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Roverunning


Parte oggi a Rovereto il format collaudato di attività ludico-motorie per tutti che andrà avanti fino al mese di maggio. Previsti appuntamenti settimanali con test fisici e incontri sul tema “Movimento e Salute”. Due le proposte di allenamento: nordic walking con l’ausilio dei bastoncini e avvicinamento alla corsa.

Sotto rete


Al carcere bolognese della Dozza c’è stato l’esordio della squadra di pallavolo femminile, composta da 17 detenute, contro una società sportiva esterna, formata da mamme. La prima partita dopo un anno di allenamenti, prima uno a settimana poi due, grazie al progetto che si chiama “Mani e fuori”, la seconda verrà disputata il 20 ottobre.

“Una vera attività sportiva al femminile non c’è mai stata alla Dozza. Allora mi sono chiesta perchè non creare una squadra di pallavolo in carcere”, racconta l’allenatrice, Valentina Finarelli, studentessa in criminologia, arrivata l’anno scorso nel carcere bolognese con un tirocinio. Da volontaria, ha trovato modo di mettere a frutto anche la sua esperienza agonistica nella pallavolo. La scommessa è aiutare le detenute a ri-socializzare attraverso lo sport, ponendo le basi per il ‘dopo’ migliore quando usciranno. Il progetto, che si chiama “Mani e fuori”, è partito nel settembre 2017 ed è stato capace di coinvolgere una ventina delle circa 80 detenute della sezione femminile. Il problema si è posto alle prime giornate fredde: l’unico spazio a disposizione per le ragazze è lo spiazzo all’aperto dove le detenute trascorrono l’ora d’aria. “Noi una palestra non ce l’abbiamo. O meglio, c’è uno spazio, piccolissimo, con attrezzi sgarrupati. Impossibile giocare lì”. Decisamente complicato anche, per le rigide regole carcerarie, sfruttare la palestra dei maschi, che avrebbe dimensioni adeguate. Ma il sogno di giocare una partita e chissà, magari un giorno un campionato, e’ stato più forte. Attraverso la Uisp sono state contattate altre squadre femminili, sono comparse le divise (lo sponsor è un negozio di abbigliamento di Borgo Panigale) e sono stati donati palloni. Ora l’esordio è già alle spalle, insieme all’emozione di vedere le righe del campo di gioco tracciate per la prima volta, invece della sola rete. La seconda verrà disputata il 20 ottobre. Il nuovo traguardo è percorrere fino in fondo la strada dei detenuti maschi, che con la loro squadra di rugby di ottimo livello (giocano un campionato di serie C) vengono autorizzati anche a giocare fuori dal penitenziario. Resta però in alto mare la questione palestra, condizione indispensabile per partecipare ai tornei. L’idea e’ quella di una copertura permanente su un altro spiazzo all’aperto, per il momento però nulla si muove o sembra muoversi. “I fondi non ci sono- sospira l’allenatrice parlando con la ‘Dire’- ma io sto ancora aspettando che si trovi una soluzione per poterci iscrivere il prossimo anno ad un campionato Uisp”.

Homo ludens


In Bolivia il progetto accoglie bambini autistici e permette loro di giocare. Il servizio di Elena Fiorani. (sonoro)

Assist sociale


Sono già cinquanta i posti messi a disposizione a Jesi da diverse società e realtà cittadine per l’attività sportiva gratuita, comprensiva della fornitura di materiali e attrezzature necessarie, per minori di famiglie in condizioni di povertà o di disagio. I giovani coinvolti saranno orientati verso un’attività fisica calibrata sulla base dei suoi bisogni educativi e di socializzazione.

Il progetto è reso possibile dalla disponibilità delle società sportive aderenti e dalla collaborazione che vede coinvolti Comune di Jesi, Azienda Servizi alla Persona, Consulta dello Sport. In ballo non c’è alcuna erogazione di risorse pubbliche. Se non il lavoro che il personale dell’Asp, come per ogni altro servizio, effettuerà per valutare l’effettiva condizione di disagio socio- economico del nucleo familiare richiedente e nell’ambito dell’unità che si incaricherà di
orientare il minore (il progetto si rivolge a soggetti, italiani o stranieri, di età compresa tra i 5 e i 18 anni) verso l’attività sportiva che più gli può essere utile o congeniale. Ma nella sostanza della pratica sportiva gratuita offerta ai beneficiari, dato di base è che nessuno “coprirà” quote non pagate dalle famiglie e non incassate dalle società. Semplicemente sono queste ultime, mettendo a sistema ciò che molte peraltro già autonomamente facevano, a mettersi al servizio rendendo disponibili dei posti gratuiti, il numero dei quali verrà da ciascuna comunicato all’Asp.

Tutti in buca


Anche il golf può essere uno sport inclusivo, e aggregante. A Crema continua l’Open d’Italia dei golfisti paralimpici. Il torneo è giunto alla 18esima edizione ed è aperto a tutte le tipologie di disabilità sulla distanza di 36 buche. In gara 33 concorrenti provenienti da numerose nazioni.

Difenderà il titolo lo svedese Joakim Björkman, vincitore delle ultime
tre edizioni. Attraverso questa competizione la Federazione Italiana
golf rafforza la propria attenzione e vicinanza nei confronti degli
atleti paralimpici, dimostrando la loro centralità all’interno del
Progetto Ryder Cup 2022. L’impegno della FIG trova conferma anche nel
lavoro del proprio settore paralimpico, con un qualificato staff tecnico
che organizza raduni e allenamenti ad hoc per la Squadra Nazionale Disabili

Il calciatore invisibile


È il titolo del docufilm di Matteo Tortora che, tra racconti e interviste a personaggi di campo, riflette sul tabù dell’omosessualità nel mondo del pallone. Protagonista del film la Revolution Team, squadra di calcio a 5 composta da giocatori gay e gay friendly nata a Firenze nel 2008 per lottare contro ogni discriminazione.

Negli ultimi due decenni sono stati molti i passi in avanti compiuti
dalla comunità omosessuale in tema di diritti e parità di genere ma le
conquiste non sono ancora finite, anzi. Certo tante personaggi
gay/lesbiche, famose e non, non hanno più paura a dichiararsi, così come
i media che dedicano loro lo spazio che meritano, eppure resistono
settori ancora impenetrabili. Pensiamo allo sport, dove nel corso del
tempo nuotatori, tenniste, pallavolo, atletica leggera e rugby hanno
riconosciuto i diritti degli atleti lgbt ma nessun passo, neppure
minimo, si è registrato nel calcio.
Il docufilm è stato presentato in anteprima il 5 ottobre al Florence
Queer Festival, presso il Cinema Teatro La Compagnia di Firenze. Il
progetto partito due anni fa è stato reso possibile grazie anche ai
5.655 euro donati da 120 sostenitori su Produzioni dal Basso e al
sostegno di Toscana Film Commission, Livorno Film Commission, Regione
Toscana e Comune di Livorno.

Fuoricampo


Tutto è cominciato con un viaggio umanitario in Africa occidentale di due amici statunitensi appassionati di baseball: grazie a loro lo scorso anno una dozzina di giovani del Benin sono andati in Minnesota per partecipare a un torneo. L’obiettivo è formare altri coach e creare una federazione per competere a livello internazionale.

Akakpo Fidèle, piedi ben piantati per terra, mazza salda tra le mani, colpisce la palla con decisione: una battuta perfetta che suscita l’entusiasmo degli spettatori. Mamadou, invece, sbaglia il lancio e abbassa la testa con sconforto. A incoraggiarlo c’è il coach Fernard Attanon, 32 anni, sguardo attento, tuta sportiva, occhiali a specchio e berretto d’ordinanza: il pilastro su cui poggia l’unica squadra di baseball di questo lembo d’Africa, la Benin Baseball. Il mercoledì pomeriggio è il giorno riservato agli allenamenti dei ragazzini tra i 10 e i 12 anni. Il luogo del ritrovo è un campo spelacchiato di terra battuta adiacente al Collège Le Nokoué di Cotonou.

Matti per il calcio


A Montecatini Terme 16 squadre composte da persone con disagio mentale, operatori e infermieri giocheranno fino a domani partite no-stop. Correre dietro ad un pallone è solo un pretesto, una scusa per ritrovarsi, confrontarsi, divertirsi, all’insegna dello sport sociale. Ascoltiamo Alessandro Baldi, responsabile calcio Uisp.

Abili allo sport


Ad Orvieto l’evento finale del progetto dove attività fisica e integrazione si incontrano con l’obiettivo di diffondere una cultura della diversità. L’iniziativa è promossa dal Comune, si è svolta a partire dal mese di aprile con gare di atletica, pallavolo e calcetto.

Un sogno realizzato


Kalifa il giovane gambiano arrivato minorenne in Italia, oggi 18enne realizza il sogno di diventare un calciatore. Dagli stenti in Libia alla vecchia barca in legno con cui è approdato a Pozzallo. Trasferito a Palermo, ha iniziato a studiare e a giocare nel Calcio Sicilia e dopo un provino è stato preso dalla squadra Muravera di Cagliari, la stessa si impegnerà a fornigli un alloggio.