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Se le mele marce in divisa iniziano ad essere troppe


 

Picchiati con schiaffi e manganelli, umiliati con un atteggiamento degradante ai confini della tortura. Anche un uomo su una sedia a rotelle colpito con una manganellata. È quello che si vede nel video delle violenze degli agenti penitenziari del carcere di Santa Maria Capua Vetere pubblicato da Domani giornale sul proprio sito. Sono violenze che risalgono al 6 aprile 2020 dopo la rivolta di quel primo lockdown nelle carceri italiane.

Ciò che lasca interdetti è l’ingente numero di guardie coinvolte che fa il paio con i provvedimenti di custodia cautelare del Gip con 52 persone colpite da misure cautelari.

Se ci sono forze politiche che continuano a difendono a prescindere gli agenti Luigi Manconi di A buon diritto scrive sulle pagine de La Stampa: “Non parlate di mele marce. Devo dedurre che una intera catena di comando – dal responsabile politico del dicastero all’autorità regionale delle carceri – ritiene torture e sevizie come gli opportuni strumenti di «doveroso ripristino di legalità». Se così fosse, andrebbero poste altre domande”.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale

Tormentone di notti per niente magiche di un’estate italiana


 

Inginocchiati sì, no, forse e contro il Belgio? Se lo fanno loro calciatori liberi di scegliere. La Federcalcio italiana dopo il teatrino delle partite precedenti con solo parte della squadra che aderisce al rito simbolico anti razzista e con la decisione di stare in piedi contro l’Austria ora arriva a una nuova decisione che lascia ancora più perplessi.

C’è da chiedersi come mai nel nostro Paese, soprattutto con il calcio, tutto finisca sempre in barzelletta anche su temi così importanti. E proprio nel nome del pallone si è creato il solito stadio con le consuete tifoserie all’italiana, guelfi e ghibellini che se le danno di santa ragione sui social network.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale

Nell’Italia zona bianca il lockdown della ragione


 

L’Italia è zona bianca, la mascherina non è un più un obbligo all’aperto e le notizie che arrivano dal Paese lasciano davvero perplessi.

Sono stati identificati e denunciati alcuni tra i presunti organizzatori del rave party no mask che si è tenuto fino al pomeriggio di ieri a Maleo, nel Lodigiano. La loro posizione è al vaglio dell’Autorità giudiziaria per le contestazioni del caso. Contemporaneamente, è stato anche sequestrato materiale audio. A Maleo, nel Lodigiano, è stata certificata la presenza di tre casi di variante delta in un focolaio covid di 10 contagiati in corso. Le persone sono arrivate al rave a gruppi soprattutto dal nord Italia dalla mezzanotte fino ad arrivare ad un gruppo di circa 700 partecipanti.

Scendendo a Sud a Napoli, secondo i dati dell’Asl c’è solo il 62% delle prenotazioni in piattaforma per i vaccini. Da oggi non ci sono più napoletani registrati per la prima dose pari a circa il 40% dei residenti.

In un Paese che si scontra se inginocchiarsi sui campi di calcio e ignora chi si inginocchia su quelli quelli agricoli morendo a 27 anni sotto il sole torrido dei 40 gradi il lockdown della ragione non è ancora terminato e continua ad essere un serio rischio per la convivenza civile.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale

Così in Israele la polizia ha protetto la violenza dei supremaisti ebraici


 

Amnesty International ha accusato la polizia israeliana di aver commesso, durante e dopo il confitto in Israele e a Gaza, una lunga serie di violazioni dei diritti umani ai danni dei palestinesi in Israele e a Gerusalemme Est occupata, attraverso una campagna repressiva basata su arresti di massa, uso illegale della forza contro manifestanti pacifici, maltrattamenti e torture.

Inoltre, la polizia israeliana non ha protetto i cittadini palestinesi di Israele da attacchi premeditati di gruppi di suprematisti ebraici armati, persino quando tali attacchi erano stati resi noti in anticipo e la polizia ne era o avrebbe dovuto esserne a conoscenza.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale

Voci dal Cantiere terzo settore n. 3


Gli ultimi aggiornamenti sulla normativa per il non profit a cura di Cantiere terzo settore e Giornale radio sociale

Non ci sarà nessun rinvio all’avvio del registro unico terzo settore a causa della proroga sugli statuti. Lo ha ribadito il direttore generale del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali Alessandro Lombardi intervistato dal Sole 24 Ore. Il chiarimento arriva a seguito della nuova scadenza fissata con il dl Semplificazioni, che ha spostato di un anno la possibilità per alcuni enti di adeguarsi alle indicazioni della riforma utilizzando le maggioranze semplificate.

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L’arcobaleno dei diritti civili non è andato nel pallone


 

I campionati europei di calcio diventano terreno di scontro sul tema dei diritti civili. La partita Germania-Ungheria di ieri sera è andata ben oltre le cronache di un risultato che sul campo era più simbolico di un match fuori lo stadio.

Proprio l’Allianz Arena è stato il terreno di scontro con la sua illuminazione a colori arcobaleno che la Uefa ha visto come una sorta di ingerenza politica nei confronti del Paese del sovranista Orban.

La risposta dell’opinione pubblica internazionale e, soprattutto, tedesca è stata dirompente. In campo un invasore arcobaleno ha sfoggiato la bandiera simbolo del movimento Lgbt, sugli spalti bandierine e facce truccate con gli stessi colori che si volevano negati.

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Abusi e violenze: Msf costretta a lasciare 2 centri migranti in Libia


 

Il 17 giugno, durante una visita al centro di detenzione di Al-Mabani, dove si stima che almeno 2.000 persone siano detenute in celle gravemente sovraffollate, le équipe di MSF hanno assistito ad atti di violenza perpetrati da parte degli addetti alla sicurezza, inclusa l’indiscriminata violenza contro alcune persone colpite mentre lasciavano le loro celle per essere visitate dagli operatori sanitari di MSF.

MSF ha trattato 19 pazienti con lesioni da pestaggio, incluse fratture, ferite da taglio, abrasioni e traumi da corpo contundente. In seguito alle ferite riportate alle caviglie, un minore non accompagnato non è più in grado di camminare. Altri hanno raccontato di averi ricevuto abusi fisici e verbali da parte degli addetti alla sicurezza dei centri.

In quella stessa settimana, il 13 giugno, sono state usate armi automatiche che hanno ferito alcune persone detenute nel centro di detenzione Abu Salim causando numerose le vittime, secondo le testimonianze raccolte dai team di MSF.

A seguito di questi ripetuti episodi di violenza contro migranti e rifugiati, Medici Senza Frontiere (MSF) annuncia la sospensione delle attività nei centri di detenzione di Al-Mabani e Abu Salim a Tripoli.

Cosa dice la Costituzione sulle persone private della libertà


 

Sono 400 pagine scritte dal Garante dei detenuti Mauro Palma nella Relazione consegnata ai Presidenti delle Camere in cui sono scritti numeri e realtà delle persone private della libertà, compresi i migranti nei Cpr e i sofferenti psichici nelle strutture psichiatriche.

Attualmente negli istituti penitenziari sono recluse 53.661 persone a fronte di una capienza di 47.445. Più di un terzo le persone detenute hanno una previsione di rimanere in carcere meno di 3 anni. Ben 1.212 sono coloro che sono stati condannati a una pena inferiore a un anno.

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Giuseppe Manzo giornale radio sociale

Il giornalismo e la protezione assoluta delle fonti


 

La sentenza del Tar del Lazio obbliga la trasmissione Report di Rai 3 a svelare le proprie fonti. La decisione riguarda una trasmissione del 26 ottobre 2020 e la Rai ha già annunciato di aver conferito mandato per impugnare davanti al Consiglio di Stato la decisione con la quale l’attività giornalistica, ove svolta dal servizio pubblico, è stata inopinatamente assimilata ad un procedimento amministrativo”.

Il giornalista come mediatore intellettuale tra il fatto e il lettore. Il segreto professionale gli consente di ricevere notizie, mentre le fonti sono “garantite”. Non esiste il concetto giuridico di giornalismo. Il concetto, abitualmente estrapolato dall’articolo 2 della legge professionale n. 69/1963 (quello dedicato alla deontologia della categoria).

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Quelle braccia invisibili sfruttate nella Piana di Gioia Tauro


 

Solo la metà dei braccianti ha un contratto e una busta. È quello che ha rilevato il Rapporto “Zone rosse, lavoro nero” di Medici per i diritti umani nella Piana di Gioia Tauro durante la stagione di raccolta agrumicola con l’obiettivo di promuovere la tutela della salute e dei diritti fondamentali dei circa 2.000 braccianti stranieri impiegati in agricoltura in condizioni di grave sfruttamento.

Un team multidisciplinare ha raggiunto per mezzo di una clinica mobile diversi insediamenti ufficiali e informali, in particolare: la Nuova Tendopoli di San Ferdinando, i casolari nelle campagne di Rizziconi e Taurianova, il campo container di Contrada Testa dell’Acqua nel Comune di Rosarno.

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