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Medici senza frontiere torna nel Mediterraneo dopo lo stop: riparte con la nave Oyvon

Si torna in mare – Medici senza frontiere ha annunciato il ritorno nel Mediterraneo centrale dopo lo stop nel dicembre 2024 per la Geo Barents. In acqua arriverà l’imbarcazione Oyvon per ricerca e soccorso: l’8 novembre un nuovo naufragio comunicato dall’Oim con 42 dispersi su 49 persone a bordo di un gommone.

L’organizzazione sottolinea che l’incidente è avvenuto poche settimane dopo altri naufragi mortali al largo di Surman e Lampedusa, e ribadisce “l’urgente necessità di rafforzare la cooperazione regionale, ampliare percorsi migratori sicuri e regolari e potenziare le operazioni di ricerca e soccorso per evitare ulteriori perdite di vite umane”. Secondo gli ultimi dati del progetto Missing Migrants dell’Oim, il bilancio delle vittime nel Mediterraneo centrale ha superato quota 1.000 dall’inizio del 2025. Con quest’ultimo naufragio, il numero continua a crescere, confermando la rotta mediterranea come una delle più pericolose al mondo.

“Dipingiamo la Libertà”: l’arte unisce detenute della Giudecca e studentesse

Arte di libertà – Il carcere incontra l’arte nel penitenziario femminile della Giudecca a Venezia. Il servizio è di Patrizia Cupo.

A Venezia, le detenute del carcere della Giudecca diventano guide d’arte. Fino al 17 novembre accompagneranno i visitatori della mostra “Dipingiamo la Libertà”, nella Scuola Grande di San Teodoro. Un progetto promosso da Venezia Pesce di Pace che unisce studentesse e recluse in nome della libertà, dell’arte e del riscatto. In mostra, le loro opere e le loro storie. La città risponde con accoglienza: alcuni locali offriranno i pranzi alle detenute. Quando l’arte incontra la solidarietà, la libertà si fa voce.

Rapporto Benessere Equo e Sostenibile 2024, Istat: l’Italia cresce a passo lento

Meglio ma non tanto – Il Benessere equo e sostenibile, in Italia, mostra poco più di uno dei 137 indicatori in miglioramento significativo; il 26,3% è su livelli peggiori (36) e il 39,4%, la quota più consistente, risulta stabile: migliorano 7 indicatori su 13 del dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, ma allo stesso tempo 5 peggiorano. È la fotografia scattata dall’Istat nel rapporto Bes 2024.

Poco più di un terzo (34,3%, 47 indicatori) dei 137 indicatori Bes per i quali è possibile il confronto con l’anno precedente migliora in modo significativo; il 26,3% degli indicatori è su livelli peggiori (36) e il 39,4%, la quota più consistente, risulta stabile (54 indicatori). Il quadro per dominio è variegato: migliorano
7 indicatori su 13 del dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, ma allo stesso tempo 5 peggiorano; il dominio Qualità dei servizi si divide tra 6 indicatori in miglioramento e 6 in peggioramento sui 16 totali; migliorano circa la metà degli indicatori di Istruzione e formazione. In Sicurezza e Politica e istituzioni si osserva la maggiore quota di indicatori in peggioramento nell’ultimo anno.

Nel lungo periodo il quadro è più positivo: oltre la metà degli indicatori migliora (70 su 128),
solo 16 peggiorano, mentre per un terzo di essi non è possibile individuare una tendenza univoca. Tutti gli indicatori di Sicurezza migliorano, come anche oltre i tre quarti degli indicatori di Innovazione, ricerca e creatività, Politica e istituzioni e Benessere soggettivo. Nel dominio Relazioni sociali si rileva la maggiore quota di indicatori in peggioramento (4 su 9).

Per tutte le regioni del Nord e del Centro, escluso il Lazio, nell’ultimo anno disponibile, il 60% o più dei 134 indicatori regionali analizzati mostra livelli di benessere migliori della media Italia, con punte del 70% e oltre per le due Province autonome di Trento e Bolzano/Bozen, il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia. Al contrario, in tutte le regioni del Mezzogiorno, a eccezione dell’Abruzzo, la maggioranza degli indicatori registra valori peggiori di quelli nazionali; in Campania e in Puglia ciò accade per più di sette indicatori su 10.

Confrontando gli andamenti per dominio, in Salute, Istruzione e formazione, Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, Benessere economico, Relazioni sociali e Qualità dei servizi è piuttosto chiara la divisione tra le regioni del Centro-Nord (dove generalmente almeno la metà degli indicatori è su livelli migliori dell’Italia) e quelle del Mezzogiorno (generalmente in posizione arretrata rispetto all’Italia per almeno la metà degli indicatori)

Per i domini Paesaggio e patrimonio culturale e Innovazione, ricerca e creatività i risultati migliori si concentrano in poche regioni del Centro-Nord, mentre diverse altre regioni di questa stessa area registrano risultati peggiori di quelli nazionali per la metà o più degli indicatori.

La configurazione territoriale è diversa nei domini Politica e istituzioni, Sicurezza e Benessere soggettivo, nei quali si riscontrano risultati prevalentemente migliori o peggiori tanto per le regioni
centro-settentrionali quanto per le meridionali. In particolare, nel dominio Sicurezza sono in netto svantaggio le regioni in cui si trovano i contesti metropolitani più grandi: il Lazio, in modo particolare,
ma anche la Toscana, la Lombardia, la Campania e l’Emilia-Romagna.

Nel dominio Ambiente le differenze territoriali appaiono piuttosto sfumate, perché la maggior parte delle misure registra differenze piuttosto contenute rispetto all’Italia, anche se in alcune regioni si rilevano vantaggi e svantaggi piuttosto marcati per più di un indicatore.

Il confronto con l’Europa (media Ue27), possibile per 39 indicatori, 22 dei quali disponibili anche distinti per genere, mostra una situazione peggiore per l’Italia per 18 indicatori, migliore per 11 indicatori.

Rispetto al contesto europeo, l’Italia presenta significativi svantaggi nel mercato del lavoro, con un tasso di occupazione al 67,1%, 8,7 punti sotto la media Ue27; il divario si accentua tra le donne, tra le quali il tasso scende al 57,4% in Italia (70,8% Ue27). Particolarmente elevata è anche la forbice tra le persone che lavorano in parttime involontario (8,5% Italia; 3,2% Ue27) soprattutto tra le lavoratrici (13,7% Italia;
4,8% Ue27).

L’Italia è al di sotto della media Ue27 anche per alcuni indicatori del dominio Istruzione e Formazione, con solo il 31,6% dei 25-34enni laureati, contro il 44,1% nell’Ue27 e il 66,7% delle persone di 25-64 anni che hanno conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado (80,5% Ue27).

Sul fronte dell’innovazione e della ricerca, l’Italia investe meno in ricerca e sviluppo (1,37% del Pil, contro il 2,22% dell’Ue27). La percentuale di lavoratori con formazione universitaria nelle professioni
scientifico-tecnologiche è inferiore di 7,4 punti rispetto alla media europea (26,7% Italia vs 34,1% Ue27).

Condizioni di benessere peggiori rispetto alla media dell’Unione europea si osservano anche per alcuni indicatori del dominio Benessere economico; nel 2024 il rischio di povertà in Italia è al 18,9%, superiore alla media Ue27 (16,2%). La disuguaglianza del reddito netto è anche più alta (5,5% Italia vs 4,7% Ue27). Tuttavia, il sovraccarico del costo dell’abitazione colloca l’Italia in vantaggio, 3,1 punti percentuali al di sotto della media europea (8,2%); ciò avviene anche per gli indicatori relativi alla deprivazione materiale e sociale e alla difficoltà ad arrivare a fine mese.

Per i domini Salute e Sicurezza, l’Italia mostra risultati positivi rispetto alla media Ue27 per la mortalità evitabile (17,6 rispetto a 25,8 per 10mila abitanti della media europea). La speranza di vita è di 84,1 anni, superiore alla media Ue27 di 81,7 anni, e il tasso di omicidi è tra i più bassi d’Europa (0,6 rispetto
a 0,9 per 100mila abitanti in Ue27).

Stati Generali Anffas: Milano ospita la tappa finale, ora si apre una nuova fase

Nel nome dei diritti – Domani e dopodomani a Milano la tappa finale degli Stati Generali di Anffas che ha raccolto in ogni Regione d’Italia le istanze relative alle disabilità intellettive e ai disturbi del neurosviluppo. Ora, sottolinea l’associazione, si apre una nuova fase per migliorare le leggi e i servizi per le persone.

“Un duplice appuntamento in regione Lombardia per chiudere il cammino che Anffas ha iniziato ormai due anni fa e che ha visto coinvolto il nostro intero movimento associativo, le istituzioni, le famiglie e, soprattutto, le nostre persone” dichiara Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas “La voce diretta degli Autorappresentanti ha infatti attraversato tutto il territorio nazionale rimarcando l’urgenza di intervenire per rendere realmente esigibili i diritti delle persone con disabilità in ogni ambito della loro vitanon hanno usato mezzi termini ma hanno indicato, attraverso le loro dirette esperienze di vita vissuta, tutto ciò che ancora oggi non funziona e non rispetta la loro dignità e quella delle loro famiglie”. Conclude il presidente Speziale: “Gli Stati Generali hanno rappresentato un momento di riflessione e confronto che però non si chiude con gli appuntamenti di Milano ma che anzi apre una nuova fase di responsabilità e attuazione di tutte le istanze emerse”.

Emilio Rota, Presidente Anffas Lombardia: “All’interno di questa roadmap milanese di 3 giorni, che vede Anffas tutta impegnata in un’azione di Advocacy proiettata su obiettivi futuri, siamo lieti di poter celebrare  gli Stati Generali sulle disabilità intellettive e del neurosviluppo della nostra Regione, cui seguiranno gli Stati Generali sulle disabilità intellettive e del neurosviluppo nazionali”.

Il Cio verso lo stop alle atlete transgender nelle gare femminili

Vengo anch’io, no tu no. Il Cio chiude alle atlete transgender nelle gare femminili. Il servizio è di Elena Fiorani.

Si profila una svolta dopo le polemiche sorte durante le Olimpiadi di Parigi 2024. Il Comitato Olimpico Internazionale, infatti, potrebbe introdurre nuove linee guida che vietano la partecipazione delle atlete transgender alle competizioni femminili in tutte le discipline. Il Cio, in una nota, ha precisato che “il gruppo di lavoro sta proseguendo le discussioni su questo argomento e non è stata ancora presa alcuna decisione”. Il tema è stato affrontato anche durante la campagna elettorale della presidente del Cio Kirsty Coventry, che ha dichiarato a gennaio al Telegraph Sport di essere favorevole a un divieto assoluto e, dopo aver conquistato la presidenza a marzo, ha commissionato una revisione che valutasse i vantaggi fisici permanenti dell’essere nati maschi. La decisione finale non è ancora arrivata, ma il percorso sembra ormai tracciato.

Torino lancia la Biennale della Prossimità: 1-2-3 ottobre 2026

Si riparte – La plenaria della Biennale della Prossimità del 4 novembre scorso a Torino ha lanciato il Comitato Locale dell’edizione 2026 e ha confermato le date — 1, 2 e 3 ottobre 2026 — per poi il punto sul cammino che metterà insieme i concetti di prossimità e democrazia.

Dal confronto è emersa con forza la volontà di lavorare sul legame tra prossimità e democrazia, tema che guiderà questa edizione, e di farlo con un metodo coerente con lo spirito della Biennale: partecipato, condiviso, collettivo.
Un manifesto comune, un sottotitolo scelto insieme, un luogo unico dove incontrarsi: sono queste le prime coordinate di un percorso che, passo dopo passo, prende forma concreta.

Prossimità e democrazia: una questione aperta

La mattinata è partita da una riflessione collettiva: cosa significa parlare di democrazia in un tempo in cui la distanza tra istituzioni e cittadini sembra crescere? E come può la prossimità contribuire a ricucire questo legame?
Dalla discussione è emersa un’idea chiara: la prossimità non è solo solidarietà o aiuto reciproco, ma un modo per fare politica nel quotidiano, per trasformare la realtà a partire dalle relazioni e dai territori.

Si è parlato di partecipazione, dignità, sogni e immaginazione.
Molti interventi hanno messo al centro chi spesso resta ai margini, ricordando che la democrazia vive solo se tutti hanno voce e possibilità di agire.
Altri hanno sottolineato l’importanza di riconoscere il valore del lavoro sociale e relazionale, che tiene insieme comunità e generazioni.

Dalla plenaria è nata la proposta di costruire il sottotitolo della Biennale in modo partecipato, attraverso un form aperto a tutte le realtà del Comitato, e di avviare la scrittura di un manifesto breve che raccolga i principi condivisi e le parole chiave emerse.
Un testo collettivo, in evoluzione, che accompagnerà il percorso fino all’autunno 2026.

Un luogo che tenga insieme

Subito dopo la riflessione sul tema, la plenaria ha affrontato un nodo pratico e simbolico: dove fare la Biennale.
La scelta dello spazio non è solo una questione logistica: racconta l’idea stessa di prossimità che si vuole mettere in scena.
È emersa la necessità di individuare un’unica sede principale, facilmente raggiungibile e capace di ospitare tutti i momenti dell’evento.

Con centinaia di persone attese da tutta Italia, anche pochi minuti di distanza tra una sede e l’altra potrebbero creare difficoltà.
Il gruppo “Luoghi” lavorerà nelle prossime settimane a una mappatura dettagliata degli spazi, da condividere nella prossima plenaria del 19 dicembre 2025, valutando spazi che uniscano funzionalità, accoglienza e connessione con la città.

Flash mob a Roma: “Ecogiustizia subito” per i 42 siti nazionali ancora inquinati

Nel nome del Paese inquinato – Italia maglia nera per le bonifiche. Flash mob delle associazioni a Roma. Il servizio è di Anna Monterubbianesi.

Si è svolto a Roma un Flash mob di ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera per denunciare il grave ritardo dell’Italia nella bonifica dei 42 siti di interesse nazionale che risultano ancora inquinati con pesanti ricadute e impatti sulla salute dei cittadini, sull’ambiente e sulla sfera economica e sociale dei territori. Si parla di quasi mille anni di ritardi sui siti inquinati, pari a circa 10 secoli di inadempienze. Le associazioni chiedono “Ecogiustizia Subito” e una strategia nazionale per il ripristino ambientale e la tutela della salute dei cittadini. Dal 26 novembre la seconda fase della campagna itinerante, con tappe nei luoghi simbolo delle bonifiche mancate.

Seminario interregionale Fqts: la dimensione politica del terzo settore

La dimensione politica del terzo settore – Questo è il tiolo del seminario interregionale Fqts – formazione quadri terzo settore da domani a domenica a Vico Equense. Il progetto è promosso da Forum terzo settore e Csvnet con la collaborazione di Fondazione Con Il Sud. Tra i temi quello delle disuguaglianze.

Il ciclo formativo nasce per rafforzare nei dirigenti del Terzo settore una riflessione critica su visioni, etica e ruolo sociale, ispirandosi all’approccio dell’apprendimento trasformativo di Jack Mezirow. Il percorso prevede tre incontri online e due seminari in presenza: il primo, a novembre 2025, dedicato al tema delle disuguaglianze e delle vulnerabilità universali, e a l ruolo del Terzo settore; il secondo, in programma a marzo 2026, sarà co-progettato insieme ai partecipanti.

Le tre giornate di Vico Equense saranno dedicate al tema “L’impegno politico del Terzo Settore alla luce dei principi costituzionali, di fronte alle crescenti disuguaglianze nei diritti umani e sociali”. Il programma alternerà sessioni plenarie, lavori di gruppo e momenti laboratoriali, favorendo il confronto tra esperienze, territori e discipline. Tra i relatori interverranno:  Monica Di Sisto (FairWatch), Angelo Salento (Università del Salento), Andrea Volterrani (Università di Tor Vergata), Noemi Ciarniello (LUISS Guido Carli), Carlo Mazzei (architetto), Gianni Ruocco (Università La Sapienza) e Mattia Zunino (LUISS Guido Carli), con la moderzione di Giuseppe Manzo, Giornale Radio Sociale.

Decreto Sicurezza e madri detenute: l’appello per un’alternativa umana alla pena

Donne dietro le sbarre – Dop caso della 24enne incinta in carcere a Venezia risale l’attenzione sugli effetti del decreto Sicurezza. Il servizio è di Giovanna Carnevale.

Nel nostro Paese ci sono attualmente 28 donne madri in carcere, di cui alcune incinte, e 26 figli. E un peso importante sui numeri dipende dalla norma, contenuta nel decreto Sicurezza, che rende facoltativo, e non più obbligatorio, il rinvio della pena per le donne in gravidanza e con figli sotto i 3 anni. Per il Garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello, c’è chi si vanta di questa disumanità, ma il carcere non può essere l’unica risposta per una donna incinta che ha commesso un reato. Nessun bambino o bambina dovrebbe crescere dietro le sbarre.