Tre consigli musicali dal mondo, tutti da ascoltare. Qui tutte le puntate precedenti.
[Trinidad – Inghilterra]
In un’intervista sulla piattaforma Bandcamp, Ms. Mohammed definisce sé stessa come “una donna gay di colore con un cognome musulmano che vive nell’Inghilterra post-Brexit nell’era di Trump”. Una descrizione che solo in parte riesce a dare la misura delle influenze di cui la musica dell’artista originaria di Trinidad si nutre. “Alibi”, ep di quattro pezzi che rappresenta il suo esordio discografico, è carico di ispirazione e di energia che si sprigionano in maniera multiforme dando vita a brani seducenti e ricchi di sostanza.
[Spagna]
Quello dei Melange è un rock progressive nel senso pieno del termine. “Viento Bravo” è un disco figlio di un processo creativo che non perde mai di intensità e che si snoda attraverso sette brani densi di ritmo e di soluzioni articolate: un songwriting ricco e pieno di idee.
[Grecia]
“Cargo Incognito” degli Hazy Sea è un disco dai due volti: il primo più divertente e spensierato, l’altro più riflessivo e introspettivo. Il percorso tra i diversi stati d’animo avviene attraverso chitarre in primo piano capaci di edificare un rock strumentale costellato di ottimi spunti.
Tre dischi nuovi dal mondo, da ascoltare. Qui tutte le puntate precedenti.
[Danimarca]
Una scoperta piacevole ci permette di affrontare la quotidianità con uno slancio emotivo improvviso: una bella sorpresa che ci renda felici è sempre una gradita esperienza.
L’effetto che ha avuto su di me “Play It On The Tannoys” dei Stranger The Horse è quello del regalo desiderato a lungo: un disco completo, maturo, equilibrato, ben suonato, pieno di ritmo, di idee, di sfumature e di sostanza.
[Sudafrica]
I suoni sporchi e le atmosfere garage-punk caratterizzano il 7 pollici del duo sudafricano Make-Overs. “Learning Curve” dura pochi minuti e si compone di due soli brani, diversi per concezione e approccio ma simili per attitudine.
Chitarra e batteria, energia e rumore, intensità e calore.
[Scozia]
Prendersi una pausa di una quarantina di minuti e dedicarli all’ascolto dell’omonimo album degli Helicon potrebbe essere una buona pensata, se avete voglia di entrare nelle loro atmosfere turbolente e nei loro cambi di prospettiva. Un disco autorevole e ricco di idee la cui forza viene dalla curiosità delle contaminazioni.
I primi suggerimenti musicali del 2018, per iniziare l’anno con la musica giusta. Qui tutte le puntate precedenti.
[Francia]
Una qualità che ho sempre apprezzato nelle persone è quella di arrivare al sodo senza perdersi in inutili divagazioni. Ascoltando il disco omonimo dei Korto mi sono reso conto che nella musica vale la stessa regola: il loro sound ha una direzione precisa ed è quella che fa muovere il corpo al ritmo della musica e divertire la mente tra le evocazioni di immagini e gli intrecci sonori.
Un disco che corre così va preso al volo.
[Spagna]
Costruire brani che non solo stanno in piedi, ma che possono accompagnarti fuori dalla quotidianità. E’ quello che hanno provato a fare i catalani Vymaanika, con un ep composto da due brani da circa dieci minuti ciascuno. “Spectroscope” è il biglietto che mettono in mano agli ascoltatori, le direzioni sono diverse ma tutte piacevolmente percorribili.
[Australia]
La polvere nel titolo e nella copertina di questo disco dei Mt Mountain non è di quelle che si attacca alla gola e non fa respirare: i brani di “Dust” piuttosto emergono dal pulviscolo in cui giacciono quieti e lentamente si innalzano fino a che non ce ne troviamo immersi.
Il tempo e lo spazio si dilatano, i ritmi circolari e ossessivi invitano alla meditazione.
Quando l’anno volge al termine è giusto fare un resoconto di quello che è stato. Nel 2017 abbiamo ascoltato molta musica, grazie agli appuntamenti settimanali di Consigli per gli ascolti.
Così, ho selezionato dieci album del 2017 tra quelli di cui abbiamo parlato nei mesi scorsi. Musica bella da ogni parte del mondo: non è stato facile scegliere.
[Grecia]
Stupore e immediato coinvolgimento emotivo: sono le prime sensazioni che suscita il nuovo album degli Holy Monitor. Un disco vorticoso ed avvolgente dentro cui ogni singolo elemento contribuisce alla buona riuscita dell’opera e che lascia l’ascoltatore a divertirsi con la molteplicità di colori evocata dalla musica. Krautrock, psichedelia, sperimentazione: 37 minuti che passano troppo in fretta.
[Slovenia]
Quello dei Kukushai è un sound che parte dal jazz e lo trasforma in maniera non-convenzionale. “Fruitile” è un disco in cui contaminazioni diverse vengono a contagiare ogni singolo pezzo in maniera creativa e sorprendente. Dall’improvvisazione alle strutture complesse, dai momenti coinvolgenti a quelli più ostici, “Fruitile” mostra i suoi diversi volti attraverso le molteplici angolazioni da cui osservarlo. La voce di Eva Poženel è probabilmente il valore aggiunto di maggior rilievo.
[Stati Uniti]
E’ sempre una buona notizia quando esce un nuovo album di Sam Beam, in arte Iron & Wine, perchè gli artisti in grado di elargire emozioni autentiche hanno un dono speciale che va difeso e custodito. “Beast Epic” è una raccolta di melodie morbide che si sviluppano su voce e chitarra ed arrangiamenti delicati di piano e archi. Un disco intimo e suggestivo che scalda il corpo e i sentimenti.
[Canada]
Ecco i Fleece, quartetto di Montreal dedito alle sperimentazioni e ad uno psych-rock ricco di influenze. “Voyager” è il titolo giusto per racchiudere queste dieci composizioni: canzoni che ti portano con sé in territori impervi ma assolutamente confortevoli.
[Germania]
“Open” dei Grandbrothers è un’apnea di melodie e strutture armoniose dalla quale non si ha voglia di riemergere una volta entrati. Il duo di Düsseldorf ha infatti la capacità di emozionare con brani raffinati con i quali si entra immediatamente in sintonia, soprattutto grazie alle note del piano, sempre protagonista, e di arrangiamenti aggraziati e talvolta più sperimentali.
[Italia]
Cristiano Crisci, in arte Clap! Clap! propone una formula affascinante che mette insieme i suoni della world music, l’elettronica, hip hop, house e molte altre diverse influenze.
“A Thousand Skies” è un album in cui la contemporaneità incontra la tradizione e la trasforma, la rende ibrida, ne scompone le caratteristiche e le fonde in una formula efficace e coinvolgente. Un grande disco che riesce a rendere naturali elementi complessi, con grande armonia.
[Sudafrica]
Elettronica mescolata ad influenze che vanno dall’hip hop alla drum ‘n bass e alla dubstep: è il percorso musicale di Chee, che attraverso il corposo “Fear Monger” propone uno stile che prende una direzione definita cercando tuttavia di rompere gli schemi e di spiazzare. Trame oscure, voci spezzate, varietà e sostanza. Colori scuri ma futuro luminoso.
[Turchia]
Ah! Kosmos è il progetto della produttrice e performer turca Başak Günak; il nuovo ep, “Together we collide” contiene due soli pezzi, ma è un buon modo per entrare in contatto con il suo fascinoso universo sonoro, cupo ed evocativo.
[Spagna – Portogallo – Francia – Inghilterra – Egitto – Stati Uniti]
“Exitoca” dei Cristobal And The Sea è un album estremamente eterogeneo e pieno di immaginazione. Le diverse provenienze geografiche dei membri della band sembrano riflettersi su un sound dalle molteplici direzioni, esotico e sperimentale, maturo nella scrittura e musicalmente molto accurato.
Un disco per chi ha voglia di sorprendersi.
[Australia]
King Gizzard & The Lizard Wizard sono una band meravigliosamente astratta. Perdersi nelle loro divagazioni vagamente retrò è un’avventura avvincente e affascinante perché contiene l’elemento chiave dell’impresa: non sapere mai come andrà a finire.
“Sketches Of Brunswick East” è il terzo album pubblicato nel 2017 dalla band, segno che la vena creativa è in pieno e sembra non avere intenzione di esaurirsi a breve.
BONUS:
Visto che ci sono alcune cose uscite nel 2016 che sono assolutamente degne di nota e che era un peccato lasciare fuori, ecco altri cinque album che vale la pena di recuperare.
[Finlandia]
L’aggettivo più calzante che mi viene in mente per descrivere “Awalaï” dei finlandesi Onségen Ensemble è “appassionante”. Perché quello che emerge dall’ascolto delle sei, lunghe tracce che compongono l’album, è il desiderio di raccontare una lunga storia in musica dalla quale diventa via via sempre più difficile staccarsi.
La qualità degli arrangiamenti, la struttura articolata dei brani, l’utilizzo minimale e funzionale delle voci, la costruzione di atmosfere particolari, le soluzioni sonore adottate e la sperimentazione, rendono “Awalaï” un disco da ascoltare molte volte consecutivamente.
[Islanda]
In hawaiano Kaleo significa “il suono”. Loro ne hanno di decisamente affascinanti e il disco “A/B” che hanno pubblicato di recente ne è la dimostrazione più lampante.
Atmosfere calde di matrice blues-indie-folk che entrano nelle ossa e rilasciano una rassicurante energia positiva. Più che dall’Islanda sembrano provenire dal profondo degli Stati Uniti, ma in fondo non importa: i confini sono quasi sempre solo nella nostra mente.
[Inghilterra]
Yellow Days è il progetto del giovanissimo artista britannico George van den Broek: appena diciotto anni e un talento nitido, racchiuso nelle otto tracce di “Harmless Melodies”. Melodie malinconiche, suoni fluidi ed evocativi, intensità nuda in una voce che emana calore profondo. Facile innamorarsene.
[Ucraina]
L’ascolto di “Echo” degli Atomic Simao dà una di quelle sensazioni di appagamento tipiche di quando si compie un’azione gratificante. La band ucraina mette insieme generi diversi (dall’elettronica al funk, dallo space rock, dalla psichedelia alle trame etniche) ma riesce a tirare l’ascoltatore dentro la propria musica con una forza attrattiva che viene dalla pienezza delle soluzioni sonore.
[Taiwan]
Dura poco più di 16 minuti il nuovo ep degli Elephant Gym, “Work”, ma sono sufficienti a definire una band le cui trame sonore riescono ad entrare in contatto diretto con i nostri recettori emozionali.
Protagonista è il basso, da cui scaturisce un intelligente post rock che vira talvolta sul pop, talvolta sul math-rock e che, in alcuni episodi, si arricchisce del piano e di una delicata voce femminile.
Questa settimana si viaggia in Europa. Tre consigli musicali da non perdere. Qui tutte le puntate precedenti.
[Germania]
“Open” dei Grandbrothers è un’apnea di melodie e strutture armoniose dalla quale non si ha voglia di riemergere una volta entrati. Il duo di Düsseldorf ha infatti la capacità di emozionare con brani raffinati con i quali si entra immediatamente in sintonia, soprattutto grazie alle note del piano, sempre protagonista, e di arrangiamenti aggraziati e talvolta più sperimentali.
[Francia]
Dentro il suono dei Perturbator c’è il tramestio industriale della società contemporanea: l’elettronica new wave di “New Model” elabora melodie oscure e dense, digitalizza ossessioni e stati d’animo, si contamina e si evolve continuamente. Un album irregolare e penetrante.
[Inghilterra]
Melodie calde e produzioni eleganti, richiami africani ed echi soul, elettronica essenziale e varietà stilistica: c’è tutto questo e molto di più in “Migration” di Bonobo . Sessanta minuti intensi e sorprendenti, da ascoltare daccapo ogni volta che il disco finisce.
Suoni diversi dal mondo. Tre proposte da ascoltare. Qui tutte le puntate precedenti.
[Spagna – Portogallo – Francia – Inghilterra – Egitto – Stati Uniti]
“Exitoca” dei Cristobal And The Sea è un album estremamente eterogeneo e pieno di immaginazione. Le diverse provenienze geografiche dei membri della band sembrano riflettersi su un sound dalle molteplici direzioni, esotico e sperimentale, maturo nella scrittura e musicalmente molto accurato.
Un disco per chi ha voglia di sorprendersi.
[Australia]
King Gizzard & The Lizard Wizard sono una band meravigliosamente astratta. Perdersi nelle loro divagazioni vagamente retrò è un’avventura avvincente e affascinante perché contiene l’elemento chiave dell’impresa: non sapere mai come andrà a finire.
“Sketches Of Brunswick East” è il terzo album pubblicato nel 2017 dalla band, segno che la vena creativa è in pieno e sembra non avere intenzione di esaurirsi a breve.
[Messico]
Ambientazioni elettroniche di scenari immaginari: è il sound digitale dei De Osos che con “Todo El Ruido Entre Nosotros” assemblano sonorizzazioni ambient e post rock assecondando le proprie emozioni e proiettando l’ascoltatore in uno spazio esteso a cavallo tra ritmo e malinconia.
Musica da ascoltare per scoprire cose nuove, in giro per il mondo. Qui tutte le puntate precedenti.
[Francia – Cuba]
Lisa e Naomi Diaz, alias Ibeyi, mettono insieme r’n’b , elettronica, soul e una buona dose di sperimentazione per costruire un album, “Ash”, che seduce fin dai primi ascolti per l’originalità e l’abilità compositiva. Sonorità afro e voci incisive, ambientazioni sospese, energia dalla profondità dello spirito.
[Germania]
Il nuovo album dei Samsara Blues Experiment, “One With The Universe” si muove sui passi dei precedenti lavori esaltandone le qualità e collocandosi dentro un suono rock psichedelico in cui sono ben visibili la matrice heavy e le sonorità metal e stoner. Cinque brani lunghi ed solenni in cui si viaggia su percorsi carichi di enfasi.
[Ucraina]
Nostalgico e introspettivo: sono due dei potenzialmente infiniti aggettivi da utilizzare per descrivere “Kaiho” dei Kauan. Un disco in cui lo spazio si dilata in direzione orizzontale piuttosto che concentrandosi sui picchi emotivi tipici del post-rock. Emozioni che si accavallano tra flashback e direzioni precise, e un cantato minimale in lingua russa che sembra accentuarne la spiritualità.
Fatto 30 facciamo 31. Anche questa settimana tre suggerimenti musicali dal mondo. Qui tutte le puntate precedenti.
[Australia]
Un carrarmato lanciato a duecento all’ora, una tempesta che spazza via tutto quello che ha intorno, uno spesso muro di suono che sprigiona energia fittissima senza mezze misure: è il sound granitico degli Hotel Wrecking City Traders e del loro “Passage to Agartha”. Sei brani lunghissimi con cui si arriva ad un’ora e mezza di rock psichedelico, fuzz, stoner da far girare la testa.
[Francia]
Frank Sabbath è un progetto spensierato e ben costruito, dove le trame sonore fotografano una libertà artistica che dà vita a brani pieni di originalità. “Are You Waiting?” rivela molte facce, figlie di sessioni di improvvisazione da cui emerge la necessità di sperimentare.
[Inghilterra]
Nuovo ep per i Down I Go. I membri della band vivono a latitudini diverse (Canada, Svezia e Stati Uniti) ma parlano la stessa lingua musicale: il loro è un metal-crossover-hardcore che colpisce per il contrasto tra il sound heavy e la cura per la melodia. “Mortals” contiene frecce acuminate che colpiscono in profondità.
Appuntamento numero 30 con i Consigli per gli ascolti.
Ogni settimana la migliore musica da ogni parte del mondo. Qui tutte le puntate precedenti.
[Stati Uniti]
“Making faces”, album d’esordio dei Soften The Glare, è una cavalcata energica che non perde mai di ritmo e di intensità. Basso e chitarra si inseguono sotto colpi decisi e precisi ed è un piacere corrergli dietro: il risultato è un math-rock che attinge dal jazz, dal metal, dalla progressive, dalla fusion.
[Svezia]
Per entrare nel mood sonoro Kungens Män bisogna aver voglia di lasciarsi condurre lungo le distese di immagini che la loro musica è in grado di evocare, dilatando il tempo. Tenendo sempre presente che l’attore protagonista di “Dag & Natt” è il sax, che sa decisamente come prendersi la scena.
[Australia]
Un unico, lungo brano, dentro il quale trovare atmosfere intense e coinvolgenti: è “III” dei Sun of man, ep basato su session strumentali e saliscendi emotivi. Una proposta intensa ed affascinante.
Un altro piccolo giro del mondo in musica, alla scoperta delle migliori novità. Qui tutte le puntate precedenti.
[Finlandia]
L’aggettivo più calzante che mi viene in mente per descrivere “Awalaï” dei finlandesi Onségen Ensemble è “appassionante”. Perché quello che emerge dall’ascolto delle sei, lunghe tracce che compongono l’album, è il desiderio di raccontare una lunga storia in musica dalla quale diventa via via sempre più difficile staccarsi.
La qualità degli arrangiamenti, la struttura articolata dei brani, l’utilizzo minimale e funzionale delle voci, la costruzione di atmosfere particolari, le soluzioni sonore adottate e la sperimentazione, rendono “Awalaï” un disco da ascoltare molte volte consecutivamente.
[Sudafrica]
Il suono dei The Valley è indubbiamente vintage ma sa regalare momenti di entusiasmante euforia: il loro desert rock ricco di riverberi e distorsioni è talvolta psichedelico, talvolta oscuro e malinconico.
In ogni caso, applicano soluzioni brillanti a situazioni solo in apparenza semplici: questo fa di “Obelisk” un disco assolutamente godibile.
[Grecia]
Ci sono dischi che si ha voglia di ascoltare quando si ha bisogno di una puntura di vitalità e di energia, oppure quando si vuole assecondare uno stato d’animo estremamente entusiasta. “Out of the blue” dei Tuber può essere la medicina giusta, a patto che siate amanti di un hard- rock diretto e omogeneo, dentro cui trovare influenze electro, alternative, stoner, psycho e post-rock.
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