Speciali

Guerre e informazione: come i media italiani devono recuperare credibilità


 

La voce di Luciana Castellina, presidente onoraria di Arci, per il Festival Sabir che si è tenuto a Matera da cui parte la puntata di oggi.

Il Festival Sabir si tiene dal 2014 all’indomani della strage di Lampedusa. Quest’anno nella città dei sassi lo scorso weekend si sono toccati molti temi. Uno di questi è molto attuale, riguarda il rapporto tra l’informazione e i conflitti partendo dalle parole e dalle immagini. Come quelle di un bombardamento o di un funerale attaccato dalla agenti di polizia come avvenuto a Gerusalemme per la giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akle. Ciò che oggi è maggiormente a rischio per l’informazione è a credibilità. Ascoltiamo Valerio Cataldi, giornalista Rai e presidente di Associazione Carta di Roma.

Anche il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli ha preso parola e in una battuta ha invitato la categoria in modo chiaro ad assumersi le proprie responsabilità. Ascoltiamo.

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Il Patto educativo che da Napoli vuole contrastare povertà e disagio minorile


 

Il suono delle cariche della polizia israeliana l funerale della giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akle, immagini che hanno indignato il mondo intero.

Oggi parliamo del Patto educativo firmato a Napoli lo scorso 13 maggio e riguarda l’intera area metropolitana della città. A volerlo dallo scorso autunno è stato il vescovo don Mimmo Battaglia e il documento porta la firma della Diocesi napoletana, del ministero dell’Istruzione, delle istituzioni locali, del forum terzo settore della Campania e dell’impresa sociale Con i bambini.

Nell’articolo 1 del Patto è scritto che intende contrastare e prevenire “i fenomeni della povertà educativa, della dispersione scolastica e del disagio formativo, nell’area metropolitana di Napoli, e intende restituire centralità culturale, civile e amministrativa, alla questione educativa intesa come responsabilità dell’intera comunità”.

La durata prevista è di tre anni e sarà soggetto a una fase di monitoraggio mentre nell’ultimo articolo è scritto che “costituisce un documento pilota di riferimento, che potrà essere adottato in altri contesti che presentino significativi fattori di rischio di dispersione e di disagio formativo”.

Per capire qual è l’importanza di questo Patto ascoltiamo Giovanpaolo Gaudino, portavoce del Forum terzo settore della Campania che è uno dei soggetti firmatari.

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Ogni giorno in Italia 165 morti premature legate all’aria inquinata


 

Le voci di protesta che si sono levate in tante parti del mondo dopo l’uccisione della giornalista Shireen Abu Akle da parte dell’esercito israeliano durante gli scontri a Jenin.

Oggi parliamo di ambiente e salute ritorniamo sulla correlazione tra i’inquinamento atmosferico e morti premature: in Italia sono circa 60 mila persone l’anno, 165 in media ogni giorno, secondo i dati dell’Agenzia europea dell’Ambiente.

Tra le zone più colpite ci sono la Valle del Sacco nel Lazio, l’agglomerato di Napoli e Caserta e soprattutto il bacino padano, una delle aree a maggior rischio sanitario d’Europa insieme ad alcune regioni di Polonia e Repubblica Ceca.

Sono alcuni dei dati chiave del Position paper “La qualità dell’aria”, pubblicato da parte del Gruppo di lavoro dell’Alleanza per lo sviluppo sostenibile – Asvis sul Goal 11 (Città e comunità sostenibili), contenente un’analisi aggiornata e una serie di proposte sul fenomeno dell’inquinamento atmosferico in Italia. Ascoltiamo le voci di esperti e amministratori pubblici raccolte da Asvis in un video diffuso su youtube.

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In 10 anni raddoppiato il numero di minori seguiti nei servizi di neuropsichiatria


 

La voce della giornalista palestinese di Al Jazeera Shireen Abu Akleh che è stata uccisa durante il raid israeliano nel campo profughi di Jenin in CisGiordania.

Oggi parliamo di un tema molto delicato e importante. A causa della Pandemia e del suo impatto sulla salute generale della popolazione, il benessere psichico dei minori è diminuito oltre il 10% a livello mondiale, con il raddoppio dei bambini sotto la soglia del disagio, con un aumento di rabbia, noia, difficoltà di concentrazione, senso di solitudine e di impotenza, stress, disturbi del sonno oltre che di patologie anche più severe come disturbi del comportamento alimentare ed autolesionismo.

In Italia i disturbi neuropsichici dell’età evolutiva colpiscono quasi 2 milioni di bambini e ragazzi, tra il 10 e il 20% della popolazione infantile e adolescenziale tra i 0 e i 17 anni, con manifestazioni molto diverse tra loro per tipologia, decorso e prognosi. La loro incidenza è in ascesa, in meno di dieci anni è raddoppiato il numero di bambini e adolescenti seguiti nei servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

A diffondere questi dati nell’ambito della settimana europea di sensibilizzazione sulla salute mentale e in occasione dei suoi 50 anni è stata ieri la Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. Ascoltiamo la presidente Elisa Fazzi, direttore unità operativa degli ospedali civili e università di Brescia.

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Contrastare insicurezza alimentare e povertà: intervista a Licia Casamassima di Azione Contro la Fame


 

“Mai più fame – Dall’emergenza all’autonomia” è il progetto di Azione Contro La Fame per frenare la propagazione di una “pandemia silenziosa” – l’insicurezza alimentare – che mette in ginocchio le famiglie più vulnerabili del Paese. Uomini, donne e bambini che facevano già i conti con la difficile congiuntura economica e che, negli ultimi anni, hanno pure dovuto subire gli effetti del coronavirus sulla propria capacità di generare reddito. Secondo i più recenti dati diffusi dall’Istat, sono 5,6 milioni le persone che vivono una condizione di povertà assoluta in Italia. 1,3 milioni sono bambini.
Ne parliamo con la responsabile programmi di Azione Contro la Fame Licia Casamassima.

 

Stipendi troppo bassi e la domanda di salario minimo: i dati della “FragilItalia”


 

La voce di Bono vox che con gli U2 si è esibito nella metropolitana di Kiev e canta insieme ai soldati ucraini.

Oggi parliamo di lavoro, più precisamente cosa pensano gli italiani sul rapporto tra domanda e offerta di un posto. Sempre più spesso il dibattito mediatico e social si gonfia di casi in cui le aziende fanno fatica a trovare personale. Alcuni osservatori e opinionisti puntano il dito sulla mancanza di volontà e di sacrifici o al reddito di cittadinanza, ma è proprio così? Il Paese sembra avere idee molto diverse e soprattutto chiare.

Per i due terzi degli italiani la responsabilità è delle imprese che offrono stipendi troppo bassi e fanno un massiccio utilizzo di contratti a tempo determinato. Inoltre pensano che per sostenere la crescita economica e l’occupazione lo Stato dovrebbe definire un salario minimo e incentivare il ritorno delle imprese che hanno delocalizzato. È quanto emerge dal Report “FragilItalia”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos. Ascoltiamo il presidente nazionale di Legacoop Mauro Lusetti

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In Italia raddoppiano i MNA. A Milano le “visite solidali” per le rifugiate


 

La musica del violinista ucraino Moisei Bondarenko che ora è un soldato nella guerra in corso, contemporaneo adattamento al ragazzo con la chitarra di Gianni Morandi.

Restiamo sul coNflitto ucraino con due notizie che riguardano il nostro Paese. Vita.it apre con un articolo a firma di Sara De Carli che scrive: “raddoppiano rispetto al dato comunicato il 13 aprile scorso i minori ucraini non accompagnati inseriti nel sistema di monitoraggio nazionale: ad oggi sono 3.909 su 38.361 minori entrati, circa uno su dieci. Il report del primo mese porta l’Ucraina ad essere il terzo paese di provenienza dei Minori stranieri non accompagnati presenti in Italia, con le presenze raddoppiate in Sardegna”.

Sempre sul fronte infanzia l’Unicef lo scorso 6 maggio aveva denunciato che “l’Ucraina aveva il più alto numero di bambini in affidamento in tutta Europa prima della guerra: oltre 90 mila che vivevano in istituti, orfanotrofi, collegi e altre strutture di assistenza. Quasi la metà di loro sono bambini con disabilità. L’impatto della guerra su questi bambini è stato particolarmente devastante. Ma la guerra ha avuto un impatto sul benessere psicosociale di tutti i minori.”

A Milano In collaborazione con il Consultorio cooperativo CEMP, la cooperativa sociale Equa sostiene la cura della salute delle donne rifugiate accolte in questo momento nella città metropolitana di Milano, offrendo loro la possibilità di effettuare una visita ginecologica gratuita. Ascoltiamo Marco Lampugnani, vicepresidente della cooperativa.

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Radio, Sud e antimafia: alza il volume con la voce di Peppino Impastato


 

Questa è la voce di Peppino Impastato che per chi fa radio, antimafia ed è impegnato nel cambiamento del Mezzogiorno deve far sentire con il volume altissimo.

Il 9 maggio del 1978 la mafia di Cinisi su mandato di Gaetano Badalamenti uccideva Peppino Impastato, giornalista e dirigente politico della nuova sinistra, fondatore di Radio Aut. Ci sono voluti 20 anni prima che il suo nome fosse associato in maniera ufficiale alle vittime di mafia. Fecero passare Peppino come un terrorista perché per Cosa Nostra Peppino aveva colpito al cuore delle cosche: aveva messo in discussione quel familismo amorale che ancora oggi è principale causa di prigione morale e criminale del Sud. E Peppino lo fece gridando in faccia al padre che era un mafioso anche se era suo padre. Ci sono voluti 20 anni e l’amore ostinato di sua madre Felicetta che voleva fosse sancita la verità di quel figlio che aveva combattuto i mafiosi a cento passi da casa. Ascoltiamo la sua voce con la sua trasmissione Onda Pazza.

Con la voce di Peppino, che fu titolo di uno speciale di 5 puntate nel maggio 2012 del Giornale radio sociale, termina questa puntata.  Ecco i versi di una sua poesia: “hanno aperto una ferita mortale nella nostra consunta giovinezza. Nessuno ci vendicherà: la nostra pena non ha testimoni”.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale.

 

Il Pnrr, la sanità e i diritti di cittadinanza. E a Roma un concerto speciale


 

Le bombe di Mariupol nella zona dell’acciaieria di Azovstal per ricordare sempre che fuori dalla nostra porta c’è il buco nero di un conflitto.

Due notizie per cominciare questa puntata. La prima è l’appello delle sigle dell’intero sistema socio sanitario italiano che hanno lanciato in modo unitario un grido di allarme e preoccupazione: il Piano di Ripresa e Resilienza è un’occasione perduta per la sanità italiana. “Gli investimenti previsti nella Missione Salute del Pnrr non sono accompagnati da alcuna programmazione di spesa e strategia complessiva, mancano finanziamenti per l’assunzione di nuovo personale e per la riorganizzazione del settore della prevenzione”.

La seconda riguarda lo Ius Scholae e ne scrive Eleonora Camilli su Redattore Sociale: “la riforma della cittadinanza rischia un’altra volta di rimanere in un cassetto. Saltata la calendarizzazione per il mese di maggio – scrive Camilli – la discussione in aula del provvedimento basato sullo ius scholae slitta ancora: se ne riparlerà forse nel mese di giugno”.

Ora parliamo di un concerto molto speciale che si terrà a Roma domani perché riguarda un’orchestra ravvicinata del terzo tipo. Ce ne parla Paolo Pecorelli, della Scuola di musica popolare Donna Olimpia.

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Con la pandemia aumento del 50% di minori adescati sul web


 

La musica di un pianista tra le macerie di Irpin mentre ieri continuavano a cadere le bombe anche su Kiev, Mikolaiv e Odessa.

Oggi è la Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, istituita nel 2009, ricorre ogni anno il 5 maggio. È una giornata che ha l’obiettivo di alzare i riflettori sul fenomeno della pedofilia e della pedopornografia attraverso riflessioni sulle migliori azioni e strategie per prevenire e combattere questi fenomeni. Save the children e Polizia postale hanno diffuso i dati del dossier “L’abuso sessuale online in danno di minori“: con la pandemia nel 2021, sono aumentati di quasi il 50% i casi trattati e sono 531 i/le minori approcciati sul web da adulti abusanti. La fascia più a rischio è quella tra i 10 e i 13 anni.

È stata preparata anche una guida “Adescamento online: conoscere e prevernire” molto utile, rivolta ai genitori o agli adulti di riferimento, per riconoscere e quindi prevenire l’adescamento online dei minori e delle minori. Ascoltiamo Brunella Greco di Save the children.

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