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GRSWEEK DEL 16-17 GIUGNO 2018. LE CONTRADDIZIONI DEL CALCIO

di Redazione GRS


Bentrovati all’ascolto del GrsWeek. In studio Elena Fiorani.
Finalmente ci siamo, dopo mesi di anticipazioni, illazioni e rimpianti palla in campo e via allo spettacolo. Seppur senza l’Italia sono iniziati i Mondiali di calcio 2018: per un mese il mondo guarderà alla Russia di Vladimir Putin, che ha investito 9,5 miliardi di euro solo per la costruzione di una dozzina di nuovi stadi. Strutture ultramoderne che cercheranno di mostrare un nuovo volto del Paese, entrato nella lista di “regimi autoritari”. Usare lo sport come uno strumento di strategia geopolitica non è una novità e i Mondiali di calcio saranno non solo un appuntamento sportivo ma anche politico. Qualcuno si ribella al silenzio imposto, tra i giornalisti, scrittori e i blogger. Sono gli “oppositori”, che dai riflettori del calcio si aspettano un po’ di luce sui diritti civili e sulle libertà che mancano nel loro paese.

Sulla sponda opposta la macchina dello spettacolo e del potere. A margine delle partite ci saranno incontri diplomatici e imprenditoriali, capi di Stato e di governo si riuniranno in maniera semi-formale. Calcio mondiale e globale, fiera di vanità e simbolo muscolare di ricchezza e potenza. Tra quattro anni sarà la volta del Qatar che in quanto a tradizione calcistica parte da zero ma è disposto a puntare forte sull’evento più glam e più global del pianeta. E anche se i diritti e le libertà lasciano a desiderare, le luci stanno per accendersi e i disturbatori si accomodino fuori. Quindi? Di cosa parliamo quando parliamo di calcio internazionale? Possibile che lo sport inventato dalle democrazie europee diventi un feticcio per potenti e affaristi?
Lo abbiamo chiesto al giornalista Rai Riccardo Cucchi

Eppure qualcosa si muove nel sistema calcio, disposto a cambiare tutto affinchè tutto rimanga immobile. Ancora una volta protagoniste sono le donne: nel 2019 le azzurre del calcio parteciperanno alla fase finale dei Mondiali in Francia. Che cos’è il calcio femminile? Un fenomeno marginale o un’onda in crescita capace di salvare anche l’altra metà del pallone? Per ora vengono trattati come un premio di consolazione per gli esclusi dai mondiali veri, come uno svago di qualche ragazza allergica al trucco e dai tratti un po’ mascolini. Ma veramente è tutto qui? Veramente non possiamo fare di meglio analizzando questo fenomeno sportivo ma anche sociale?
Sentiamo cosa ne pensa la giornalista Mara Cinquepalmi, segretaria dell’associazione Giulia- GIornaliste Unite LIbere Autonome.

E allora chissà se dal prossimo anno si scateneranno battaglie per l’acquisto dei diritti tv dei campionati femminili di calcio come successo quest’anno per la serie A. Dall’Italia al Qatar il calcio è al centro di manovre economiche e traffici internazionali, ma i tifosi? I fedelissimi che non perdono una partita e conoscono le formazioni degli anni ’70 a memoria? Qualcuno se li ricorda?
Sentiamo ancora Riccardo Cucchi