Podcast
Riutilizzo beni confiscati: un modello alternativo di sviluppo territoriale
9 Marzo 2023
Questo è il momento in cui in Pakistan la polizia ha lanciato lacrimogeni sulla manifestazione in occasione della Giornata internazionale della donna.
Oggi parliamo di beni confiscati. Un popolo variegato di associazioni, cooperative sociali, del mondo del volontariato dalla Lombardia alla Sicilia protagonisti della trasformazione da beni in mano alle mafie a beni comuni e condivisi.
In occasione dell’anniversario della legge n. 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie, Libera ha censito le esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati. Sono 991 soggetti diversi impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, ottenuti in concessione dagli Enti locali, in ben 18 regioni, in 359 comuni.
Una rete di esperienze in grado di fornire servizi e generare welfare, di creare nuovi modelli di economia e di sviluppo, di prendersi cura di chi fa più fatica. Più della metà delle realtà sociali è costituito da associazioni di diversa tipologia (525) mentre le cooperative sociali sono 217 (con 5 cooperative dei lavoratori delle aziende confiscate e 26 consorzi di cooperative).
Libera con la ricerca “Raccontiamo il bene” – Le pratiche di riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie vuole raccontare, dopo ventisette anni, il Belpaese, dove in silenzio, opera una comunità alternativa a quelle mafiosa, che lavora e si impegna a realizzare un nuovo modello di sviluppo territoriale. Ascoltiamo Tatiana Giannone, referente beni confiscati di Libera.
Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale
Edizione del 08/03/2023
8 Marzo 2023Ad Alta Velocità del 08/03/2023 | Fedez, salute mentale e fragilità
8 Marzo 2023Su Fedez, salute mentale e fragilità: l’inadeguatezza dell’opinione pubblica
8 Marzo 2023
Il coro di donne in piazza. Nella Giornata internazionale delle donne il pensiero è per le ragazze e studentesse iraniane in lotta contro il regime.
Oggi parliamo di cura e di salute mentale. E lo facciamo su quanto ha detto Fedez in un video su Instagram dove lo ha visto tornare a parlare ai suoi fans.
Il cantante più famoso sui social dopo l’intervento per un tumore al pancreas decide di condividere il suo stato di fragilità e questa volta legato alla salute mentale. Non serve guardare a questa scelta con le lenti di un giudizio morale, è importante invece centrare il punto: lo stato di fragilità che alberga in una persona di qualsiasi posizione sociale e culturale. Fedez come la moglie Chiara Ferragni attira un profondo carico di critiche, spesso rancorose, tanto che l’assenza dai social avevano determinato una serie di congetture e gossip sul matrimonio e anche sulla sua presunta omosessualità.
E anche dopo il suo racconto sono arrivati puntuali articoli e giudizi su quanto male abbia fatto alla salute mentale il suo intervento. Invece Fedez, suo malgrado, mette in luce la difficoltà estrema della comunicazione pubblica su certi temi a partire dalla fragilità, dalla salute mentale, da conseguenze psicologiche dopo un evento post traumatico come il suo intervento oncologico. Il cantante più accusato di strumentalizzare fatti privati per presunti tornaconti riesce, forse senza nemmeno accorgersene, a mettere in luce una grande inadeguatezza dei media e dell’opinione pubblica su fenomeni che invece quotidianamente attraversano la vita di migliaia di persone.
Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale
Matrimoni precoci e forzati, un problema globale. Intervista a Paola Maceroni di Action Aid Italia
7 Marzo 2023
Sono 650 milioni in tutto il mondo le donne che hanno dovuto sposarsi prima dei 18 anni. Ogni anno 12 milioni di bambine e adolescenti rischiano di subire un matrimonio forzato e precoce. È un problema globale ma che riguarda da vicino anche giovanissime ragazze in Italia.
Ne parliamo con Paola Maceroni di Action Aid Italia.
Edizione del 07/03/2023
7 Marzo 2023Ad Alta Velocità del 07/03/2023 | Violenza di genere e disabilità
7 Marzo 2023Otto marzo, parole d’odio: la dimensione digitale della violenza di genere
7 Marzo 2023
La voce di una studentessa iraniana di Mashad che testimonia l’odore di gas che nella sua scuola ha provocato malori e svenimenti: questa sarebbe la punizione del regime contro il movimento che da settembre si ribella agli Ayatollah.
Oggi parliamo di violenza di genere e disabilità. Nel 2022, secondo l’ultimo rapporto di Vox, Osservatorio italiano su diritti, che monitora l’odio espresso sui social tramite Twitter, le donne sono state le più colpite, seguite dalle persone con disabilità. La violenza contro le donne è una delle forme più gravi di violazione dei diritti umani basata sul genere ed è un fenomeno mondiale. Da molti anni, gli episodi di violenza di genere contro le donne sono stati amplificati o agevolati dalla tecnologia, in particolare online.
Il 20 ottobre 2021, il GREVIO, Gruppo di esperti/e sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne, organismo indipendente del Consiglio d’Europa che monitora l’applicazione della Convenzione di Istanbul in tutti i paesi che l’hanno ratificata, ha adottato la Raccomandazione generale n. 1 sulla dimensione digitale della violenza di genere. Questo sarà uno dei temi centrali del digital talk “Le mimose non bastano. La dimensione digitale della violenza di genere”, che FISH promuove per mercoledì 8 marzo, in occasione della Giornata internazionale della donna.
L’iniziativa vedrà una tavola rotonda moderata da Silvia Cutrera, coordinatrice del gruppo donne FISH con gli interventi di Silvia Lisena, Gruppo Donne UILDM, Silvia Brena, Vox Diritti, Federico Faloppa, coordinatore Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio, Laura Abet, Gruppo donne Ledha, Stefania Leone e Haydée Longo del Gruppo Donne della FISH. Ascoltiamo il presidente della Fish onlus Vincenzo Falabella.
Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale