270 milioni alle Regioni, 34 al ministero del Lavoro: è stato così ripartito, in base al decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il Fondo nazionale per le politiche sociali per l’anno 2015. Nessuna sostanziale novità nelle modalità di assegnazione, utilizzo, rendicontazione e monitoraggio delle risorse, rispetto agli anni passati.
Patti chiari
Il Forum Terzo Settore interviene su povertà e annunci del taglio delle tasse promesse dal governo. Il servizio di Giuseppe Manzo. “”E’ un bene che il Governo si faccia carico di un piano come questo e che si impegni per l’assunzione di misure di contrasto alla povertà, ci piacerebbe prima conoscerne i dettagli e capire chi sarà a pagare il conto di questa riduzione dei costi, quali risorse saranno messe in campo”. Dopo i dati Istat sulla povertà e la promessa di Renzi su un taglio delle tasse da 50 miliardi il Forum nazionale Terzo settore avverte il governo sulle priorità. L’obiettivo principale resta il Reddito di inclusione sociale: “Quello che ci preme oggi è che anche il nostro Paese si doti di un piano strutturale e pluriennale di contrasto alla povertà, che guardi al lungo periodo e che metta in campo, oltre alle risorse economiche di sostegno al reddito, adeguate politiche sociali attive, partecipate e inclusive”.”
Un po’ di ossigeno
Forumsad arriva in Italia con una campagna e una serie di progetti a favore di minori in difficoltà. L’iniziativa per fronteggiare l’aumento del tasso di povertà nel Mezzogiorno e intervenire in situazioni di disagio sociale.
Un’altra Europa
La situazione greca è l’emblema di come i Paesi del vecchio continente siano divisi su tutto. Manca una strategia comune e, soprattutto, una politica di solidarietà. Il giudizio dell’economista Leonardo Becchetti.
In miseria
Non è ancora condivisa la modalità di contrasto all’indigenza in Italia. Le associazioni hanno incontrato ieri il ministro del welfare Poletti sulle ricette da mettere in campo. Ai nostri microfoni Gianni Bottalico presidente delle Acli e portavoce dell’Alleanza contro la povertà. “Che spariscano 2 milioni di poveri dai dati dall’anno scorso a quest’anno è un dato che poi discuteremo, ma comunque anche il dato degli oltre 4 milioni di poveri oggi presenti nel paese è un dato assolutamente rilevante, ma soprattutto conferma – e qui siamo tutti d’accordo – che è un dato di carattere strutturale, a maggior ragione quindi che richiede che si attivino politiche di lotta alla povertà. Proprio perché è un dato strutturale e ormai conclamato.”
Fermo immagine
Oltre 4 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta, la maggior parte al Sud. A rilevarlo l’Istat nell’indagine sulla spesa delle famiglie, sottolineando come nell’ultimo anno non si sia registrato alcun miglioramento. Critiche le associazioni che ora chiedono al governo di introdurre il reddito di inclusione sociale nella prossima legge di stabilità.
Un mare di vantaggi
Il sistema di accoglienza dei migranti fa bene all’economia ma nessuno lo dice. Il servizio di Giuseppe Manzo. “Non solo speculazione, accogliere i migranti fa bene all’economia italiana. Assistere le persone che ogni giorno arrivano sulle nostre coste, ospitare nelle strutture i richiedenti asilo e i titolari di protezione internazionale, anche nel rispetto della legge, muove introiti che favoriscono innanzitutto gli enti territoriali e aumentano le entrate a livello locale: circa un miliardo di euro l’anno. Soldi che servono per pagare gli stipendi, i contributi e i contratti degli operatori che lavorano nei centri, e che sono soprattutto giovani italiani. A dirlo è Daniela Di Capua, direttrice dello Sprar, servizio centrale per i rifugiati. Altre voci di spesa sono alloggi, strutture di proprietà dei Comuni, fornitori di generi alimentari, farmacie e cartolerie.”
Giovani cooperatori: “partecipazione per uscire dalla crisi”
Partecipazione come elemento-chiave per perseguire l’innovazione e, attraverso la partecipazione stessa, “elevare l’impresa oltre le singole persone, applicando realmente la proprietà collettiva”.
Il modello partecipativo rappresenta nel mondo della cooperazione un punto di partenza imprescindibile per ideare un percorso di rinnovamento; quest’ultimo, a sua volta, permette l’affermazione all’interno del mercato con strumenti e principi diversi da quelli del capitalismo classico. L’obiettivo? “Colmare lo spazio vuoto tra il mondo produttivo e quello etico-responsabile” e non arrendersi allo smantellamento delle garanzie sociali.
A declinare in questi termini l’esigenza di innovazione della cooperazione sono i giovani che la scorsa settimana hanno preso parte alla seconda edizione di Woodcoop, un appuntamento annuale organizzato da Generazione Legacoop. Woodcoop 2015 ha coinvolto a Firenze cooperatori under 40 interessati a promuovere il modello e la cultura della cooperazione, oltre che ad approfondire tematiche legate al mondo del lavoro, alla produzione e alla legalità.
“La partecipazione è nel dna della cooperazione, anche se questo principio non sempre viene agito”, ha detto Stefano Frasi, responsabile dell’innovazione della cooperativa Koinè. Eppure, molto più che in altri tipi di impresa, le cooperative hanno l’obbligo di applicare in modo rigoroso il principio partecipativo, in modo tale da realizzare “l’autogestione dell’impresa da parte dei soci e l’auto-organizzazione dei lavoratori”.
Non è pensabile, ha continuato Frasi, lasciare l’applicazione del principio partecipativo alle singole soggettività; al contrario, bisogna estenderne la portata a tutti i livelli per garantire il carattere collettivo dell’impresa.
Si parte, allora, dall’elezione del consiglio d’amministrazione (che deve rappresentare non tanto il territorio in cui opera la cooperativa, ma soprattutto le varie tipologie di servizi che fornisce) alla partecipazione dei soci nelle decisioni di politica retributiva e nella stesura dei piani di investimenti.
Non solo: a ogni singolo componente della cooperativa deve essere garantita informazione (preventiva) e formazione, in un processo che si stratifica nel tempo e che non si esaurice, al contrario, in un singolo momento.
Se si pensa a un’azienda come composta da una testa (la direzione) e un corpo (i soci), dice Frasi, quello che bisogna perseguire “è un modello che renda la testa non autosufficiente dal corpo, e ponga tutti allo stesso livello di partecipazione”.
La realizzazione di un simile modello di impresa (che si distingue cioè dalle aziende “tradizionali” per la sua governance partecipativa) rappresenta il passaggio “da un’ottica individuale a una condivisa e collettiva”, come ha sottolineato Annalisa Casino, presidente della coop Eticae. Il principio di collaborazione, unito a quello di assunzione condivisa di responsabilità, può essere ben racchiuso nel termine “stewardship”, che nella sua applicazione all’interno della gestione delle cooperative conduce a un equilibrio dei poteri e all’affidamento alla leadership di una gestione etica dell’impresa.
Il principio di stewardship, ha detto Casino, è oggi particolarmente importante in quanto “risponde alla necessità del mondo produttivo di soddisfare i bisogni etici e di consumo critico”; esso permette alle imprese che lo mettono in pratica “una collocazione diversa sul mercato, dando un valore maggiore a ciò che viene fatto dentro l’organizzazione stessa, sia dal punto di vista della produzione, sia della governance aziendale”.
Inserite in un contesto globale e strettamente attuale, le imprese a gestione partecipata contengono in sé un altissimo potenziale, come spiegato anche dal giornalista e filosofo Roberto Ciccarelli: quello di proteggersi dalle “aggressioni sia del mercato sia dello Stato, che tassa i più deboli. Le forme di cooperazione e mutualismo possono costituire una resistenza alla dismissione del welfare e dare vita a una nuova forma di convivenza sociale”.
Già in altri Paesi europei come la Francia e il Belgio, ha continuato Ciccarellli, è in atto una riscoperta di quelle piccole e medie società di mutuo soccorso che si costituirono tra la fine dell’ Ottocento e l’inizio del Novecento.
Oggi queste ritornano all’attenzione come risposta a un’emergenza sociale europea, perchè in una società di capitalismo avanzato, il ricorso a uno spirito cooperativo consente di unire produzione e resistenza: non arrendersi alla perdita delle garanzie sociali ma, al tempo stesso, non rinunciare all’imprenditorialità.
Veneto criminale
Riciclaggio, usura, traffico di rifiuti ma anche droga e armi: questi gli affari che vedono la presenza mafiosa nella regione del nord-est. Sono 88 i beni confiscati lo scorso anno e si registra un forte aumento delle operazioni finanziarie sospette.