La relazione dell’europarlamentare Takkula alla Commissione Europea rilancia le politiche comunitarie in materia di attività fisica, puntando l’attenzione su inclusione delle fasce deboli della popolazione e sul programma Erasmus. Il commento positivo di Raffaella Chiodo, responsabile politiche internazionali Uisp. (sonoro)
Cartellino rosso
La campagna nazionale contro l’azzardo “Mettiamoci in gioco” chiede alla Federazione Italiana Gioco Calcio di rigettare l’accordo con Intralot, del gruppo Gamenet uno dei più importanti concessionari in Italia. La partnership è stata lanciata dalla Figc come un “progetto culturale fondato su valori autenticamente condivisi”.
“Mettiamoci in gioco”, la Campagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo chiede alla Figc quali siano i valori che il calcio condividerebbe con il gioco d’azzardo e se bastino un po’ di soldi in “progetti di pubblica utilità” per accettare la sponsorizzazione di una società che promuove un business talmente rischioso per i singoli cittadini e per la collettività che non meriterebbe certo di essere associato alla maglia della nazionale. La Campagna domanda, inoltre, ai vertici del calcio italiano se abbiano adeguatamente riflettuto sull’inopportunità di tale accordo soprattutto nei confronti dei tanti bambini e ragazzi che seguono e praticano questo sport. Ci pare un segnale altamente diseducativo, lanciato peraltro nel momento in cui tanti esponenti del mondo politico, istituzionale e della società civile si stanno battendo per il divieto assoluto di pubblicità del gioco d’azzardo. La Figc, invece, decide di andare in direzione opposta, fornendo una vetrina prestigiosa a un fenomeno che produce gravi danni sociali e sanitari.
Calcio giovanile e genitori terribili, in Brianza il maxi decalogo
Sul campo bambini che rincorrono un pallone, sulle tribune genitori ultrà dagli animi caldi. Un problema grave sui campetti di calcio di tutta Italia. Che però, a Sulbiate, in Brianza, non esiste più. Merito delle regole dettate dal Gruppo sportivo sulbiatese. Da quest’anno chiunque entri sugli spalti di via Madre Laura, che divide gli spazi con l’oratorio, deve attenersi al codice etico della società. Un regolamento pensato per genitori e nonni dei baby calciatori.
“Da tempo discutevamo di questa idea – racconta Riccardo Mauri, 44 anni, vicepresidente della società – Lo scorso anno c’è stato qualche episodio poco simpatico: genitori che perdevano le staffe e urlavano contro l’arbitro e i bambini. Qualche volta sono volate anche parole grosse e a farne le spese sono i più piccoli, che vengono qui solo per divertirsi. Così abbiamo deciso di correre ai ripari e per farlo ci siamo ispirati alla cultura del rugby, dove dentro e fuori dal campo c’è grande rispetto per l’avversario”.
Il cartello, comparso a bordo campo, sull’unica strada di accesso alle tribune, ha fatto il suo debutto con la nuova stagione e per ora sta dando i frutti sperati. “La gente si ferma, e legge con attenzione, compresi i genitori dei bambini della squadra ospite – dice il vicepresidente – Non ci sono stati più problemi e la partita è diventata una festa, proprio come dovrebbe essere. Qualche dirigente delle squadre avversarie ci ha chiesto se poteva copiare il cartello e utilizzarlo nelle proprie strutture. Una cosa che ci rende orgogliosi”.
Iscritta al campionato Csi (Centro sportivo italiano), la Sulbiatese conta oltre 100 iscritti, di questi i due terzi sono minorenni. “La nostra è prima di tutto una missione educativa – spiega Mauri – Non cerchiamo di formare il campione, ma l’uomo. E per farlo c’è bisogno del concorso di tutti, anche dei genitori, che a volte si lasciano trasportare un po’ troppo, come se in campo ci fossero loro”.
E, infatti, il primo avvertimento dei “Consigli per il genitore a bordo campo” è un disegno in cui si precisa che il suo posto è in tribuna e non sul rettangolo di gioco. Accanto allo schema, le regole vere e proprie, che invitano a divertirsi, a sostenere la squadra e a rispettare gli avversari. Tra i cinque punti anche uno che tocca il tema delle scelte dell’allenatore: “La panchina non è una sconfitta, ma il punto di partenza. Spiega a tuo figlio che impegno e allenamento premiano sempre”. Un invito ai genitori a non lamentarsi se il proprio figlio non indossa la maglia da titolare.
Al servizio dell’umanità
Si apre oggi in Vaticano la prima conferenza mondiale su Fede e Sport promossa dal Pontificio Consiglio della cultura. Papa Francesco sarà presente alla cerimonia d’apertura. Tra gli ospiti il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e il presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Thomas Bach.
Un’occasione di confronto tra sport e fede, un incontro per mettersi in gioco nella vita come nello sport. Questo l’obiettivo della prima conferenza mondiale su Sport e Fede, che si apre con la cerimonia presieduta dal Pontefice presso l’Aula Paolo VI e proseguirà con gli incontri in programma giovedì e venerdì. “Lo sport ormai supera i confini e le frontiere delle etnie, delle religioni, delle culture, delle società – ha sottolineato il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura – Noi con questo convegno vogliamo ritrovare un filo d’oro che unisca la diversità dei popoli e delle comunità in un periodo di forte tensione come quello nel quale viviamo”.
“L’idea di questa conferenza è nata tre anni fa – ha rivelato monsignor Melchor Sanchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della cultura – Lo sport è una metafora della vita, una sfida contro se stessi: noi vogliamo capire come possa lavorare insieme alla fede. Non sono molte le occasioni per discutere, incontrarsi, imparare dagli altri: questo è proprio l’obiettivo del meeting, al quale parteciperanno una quindicina di leader religiosi con i quali la Santa Sede intrattiene rapporti stabili di dialogo”.
Gli ospiti d’onore alla giornata inaugurale di domani saranno il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e il presidente del Comitato olimpico internazionale Thomas Bach, ma saranno presenti anche tanti atleti internazionali, tra i quali i campioni olimpici e paralimpici nella scherma Daniele Garozzo e Bebe Vio, la judoka israeliana Yael Arad, la nuotatrice dello Zimbabwe Kirsty Coventry e l’ex calciatoreAlessandro Del Piero, che darà il calcio d’inizio al convegno.
Mente viva
Secondo una organizzazione benefica inglese il ping pong contribuisce a mantenere attivo il cervello e a contrastare il declino cognitivo nelle persone con Alzheimer. Il gioco può migliorare la coordinazione, rinforzare la memoria a lungo termine, sostenere le abilità motorie e consolidare l’equilibrio.
La onlus Bounce Alzheimer’s Therapy (BAT) ha ideato un particolare programma che prevede la fornitura di tavoli speciali da ping pong, l’equipaggiamento necessario e un piano di addestramento del personale delle case di cura per persone anziane o affette da malattia di Alzheimer. La sua idea è stata raccontata anche dal documentario della Bbc “How to stay young”, ovvero ‘come restare giovani’.
Una conferma viene anche dai risultati di uno studio tutto italiano “Train the brain”, condotto dagli Istituti di neuroscienze e fisiologia clinica del Cnr, dall’Accademia dei Lincei e dall’Università di Pisa. Lo scopo di questo studio era verificare la possibilità di rallentare la progressione della demenza mediante percorso combinato di esercizi fisici (attività fisiche aerobiche) e di training cognitivi (attività intellettuali, musicali e ludiche). I risultati, nel tempo, hanno dimostrato un miglioramento della funzionalità cerebrale e vascolare, tra cui un aumento dell’afflusso sanguigno nel cervello e una miglior risposta cerebrale a compiti impegnativi nei pazienti coinvolti nel percorso dei trattamenti fisici e intellettuali.
Il ping pong è un’attività aerobica, ludica, che richiede concentrazione a abilità oculo-motorie. Inoltre, queste riflessioni offrono lo spunto per discutere un aspetto molto importante: gli effetti benefici di queste attività hanno anche una enorme valenza di prevenzione non solo di cura e forniscono gli elementi per stilare un vademecum, o perlomeno raggiungere una consapevolezza sui buoni comportamenti da tenere per tutto il corso della vita non soltanto nella terza età o quando ci troviamo a fronteggiare una patologia.
Bikes for Children
Sport Senza Frontiere onlus ha lanciato una sfida finalizzata alla raccolta di fondi: percorrere la Via Francigena in bicicletta a sostegno dei bambini del progetto “Forgood. Sport è benessere”, destinato ai minori in condizioni di disagio socio-economico. La pedalata, iniziata sabato da Orio Litta, in provincia di Lodi, e terminerà il 9 ottobre a Roma in piazza San Pietro.
Solidali per legge
Destinare il 5% dei proventi dei diritti tv per le partite di calcio, allo sport sociale e paraolimpico e al sostegno delle attività dilettantistiche e all’impiantistica sportiva. È la proposta illustrata dal deputato di Sinistra italiana Giulio Marcon in una conferenza stampa alla Camera, a cui ha preso parte anche Damiano Tommasi, presidente Associazione italiana calciatori. Ascoltiamolo. (sonoro)
Corri per Stefano Cucchi
Sarà una vera e propria maratona degli affetti la manifestazione che si terrà a Roma domenica prossima. Così la presenta Ilaria Cucchi, sorella del giovane geometra morto sette anni fa. L’evento vede la collaborazione dell’Uisp oltre che di numerose associazioni, artisti e musicisti.
Immersioni senza barriere
È il progetto di recupero della riserva di Capo Gallo a Palermo, promosso dall’associazione YouDive Club. L’iniziativa è rivolta a ragazzi con disabilità dell’istituto penale Malaspina e a oltre 600 studenti.
Il progetto è stato finanziato dal Consiglio dei ministri con l’avviso pubblico “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici” e ha avuto il patrocinio della Regione.
Le sue finalità, in particolare, sono state: il mare come luogo di inclusione per chi è con disabilità; il mare come luogo di inclusione per i minori in fase di recupero nelle carceri; il mare come luogo di educazione all’ambiente per le scuole del palermitano; la salvaguardia ed il rilancio imprenditoriale della riserva naturale di Capo Gallo, devastata dagli incendi durante l’estate, e dall’area marina protetta; l’imprenditoria giovanile, il progetto come start up per la valorizzazione del territorio.
Tra questi Gianluca Pellegrino, tetraplegico, che grazie ad un’immersione guidata, ha scoperto la vita sottomarina prima a lui inaccessibile. “Ho 35 anni – racconta – e grazie a questo progetto ho potuto realizzare un sogno che avevo fin da piccolo e che finalmente è diventato realtà. Mi sono detto perché non provare e così, con l’aiuto di esperti, mi sono potuto immergere fino a 10 metri di profondità per conoscere quello che è permesso solo a pochi”.
Il numero maggiore di partecipanti è stato quello di 600 alunni di più di 14 scuole di Palermo che hanno potuto fare escursioni, lezioni di biologia marina e anche loro esplorazione dei fondali. Il progetto ha inoltre offerto una serie di attività gratuite anche a tanti cittadini che hanno raggiunto la sede di YouDive Club Capo Gallo: snorkeling guidato, battesimo del mare, tecniche di immersione ed escursioni. E poi ancora attività di basket acquatico, lezioni di biologia marina.
“Il progetto in uno dei suoi punti è stato dedicato anche ad alcune persone con fragilità sociali. A quattro ragazzi del Malaspina – spiega i presidente ASD You Dive Club Capo Gallo, Francesco Landini responsabile del progetto – infatti, abbiamo dato la possibilità di potere fare il ‘battesimo del mare’ cioè la prima immersione nel fondale marino e poi il percorso in gommone. Inoltre hanno partecipato con noi anche altri tre giovani con grave disabilità: un tetraplegico e due tetraspastici. L’impresa, anche se ardua, è riuscita nel migliore dei modi perché siamo riusciti ad instaurare con loro quella fiducia necessaria a poterli condurre sott’acqua con noi. Addirittura ci sono stati pure dei giovamenti fisici per esempio per i giovani tetraspastici che mentre erano immersi avevano una riduzione notevole degli spasmi”. “Adesso ci auguriamo che dopo il progetto, l’amministrazione comunale – conclude Landini – possa, anche con il nostro ausilio, proseguire in qualche modo questa iniziativa perché la valorizzazione della riserva attraverso l’impegno di tante persone deve continuare proprio per l’enorme valenza educativa che assume”.
Foto: Redattore Sociale
Vento di libertà
Prevenzione e recupero attraverso lo sport, per offrire a ragazzi con problemi sociali e penali, una seconda possibilità. È l’obiettivo del Progetto Jonathan-Vela che negli anni ha trasformato i giovani dell’area penale di Nisida e quelli a rischio provenienti dalle comunità gestite dall’associazione, in equipaggi veri e propri accanto a skipper del calibro di quelli di Mascalzone Latino.
“Il progetto Vela è parte integrante del processo complessivo di crescita del ragazzo. Perché se il lavoro rappresenta un elemento importante, le regole della vita passano anche attraverso un’esperienza di questo genere in cui c’è distribuzione dei ruoli, assunzione di responsabilità, riconoscimento dell’autorevolezza di chi assegna i compiti”, spiega Vincenzo Morgera, responsabile dell’associazione Jonathan, in occasione della terza edizione del Premio Amato Lamberti organizzato con il Gruppo di Imprese Sociali Gesco e il sostegno di Whirlpool Corporation, che a Nisida, isola che ospita l’Istituto Penale Minorile di Napoli, premia le esperienze di responsabilità sociale.
Un progetto “nato quasi per caso, a Ischia, grazie alla disponibilità di uno skipper che permise a un gruppo di bambini della comunità, in attesa di affido o adozione, di salire sulla barca. Ma per realizzarlo, avevamo bisogno di partner”. Risale al 2010 la prima partecipazione di cinque ragazzi alla Regata dei tre Golfi, progetto destinato a minori e adolescenti dell’area penale in misura cautelare o messa alla prova nella comunità di recupero dell’Associazione Jonathan del territorio campano della zona di Napoli. Quest’anno, nella Regata dei 3 Golfi a bordo di “Scugnizza” dell’armatore De Blasio, si piazza al secondo posto.
“L’anno scorso siamo arrivati secondi, quest’anno speriamo di arrivare primi”, auspica Morgera. La partnership di Whirlpool con l’Associazione Jonathan va oltre il progetto Vela e abbraccia l’ambito lavorativo con gli stessi scopi. Nata nel 1998 con Indesit Company, questa collaborazione si pone l’obiettivo di reintegrare nella collettività ragazzi con problemi sociali e penali attraverso la ricerca di strumenti educativi e innovativi e di sensibilizzarli sull’importanza del rispetto delle regole prendendo spunto dalle norme comportamentali sul lavoro.
Il progetto, realizzato con il patrocinio del ministero della Giustizia, nel 2008 ha ricevuto l’apprezzamento dalla Presidenza della Repubblica con una targa di riconoscimento e ha consentito nel corso degli anni a circa 100 ragazzi un pieno reintegro nella collettività e il recupero di un’identità e di un ruolo sociale basato su valori condivisi.




