano: LeBron James nelle vesti di produttore, l’ex giornalista di ESPN Jamele Hill come voce narrante, Gotham Chopra – già conosciuto per aver firmato il documentario su Kobe Bryant “Muse” – alla regia. Dalla loro unione è nato “Shut up and dribble”, un nuovo documentario in tre parti (la prima già andata in onda, le prossime attese per il 10 e 17 novembre, sempre in prima serata) pensato per raccontare l’impatto sociale dei giocatori NBA nel corso della storia. “La tesi che voglio sostenere – dice Chopra – è che la pallacanestro è il vero sport nazionale americano, per via dell’impatto che ha saputo avere nei vari settori della nostra vita, dalla musica, al costume, alla cultura generale”. Anche la scelta del titolo – il famoso invito fatto dalla giornalista di Fox Laura Ingraham a James, di “star zitto e continuare a palleggiare” – testimonia una certa radicalizzazione nel risultato finale. “Il significato di tutto il progetto in quel momento è cambiato – conferma Jamele Hill – perché seppur diciamo di voler imparare dalla storia, poi questo non accade.
Basta vedere cos’è successo con Trump: un presidente che può ancora permettersi di chiamare ‘stupido’ LeBron James. Magari non usa la parola ‘nigger’, ma cerca ugualmente di gettare discredito su una delle storie di maggior successo personale che l’America oggi conosca”. Il documentario parte dalle parole con cui Steph Curry – “Non ci voglio andare” – declina un eventuale invito da parte di Donald Trump alla Casa Bianca, per le consuete celebrazioni post-titolo NBA

Sport2Feel


È stato presentato ieri a Roma il progetto promosso dalla Federazione Italiana Canottaggio, che incentiva percorsi di riabilitazione fisica e mentale per persone con malattie importanti e invalidanti. L’iniziativa rientra tra le attività di Responsabilità sociale.

Il canottaggio si è rivelato essere uno degli sport più indicati per le finalità del progetto Sport2Feel: il contatto con la natura, il gesto tecnico armonico, simmetrico e modulabile, lo spirito di squadra e il coordinamento necessario tra gli atleti di un equipaggio e allo stesso tempo un profondo contatto con se stessi, sono tutti elementi che aiutano a ritrovare un benessere generale e un equilibrio con il proprio corpo, con gli altri e con l’ambiente circostante. Il Progetto viene avvalorato da diverse strutture sanitarie che si avvalgono delle attività di Sport2Feel per fare ricerca scientifica; tra queste troviamo la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, l’Istituto di Ricerca e Cura a carattere scientifico IDI di Roma, l’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del CONI e il Centro per la cura del Linfedema di Roma.

Cervelli ribelli per lo sport


Viene presentato oggi al Policlinico Tor Vergata di Roma il progetto sostenuto da Fondazione Vodafone che intende favorire una reale inclusione sociale dei ragazzi con deficit neurologici. La versione pilota dell’intervento sarà realizzata nella Capitale attraverso un corso gratuito rivolto ad educatori ed allenatori.

Il progetto verrà realizzato dalla Onlus Insettopia, in collaborazione con la Fondazione Policlinico di Tor Vergata e con l’agenzia di comunicazione Kulta-Scuola Channel, ed è stato finanziato nell’ambito del bando di Oso-Ogni sport oltre. E’ stato predisposto un kit didattico e formativo gratuito in formato digitale disponibile per tutti gli allenatori e le organizzazioni sportive interessati ad una corretta inclusione di soggetti neurodiversi. Il progetto pilota è attuato a Roma, grazie alla supervisione e alla formazione scientifica a cura dello staff Autismo del Policlinico Tor Vergata – UOC di Neuropsichiatria infantile, coordinato da Luigi Mazzone, in collaborazione con il giornalista e scrittore Gianluca Nicoletti, presidente di Insettopia e padre di un ragazzo autistico, attraverso un corso gratuito in presenza, rivolto ad educatori sportivi ed allenatori delle diverse discipline sportive.
Il progetto coinvolge direttamente dieci allenatori/educatori di scienze motorie, selezionati tra dieci diverse discipline sportive (atletica, scherma, basket, nuoto, tennis, rugby, danza, arti marziali, calcio, equitazione). Parallelamente sono coinvolti nel progetto pilota dieci ragazzi neurodiversi e le relative dieci famiglie, con l’obiettivo di mettere a sistema i vantaggi di una reale inclusione grazie ai valori e alle potenzialità dello sport, in tutte le sue declinazioni.

Sviluppa il tuo talento


È il nome del progetto ideato e realizzato dall’associazione Sbm Basketball di Modena ed indirizzato a una trentina di ragazzi con attività di formazione per tecnici e allenatori. Propone un’offerta sportiva differenziata, fruibile anche da ragazzi con disabilità fisica o mentale.