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Cuba rompe un altro tabù: le donne potranno tornare a fare boxe


Il momento di cambiare

Cuba rompe un altro tabù e permette alle donne di fare la boxe. Il Ministero dello Sport apre all’inclusione e crea la prima nazionale rosa. Tra gli uomini è il Paese con più titoli olimpici e mondiali.

Un’altra rivoluzione sportiva nell’isola della rivoluzione: a Cuba, notoriamente potenza della boxe dilettantistica (quella olimpica con 80 titoli mondiali e 41 ori olimpici), anche le donne potranno rimettere i guantoni e salire sul ring. Combattere. Era stato Fidel Castro ad abolire il professionismo nel 1959. A deciderlo è stato il vertice dell’Inder, il ministero dello sport. La prima nazionale debutterà nel 2023 ai Giochi Centroamericani di San Salvador, l’obiettivo sarà qualificare le donne per i Giochi olimpici di Parigi 2024. Quasi certo il debutto anche ai Mondiali di maggio 2023 in Uzbekistan validi per i pass olimpici. “Lavoriamo da anni per questo ritorno, si tratta di dare spazio alle donne che lo chiedono” ha detto il vicepresidente dell’Inder, Ariel Saínz. Una nuova parità sportiva, un gap che si colma. A sollecitare e avallare l’apertura era stata la federazione delle donne cubane. “Siamo sorprese e super felici, possiamo volare con la mente” ha detto a Radio Habana Cuba Idamelys Moreno, 30 anni, mamma di un bambino di due, che cerca un posto in nazionale.

La pre selezione di 48 pugili cubane dai 19 ai 40 anni, avverrà il 16 e 17 dicembre e da lì verrà fuori un team di 12 per le 6 categorie olimpiche, ha specificato il presidente della federazione Alberto Puig. “Già sette si stanno allenando” ha precisato Puig. Alla presentazione c’era Rebeca Hernández, coordinatrice del Programma nazionale di crescita delle donne sportive che comprende ora la boxe dopo le sezioni rosa di karate e taekwondo, che annovera l’ex iridata Glenhis Hernández. “Abbiamo fatto diversi studi e l’obiettivo era proteggere le ragazze dalla pratica di questo sport. Già l’inserimento delle donne nel programma olimpico da Londra è stata un segnale forte: non aveva più senso lasciare fuori solo le nostre donne” ha chiosato il presidente. Il processo di apertura è stato avvantaggio da regole più inerenti alle problematiche delle donne, come la Costituzione cubana approvata nel 2019 e il nuovo Codice di famiglia dello scorso settembre. Di certo è anche il messaggio importante: anche le donne possono praticare la boxe e non fuggire per coronare il sogno di lottare sul ring, c’è la parità nello sport in un’isola che magari vedeva le donne in una condizione inferiore per praticare certi sport.

Donne e sport: le storie di 10 atlete del Qatar raccontate dalla fotografa Adriane de Souza


Le foto della forza

Le storie di 10 sportive del Qatar attraverso le fotografie della brasiliana Adriane de Souza. Il servizio è di Pierluigi Lantieri.

“Lo sport ti insegna a mettere a fuoco i tuoi obiettivi, a lavorare su te stessa per centrarli. Ti insegna un approccio alla vita che poi applichi in ogni ambito. Per questo è uno strumento prezioso per cambiare le società, le culture, anche verso l’affermazione della parità di genere”. Ne è convinta Adriane de Souza, fotografa brasiliana di 34 anni, in Qatar per un progetto dedicato proprio alle donne nello sport tra le quali quella dell’atleta Mariam e della pugile Afaaf.

di Pierluigi Lantieri

Mobilità sostenibile, Fondazione con il Sud ha selezionato 11 progetti per sostenere la diffusione di una nuova cultura


Futuro green

Fondazione con il Sud ha selezionato 11 progetti per incentivare e sostenere la diffusione di una nuova cultura della mobilità, attraverso la scelta di mezzi elettrici e sostenibili per spostarsi, stazioni di ricarica, percorsi pedonali sicuri e visibili. L’iniziativa coinvolgerà Campania, Puglia, Sicilia, Calabria e Sardegna.

Quattro progetti saranno avviati in Campania (province di Napoli, Avellino e Caserta), 3 in Puglia (Lecce, Brindisi e Foggia), 2 in Sicilia (Ragusa, Caltanissetta e Enna), 1 in Calabria (Crotone-Catanzaro) e 1 in Sardegna (Olbia). Le iniziative saranno sostenute complessivamente con oltre 4,6 milioni di euro. La Fondazione Con il Sud ha selezionato 11 progetti attraverso il bando per la mobilità sostenibile al Sud, per incentivare e sostenere la diffusione, nelle abitudini e nei comportamenti dei cittadini, di una nuova cultura della mobilità. Si parla di nuovi mezzi elettrici e sostenibili da noleggiare per spostarsi, stazioni di ricarica, percorsi pedonali sicuri e visibili, consegne a domicilio e visite turistiche all’insegna della mobilità sostenibile. L’obiettivo è quello di incoraggiare l’adozione di scelte alternative alle attuali forme di trasporto privato, favorendo la diffusione di modelli sostenibili a basso impatto ambientale e con ricadute positive sulla qualità di vita anche a livello sociale ed economico. Le iniziative permetteranno di avviare nuove modalità di trasporto sostenibile o il rafforzamento di quelle esistenti, con una particolare attenzione a chi vive situazioni difficili anche per quanto riguarda possibili inserimenti lavorativi.

«Al centro di questi progetti
– sottolinea Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione – c’è un aspetto che ci interessa particolarmente, oltre a quello della sostenibilità ambientale, ovvero quello della sostenibilità sociale, dell’attenzione alle necessità e al benessere di chi vive in contesti o situazioni difficili. Sostenendo queste iniziative, vogliamo porre l’attenzione anche sulla responsabilità individuale e sulla necessità che ciascun cittadino si “mobiliti” in un’ottica di “sostenibilità”, nella consapevolezza che i nostri gesti e le nostre scelte hanno delle ricadute a livello sociale, economico e ambientale».

Grazie a questi progetti saranno avviati servizi di vehicle sharing, con noleggio di auto, monopattini, motorini, van elettrici con autista; stazioni di ricarica; sarà possibile prendere bici in comodato d’uso o attivare dei noleggi a lungo termine; verranno attivati servizi di trasporto pubblico a chiamata per ridurre l’isolamento di aree interne o migliorare la raggiungibilità dei luoghi di studio, lavoro, svago; saranno promossi percorsi pedibus nel tragitto da casa a scuola per i bambini; sarà potenziata la mobilità pedonale migliorando il sistema di segnalazione e l’accessibilità di percorsi a piedi vicino a stazioni, scuole, centri storici. I vari servizi saranno utilizzabili nella maggior parte dei casi grazie a piattaforme digitali e app che permetteranno anche di costruire percorsi di spostamento che integrino l’offerta del trasporto pubblico.

I servizi di mobilità sostenibile favoriranno una migliore accessibilità a luoghi di interesse strategico dal punto di vista educativo, culturale, sportivo. Nelle aree interne, invece, permetteranno di rafforzare il servizio offerto dal trasporto pubblico locale. I progetti prevedono, inoltre, l’inserimento lavorativo di persone in difficoltà, che saranno coinvolte in attività di guida, logistica, accompagnamento, manutenzione e assistenza. Il bando prevede infine la valutazione di impatto, con l’obiettivo di disporre di un supporto scientifico nel rilevamento degli effetti ambientali e sociali dei progetti selezionati.

di Pierluigi Lantieri

Sport e cooperazione: al via il bando di Legacoop Toscana per la creazione di cooperative sportive


Sport e cooperazione

Al via il bando di Legacoop Toscana per la creazione di cooperative sportive che mette a disposizione un percorso di formazione, il pagamento delle prime spese di costituzione della cooperativa, consulenza del lavoro e fiscale e contributi a fondo perduto. L’iniziativa chiama a raccolta tutti: atleti, allenatori, sostenitori, volontari  e tifosi.

In palio ci sono un percorso di accelerazione, il pagamento delle prime spese di costituzione della cooperativa, consulenza del lavoro e fiscale e contributi a fondo perduto. Per partecipare c’è tempo fino al 18 febbraio 2023.

Il bando si rivolge alle persone fisiche e alle società sportive che vogliono realizzare una cooperativa sportiva che svolga attività sportiva in modo diretto (come soci utenti dell’attività o come soci lavoratori impiegati nella stessa) oppure un’impresa in forma cooperativa di supporto all’attività di società sportive toscane. I gruppi candidati dovranno essere composti da almeno 3 persone fisiche, nel caso di presentazione di progetti di cooperative sportive che esercitino direttamente l’attività sportiva, o da almeno 9 soggetti, tra persone fisiche e giuridiche, in caso di presentazione di progetti di imprese in forma cooperativa di supporto all’attività di società sportive.
La futura cooperativa dovrà svolgere la propria attività in Toscana.

I gruppi le cui candidature saranno ritenute ammissibili avranno accesso ad una fase di accelerazione: un percorso di formazione che li accompagnerà nella creazione del business plan della futura cooperativa ed un affiancamento da parte degli uffici di Legacoop Toscana.
Al termine del percorso saranno proclamati i vincitori, che potranno usufruire gratuitamente di una serie di servizi necessari alla costituzione della cooperativa: consulenza e redazione condivisa dello statuto sociale, pagamento delle spese di costituzione e notarili, pagamento dei servizi di consulenza del lavoro, amministrativi e contabili per il primo anno di attività, oltre a un contributo a fondo perduto non inferiore a 5000 euro. Complessivamente, il valore totale dei contributi a fondo perduto messi a disposizione dal bando ammonta a 200.000 euro. I vincitori potranno anche accedere a prestiti a tasso agevolato (fino a un massimo di 50.000 euro) per l’acquisto di beni materiali necessari allo svolgimento dell’attività sportiva.

Tutte le info su: https://www.fondazionenoi.it/progetti/bando-sport/

Fano, voucher gratuiti alle famiglie per la pratica sportiva di 250 bambini e adolescenti


Benessere sportivo

È il progetto per promuovere e incentivare la pratica sportive che, a Fano, permetterà a 250 bambini e adolescenti l’iscrizione e la frequenza di attività sportive, attraverso voucher gratuiti destinati alle famiglie che si trovano in disagio socio economico.

Nella città della Fortuna ma anche nei comuni facenti parte dell’Ambito Sociale 6 il diritto allo Sport non solo è tutelato, ma sarà anche incentivato con dei contributi. Ad annunciarlo gli assessori Brunori e Tinti: «Con il progetto benessere sportivo agevoliamo l’iscrizione e la frequenza a corsi di Società Sportive riconosciute dal CONI, dal CIP, aderenti alle Discipline Sportive associate e ad un Ente di promozione sportiva riconosciuta dal CONI».

Da oggi 30 novembre sino al venerdì 30 dicembre accedendo al link dedicato www.ambitofano.it o sui siti istituzionali dell’ Ambito 6 ci si potrà iscrivere all’elenco “Benessere sportivo” per poter fruire dei voucher sport destinati alle famiglie che si trovano in disagio socio economico.

Ben 250 bambini e adolescenti potranno scendere in campo e beneficiare di questa possibilità possibile grazie alla preziosa collaborazione delle Società Sportive ed alle risorse del Comune di Fano e dell’Ambito Sociale 6.

Il peso dello sport di base in numeri: quanto incide la promozione sportiva nella società italiana


Il peso dello sport

 

300mila eventi l’anno e 7 milioni e mezzo di tesserati. Il peso dello sport di base in numeri verrà presentato domani a Roma. A dirlo sono i dati raccolti dall’Osservatorio permanente dello sport di base – Eps, promosso da ACSI, AiCS, ASI, UISP, US Acli, con la collaborazione tecnica dell’istituto di ricerca Swg e della società di consulenza Kratesis, e finanziato da Sport e Salute. Obiettivo della ricerca: determinare in modo analitico il peso della Promozione Sportiva nell’ambito del contesto economico e sociale italiano.

Calcio: Stephanie Frappart sarà la prima donna ad arbitrare ai Mondiali


Debutto mondiale

Questa sera, per la prima volta, una donna dirigerà un incontro di calcio del Campionato del mondo. Sarà ancora Stephanie Frappart ad alzare l’asticella, arbitrando Costa Rica-Germania. La francese è una delle tre arbitre nel gruppo dei 36 direttori di gara ai Mondiali.

Fin qui Frappart aveva fatto il quarto ufficiale in Messico-Polonia. La francese è una delle tre arbitro donna insieme con la giapponese Yoshimi Yamashita e la ruandese Salima Mukansanga – del gruppo dei 36 direttori di gara ai Mondiali e finora nessuna era stata ancora scelta come arbitro. «È un segnale forte da parte della Fifa avere donne arbitri in Qatar — aveva commentato Frappart dopo l’annuncio dei fischietti selezionati per il torneo —. Non sono una portavoce femminista, ma se questo può far accadere le cose…», dicendosi consapevole di «giocare un ruolo» come un modello per un’intera generazione di future donne arbitro.

Mare e sostenibilità: la Ocean Race sbarca per la prima volta in Italia


“Un mare di sostenibilità”

Arriva per la prima volta in Italia la competizione che sensibilizza sulla sostenibilità dei mari. La partenza della Ocean Race, la più straordinaria e dura regata intorno al mondo, è fissata per il 15 gennaioprossimo da Alicante (Spagna) e l’arrivo è previsto a Genova con il “Grand Finale” dal 24 giugno al 2 luglio 2023, nell’anno del cinquantesimo compleanno.

Nel 2023 The Ocean Race, la più straordinaria e dura regata intorno al mondo, compie 50 anni e per la prima volta nella storia arriverà in Italia. La partenza è fissata per il 15 gennaio prossimo da Alicante (Spagna) e l’arrivo è previsto a Genova con il “Grand Finale” dal 24 giugno al 2 luglio 2023. Genova diventa così capitale mondiale della vela. Nel nuovo Waterfront di Levante sarà allestito l’Ocean Live Park con numerosi eventi e una previsione di oltre 300.000 presenze. Oltre all’arrivo della 14° edizione di The Ocean Race, ci saranno la “In Port Race” e la “The Ocean Race Legends 50th Anniversary Regatta”. E prima che il mondo “arrivi” a Genova sarà il capoluogo ligure a fare il giro del mondo con una “Business Lounge” in ogni tappa in cui verranno promosse le eccellenze del territorio ligure e del “Made in Italy”.
Il giro del mondo è suddiviso in 8 tappe con le seguenti partenze: Alicante (15/1), Capo Verde (25/1), Cape Town (26/2), Itajaí (23/4), Newport (21/5), Aarhus (8/6), Kiel (Fly-by, 9/6), L’Aja (15/6), Genova. Verranno percorse circa 32.000 miglia, attraverso gli oceani Atlantico, Indiano e Pacifico, oltre alle inospitali profondità ghiacciate dell’Oceano Meridionale che circonda l’area prossima all’Antartide. Quella tra Cape Town e Itajaí sarà la tappa più lunga dei 50 anni di storia della regata, una maratona di 12.750 miglia durante la quale le barche passeranno per la prima volta tutti e tre i grandi capi meridionali: Capo di Buona Speranza, Capo Leeuwin e Capo Horn, senza scalo.

“Genova e la Liguria hanno fatto centro, portando per la prima volta in Italia un evento che non è soltanto sportivo”, sottolinea il Ministro Andrea Abodi. “The Ocean Race è molto più di una competizione, è una meravigliosa avventura, che mette in primo piano un settore industriale importante e cerca di salvaguardare l’ambiente. Lo sport può essere al tempo stesso testimone delle dinamiche sociali e strumento di comunicazione formidabile. Sottolineo anche il grande sforzo finanziario che ha sostenuto la città di Genova – prosegue Abodi – 400 milioni di investimento, 150 pubblici e 250 privati per il nuovo Waterfront di Levante. Questo succede perché c’è una visione: non è un fotogramma, ma un film di sviluppo della città. Mi auguro che dal 24 giugno al 2 luglio a Genova ci sia una presenza viva dell’intero sistema Paese, e che per il futuro ci sia una nuova candidatura, perché questi eventi hanno bisogno di continuità nel tempo: meritiamo di più di una tappa finale”.

“L’appuntamento con The Ocean Race – Genova The Grand Finale rappresenta per la Federazione Italiana Vela e per l’Italia una delle tappe più significative del movimento velico internazionale”, spiega Francesco Ettorre, Presidente della FIV. “Come ho già sottolineato più volte, c’è stato un grande impegno per riuscire a far arrivare una delle regate più iconiche a livello mondiale a Genova. Grazie all’impegno di Comune di Genova, Regione Liguria e Istituzioni nazionali, questo è stato possibile. L’arrivo per la prima volta del Grand Finale in Italia spero possa essere stimolo per riuscire ad avere un equipaggio italiano in un prossimo futuro”.

Una straordinaria sfida sportiva, una grande occasione di promozione per Genova e l’Italia nel mondo ma anche un forte progetto di sostenibilità. Dal capoluogo ligure è infatti partito il Genova Process, un percorso che vedrà protagonisti i massimi esperti e stakeholder del settore a livello internazionale per arrivare a redigere la bozza di Carta dei Diritti degli Oceani i cui principi saranno presentati a Genova durante il “Grand Finale” e poi consegnati all’Assemblea delle Nazioni Unite, a New York, nel novembre del 2023.

“Dall’Innovation Workshop di Genova dello scorso marzo – racconta Antonio Di Natale, biologo marino e consulente scientifico del “Genova Process” – ci sono state riunioni bisettimanali, un Summit a Stoccolma, un Innovation Workshop a Cascais e 4 eventi alla United Nation Ocean Conference a Lisbona. Il 5 dicembreprossimo ci riuniremo nuovamente a Genova. A seguire gli appuntamenti di Alicante e Capo Verde. E durante il Grand Finale si terrà a Genova l’ultimo Ocean Summit per la scrittura finale della bozza da portare all’Onu”.

Nell’ultima edizione, The Ocean Race ha attirato 2,5 milioni di visitatori nei villaggi, coinvolto 94.000 ragazzi nel learning program, 20.000 bambini nei workshop sulla sostenibilità e 28.071 ragazzi e adulti nel “Try Sailing”. Sono stati 4.356 I media accreditati per 2,19 miliardi di audience tv news, 2,62 miliardi di lettori sulla carta stampata, 117.129 articoli online, 1,889 miliardi di social media post impressions, 200,7 milioni di social media video views e 168 milioni di interazioni social.

The Ocean Race “Genova The Grand Finale” gode del patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Coni e dell’Unione Stampa Sportiva Italiana. Regione Liguria, Camera di Commercio di Genova, Blue District e Federvela sono i partner Istituzionali. Iren, Rina, Ett e Esselunga sono i partner commerciali.

Mobilità sostenibile, così non va: l’Italia investe nell’auto quasi 100 volte più che nella bici


 

Così non va

L’Italia investe nell’auto quasi 100 volte più che nella bici: 98 miliardi di euro contro poco più di uno per bonus bici e ciclabili urbane ed extraurbane. Il dossier di Clean Cities, Fiab, Kyoto Club, Legambiente chiede maggiori investimenti per colmare il gap con le grandi città europee.

Il risultato è che l’Italia, sul piano della ciclabilità, è il fanalino di coda del contesto europeo: le città italiane hanno una media, secondo i dati Istat, di 2,8 km di ciclabili per diecimila abitanti, con grandi disparità territoriali, da zero km in molti capoluoghi del Centro-Sud ai 12-15 km di Modena, Ferrara, Reggio Emilia, considerando i chilometri medi, superiori, di Helsinki (20 km/10.000 abitanti), Amsterdam (14 km/10.000 abitanti) o Copenaghen (8 km/10.000 abitanti).

“L’Italia, con l’Unione Europea, si è impegnata a ridurre le proprie emissioni climalteranti del 55% entro il 2030. Per farlo è essenziale decarbonizzare rapidamente il settore dei trasporti, che è oggi causa di quasi un terzo delle nostre emissioni di CO2, ma senza rendere le nostre città davvero ciclabili riuscirci sarà molto più difficile”. È questo il punto di partenza da cui Clean Cities, Fiab, Kyoto Club e Legambiente sono partite per la realizzazione del dossier “L’Italia non è un paese per bici”, un ricco documento che mostra come, per colmare il gap con il resto d’Europa, alle città italiane servono 16.000 km di ciclabili in più (rispetto al 2020), per un totale di 21.000 km al 2030. Da una stima prudenziale del fabbisogno economico, l’investimento dovrebbe essere di almeno 3,2 miliardi di euro nell’arco dei prossimi sette anni, pari a 500 milioni di euro all’anno, ovvero appena il 3,5% di quanto già stanziato per il comparto auto e le infrastrutture connesse, ma molto di più di quanto predisposto fino ad ora per la ciclabilità.

La proposta delle organizzazioni rivolta al ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT) e al nuovo Parlamento è quindi di integrare il Piano Generale della Mobilità Ciclistica, approvando un piano straordinario di investimenti per la ciclabilità nella prossima legge di bilancio, con uno stanziamento di 500 milioni di euro l’anno fino al 2030.

Claudio Magliulo, responsabile italiano della campagna Clean Cities, ha commentato: “La nostra analisi ci dice tre cose: uno, che spendiamo tante, troppe delle nostre tasse per sovvenzionare l’uso dell’automobile privata, e pochi spiccioli per dare a tutti la possibilità di muoversi in bicicletta; due, che le nostre città sono ancora molto poco ciclabili, e che vasta parte degli attuali progetti di sviluppo della ciclabilità non sono sufficienti a consentire un vero salto di qualità; tre, che per rendere le nostre città ciclabili davvero basterebbe investire poco più di tre miliardi di euro, tanto quanto stiamo spendendo ogni tre mesi per abbassare un pochino il prezzo di diesel e benzina. Milioni di italiani vorrebbero avere l’opportunità di muoversi in sicurezza usando la bici per raggiungere i propri luoghi di lavoro, di studio o di svago. Ma non possono perché le strade sono il dominio incontrastato delle automobili e mancano infrastrutture adeguate. Facilitare l’utilizzo diffuso e capillare della bicicletta non è solo una priorità dal punto di vista ambientale e climatico, ma anche parte della soluzione all’epidemia di morti per mal’aria e una questione di giustizia e inclusione sociale”.

Le organizzazioni propongono inoltre: la creazione di una struttura tecnica incardinata nel MIT, con budget dedicato, che coordini il Piano nazionale per la ciclabilità; finanziamenti per sharing mobility nelle città poco appetibili per i grandi operatori di bike-sharing; l’istituzione di un fondo per la promozione della ciclabilità con sgravi, incentivi ad hoc e accordi di mobility management con le aziende; l’obbligo per i nuovi progetti infrastrutturali di prevedere connessioni intermodali; la promozione dell’accesso delle bici ai treni regionali con adeguata fornitura di posti e scontistica sugli abbonamenti; una grande campagna di sensibilizzazione sulla bicicletta come mezzo di trasporto per gli spostamenti quotidiani per lavoro e studio; un programma di formazione e sensibilizzazione degli enti locali sui recenti sviluppi legislativi in tema di ciclabilità.

Per la realizzazione del dossier, le organizzazioni hanno analizzato, partendo dai dati Istat, i chilometri di corsie o piste ciclabili per diecimila abitanti al 2020 e i chilometri aggiuntivi previsti da PUMS e biciplan. Nel confronto con le grandi città europee alcune città italiane spiccano in positivo, ma oltre la metà dei comuni capoluogo hanno poche o pochissime ciclabili e sono in classe F o G nel rating proposto (dove A+ è il livello più alto, G il più basso). “Le ciclabili sono cresciute del 20% tra il 2015 e il 2020, ma oltre un terzo dei comuni non ha costruito un solo chilometro in più, o ne ha addirittura rimossi alcuni – affermano le associazioni -. Le disparità territoriali sono grandissime: nella top 10 ci sono solo città del Nord, mentre in coda alla classifica si trovano quasi solo città del Centro-Sud. La buona notizia è che molti comuni hanno piani ambiziosi che in alcuni casi li vedrebbe scalare fino a cinque classi nell’analisi proposta. Ma di piani si tratta, per la gran parte, ed è essenziale che quei numeri su carta diventino tracciati percorsi quotidianamente da chi si sposta in bici per lavoro, studio o piacere”.

Raffaele Di Marcello, consigliere di presidenza di Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta) e responsabile Centro Studi Nazionale Fiab dichiara: “La situazione infrastrutturale delle nostre città, per quanto riguarda i percorsi ciclabili, è ancora da migliorare. Poche piste ciclabili, spesso non collegate tra loro, e mancanza di una visione che metta insieme pianificazione urbanistica e mobilità sostenibile, rendono difficile, e spesso impossibile, utilizzare la bicicletta come mezzo alternativo all’automobile. Il recente Piano Generale della Mobilità Ciclistica ha ribadito la possibilità di usare altre tipologie di percorsi, oltre alle piste ciclabili, e le indicazioni contenute nel report, se attuate, possono aiutare a colmare le carenze che il nostro Paese ha accumulato negli anni, con l’obiettivo di passare, a breve, dalle piste ciclabili a città a misura di ciclisti”.

Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, ha sottolineato che “i dati del dossier ciclabilità mostrano con chiarezza che le nostre città devono colmare un ritardo notevole rispetto alle più avanzate realtà europee. Nelle nostre aree urbane sono ancora i veicoli a combustione fossile a farla da padrone. È necessaria una vera e propria “rivoluzione culturale” che ponga invece al centro la mobilità attiva, pedonale e ciclabile, ripensando l’utilizzo degli spazi delle nostre città. Insieme alle altre associazioni chiediamo con forza al nuovo Parlamento un Piano straordinario di investimenti per la ciclabilità urbana, per conseguire in pochi anni gli obiettivi indicati puntualmente nel dossier”.

Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente dichiara: “Bisogna cambiare il paradigma della mobilità nelle città, pianificando lo spazio stradale con nuove gerarchie: più spazio a pedoni, ciclisti e intermodalità e meno a spostamenti privati in auto. La bicicletta negli spostamenti brevi e medi è uno straordinario alleato: ricuce i quartieri, connette centro e periferie e rende accessibili spazi condivisi come le stazioni, le scuole, gli uffici pubblici, abbattendo emissioni, congestionamento e incidentalità stradale. Ma servono risorse certe e incentivi stabili che permettano di realizzare connessioni efficienti come insegna la bicipolitana che si sta diffondendo in tutta Italia”.